La
facciata del palazzo che fu degli Erizzo sul Canal Grande.
Alla Maddalena.
Questo luogo prende il nome dal palazzo che fu della famiglia Èrizzo, che
qui abitava.
Il palazzo, con i suoi cinque piani fuori terra, ha la sua facciata sul Canal Grande: costruito alla metà del
Quattrocento, è caratterizzato da una pentafora che ricorda molto da
vicino le colonne e gli elementi decorativi della loggia del Palazzo
Ducale.
La facciata appare chiaramente asimmetrica e dimostra che il progetto non
fu completato nella parte sinistra.
La costruzione subì dei rimaneggiamenti settecenteschi con l'aggiunta di
elementi caratteristici dell'architettura veneziana, come la corte e la
scala esterna.
L'interno presenta pareti decorate a stucco, travi dipinte, sovrapporta,
affreschi.
Nella sala principale sono conservate due tele di Andrea Celesti
(1637-1712) in gloria di Paolo Èrizzo (1411-1470), governatore di
Negroponte, che difese l'isola fino all'ultimo contro l'assalto dei Turchi
capitanati dal sultano Maometto II; la popolazione subì gli orrori del
saccheggio, la guarnigione veneziana fu passata a fil di spada compreso il
suo comandante.
La sicura crudeltà dei soldati turchi fece fiorire una serie di
leggende, molte delle quali riprese dalla letteratura e dalla pittura,
circa la fine dell'Èrizzo: Giacomo Rizzardo, che fu contemporaneo di
quegli avvenimenti, racconta che il sultano Maometto II dopo aver scannato
con le proprie mani l'Èrizzo, si sarebbe lavato le mani ed il volto con
il sangue del veneziano. Domenico Malipiero (1445-1513), nei suoi Annali,
scrive che l'Èrizzo avrebbe trovato
rifugio riducendosi a condizione servile e travestendosi per fuggire, ma
scoperto venne ucciso. Un anonimo veronese, con qualche reminescenza
evangelica, scrive che gli fu tagliato il naso e le labbra; dopo essere
stato condotto in giro per essere deriso ed ingiuriato, fu impalato e
morì dopo tre giorni. Altre fonti, tra cui la Cronaca Èrizzo e Marco
Antonio Coccio detto il Sabellico (circa 1436-1506), raccontano (il
Sabellico diciassette
anni più tardi) la più
celebrata leggenda secondo cui con l'inganno Maometto gli avrebbe promesso
che avrebbe avuta salva la testa: sarebbe stato quindi legato su un asse di
legno e, vivo, segato a metà (così la testa non fu violata).
La
corte Èrizzo alla Maddalena.
Stemma
Molin (XVII secolo) in corte Èrizzo sul lato posteriore di palazzo
Marcello, dove il 24 luglio 1686 nacque il compositore Benedetto
Giacomo Marcello.
Nel novero delle leggende c'è da
ricordare anche quella popolare secondo cui l'Èrizzo avrebbe avuto una
figlia, Anna, «...di singolare bellezza..» della quale si sarebbe
invaghito il sultano dopo la morte del padre: condotta di fronte a lui,
respinse «...con animo invitto le di lui libidinose proposte...»
finendo trucidata per mano dello stesso Maometto II.
In ogni caso né Paolo Èrizzo, né la presunta Anna (che non è mai esistita)
potrebbero essere nati in questo palazzo, che al tempo era di proprietà
della famiglia Molin: l'Èrizzo era nato a San Canciano.
A testimoniarlo sono presenti e visibili attorno al palazzo Èrizzo numerosi stemmi dei Molin.
Stemma
doppio in corte Èrizzo con l'arma dei Molin, a sinistra, ed
altra non identificata a destra (XVI secolo).
Il
palazzo entrò nelle proprietà della famiglia Èrizzo solo nel 1650, a
seguito del matrimonio di Giacomo Èrizzo con Cecilia Molin.
Successivamente venne acquistato dalla famiglia Barzizza; tra i
proprietari anche i Boldrin.
In corte Èrizzo prospetta anche il lato posteriore di palazzo Marcello:
in questo palazzo nacque il celebre compositore, nonché poeta, scrittore,
avvocato e magistrato Benedetto Giacomo Marcello (1686-1739).
Al centro di corte Èrizzo ancora si conserva una vecchia vera da pozzo.