L'affaccio
della corte del Filatoio sul rio de la Pergola.
A Santa Maria Mater Domini.
Troviamo per la prima volta questa denominazione nella descrizione della contrada
per l'anno 1661, anche se all'epoca non abitava, o stanziava, alcuno che
facesse questo mestiere.
Comunque agli inizi di quel secolo nei registri sanitari troviamo
segnalata nella parrocchia di S. Maria Mater Domini, sotto la data del 26
febbraio 1614 m. v. (more veneto, ovvero 1615 per noi) la morte di
un bambino di quaranta giorni «...Bortolo fio de m. Bortolo filatojo
de g.ni 40».
Un scorcio della corte con il "sotopòrtego".
Una
suggestiva immagine notturna.
Per filatoi, come precisato in un
censimento del 1773, si intendevano i filatoi di seta ma era loro
riconosciuta la possibilità di poter lavorare anche altri filati.
L'arte dei filatoi teneva la propria scuola di devozione nella chiesa di
Santa Ternita, oggi non più esistente dopo le soppressioni napoleoniche,
sotto la protezione di Sant'Anastasio.
Esiste infatti un atto del 9 agosto 1488, confermato il successivo 10
agosto, dove viene convenuto tra il parroco di quella chiesa affiancato
dal capitolo da una parte ed il capitolo dell'arte dei filatoi dall'altra
che la «...casa della scuola della ss. Trinità, et del glorioso martire
missier Santo Anastasio...» viene data a detta Scuola per il «...precio
di ducati tre ano, et a rason d'ano, et questo per fitto in perpetuum...»
con altre condizioni ed obblighi da ambedue le parti.
La Scuola dei Filatoi fu rifatta nel 1697.
Nel 1773 si contavano 34 capimaestri, 12 garzoni, 36 lavoranti, 20
botteghe, 20 "mulini" in lavoro e 35 senza lavoro.
Un
altro scorcio della corte del Filatoio con il "portego".