Tra calli, rami sotopòrteghi,
salizzade, fondamente e ponti, esistono a Venezia 38 luoghi che portano
questo nome (eventualmente declinato al plurale "Forni"): 11 nel
sestiere di Cannaregio, 8 a Castello, 7 a Dorsoduro, 6 a San Marco, 4 a
Santa Croce e 2 a San Polo.
Queste località prendono il nome per la presenza di un forno per il pane.
Nel 1773 si contavano a Venezia 65
forni, dei quali 62 erano in attività dando lavoro complessivamente a 233
persone fra capi maestri, lavoranti e garzoni.
I fornai, la cui arte era stata approvata nel 1445, si riunivano sotto l'altare
della Madonna delle Grazie e dei Tre Re Magi nella chiesa della Madonna dell'Orto
e nella chiesa di Santa Maria del Giglio presso quello dedicato alla Beata
Vergine.
Nel 1463, alla Madonna dell'Orto, acquistarono per mille ducati un'area
sulla quale edificare (nel 1471) la sede della propria Scuola e più tardi
anche un ospizio per i propri confratelli infermi o indigenti.
Molte norme regolavano la loro attività, anche per l'implicita
pericolosità di tenere i fuochi dei forni accesi nel cuore della città.
Così ad esempio era stabilito che le canne da bruciare nei forni dovevano
essere tenute lontane dal forno stesso.
L'importanza sociale del pane aveva inoltre consigliato a predeterminare
il suo prezzo di cottura presso i forni: nel 1627 era fissato in 16 soldi
allo staio (circa 83 decimetri cubi), poi diminuiti a 14 soldi; nel 1649
però ci volevano 20 soldi per cucinare uno staio.