Gàffaro (fondamenta, ponte, rio del)

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La fondamenta del Gàffaro sull'omonimo rio che separa i sestieri di Dorsoduro e di Santa Croce.
Al Malcanton.
Questa fondamenta, non lontana da piazzale Roma, costeggia il rio del Gàffaro che segna il confine del sestiere di Dorsoduro, dove essa si trova, da quello di Santa Croce delimitato dall'opposta fondamenta Minotto.
Una volta questa zona era soggetta alla parrocchia di S. Croce, non più esistente con la soppressione napoleonica avvenuta nel 1806 dell'omonima chiesa cui fece seguito, poco dopo il 1810, l'abbattimento dell'edificio e del monastero.
Si è molto favoleggiato sull'origine di questo toponimo: Jacopo Filiasi (1750-1829) ad esempio sosteneva che questi luoghi avrebbero preso il nome dalla storpiatura di una paralo araba, gaffer, che indicherebbe un capo: sarebbero state quelle autorità davanti alle quali, in Egitto, i mercanti veneziani, ma anche europei, per propria sicurezza e garanzia stipulavano i contratti commerciali.
Secondo il Filiasi, uno di questi capi (o gaffer) avrebbe abitato da queste parti: da qui il nome Gàffaro dato a questi luoghi.
 
La fondamenta del Gàffaro, con il rio e, in fondo, l'omonimo ponte.
 
  Tuttavia, come ha ben dimostrato Giambattista Gallicciolli (1733-1806), qui risiedeva una famiglia di nome Gàffaro.
Su una lastra tombale della vicina chiesa dei Carmini si può leggere la seguente iscrizione: «SEPOLTVRA JACOBI GAFFARO DE CONFINIO SANCTAE CRVCIS ET SVOR. HERED. MD. DIE VII JVNII».
Questo Jacobo (Giacomo) morendo lasciò vedova la moglie Angela Gàffaro, che conosciamo in quanto citata tra le condizioni della parrocchia di Santa Croce per l'anno 1514: «...Anzola Gaffaro relita de s. Giacomo Gaffaro».
Il Gallicciolli sostiene che a questa famiglia Gàffaro apparteneva Domenico Gàffaro, parroco di San Basso e vescovo di Cittanova (Eraclea) che nel 1365 cedette alcune case di proprietà di quella chiesa ai Procuratori di San Marco per farne le Procuratie vecchie ed il Gàffaro ricevette lire 6565 «...ad grossos de imprestitis». Nel 1370 venne ferito alla gola da un suo servitore e dai complici di questi. Forse morì a causa di queste ferite: infatti gli furono inferte «...cum periculo vitae» ed inoltre quattro anni dopo, nel 1374, troviamo vescovo a Cittanova un certo Tommasio.
Sulla fondamenta del Gàffaro nacque il 17 gennaio 1789 Emmanuele Antonio Cicogna (1789-1868) da Elisabetta Bortolucci e Giovanantonio Cicogna, discendente da una famiglia originaria di Candia (ma aggregata ai cittadini originari veneziani).
L'opera di questo studioso ed erudito non si concluse con quanto pubblicato, ma continua con una mole enorme di materiale e di manoscritti rimasti inediti e conservati nella biblioteca del Museo Correr ("Fondo Cicogna").
 
Dietro quest'area, oggi privata, sorgeva la casa natale di Emmanuele Antonio Cicogna.
  
 
L'epigrafe sulla casa di Julius Grünwald.
La casa natale del Cicogna venne rasa al suolo e ne resta solo parte del piano terreno ridotto a magazzini in un cortile divenuto privato.
Sulla fondamenta del Gàffaro si fa notare una curiosa costruzione: la palazzina Torres.
Si tratta di un edificio progettato nel 1905 come abitazione e studio dagli architetti Giuseppe (1872-1935) e Duilio (1882-1969) Torres.
 
La palazzina Torres (1905-1907) sul rio del Gàffaro.
 
La palazzina venne realizzata nel 1907 e rappresenta un esempio di architettura neo-medievale risultante da mescolanze di stili veneto-bizantini con le ricerche architettoniche mitteleuropee del primo Novecento.
Il risultato che abbiamo sotto gli occhi è una costruzione che può destare stupore, ma che non riesce ad inserirsi nello spazio urbano che la circonda.
Di quegli anni (1909) è anche un'altra costruzione abbastanza insulsa, rifacimento dell'architetto Giovanni Sardi (1863-1913), autore per altro di edifici di gusto gotico monumentale (lo ricordiamo autore tra le tante cose dell'Hotel Bauer-Grünwald sul Canal Grande e dell'Hotel Excelsior al Lido di Venezia).
La progettò per l'austriaco Julius Grünwald che non si innamorò solo della città di Venezia, ma anche della figlia del signor Bauer, direttore dell'Hotel de la Ville.
Oltre ad aver conquistato il cuore della signorina Bauer, che sposò, conquistò anche le simpatie del suocero con il quale entrò in affari nel settore alberghiero: unendo due proprietà, tra cui l'ex Albergo Italia, nel 1898 fece progettare all'architetto Sardi un albergo che prese il nome dei due soci d'affari: il Bauer-Grünwald, inaugurato nel 1901, che ancora oggi -seppure con il solo nome Bauer- è sicuramente uno dei più prestigiosi alberghi di Venezia con la sua terrazza al settimo piano (chiamata "Settimo Cielo"), la più alta di Venezia.
Le finestre della facciata della casa di Julius Grünwald, che venne abitata anche da Ermanno Wolf-Ferrari (1876-1948), presentano dei modesti testoni novecenteschi.
Una epigrafe ricorda l'intervento del Sardi su questa casa:
«AEDES HAS
JÜLIUS GRÜNWALD
PERFECIT ET EXORNAVIT
ANNO DOMINI
MCMIX
 ARC. JOA. SARDI»
 
Alcune delle modeste teste che "ornano" le finestre della casa.
  
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Pagina aggiornata il 9 maggio 2017