Gesù e Maria (calle del)

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La calle del Gesù e Maria.
A San Simon piccolo.
Questa calle prende il nome da una chiesa e da un cnvento che qui esistevano dal XVII secolo.
Suor Angela Maria Pasqualigo (29 settembre 1562-12 aprile 1652) rimasta orfana all'età di nove anni, fu presa in casa assieme a sua sorella Lucia da uno zio, Antonio Pasqualigo. Questi si trasferì nell'isola di Candia (Creta) portando con sé le due nipoti.
Queste non vollero mai sposarsi e, alla morte dello zio, entrarono nel monastero di Santa Caterina di Candia.
Ma le due monache, soprattutto Angela, mal si adattavano a vivere in quel monastero e decisero di ritornare a Venezia; rifiutate dai parenti, si ridussero a vivere di elemosine occupando un'unica cameretta dove conducevano una vita fatta di digiuni e penitenze, come l'uso di stretti cilici.
Si cominciava così a spargere per Venezia la fama della loro santità e questa contribuiva ad attirare attorno a loro nuove compagne, anche nobili, che desideravano condividere con loro quella scelta di vita.
Suor Angela si era convinta che il Signore l'avesse destinata alla fondazione di un monastero; si rese conto che durante la sua assenza da Venezia le erano stati usurpati dei beni che le spettavano e cercò di entrarne in possesso per poter realizzare il progetto voluto da Dio. Per questo fu anche perseguitata da alcuni, ma anche incoraggiata da altri, ed alla fine ottenne che «...i di lei più gagliardi persecutori rapiti dalla di lei virtù ne divennero benefici protettori».
Il numero delle monache continuava ad aumentare; nel 1620 i Provveditori sopra gli Hospitali concessero una casa.
Questo primitivo nucleo andò ampliandosi con la costruzione attorno di altre casette per formare un piccolo monastero nel cui oratorio, dedicato a Gesù e Maria, il 25 febbraio1623 more veneto il Patriarca Giovanni Tiepolo (patriarca dal 1619 al 1631) celebrò la prima messa.
L'esterno della chiesa di Gesù e Maria in un'immagine novecentesca - da "Lo stradario di Venezia" - Vol. II, di Piero Pazzi, Venezia 2001.
 
Le monache scelsero di seguire la regola di S. Agostino.
Tutti gli ampliamenti ed aggiunte successivi dovettero tuttavia fare i conti con lo spazio disponibile.
  
L'interno della chiesa di Gesù e Maria in un'immagine novecentesca - da "Lo stradario di Venezia" - Vol. II di Piero Pazzi, Venezia 2001.
 
 
L'esterno della chiesa di Gesù e Maria in un disegno ottocentesco di Giovanni Pividor (1816-1872).
Infatti l'area era delimitata sul lato meridionale dal campo de la Lana, poi dal rio de la Croce e da un rielo che oggi non c'è più: il rielo venne interrato a più riprese a partire dal 1666 (ultimo intervento addirittura nel 1856 sotto la terza dominazione austriaca) ed oggi coincide all'incirca con calle Sechèra ed il ramo de le Mùneghe (monache).
 
Il piccolo complesso di Gesù e Maria (evidenziato con il tratteggio più scuro) nella pianta del 1729 di Lodovico Ughi.
 
Di conseguenza gli edifici sorgevano in successione: nel 1633 iniziò la costruzione di una chiesa che, con la dedicazione a Gesù e Maria, fu consacrata il 25 luglio 1634, più in là c'era il parlatorio, poi il monastero, quindi l'orto ed infine cinque casette dei Provveditori sopra gli Hospitali delle quali una, come abbiamo detto prima, era stata assegnata a queste monache.
Il 1° luglio 1647 suor Angela ottenne da Papa Innocenzo X (1574-1655) la Regola e la conferma della Costituzione cosicché il monastero poté essere eretto secondo il canone.
Con il permesso del Patriarca, suor Angela scelse suor Cherubina Balbi del Monastero di Sant'Andrea affinché vigilasse sull'applicazione della regola di S. Agostino nel nuovo monastero. Alla morte di suor Angela, avvenuta nel 1652 quando la religiosa era quasi novantenne, il Patriarca di Venezia Giovan Francesco Morosini (1604-1678) nominò Priora la Cherubina Balbi ed al monastero venne imposta la clausura.
La chiesa si arricchì di alcune reliquie di santi provenienti da catacombe romane dove si trovavano, tra cui una reliquia di Santa Sabina (ma anche le teste di altri martiri).
Tra i dipinti, sono ricordate presenti un'opera di Domenico Robusti (1560-1635) figlio del Tintoretto (La Madonna con Sant'Anna, San Giovanni Battista e San Giuseppe) ed ai tre altari altrettante pale di Pietro Mera detto il Fiammingo (1550 circa-1644 circa).
Nel 1805 venne soppresso il monastero, le monache trasferite a Sant'Andrea e la chiesa fu spogliata di ogni cosa: i locali furono venduti e dei dipinti si sono perse le tracce.
Nel 1821 il parroco di San Cassiano Domenico Bazzana reintrodusse le monache servite eremitane col titolo dell'Addolorata. Queste adornarono due altari con due piccole pale di Lattanzio Querena (1768-1853).
La struttura stentatamente sopravvisse fino a dopo la seconda Guerra Mondiale: nei primi anni del dopoguerra tutto quanto era sopravvissuto venne demolito per consentire un'operazione speculativa della famiglia Cicogna con la costruzione di abitazioni residenziali che hanno snaturato la fisionomia dei luoghi.
  
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Pagina aggiornata il 5 dicembre 2016