|
L'ingresso
a corte Lavezèra attraverso il sotoportègo. |
|
A San Luca.
In questa corte, certamente non come si trova ridotta adesso, nel 1740
aveva la casa e la bottega un certo Giacomo Ferretto che di mestiere
faceva il "lavezèr".
I "lavezzèri", o "conzalavezzi", erano i calderai,
quegli artigiani che riparavano recipienti o stoviglie o altri attrezzi in
rame.
Doveva essere un mestiere redditizio perché abbiamo notizia che nel 1379
due "lavezzèri", un certo «...Andrea lavazzer...» da San Luca ed
un «...Marin Brigada...» da San Paterniano (qui nelle vicinanze)
fecero dei prestiti di denaro alla Repubblica!
|
La
definizione di "lavazèr" secondo il
"Dizionario del Dialetto Veneziano" di Giuseppe
Boerio, Venezia 1856.
|
|
I "lavezzèri" dal 1577 si erano uniti all'arte dei "caldereri"
(calderai) e con loro si riunivano nella vicina chiesa di San Luca sotto la
protezione di S. Giovanni Decollato.
Nel 1773 a Venezia esistevano sei botteghe di "lavezzèri".
Oggi questa corte ha perso ogni caratteristica, diventando un anonimo luogo
di disbrigo, o retrobottega, di attività commerciali (al momento una
banca).
|
La
corte Lavezèra come è ridotta oggi. |
|
|