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Il
ramo Licini.
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Alla Fava.
Questi luoghi prendono il nome da una famiglia Licini, originaria di
Bergamo, che aveva acquisito la cittadinanza veneziana.
Qui nel XVIII secolo la famiglia Licini era divenuta proprietaria di una
casa: il 10 maggio 1741 Bon Licini, del fu Alessandro,
cedette ad un certo Andrea Massarini alcuni stabili che possedeva alla
Giudecca, a Sant'Aponal e a San Geminiano (vicino a San Luca) ottenendone
in cambio una «...casa in due soleri [due piani - N.d.R.] in
contrà di S. Leon Papa [San Lio - N.d.R.], dietro la Madonna della
Fava, in Corte detta del Piombo». Infatti mentre il ramo ed il sotopòrtego
ancora oggi sono chiamati Licini, la corte si chiama ufficialmente "Licini
o del Piombo".
La famiglia Licini doveva già in precedenza abitare in questa zona,
infatti aveva la propria tomba nella vicina chiesa di San Lio almeno dal
1713.
Il Bon Licini, che abbiamo nominato a proposito del contratto di permuta,
possedeva un negozio di tele nella prossima calle della Bissa, negozio che
era stato avviato dal padre Alessandro.
Bon Licini morì il 16 aprile 1768.
Sul selciato esisteva ancora nell'Ottocento una pietra di confine, in
prossimità di palazzo Licini, con incise le parole «CONFIN LICINI»:
questa pietra, che era stata vista da Giuseppe Tassini (1827-1899), oggi
non si vede più.
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La
corte Licini o del Piombo (sul lato di destra l'ingresso al
"sotopòrtego"). |
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