La
calle de la Morte verso il campo Bandiera e Moro o de la Bragora.
Alla Bragora.
La tradizione ci tramanda che il nome di questa calle deriva dal fatto
che anticamente vi si eseguivano le esecuzioni dei condannati, o che
veniva attraversata dai condannati prima dell'esecuzione..
Il
"nizioleto" all'ingresso della calle de la Morte.
Questa credenza sarebbe confermata da Marco Antonio Sabellico
(1436ca.-1506) nel suo "De situ urbis Venetae: libri tres" che
qui riprendiamo dall'edizione del 1544 tradotto in lingua italiana da
Lucio Fauno (inizio XVI sec.-post1552) con il titolo "Del sito di
Vinegia": dopo aver disquisito sull'origine del nome Bragora,
continua: «...per qual cagione sia il nome nell'isola passato, non
dichiarano, il stretto calle dal mal passo, per il quale dalla pieta si va
in bragola, del quale narrano gli abitatori che pensavano che quel luogo
fusse, quanto per loro maggiore inteso haveano, ove per adietro i
colpevoli si decapitavano aducendo a provare la loro favola una tale
ragione, che era ivi un infelice passare, et che aveano sovente veduto
huomini di subito venendo alle maniaverse ammazzati: altri esservi caduti
o d'altra disgratia soprapresi».
Se questa tradizione pare possa trovare in qualche modo un avallo nelle parole del
Sabellico, invece è assai più dubbia quella che che attribuirebbe queste
esecuzioni ai Partecipazio, quando erano tribuni delle isole Gemini, due insulae
così chiamate nell'ottavo secolo, agli albori della storia di Venezia,
per essere assai simili l'una all'altra.
L'ingresso
a calle de la Morte da campo Bandiera e Moro o de la Bragora.
Prospettiva
sulla calle de la Morte.
Secondo questa dicerìa i Partecipazio, da cui deriverebbero i Badoèr,
sarebbero stati anticamente i tribuni di queste isole ed avrebbero abitato
il palazzo gotico attorno al quale gira questa calle.
In realtà nulla conferma che all'epoca i Partecipazio, o Badoèr,
possedessero questo palazzo che, risalendo al XIV secolo, ancora non
esisteva all'epoca dei
Partecipazio!
Il palazzo era invece di proprietà della famiglia Gritti: troviamo un
Traiano Gritti che nel 1379 abitava qui e fu questa famiglia molto probabilmente
ad ordinare la costruzione del palazzo, che presenta lo stemma Gritti
sulla facciata.
Il palazzo passò poi ai Morosini nel 1591 e solo con il matrimonio di
Elisabetta Morosini con Sebastiano Badoèr passò per via ereditaria ai
Badoèr, ma siamo ormai nel 1720!
In calle de la Morte, ai numeri civici 3491A e 3491B, ci sono due portali
sovrastati da altrettante artistiche lunette in ferro battuto, opera
moderna: conducono agli spazi verdi retrostanti palazzo
Soderini.
Una
delle lunette in ferro battuto su uno dei due portali che
conducono ad uno spazio verde retrostante.