Paruchièr (corte, calle del)

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La stretta calle che porta alla corte del "Paruchier".
 
Vicino alla Barbarìa de le Tole.
Un toponimo questo la cui definizione è stata abbastanza travagliata.
La parola ovviamente indica un "parrucchiere", ma la resa dialettale per indicarlo è passata da un originario "parucchier" (prima del 2012) ad un "parrucchier" con una delibera del Comune di Venezia del 2012, per poi venir corretto in "paruchier" con la revisione dei toponimi di tre anni dopo.
Nel frattempo il Comune si è dimenticato che c'era anche una calle che portava questo nome che è rimasta anonima (non c'è più nella delibera), anche se un vecchio "nizioleto" dimenticato continua ad indicarla.
  
Il "nizioleto" che indica il nome della calle, anche se ufficialmente per la delibera comunale quella calle non esiste, o non ha nome!
  
 
La corte del "Paruchier" con la vera da pozzo.
Questo luogo prende il nome da una bottega di parrucchiere che esisteva in altri tempi.
L'Arte dei parrucchieri, come Scuola, era stata unita a quella dei barbieri nel 1435, sotto la protezione dei Santi Cosma e Damiano ed aveva sede presso la chiesa dei Servi (soppressa con decreto napoleonico del 1806 e successivamente e progressivamente spogliata di tutto diventando di fatto un deposito di materiale edile, concludendosi la sua demolizione nel 1828 con l'abbattimento della cappella dell'Addolorata).
L'Arte dei parrucchieri conobbe un forte sviluppo nella seconda metà del Seicento quando la nobiltà veneziana scoprì l'uso di questo accessorio per merito del conte Scipione Vinciguerra di Collalto (1647-1719) che ne indossava di dimensioni colossali: all'incirca a questo periodo risale la decisione dei parrucchieri di distaccarsi dai barbieri e fondare una propria autonoma Arte con relativa Scuola di devozione e di mestiere, mantenendo come patroni i Santi Cosma e Damiano.
Questa moda però venne inizialmente avversata: nel 1688, sollecitato dal Magistrato alle Pompe, nel tentativo di sradicarla, il Consiglio di Dieci emanò un apposito decreto che definiva le parrucche come «immorali».
Il N.H. Nicolò Erizzo non se ne curò minimamente, lui che amava seguire tutte le nuove mode e che si racconta vestisse di calzette rosse, di scarpe bianche e sul capo portasse una lunghissima parrucca che -tra l'altro- gli consentiva di nascondere la cicatrice causatagli sulla fronte da un colpo di sciabola ricevuto in gioventù. Per questi suoi atteggiamenti il padre lo diseredò, nominando come erede, al suo posto, l'ospizio della Pietà. Ma questo non frenò Nicolò dal continuare nei suoi capricci, al punto che giunse a sborsare seimila ducati all'ospizio per rientrare in possesso di quanto gli sarebbe spettato, senza minimamente mutare il suo stile di vita.
Il 7 maggio 1701 venne addirittura posta una tassa su chi portava la parrucca. Il primo doge a portare la parrucca pare sia stato nel 1709 Giovanni Cornèr (1647-1722) mentre l'ultimo dei nobili a resistere a questa moda fu Antonio Cornèr del fu Piero del ramo di San Marcuola che morì il 7 gennaio 1757 m. v. (more veneto, ossia 1758). Questi aveva persino fondato una società di 250 nobili che si erano impegnati a non indossare mai la parrucca. Quando morì ad 84 anni venne ricordato come morto «...con sua capigliatura, ultimo dei patrizi senza parrucca».
    
Su un lato della vera da pozzo è visibile lo stemma Cappello, con le iniziali «A. C.» del membro di questa famiglia che fece costruire il pozzo. Un suo ramo infatti risiedeva non lontano da qui.
  
Nel 1796 la congregazione dei parrucchieri venne soppressa ed i barbieri chiesero, ed ottennero, di poter usufruire del loro altare (i santi protettori erano i medesimi) e più tardi anche dei locali della loro Scuola, vicino alla chiesa di San Giovanni in Oleo (detta anche San Giovanni Novo).
Fabio Mutinelli (1797-1874) nel suo "Memorie storiche degli ultimi cinquant'anni della Repubblica Veneta" riferisce di 1500 parrucchieri presenti a Venezia nel 1797 ma, trattandosi di una citazione di parte, il numero è assolutamente esagerato: nel 1762 infatti erano censiti, tra barbieri e parrucchieri, 958 che nel 1773 erano scesi 787 suddivisi in 387 botteghe.
  
La corte del "Paruchier" con la vera da pozzo.
  
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Pagina aggiornata il 2 gennaio 2019