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La
calle del Pellegrin vista verso calle larga San Marco. |
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A San Marco.
Prende il nome da un'antica osteria che, in origine, si trovava in piazzetta San
Marco, di fronte al
palazzo Ducale.
Nel secolo XVI in quella zona si costruirono nuovi edifici (una volta lì c'era
persino la pubblica becherìa [macelleria] con le botteghe ed altre locande,
come ad esempio quella "del Cavallino") e l'osteria "del
Pellegrino" si trasferì qui, dove era ancora possibile vederla
nell'Ottocento: l'ingresso all'edificio che fiancheggiava questa calle si
trovava al numero civico 286 di calle larga San Marco.
Conosciamo persino la data del trasferimento del locale: 1° agosto 1554,
quando
un certo Zuane (Giovanni) de Pedrezin, bergamasco, rilevò una casa con
bottega da Bortolomio de Zampiero per farne «...l'hostaria del
pellegrino per ducati 38 all'anno, et per il primo anno spese duc. 30 per
accomodarsi, et in questo tempo si trasportò la detta hostaria che stava
per mezzo il palazzo».
Carlo Goldoni (1707-1793) nella sua "La sposa sagace", commedia
in cinque atti messa in scena per la prima volta nell'autunno 1758, cita
questa locanda ed il suo cuoco:
«...piacere è andare in compagnia
Ora ad una locanda, ed ora a un'osteria,
Far preparar talvolta la cena ad un casino,
Far che serva da cuoco l'oste del Pellegrino.» |
In questa osteria si ritrovava il poeta satirico Pietro Buratti
(1772-1832) con i suoi amici della "Corte dei Busoni" (che più
che ai sollazzi era orientata verso le orge) dove era stato insignito del
grado di "Gran Piavoloto" (grande fantoccio) per la sua alta
statura e per la mania di vestire in modo ricercato.
L'osteria venne frequentata anche da Marie-Henri Beyle, meglio noto
come Stendhal (1783-1842) che conobbe lo stesso Buratti in uno dei suoi
soggiorni
a Venezia.
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La
calle del Pellegrin sbuca proprio a fianco della basilica di
San Marco. |
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