Dal
"sotopòrtego" l'ingresso alla corte de la Polvere.
In
Frezzarìa.
Questa corte, con il sotopòrtego d'accesso, prende il nome da una
fabbrica di polvere di Cipro tenuta da un certo Bortolo Lucadello; nel
1763 suo figlio Giovanni Battista ottenne il privilegio dal Magistrato
alla Sanità.
La polvere di Cipro è oggi conosciuta con il nome di cipria: nome
che prende dall'isola sulla quale Venezia esercitò formalmente il potere
dopo l'abdicazione forzata della sua regina, la veneziana Caterina Cornaro
(1454-1510): dal mare antistante quest'isola, secondo una leggenda, sarebbe nata Venere,
la dea della bellezza.
La cipria conferisce alla pelle un aspetto più gradevole e curato, soprattutto
un tempo, quando non esisteva la varietà di creme e di prodotti di
bellezza dei nostri giorni.
Il fatto poi che la cipria in genere (dipende dalla sua composizione)
possa donare alla pelle anche un colore ramato richiama ancora una volta
il nome dell'isola che i Romani chiamarono Cipro, da dove veniva estratto
il rame che in latino era detto cuprum.
Il
"nizioleto" con l'indicazione del "sotopòrtego"
e della corte de la Polvere.
La cipria era usata soprattutto sui cappelli: dapprima per colorarli e
poi, quando cominciarono a diffondersi, anche per i toupet delle
donne e le parrucche degli uomini; più tardi, quando decadde la moda delle
parrucche, tornò a servire soprattutto per i capelli naturali.
Un'altra
inquadratura del pozzo nella corte (visto verso il "sotopòrtego").
La
vera da pozzo (puteale) nella corte.
Veniva venduta dai muschieri (profumieri) che preparavano e vendevano
anche profumi, prodotti di bellezza e cosmetici.
Quelli che vendevano la cipria erano chiamati «...muschieri da polveri di
Cipro...» ed erano sottoposti all'arte dei marzèri (merciai) dalla
quale più volte cercarono di distaccarsi, ma senza successo: la prima volta nel
1551 e poi ancora nel 1708.
Nonostante questo, avevano però la scuola di devozione separata, dedicata alla
Natività della Beata Vergine, presso la chiesa di Sant'Andrea de la zirada.
Nel 1773 l'arte dei muschieri contava 18 aderenti distribuiti in 16
botteghe e due mezadi (banchi di negozio)