Palazzo
Basadonna, Priuli, Giustinian Recanati sulla fondamenta Priuli.
A
San Trovaso.
Questa fondamenta, sul rio di San Trovaso, prende il nome da un palazzo del
XVII secolo che per un certo tempo fu della famiglia Priuli.
In origine qui esisteva un fabbricato trecentesco, appartenente ad un ramo
dei Contarini: con atto 14 ottobre 1626 Marietta ed Elena
Contarini vendettero la casa per 5mila ducati ai fratelli Zuane, Antonio
ed Alvise Basadonna, figli di Pietro Basadonna, già defunto, e di Marina
Marcello.
Dopo l'acquisto cominciarono i lavori di adattamento, trasformazione,
recupero sotto la direzione iniziale di un proto del quale conosciamo il nome:
Piero.
Sulla facciata è impegnato, almeno nei primi tempi, Baldassare Longhena
(1596/7-1682); dopo gli subentra un certo Iseppo Pagiaro.
Finalmente nel 1663 Giustiniano Martinoni, nelle sue aggiunte al "Venetia
Città Nobilissima et Singolare" di Francesco Sansovino (1521-1586)
poteva scrivere che a San Trovaso la famiglia Basadonna aveva fatto costruire un
palazzo «...pochi anni sono, di bellissima forma, molto commodo per
stanze, e vago per ornamenti».
I Basadonna mantennero il palazzo per oltre un secolo, fino a quando
l'ultima erede della famiglia Basadonna, Maria, il 21 gennaio 1770 more
veneto (corrispondente al 1771) nel 1758, lo cedette per 15.000 ducati
ai fratelli Zuanne ed Alvise Priuli.
Dovrebbero risalire a questo periodo le decorazioni a stucco dei camini,
soffitti e delle controsoffittature che hanno nascosto le precedenti
decorazioni applicate direttamente alle travature.
La
fondamenta Priuli sul rio di San Trovaso.
Lo
stemma del Comune.
Il
fascio fascista scalpellato.
Il
palazzo è allietato da un giardino sul retro, al quale contribuì
probabilmente (non c'è diretto riscontro documentale) l'ingegnere e paessaggista Giuseppe Jappelli (1783-1852).
Nel 1818 il palazzo passò in eredità a Lucrezia Priuli, moglie di
Francesco Giustinian Recanati, e poi al loro figlio, Giambattista
Giustinian (1816-1888), primo sindaco di Venezia dopo l'annessione delle
province venete al Regno d'Italia (1866).
Non avendo discendenti, il Giustinian e la moglie Elisabetta Michiel lasciarono tutto al Comune di Venezia tra il 1888
ed il 1889 con intenti assistenziali e caritatevoli.
Nel 1891 il palazzo ospitò la Scuola Superiore Femminile "Giobatta
Giustinian": vi si accedeva attraverso il giardino dal rio terà de
la Carità.
Nel 1917 fu la volta della Scuola Elementare San Samuele a trovare
ospitalità nel palazzo, dopo che la sua sede era stata adibita a caserma.
Tra le due guerre trovò spazio l'Istituto di Archiettura fino agli anni
Sessanta, quando trovo collocazione ai Tolentini.
Le
due pàtere dell'XI-XII secolo su una facciata in corrispondenza del
numero civico 1016.
Così liberato e quindi restaurato, negli anni Ottanta del XX secolo vi si
insediò il Liceo Artistico, inaugurato nel 1983.
Al periodo fascista risale l'inserimento di due
bassorilievi tondi sulla facciata, uno con il leone "in moleca",
stemma del Comune di Venezia, l'altro (oggi scalpellato) con il fascio
littorio, come si usava all'epoca.
Più interessanti sono piuttosto alcuni frammenti lapidei che si possono
vedere su altri edifici che prospettano sulla fondamenta.
Su un edificio in corrispondenza del numero civico 1016 sono visibili due
pàtere con immagini simboliche (leoncello che azzanna un uccello e
volatile che attacca un quadrupede).
Pietra
da camino in pietra di Nanto al civico 1017.
Non lontano, in corrispondenza dei numeri civici 1014 e 1017, vi sono
altrettante pietre da camino in pietra di Nanto, molto deteriorate a causa
della friabilità del materiale soggetto a facile devastante erosione.
Solo su una delle due (al civico 1014) sono visibili le tracce di uno
stemma che Alberto Rizzi attribuisce alla famiglia Surian.
Pietra da camino in
pietra di Nanto con stemma al civico 1014.