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Calle
de la Rabbia a San Leonardo. |
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A San Leonardo.
Secondo Giuseppe Tassini (1827-1899) questa calle prende il nome da una
famiglia Rabbia che forse vi abitava o vi aveva delle proprietà.
Troviamo un mercante di lana, Francesco Rabia, fra i generosi fedeli che
nel 1375-76 fecero donazioni alla badessa Lucia Tiepolo del convento dei Santi Filippo e
Giacomo in Ammiana che aveva acquistato un terreno per erigere,
inizialmente con tavole di legno, la chiesa del Corpus Domini a Cannaregio,
oggi non più esistente. La chiesa si trovava dove poi è sorto il Palazzo
Compartimentale delle Ferrovie dello Stato ed è attualmente sede di
uffici della Regione Veneto.
Il Beato Giovanni Dominici (1356/7-1418), in una delle sue lettere, lo
chiama «...Francisco del Roba...», ma dobbiamo pensare che
all'epoca l'uso dei cognomi non era certo stabilizzato: lo stesso Beato a
volte viene citato come «de Dominici» e troviamo il suo cognome
secolare scritto come «Banchini» e come «Baccini»!
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Calle
de la Rabbia a San Leonardo. |
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Il libro "Miracoli della Croce Santissima della Scuola di S. Giovanni
Evangelista" (Venezia, 1590, con successive ristampe nel 1604, 1617,
1771) riporta un episodio miracoloso che ha per protagonista
un altro mercante, Polo (Paolo) Rabbia: nel 1421, in navigazione nel golfo del
Quarnaro, fu sorpreso da una forte tempesta. Sarebbe riuscito a salvare se
stesso, l'equipaggio e la nave affidandosi alla reliquia della Santissima
Croce che si conservava (e si conserva ancora oggi) nella Scuola Grande di
San Giovanni Evangelista:
«Nel MCCCXXI. siando adì XVIII. Aprile, circa alle sei hore di notte
una Nave, della quale era patron Ser Iacopo Formento, nel Quarnaro, venendo
a Venetia, li sopragionse una grandissima fortuna, tale granda, che del
tutto si credettemo annegar, e trovandose essi in questa fortuna, sopra la
ditta nave uno Mercadante, fratello di questa Scuola se chiamava Sier Polo
Rabbia, lui si venne ad aricordarsi de questa santissima Croce, & delli
miracoli, che fatto havea, onde si ebbe a riccommendare a lei; e
riccommendato, che lui si hebbe, subito vide la ditta Croce, & all'hora
la fortuna ebbe a cessare, per tal modo, che all'hora fu deliberati dalla
fortuna, & questo fu nel tempo de M. Anzoletto di Miotti, trovandose
esser Guardiano grando di questa Scuola».
Una fanciulla della famiglia Rabbia, della quale ignoriamo il nome, è
citata anche da Marin Sanudo (1466-1536) sotto la data del 18 febbraio
1508 more veneto (corrispondente al nostro anno 1509): «...si
fece festa etiam in Cannaregio per le nozze del fio di Fazio Tomasini in
una Rabbia».
A seguito delle trasformazioni edilizie occorse in questa zona per
costruire abitazioni popolari (1906), lo spazio che si ricavò alla fine
della calle de la Rabbia venne chiamato campiello de la Rabbia.
Altri sostengono invece che "rabbia" non sia nome di famiglia,
bensì una corruzione della parola "rabbi", rabbino, e che qui
ci fossero degli orti di pertinenza del rabbino del vicino ghetto ebraico.
Per completezza si riporta la tradizione popolare secondo la quale la
calle avrebbe preso questo nome perché durante una delle varie pestilenze
che colpirono Venezia il morbo si sarebbe manifestato con particolare
virulenza, rabbiosamente o con rabbia, proprio in questa contrada.
Sulla facciata di una casa alla fine della calle si può notare un
frammento di fregio in marmo greco.
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