Rosa (calle, ramo de la)

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La calle de la Rosa vista dal lato del Canal Grande: a destra il palazzo Corner della Regina. 
 
A San Cassiano.
I fiori non c'entrano.
Giovanni Battista Gallicciolli (1733-1806) nel suo "Delle Memorie Venete Antiche Profane ed Ecclesiastiche" (Venezia, 1795) ricorda l'esistenza di una famiglia Riosa che abitava nella parrocchia di San Cassiano e che diede nome a questa calle che chiama come «...Calle della Riosa, o forse dei Riosa [...] lunga piedi 50, e termina al Canal maggiore [Canal Grande - N.d.R.]. Entrando per la parte di quel Canale ella mette capo in altra Calle, in cui si entra per quella della Regina, e stendesi fino al Rio di S. Cassiano, ov'ha sottoportico e riva».
    
La calle de la Rosa vista verso il Canal Grande.
  
Il ramo e dopo la calle de la Rosa: in fondo l'innesto con la calle de la Regina.
 
Bisogna dire che la descrizione data a fine Settecento dal Gallicciolli si adatta perfettamente anche alla situazione odierna.
Il Gallicciolli ricorda anche che la famiglia Riosa diede un Guardiano alla Confraternita del Santissimo di San Cassiano nella persona di un Girolamo Riosa che ricoprì questo incarico per l'anno 1728.
Giuseppe Tassini (1827-1899) trovò nell'Archivio Notarile una ricevuta datata 5 novembre 1388 che un tale «...Nicolaus de Ruosa a daghis de confinio S. Cassiani...» rilasciava ad un certo Giovanni Maurica di Candia (Creta) per quanto gli spettava a seguito della vendita di 96 daghe e 80 coltelli: questo Nicolò apparteneva alla famiglia Rosa, o Ruosa, o Riosa, della quale facevano parte anche altri cittadini impiegati in uffici pubblici e privati.
  
Il ramo de la Rosa termina in fondo con un sotopòrtego con una rivetta sul rio di san Cassiano (la calle invece gira prima a sinistra verso il Canal Grande).
  
L'emblema della Scuola Grande di San Rocco rivendica la proprietà dello stabile.
Nel XVII secolo Alessandro Zilioli fa iniziare l'origine di questa famiglia proprio da questo Nicolò, che sarebbe giunto a Venezia da Chioggia nel 1380.
Fabio Mutinelli (1797-1874) nelle sue "Memorie Storiche degli Ultimi Cinquant'Anni della Repubblica Veneta", Venezia, 1854, ci ricorda che qui abitava quella Catterina Fabris, o degli Oddi, «...separata dal marito, e di costumi perdutissimi...» che nel 1749 subì un processo da parte degli Esecutori contro la Bestemmia.
Di questa donna ne parla ampiamente anche Armand Bachet (1829-1886) nel suo "Souvenirs d'une Mission: Les Archives de la Sérénissime République de Venise", Parigi-Venezia, 1857: «...la conduite de Fortunata ou de Cattina Fabris (car elle change de nom selon l'occasion). Elle demeurait, il y a peu de temps, dans la calle delle rose...».
Segnaliamo che un edificio nella calle era di proprietà della Scuola Grande di San Rocco, ed infatti ne vediamo l'emblema in pietra d'Istria.
Infine su quattro architravi di altrettante porte d'ingresso sono visibili le tracce di una vecchia numerazione in cifre romane.
     
Numero romano "I" (civico 2224). Numero romano "II" (civico 2222).
     
Numero romano "III" (civico 2221). Numero romano "IIII" (civico 2220).
  
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Pagina aggiornata il 27 marzo 2019