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Le
iniziali «S. Z.» sulla chiave di volta del sotopòrtego. |
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Ai Santi Filippo e Giacomo.
Questi luoghi ricordano l'arte dei sabionèri, ovvero dei venditori e
commercianti di sabbia.
In questa corte probabilmente c'era qualcuno che esercitava questo mestiere e teneva
un deposito di sabbia.
I sabionèri avevano sede con la propria confraternita nella chiesa di San Giovanni
in Bragora almeno dal 1251; nonostante questi dovessero essere anche
proprietari delle barche con cui trasportavano la sabbia, rimaneva un'arte
molto povera, tanto è vero che nel 1515 la pala che avevano nel loro
altare di devozione era talmente malridotta che non si riusciva a
distinguere se vi era effigiato un santo o una santa! Venne pertanto
deciso che ogni capobarca dovesse fare un'offerta straordinaria per
costituire un fondo per il restauro della pala d'altare.
Pala d'altare che forse venne rifatta completamente commissionandola a
Pierfrancesco Bissolo (1470 circa-1554) che dipinse nel secondo decennio
del Cinquecento Sant'Andrea (patrono della Scuola) tra i santi Girolamo e
Martino, ancora presente nella chiesa, seppure non nella collocazione
originaria.
Il 17 settembre 1773, quando la Scuola contava 37 capimastri e 4 garzoni,
l'arte venne soppressa dal Senato.
Lavoro umile quello dei sabionèri, ma importante: oltre a
trasportare e commerciare ghiaia e sabbia di fiume che venivano impiegate
in edilizia, la sabbia serviva anche per zavorrare le navi. Proprio per
quest'ultimo motivo vennero mantenuti in attività alcuni sabionèri
anche dopo lo scioglimento della loro confraternita.
Sulla chiave di volta del sotopòrtego che conduce alla corte
Sabionèra sono incise le iniziali «S. Z.»; sono precedute in
alto (e forse anche in basso) da un'altra scritta resa indecifrabile dal
decorrere del tempo (sono leggibili le sole lettere «A C.»).
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La
corte Sabionèra a San Filippo e Giacomo. |
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