|
Il
ramo del Salvādego, presso Bacino Orseolo. |
|
Presso il Bacino Orseolo.
Questi luoghi prendono il nome da una osteria con alloggi all'insegna dell'Uomo
Selvaggio (salvādego sta infatti per selvatico, selvaggio).
Abbiamo notizia dell'esistenza di questa locanda dal 1369, quando viene
nominata Ģ...la casa del Salvadego in cao de piazzaģ.
L'edificio era di proprietā della famiglia Da Zara e passō poi alla
famiglia Giustinian. In una cronaca del XVI secolo troviamo scritto
infatti: ĢDa questa casa [quella degli Da Zara - N.d.R.] fo l'ostaria
del Salvadego, fo in frezaria, andando a banda zanca, andando al chaxon,
che adesso č de cha Zustignanģ.
Sappiamo che nel 1560 a gestirla era un certo Piero de Lombardi.
E' citata in una poesia satirica di Bartolomeo Dotti (1651-1713) dove
veniamo a sapere che in questa osteria si potevano avere degli incontri
galanti (cosa d'altra parte consueta praticamente in tutte le locande
veneziane):
Se riesce a queste
lamie
D'allettar qualche mal pratico
A commetter mille infamie
Lo conducono al Salvatico. |
|
Nel contesto possiamo tradurre lamie come cortigiane (ma anche
zitelle in cerca di compagnia) ed il senso che ne risulta č: se riesce a
queste zitelle di sedurre qualche sempliciotto a commetter mille
nefandezze, lo portano alla locanda al Salvādego.
Nel 1754 l'edificio che ospitava l'osteria al Salvādego venne
rimaneggiato e in parte riedificato.
Il 19 maggio 1807 si cominciō ad abbattere la vicina chiesa di San
Geminiano per iniziare la costruzione delle Procuratie Novissime (o Ala
Napoleonica) che avrebbero dovuto ospitare uno scalone d'onore ed una sala
da ballo per il Palazzo Reale che avrebbero dovuto allietare i soggiorni
del Vicerč Eugenio, se non dell'Imperatore Napoleone. Tre anni pių
tardi, avanzando i lavori per il nuovo edificio, venne interrotto il
passaggio dalle Procuratie Vecchie alla calle del Salvādego e cosė venne
costruito un ponte provvisorio in legno che conduceva alla locanda (ed ai
luoghi vicini).
Questo ponte provvisorio veniva chiamato popolarmente Ponte della Neve
perché, a causa di una abbondante nevicata, venne raccolta qui in
grandi cumuli la neve spazzata, con la quale venne anche riempito il
vicino Rio del Cavalletto; questi mucchi di neve restarono per un certo
tempo prima che si sciogliessero.
Ultimati i lavori, il ponte provvisorio in legno del Salvādego, che si
era dimostrato pratico e utile, venne mantenuto per
alcuni anni quando, su ordinanza
municipale, venne abbattuto di notte (per evitare malumori) il 5 maggio
1835. In sua sostituzione venne deciso, l'11 maggio 1836, di allungare la
strada fino alla calle del Salvādego.
Nel 1848 un cliente fisso della locanda al Salvādego fu Ippolito Caffi
(1809-1866): egli infatti amoreggiava con la figlia del proprietario, una
certa Virginia Missana e i due amanti si davano appuntamento per i loro
incontri amorosi proprio qui.
La locanda al Salvādego chiuse dopo cinquecento anni di attivitā attorno
al 1870.
Negli anni Venti del XX secolo l'edificio venne restaurato nella facciata
(verso la Calle Larga de l'Ascension) mettendo alla
luce alcuni elementi dello stato originario, risalente all'epoca bizantina
ed aggiungendovi alcune patere erratiche zoomorfe del XII e XIII secolo.
In quell'occasione venne anche apposta una lapide in memoria di Ippolito
Caffi, che perō non fa cenno ai suoi incontri galanti tra queste mura!
|