La
parte del campiello che si prolunga verso il Rio di San Polo attraverso
un portico; sul secondo piano, non inquadrata nell'immagine, c'è
una brutta finestra con una moderna tapparella avvolgibile.
A San Polo.
Questi luoghi prendono il nome dal palazzo che era di proprietà della
famiglia Sanudo.
La presenza della famiglia Sanudo a San Polo è attestata fin dal XIII
secolo dove alcuni suoi membri sono nominati come "Sanudi" o
"Sanuti".
Le genealogie più antiche, ma anche leggendarie e meno attendibili, li
fanno discendere addirittura dalla gens Livia (alla quale
apparteneva anche lo storico Tito Livio): da Roma avrebbero raggiunto
Padova per poi stabilirsi, con un Tomaso Candiano, nelle lagune venete nel
421.
Anticamente avevano un cognome diverso, Candiano, e con questo nome ci
furono cinque dogi. In precedenza (564) anche un Tribuno proveniva da
questa famiglia.
L'ingresso
alla Corte de Ca' Sanudo.
Fu il Doge Pietro III Candiano (942-960) a dare origine al nuovo cognome
Sanudo alla famiglia fino allora chiamata Candiana. Girolamo Alessandro
Cappellari Vivaro (1664-1748) accreditava il fatto che "sanudo"
derivasse da "assennato", per la sua prudenza e saggezza. In
realtà è possibile invece che fosse un soprannome dato al Doge Pietro
III Candiano "zannuto" (in dialetto "sanuto" con la
"esse" aspra) a causa dei suoi denti grossi e lunghi.
I Sanudo di San Polo si estinsero con un Francesco Livio Lorenzo Pietro
Sanudo, nato il 26 novembre 1772 e morto il 2 gennaio 1852.
Ad un ramo della famiglia Sanudo, stabilita a San Giacomo dell'Orio,
apparteneva quel Marino Sanudo (1466-1536) che scrisse, tra l'altro, i
"Diarii" nei quali raccontò dettagliatamente in 58 volumi gli
avvenimenti occorsi a Venezia ed in Italia dal gennaio 1495 al settembre
1533.
Un
finestrino con inferriata che si affaccia in Campiello de Ca'
Sanudo.