Alla Maddalena.
Questa calle, posta dietro la chiesa di Santa Maria Maddalena, usualmente
chiamata chiesa della Maddalena, ricorda la presenza
della sede della Scuola (o confraternita) che raggruppava i fenestreri,
fabbricanti di finestre.
Per quanto ne sappiamo, si tratta dell'unico caso noto di una
confraternita di arti e mestieri che raggruppava esclusivamente i finestrai.
In generale la fabbricazione delle finestre, dei telai in legno con
l'inserimento dei vetri, è sempre stato un compito dei falegnami: a
Venezia invece i fenestreri si erano costituiti in una
confraternita di arti e mestieri (fraglia o scuola) che raggruppava
esclusivamente quelli che facevano questo particolare lavoro.
Non essendo in grado di produrre lastre di vetro di ampie dimensioni,
adeguate per un'intera finestra, le vetrerie veneziane realizzavano due
tipi di vetri, che poi venivano montati e assemblati dai fenestreri:
i rui o ruodi (cioè rulli o ruote) e quelli romboidali.
I primi (più antichi) erano ottenuti soffiando il vetro come erano (e
sono) maestri in questo i vetrai veneziani (oggi a Murano): ne ottenevano
come dei fondi di bicchiere, piatti, schiacciati e naturalmente
trasparenti che venivano legati assieme con piombo filato. Si otteneva una
struttura robusta la quale, tuttavia, non lasciava passare moltissima luce
a causa dello spessore del vetro e soprattutto della grande quantità di
legature in piombo che tenevano uniti i rulli di vetro.
Vetrate
in restauro: a sinistra quella "a rulli", a destra
l'altro sistema che utilizza alternativamente piccole lastre
ottagonali e romboidali.
Successivamente si riuscirono ad ottenere piccole lastre di vetro
ottagonali ed altre più piccole romboidali, poste tra di loro e legate sempre
con piombo: la maggiore trasparenza del vetro ed il minore impiego di piombo
facevano sì che la luce passasse più abbondantemente.
La prima notizia che abbiamo su questa confraternita risale al 1474, quando il
Consiglio di Dieci autorizzò i fenestreri a costituirsi in Scuola
la cui mariegola (regola madre, o statuto) sarebbe stata approvata
poi dal Consiglio stesso.
Nelle "Condizioni della Diocesi di Venezia e Dogado del 1564 leggiamo
che già da allora alla Maddalena esisteva una «...casetta appo la chiesa,
sopra la Sagrestia, la qual tien ad affitto la Scola dei Finestreri...».
La
chiesa medievale di Santa Maria Maddalena nella veduta "a volo
d'uccello" di Jacopo de' Barbari del 1500.
A
quel tempo la chiesa di Santa Maria Maddalena era ancora la protobasilica
medievale le cui prime notizie risalirebbero al 1155 e che scorgiamo,
parzialmente, nella veduta di Venezia "a volo d'uccello" di
Jacopo de' Barbari del 1500, ma quando la chiesa venne rifabbricata per opera di
Tommaso Temanza (1705-1789), lavori che durarono dal 1763 al 1790, venne
mantenuta la vecchia sacrestia e con essa quindi anche la Scuola dei
Fenestreri «...sopra la Sagrestia».
Questi avevano la propria tomba nella chiesa e sulla lastra sepolcrale
erano incise le seguenti parole: «IN TEMPO DE MAISTRO PIERO PIXONI
GASTALDO DE L'ARTE DE FINESTRERI ET COMPAGNI M · D · LXV».
Questa iscrizione, riportata da Emmanuele Antonio Cicogna (1789-1868), è
andata perduta, probabilmente quando la vecchia chiesa gotica venne
riedificata dalle fondamenta dal Temanza.
L'altare
dedicato a Santa Maria Maddalena, voluto dalla Scuola dei
Fenestreri nel 1791 (dipinto di scuola veneta del XVIII
secolo).
Il
luogo dove esisteva un tabernacolo marmoreo rimosso a fine Novecento
per essere restaurato.
Ora,
nell'odierna chiesa neoclassica, troviamo solo una breve scritta sotto
l'altare di destra dedicato a Santa Maria Maddalena che viene generalmente
indicato come l'altare dei fenestreri: «EXPENSIS SOCIORVM ARTIS
FINESTRARIORVM MDCCXCI».
Per entrare nell'arte dei fenestreri si doveva dimostrare di saper
costruire una finestra quadrata di cinque piedi veneti di lato (poco più
di un metro e mezzo) con un telaio ad unica anta con vetri rotondi (a
rulli). L'anta, o sportello, doveva combaciare perfettamente con il telaio
da qualsiasi lato fosse stata posta.
Per diventare mastri invece si doveva esser abili di fare un vetro
composto da almeno 30 rulli.
La
calle de la Scuola e, a destra, l'edificio che l'ospitava.
Venezia aveva stretto una sorta di alleanza con gli svizzeri dei
Cantoni di Berna e di Zurigo e con le tre Leghe dei Grigioni per
allontanarli dall'influenza degli spagnoli ed evitare che la loro
vicinanza si potesse trasformare in legami più stretti.
Così a questi venne concesso un trattamento simile a quello dei cittadini
degli altri territori alleati. I Grigioni non erano pochi, pare oltre duemila,
e potevano esercitare mestieri quali calzolai, acquavitai, arrotini,
caffettieri, spazzacamini, pasticceri e possedevano anche numerose
botteghe; decisamente si arricchivano e portavano i loro guadagni fuori
dei territori della Repubblica.
Quando i territori lombardi, a seguito della guerra di successione
spagnola, passarono sotto il controllo di un ramo della casa d'Austria, si
considerò concluso quel patto di alleanza con i Grigioni.
I Grigioni tuttavia erano entrati anche nell'arte dei fenestreri e questo fu
origine di diverse dispute in quanto questi erano di religione protestante
e quindi fu deciso di porre un limite per loro: nelle votazioni non
dovevano superare il terzo dei votanti.
Nel 1773 la Scuola contava 52 botteghe con 62 capimastri, 90 lavoranti e
17 apprendisti (garzoni).
L'arte venne sciolta il 28 febbraio 1807 e la loro sede oggi è integrata
con la sacrestia della chiesa di Santa Maria Maddalena.
In calle de la Scuola, all'esterno della sede dei fenestreri,
esisteva
un tabernacolo gotico in pietra raffigurante la Madonna con il Bambino,
attorniata dai santi Pietro e Marco: residuo della precedente chiesa medievale.
Alla fine del XX secolo il manufatto venne rimosso per essere restaurato:
a tutt'oggi (2017) non è ancora tornato al suo posto e l'edicola pertanto
si
presenta vuota.