Spadarìa

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La Spadarìa vicino alla calle larga San Marco.
A San Zuliàn.
Un tempo in questa calle si trovavano concentrate botteghe di fabbricanti e venditori di spade, pugnali, coltelli e altre lame in generale.
A ricordare che questo era il luogo dove si potevano incontrare, c'è il loro emblema collocato su un edificio che fa angolo con la vicina Calle Larga che mostra tre spade di differenti dimensioni sotto un leone di San Marco.
Gli spadèri (fabbricanti e venditori di spade) ed i cortelèri (fabbricanti e venditori di coltelli) si erano riuniti in confraternita almeno dal 1297, senza tuttavia godere di una propria autonomia.
Facevano infatti parte (la cosa può sembrare curiosa) della più ampia e potente scuola dei marzèri (merciai), assieme, ad esempio, ai vazinèri (fabbricanti e venditori di custodie, foderi e astucci).
  
Emblema della confraternita degli spadèri: entro un riquadro rettangolare con cornice dentellata e foglie agli angoli inferiori, stemma appeso con tre spade sovrastate da un leone andante preceduto da una stella ad otto punte.
   
L'ingresso in Spadarìa da San Zuliàn.
Inizialmente gli spadèri avevano come protettore San Nicola di Bari e si riunivano presso la chiesa di San Francesco della Vigna, dove possedevano anche una tomba per i confratelli defunti. Più tardi si spostarono nella chiesa di San Geminiano, in piazza San Marco, oggi non più esistente, essendo stata demolita a partire dal 19 maggio 1807 per far spazio al palazzo reale che avrebbe dovuto ospitare il viceré Eugenio Beauharnais (1781-1824) o lo stesso Napoleone (1769-1821).
Da San Geminiano passarono poi nella chiesa di Sant'Angelo (San Michele Arcangelo, anche questa chiesa oggi non più esistente, essendo stata demolita nel 1837) con i cortelèri dove nel 1515 furono autorizzati a riunirsi presso l'altare di Sant'Orsola ponendovi la loro pala d'altare.
La Scuola degli spadèri e cortelèri, oltre ad abbellire ulteriormente il proprio altare ed a svolgere le consuete funzioni per i confratelli defunti, nella festa del patrono faceva attorno alla chiesa una processione nella quale esibiva i paramenti più belli.
Nel 1607, conclusi i lavori al loro altare, venne chiamato per la sua consacrazione il vescovo di Caorle, il francescano Ludovico de Grigis.
  
La Spadarìa verso campo San Zulàn.
  
Il senatore Giovanni Ponti. 
Un inventario del 1773 ci attesta che all'epoca, tra spadèri e cortelèri, c'erano 26 capimastri, 6 garzoni e 14 lavoranti, distribuiti in19 botteghe.
Caduta la Repubblica, il 22 febbraio 1808 la loro Scuola venne soppressa ed i suoi beni indemaniati o dispersi.
Nel luglio 1574 gli spadèri ebbero l'onore di accompagnare Enrico III nel suo viaggio verso la Francia per essere incoronato re: lo accompagnarono da Murano a Venezia indossando livree rosse e verdi su una barca adornata di preziosi cuori (cuoi) d'oro, con trentotto bandiere ed un'antica insegna di battaglia.
Emmanuele Antonio Cicogna (1789-1868) racconta che sul selciato della Spadarìa, davanti ad una bottega, esisteva una pietra con scolpite quattro palle: quando si voleva prendere in giro qualcuno, magari un po' sempliciotto, gli si faceva credere di avere un credito con quel bottegaio e di andare da lui a farsi dare le quattro palle che spettavano. Quando il poveretto andava da quel negoziante, questi gli mostrava le quattro palle scolpite con l'invito a portarle via, se ci fosse riuscito.
Fu per ordine della polizia del neo-costituito Regno del Lombardo Veneto che nel luglio 1815 venne rimossa questa pietra con le palle e con essa sparirono anche queste burle.
Sotto il portico da dove si accede alla Spadarìa provenendo da San Zuliàn è collocata una targa che ricorda il senatore Giovanni Ponti (1896-1961), dirigente partigiano durante la lotta di Liberazione, primo sindaco di Venezia, membro della Costituente, deputato e poi senatore.
  
La lapide a Giovanni Ponti in Spadarìa.
  
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Pagina aggiornata il 27 dicembre 2018