A San Zuliàn.
La calle prende questo nome per la presenza di numerosi fabbricanti e venditori di
specchi, come si può anche desumere dalla Descrizione della Contrada
fatta per l'anno 1661.
L'arte di fabbricare specchi sarebbe stata introdotta a Venezia, ma più
precisamente nell'isola di Murano, da Nicolò Cauco, da un certo Muzio da
Muràn e da «...Francesco da San Bartolommeo...» i quali il 5
febbraio 1317 more veneto (corrispondente al nostro 1318) strinsero
un patto con un maestro vetraio tedesco «...qui vitrum a speculis
laborare sciebat, et fecerunt ipsum dictam artem laborare in Venetiis»
(così troviamo scritto nel "Fronesis", 1318-1325).
Tuttavia sembra che dopo il tedesco se ne sia tornato nel suo paese
d'origine, abbandonando i suoi soci.
Nella mariegola (o regola madre, statuto) dei Marzèri
(merciai) del
XVII secolo troviamo notizia di un certo Vincenzo Redor, venuto dalla
Germania nel 1420, «...inventor e fondator di spechi cristallini...»:
una indicazione, non suffragata però da altri riscontri, che
probabilmente allude alla presenza di maestranze tedesche tra gli
artigiani veneti, ma non ad un'arte vetraria germanica dal momento che
all'Imperatore Federico III d'Asburgo (1415-1493), in visita Venezia nel
1452, fu donato un servizio di vetro di Murano.
Il
"nizioleto" con il toponimo scritto con
la doppia "C".
In quel tempo nelle altre parti del mondo gli specchi erano fatti soprattutto
in metallo, acciai costosi e soggetti ad arrugginirsi. L'idea fu quella di
passare dal metallo al vetro, una pasta resa sottile e levigata facendone
una grande lastra liscia e lucida: «...ma ciò non bastava; voleavi l'arte
di render affatto opaca una parte della lastra stessa onde ridurla a
specchio. Un certo Antonio Bertolini detto il Gigante dopo aver ridotto
delle lastre di grandezza smisurata, si associò un certo Bernardo Ponti: e
ottenne di separarsi dai Muranesi, ed inventò la mole [mola - N.d.R,] per
ridurre all'ultima politura gli specchi [...]. Volle però il Governo che
le paste dovessero uscir sempre da Murano, a preservazione dei
privilegi a quegli isolani accordati. Singolari privilegi si accordarono
pure agli Specchieri [...] che li loro Specchi fossero contrabbando
in qualunque luogo si trovassero, qualora non erano spediti dagli Specchieri
stessi.» (tratto da Carlo Neumann Rizzi, "Memoria storica, tecnica
scientifica dell'Arte del Vetro", 1811).
In
calle dei Spechieri una targa indica l'abitazione ove abitò
Giuseppe Tassini (1827-1899).
La
calle dei Spechieri verso calle larga San Marco.
Questo
significava che gli specchi, in qualunque luogo si
trovassero, dovevano essere considerati di contrabbando se non provenivano
dagli specchieri iscritti all'Arte; persino se un qualsiasi privato avesse
acquistato con denaro contante uno o più specchi da qualcuno non iscritto
all'arte dei specieri,
non avrebbe potuto conservarlo presso di sé «...sotto pena di
fisco».
Per entrare a far parte dell'arte dei specieri si dovevano
sostenere due prove: una consisteva nella spianatura e squadratura del
vetro, la seconda nella lucidatura ed applicazione della foglia d'argento.
Nel 1570 le due prove d'arte vennero unificate in una soltanto, che
comunque prevedeva le due operazioni. Nello stesso anno venne deciso di
festeggiare il patrono nel giorno di Santo Stefano protomartire.
Nel 1775 la Scuola dei specieri de vero (specchieri di vetro)
acquistò dei locali in cui stabilirsi in campo dei Gesuiti, locali che
più tardi affittò alla Scuola dei Passamanèri (fabbricanti e
venditori di passamanerie varie).
Nel 1773 l'arte dei Specieri de vero contava 24 capimastro, 8 figli
di capimastro, 328 mastri operai, 64 spianadori, 96 lustradori,
12 allievi, 7 botteghe e 25 mezadi (banchi di vendita), concentrati
in gran parte attorno a questa calle.
Su una mensoletta posta sulla chiave di volta di un archetto sopra
l'accesso alla calle del Forno (in prossimità del numero civico 463) è
visibile un rilievo in pietra d'Istria che raffigura San Zaccaria.
Rilievo
con San Zaccaria.
Su alcuni pilastri di quelle che
una volta erano probabilmente le botteghe degli specchieri, ed oggi sono
per lo più ristoranti, sono visibili le tracce di una vecchia numerazione
in numeri romani.
Resti
di una vecchia numerazione in calle dei Spechieri: le prime cinque
mostrate si trovano sul lato orientale della calle, l'ultima su
quello occidentale.