Tagiapiera

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Tra calli, rami, sotopòrteghi, fondamente, campielli e corti, esistono a Venezia circa 16 luoghi che portano questo nome, abbastanza equamente divisi nei sei sestieri di Cannaregio (3), Castello (2), Dorsoduro (3), Santa Croce (2), San Marco (3) e San Polo (3).
Erano numerosi infatti gli scalpellini (tagiapiera, o tajapiera) che avevano i loro laboratori in città, dai quali hanno preso il nome queste località: nel 1773 le loro botteghe erano 33, condotte da altrettanti capimastri con 5 garzoni e ben 157 lavoranti. I capimastri (padroni della bottega) erano chiamati anche paroni de corte, perché i laboratori dove si tenevano le pietre e dove le si sgrezzavano erano all'aperto, in corti e cortili.
Era un mestiere importante per la città quello di questi lavoratori che sapevano tagliare e dare forma alla pietra grezza per ricavarne stipiti, architravi, finestre, pergoli, balaustre, ma anche vere da pozzo ed elementi decorativi per gli edifici civili e religiosi.
 
Una bottega di "tagiapiera" tratta da un particolare di un dipinto del Canaletto: si notano i blocchi di pietra d'Istria in lavorazione e sulla destra una vera da pozzo quasi ultimata. 
 
La pietra più comunemente impiegata era la pietra d'Istria che proveniva dalle cave che c'erano a Rovigno, Parenzo e Pola.
I Quattro Santi Coronati, protettori dei "tagiapiera", sopra la sede della loro Scuola. 
Per diventare capimastri bisognava superare una prova d'arte che consisteva nello scolpire una base attica, cominciando dal disegno preparatorio fino al risultato finale su pietra finito, tutto a mano libera senza l'aiuto di sagome: il lavoro veniva verificato con un modulo campione di rame.
Per la loro abilità nel modellare la pietra erano uniti all'arte degli scultori; questo fino al 1723, quando il 14 agosto il Senato decise di separare le due arti. La separazione delle due arti pare sia avvenuta su pressioni dello scultore Antonio Corradini (1688-1752) il quale aveva iniziato la sua carriera come garzone presso un tagiapiera. Dopo il periodo di avventiziato, il Corradini, incline alla scultura (diventò famoso per le sue "donne velate") si perfezionò stando a bottega di alcuni scultori fino a superare la sua prova d'arte attorno al 1709. Cominciandosi ad affermare come scultore (a 25 anni aveva già una propria bottega) condusse una battaglia affinché gli scultori potessero raggrupparsi sotto una propria autonoma arte.
Gli scalpellini avevano come santi protettori i Quattro Santi Coronati: Sinforiano, Claudio, Nicostrato e Castorio, cristiani che di mestiere facevano gli scalpellini e che si erano rifiutati di scolpire una statua pagana per l'imperatore Diocleziano subendo così il martirio. Sono detti coronati perché con il loro sacrificio ricevettero la corona del martirio.
La confraternita (Scuola) dei tagiapiera venne istituita nel 1307 (è la data della loro mariegola, o regola madre). Fino al 1515 avevano la loro scuola a San Giovanni Evangelista dove si radunavano davanti all'altare di Santa Chiara. In quell'anno si spostarono a Sant'Aponal, nella cui chiesa posero il loro altare di devozione e davanti ad esso la loro tomba con l'iscrizione «SCHOLA DI TAGIAPIERA MDCII». A fianco della chiesa, sul lato verso il campanile, ebbero la loro nuova sede che aveva fortemente voluto il loro gastaldo, Pietro Lombardo (circa 1430-1515).
Sulla facciata del primo piano, sede dell'albergo,  sono scolpiti a bassorilievo i Quattro Santi Coronati con sotto inciso l'anno «MDCLII» e le parole «SCOLA DI TAGIAPIERA».
I tagiapiera per le questioni economiche e disciplinari dipendevano dalla Giustizia Vecchia, mentre per le tasse dal Collegio della Milizia da Mar.
  
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Pagina aggiornata il 15 marzo 2015