Tragheto

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Il "tragheto" di San Canciano, nella pianta prospettica di Jacopo de' Barbari del 1500: le barche sono allineate sul rio, a destra del ponte davanti al "sotopòrtego".
Tra calli, rami, campielli, sotopòrteghi, ponti e fondamenta, sono ventitre le località che portano questo nome: 6 nei sestieri di San Marco e di San Polo, 5 a Cannaregio, 4 a Dorsoduro e 2 a Santa Croce.
Questo toponimo ricorda la presenza di un tragheto, ancora esistente o esistito nel passato.
Venezia si è formata su tante insule separate tra loro da canali più o meno larghi; altre isole abitate si trovavano all'interno della laguna.
I ponti non esistevano e gli spostamenti tra un'insula ed un'altra avvenivano per mezzo di barche.
Non sappiamo quando si istituirono dei tragheti, cioè degli stazi fissi, determinati, dove si potevano trovare barche che, a pagamento, consentivano di raggiungere un'altra insula sull'altro lato di un canale più o meno ampio, o posta fuori della città, entro la laguna.
Giambattista Gallicciolli (1733-1806) afferma che i tragheti esistevano ben prima del Mille: le cronache ci raccontano, ad esempio, che il Doge Agnello (Angelo) Partecipazio (810-827), trasportata la sede del governo a Rialto, teneva nel tragheto di San Canciano le proprie barche armate al tempo della costruzione del Palazzo Ducale: «Il D. Angelo Partecipazio teneva ragione ed il foro a S. Apostoli, e teneva le barche armate là dietro a quel cantone, che salta fuori verso il ponte la riva comune, che in quel tempo riceveva le barche da Muran, Torcello, Mazorbo ed Istria, ora è il traghetto di Muran a S. Canzian, e si chiamava Rio Baduario. Il Campo di SS. App. [Ss. Apostoli - N.d.R.] giugneva a questo palazzo».
I percorsi dei tragheti potevano essere fissi, prestabiliti da una riva ad un'altra o da una riva ad un'altra isola lagunare, oppure secondo la destinazione richiesta dal cliente.
Il "tragheto" di San Geremia, nella pianta prospettica di Jacopo de' Barbari del 1500: gli stazi delle gondole nel rio di Cannaregio (in alto) e sulla riva del Canal Grande (in basso a destra).
Di conseguenza le tariffe erano prefissate da loco a loco oppure a noleggio in relazione alla distanza, al tipo di barca ed al numero dei rematori.
Marin Sanudo (1466-1536), attorno al 1500, contava 38 tragheti: «...in stazzi ove sono barche che con uno bagattino per uno, si passa il Canal Grando ...[luoghi]... dove stanno ... traghetti di soldio ...[luoghi per]... barche per andar alli viazi».
Gli stazzi (o stazi) servivano per i tragheti da bagatin: vi erano impiegate gondole o mozze (gondole, o barche, più vecchie, senza copertura e senza ferro che in genere facevano pagare una tariffa inferiore) ed il costo per attraversare il Canal Grande, nel XIV secolo, era di un bagattino (un dodicesimo di soldo); più anticamente (XIII secolo) la tariffa era di un quartarolo, cioè un quarto di denaro.
 
Nella pianta prospettica di Jacopo de' Barbari del 1500, una gondola impegnata ad attraversare il Canal Grande al "tragheto" di San Samuele. Secondo Marcantonio Coccio, detto Sabellico (circa 1436-1506) era il "tragheto da bagatin" più frequentato.
 
Con i tragheti da soldo (chiamati anche da guadagno) si facevano percorsi all'interno della laguna collegando isole come la Giudecca e Murano.
Infine vi erano i tragheti da viazo, o di fora, che attraverso i canali e i fiumi giungevano nelle località all'interno della Repubblica oppure, per via di mare, a quelle adriatiche: Mestre, Marghera, Chioggia, Padova (partiva dallo stazio di Santa Sofia), Treviso, Portogruaro...
I tragheti erano sottoposti a diverse magistrature. In genere, con particolari requisiti, si poteva essere ammessi alla fraglia dopo aver compiuto i trent'anni (ma in assenza di requisiti particolari, quaranta).
Anche le donne vi erano ammesse.
A capo di ogni tragheto vi era un gastaldo; lo svolgimento del servizio e gli obblighi dei confratelli erano stabiliti dalla mariegola (regola madre, o statuto) che a volte prevedeva anche il funzionamento notturno del tragheto, come quello alle colonne di piazzetta San Marco. A tal proposito si ricorda che il 26 marzo 1498 il servizio notturno di questo tragheto venne sospeso per consentire l'impiccagione  post mortem, avvenuta di notte lontano da occhi indiscreti, del cifrista Antonio Landi che aveva rivelato segreti di Stato a Giovanni Battista Trevisan, segretario del marchese di Mantova.
I traghettatori avevano un altare di devozione nella chiesa di San Silvestro.
  
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Pagina aggiornata il 4 dicembre 2014