Umiltà (ponte dell')

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Il fianco della chiesa di Santa Maria dell'Umiltà alle Zattere in un particolare del quadro del Canaletto "La Dogana e la riva delle Zattere sul canale della Giudecca", Collezione Crespi, Milano.
Alla Salute.
Questo ponte, con il suo nome, è tutto quello che ci ricorda di una importante chiesa, con annesso monastero, che ospitava opere di Paolo Veronese, Jacopo Bassano, Tintoretto, Jacopo Palma il Giovane e altri. Essa si elevava ai piedi di questo ponte e fiancheggiava il rio della Salute; era intitolata a Santa Maria dell'Umiltà.
 
Il ponte dell'Umiltà, alle Zattere, attraversa il rio della Salute. Visto dal canale della Giudecca.
 
Il complesso apparteneva ai cavalieri Teutonici fino a quando, nel 1550, passò ai Gesuiti. Questi, tra il 1578 ed il 1589, oltre al restauro, provvidero ad abbellire ed arricchire la chiesa con tre opere del Veronese ad adornare il soffitto ed un tabernacolo che suscitò l'ammirazione di Francesco Sansovino (1521-1586): «...con intagli così singolari, con tanta ricchezza d'oro et con pitture così nobili (...) che sarà cosa veramente degna, non pur della suddetta Chiesa, ma di questa religiosa città».
La chiesa ci viene descritta con sette altari, compreso l'altare maggiore, con altrettante pale opera del Tintoretto, di Marc'Antonio del Moro, Jacopo Bassano, Baldissera d'Anna e della scuola di Paris Bordone; inoltre quadri del Petrelli, di Jacopo Palma il Giovane ed ancora del Veronese.
Ai tempi della disputa tra la Repubblica di Venezia e Papa Paolo V, nel 1606 la Compagnia di Gesù venne scacciata dalla città. Per qualche anno il complesso rimase vuoto ed abbandonato fino a quando, nel 1615, vi entrarono le monache benedettine del convento di San Servolo.
A seguito della soppressione del convento e della chiesa per opera dei decreti napoleonici del 1806, le suore furono unite a quelle di San Lorenzo ed il complesso rimase nuovamente chiuso.
  
 
"L'Adorazione dei Pastori" del Veronese dipinta per il soffitto della chiesa di Santa Maria dell'Umiltà, oggi nella chiesa di San Giovanni e Paolo.
 
 
La "Deposizione dalla Croce" del Tintoretto dipinta per la chiesa di Santa Maria dell'Umiltà, oggi alle Gallerie dell'Accademia di Venezia.
 
Venne fatto un inventario delle opere d'arte che vi si conservavano: non c'era più una pala di Palma il Giovane come pure due quadri del Veronese (ma pare che già nella seconda metà del Seicento non fossero più presenti). Le pale d'altare vennero stimate la miseria di 5 lire venete ciascuna, i quadri del soffitto (del Veronese) complessivamente 40 lire venete!
Nel 1821 il convento venne demolito e pochi anni dopo, probabilmente nel 1834, venne rasa al suolo anche la chiesa che tante opere d'arte aveva custodito assieme ad un vicino oratorio dedicato a San Filippo Neri, con il pretesto di ampliare l'orto del Seminario Patriarcale.
Di certo sette quadri furono destinati alla K.K. Akademie der bidenden Künste di Vienna. A seguito della Prima Guerra Mondiale, dopo il 1918, tornarono in Italia in conto riparazioni di guerra, ma solo cinque giunsero a Venezia.
Quando nel 1851 venne trasferita alla punta della Dogana anche la dogana di San Giorgio, il passaggio per il ponte dell'Umiltà venne bloccato con l'erezione di un muro. Successivamente il muro venne sostituito da dei cancelli ed alla fine vennero tolti anche questi consentendo di giungere dalle Zattere fino alla Punta della Dogana e da qui in campo della Salute.
 
Il ponte dell'Umiltà, alle Zattere, visto dalla fondamenta; all'orizzonte l'isola della Giudecca.
  
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Pagina aggiornata il 31 ottobre 2014