L'ospizio
Priuli, o di San Ludovico, o semplicemente l'ospizio dei veci.
A San Sebastiano.
Il "Nuovo Stradario del Centro Storico Veneziano" del Comune di
Venezia del 2012 aveva denominato questa calle come "dei Vecchi"
poi, con la rettifica intervenuta nel 2015, ripristinando una precedente
grafia, si è voluto tentare di volgere in dialetto il nome con questo
ridicolo "dei Vechi" invece di quello che eventualmente sarebbe
stato un più corretto "dei Veci".
Il
"nizioleto" che indica l'ingresso alla calle dei
Vechi (se si voleva usare la forma dialettale, sarebbe stato
più corretto "dei Veci").
Il toponimo deriva da un ospizio di persone anziane, altrimenti chiamato Ospizio
Priuli (dal nome del suo fondatore Lodovico Priuli) o Ospizio San Ludovico, dal
nome del santo al quale era stato dedicato.
Il Procuratore di San Marco "de ultra", Lodovico Priuli, figlio
del Doge Girolamo Priuli (1486-1567) il 3 maggio 1569 dispose per
testamento di fondare un ospizio per accogliere «...dodici poveri vechi,
alli quali voglio che sia [dato un sussidio] oltra la camera, ducati
dodeci a l'anno per cadaun...».
Il numero dodici è ricorrente spesso in simili disposizioni per la
fondazione di ospizi, con evidente riferimento al numero degli apostoli.
Il fabbricato non esisteva e quindi fu fatto costruire appositamente («...et
novissimo lo fabrichino...»).
La
calle dei Vechi: alla fine della calle, a sinistra l'ospizio e a
destra l'oratorio.
L'oratorio
di San Ludovico.
Sempre
su disposizione testamentaria, ne sarebbe stato amministratore con il
titolo di Priore il più anziano di casa Priuli, che avrebbe dovuto
inserire dodici poveri vecchi: «...il Prior più vecchio da chà di
Priuli abbia carico [...] di metter essi poveri, avvertendo di metter
persone di buona vita, et senza fioi ne mugier, ma che siano venetiani,
over suditi, perché in modo alcun non vogio che sieno dati [la camera e i
ducati - N.d.R.] a persone di paese alieno, abenché fussero stati
anni trenta et più in Venetia.»
Ogni sei mesi i dodici poveri vecchi avrebbero ricevuto un sussidio «...et
una quarta di farina al mese di bon formento, e carra sei di legna
all'anno...».
Naturalmente era stato disposto anche il fondo necessario per costruire
l'ospizio, che ancora non esisteva.
Il fabbricato venne concepito e progettato appositamente per soddisfare
allo scopo di ospizio e, accanto ad esso, sempre per disposizione di
testamentaria, venne eretto un oratorio dedicato a San Ludovico, il santo
di cui il Priuli portava il nome, sul cui altare venne collocata una pala
attribuita a Palma il Giovane (circa 1548/50-1628) raffigurante appunto
San Marco e San Lodovico.
Il
campaniletto dell'oratorio.
Un cappellano, per il quale era stata destinata un'apposita stanza di
abitazione, era incaricato di celebrare le messe nei giorni festivi ed in
particolari ricorrenze ed a presiedere alla recita serale del rosario,
ricevendo un compenso di 30 ducati annui (oltre alla alla farina ed alla
legna) che diventarono 14 lire nell'Ottocento.
Alla caduta della Repubblica di Venezia, l'ospizio sopravisse, inserito nella
Congregazione di Carità, ma con i Priuli che continuavano a tener fede
agli obblighi che aveva assunto il loro antenato circa 250 anni prima.
L'ultimo Priuli morì nel 1903, l'ospizio venne chiuso ma presto fu ricostruito,
con ogni probabilità sull'identica area che occupava quello
precedente.
Nel 1913 venne così riaperto dalla Congregazione di Carità ospitando
dodici vecchi.
Oggi, da pochi anni, non ospita più nessuno: è di proprietà dell'I.R.E.
(Istituto di Ricovero e di Educazione) mentre l'oratorio è saltuariamente
utilizzato per piccole installazioni artistiche temporanee.
Sappiamo che a Venezia i numeri civici soppressi non sono mai cancellati
definitivamente: così sulla parete che chiude la calle dei Vechi troviamo indicati
tredici numeri civici di stabili abbattuti e non più esistenti.
Tredici
numeri civici soppressi sono comunque dipinti sul muro che
chiude la calle.