Agli Ormesini.
Non siamo molto lontani dal ponte che, oltrepassando il rio della
Misericordia, conduce nel campo del Ghetto Nuovo; ed infatti zudìo
significa giudeo.
Tuttavia il nome di questa calle non deriva direttamente dagli ebrei del
vicino Ghetto, bensì dalla presenza di una bottega di spezièr che
innalzava l'insegna del Zudìo che esisteva nel XVI secolo: un
Bernardin Pencin nel 1566 notificò di possedere «...una bottega da
spezier in contrà de San Marcuola [una volta questi luoghi erano soggetti
alla parrocchia di San Marcuola - N.d.R.], sulla fondamenta presso il
Ghetto; tien in affitto M. Gabriel, ha l'insegna del Zudio...».
Troviamo citata questa calle sedici anni dopo, nel 1582, quando un certo
Nicolò Rimondo dichiara: «Habito in contrà di S. Marcuola in calle
del spicier dal Zudio».
Vi si entra dalla fondamenta dei Ormesini dopo aver attraversato un arco
(o volto) su cui è affissa un'antica insegna della Federazione Giovanile
Comunista Italiana, Circolo "7 fratelli Cervi", arrugginita ma
ancora leggibile.
Una
vecchia insegna della Federazione Giovanile Comunista
Italiana.
La calle del Zudìo fu teatro di un fatto di sangue che avvenne nel 1761:
vi abitava Elisabetta Poli, una giovane vedova di 29 anni che aveva una
relazione amorosa con un certo Vincenzo Redosin margaritèr
(fabbricante di perle colorate di vetro, forate.
Nella notte del 21 aprile di quell'anno Vincenzo la sorprese tra le braccia
di un giovane e colto dall'ira uccise la poveretta, benché fosse incinta.
Dopo il delitto scomparve dalla circolazione e così un mese dopo, il 22
maggio, venne colpito da sentenza di bando.
Alla fine della calle del Zudìo, è ancora visibile una vecchia targa che
indicava l'ingresso ad una sede del Partito Comunista Italiano.
Una
targa ancora indica l'ingresso a quella che, a Cannaregio, era
la sezione del Partito Comunista Italiano.
A metà della calle, al numero civico 2732, si può ammirare un
bell'architrave decorato con un motivo a volute fitomorfe e dentelli.
Un architrave decorato al
civico 2732 di calle del Zudìo.
Vicino al civico 2733, il cui architrave possiede una leggera cornice appena accennata,
si notano due blocchi di pietra d'Istria, di cui uno certamente
riutilizzato: reca infatti una numerazione in cifre romane «X» che
dimostra essere stato in origine un altro architrave. L'altro, con il numero «V»,
potrebbe essere ugualmente di riporto, o appartenere ad una porta
successivamente tamponata.
Incroci
di pietre d'Istria: si tratta di un riutilizzo (il numero
romano «X»); l'architrave di sinistra presenta una leggera
cornice incisa.