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La
filigrana è descritta osservandola dal verso del francobollo (cioè dalla
parte non stampata) con la base rivolta verso il basso. |
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La filigrana "Scudo di Savoja" non nasce per i francobolli.
Essa venne approntata in Inghilterra nel 1863 per la carta destinata alla
stampa delle marche da bollo da parte della Thomas De La Rue & C. di
Londra ed il ballerino per approntarla venne realizzato da H.W. Smith.
Erano stati predisposti due tipi di filigrana: con le lettere
"VE" (iniziali di Vittorio Emanuele, in analogia con la
filigrana "VR" , Victoria Regina, usata per quelle inglesi)
adoperata per le marche oblunghe per
cambiali (emesse il 1° gennaio 1864), e quella con il disegno dello scudo
sabaudo per le sei marche da bollo a tassa fissa, emesse il 1° settembre
1863.
Questa filigrana con lo scudo Savoia continuò ad essere usata per un certo tempo per il
confezionamento della carta destinata alla stampa delle marche fiscali.
Per una serie di circostanze venne usata anche per la stampa di alcuni
francobolli della Repubblica di San Marino, ma la cosa non ci interessa in
questa sede dove ci occupiamo esclusivamente delle filigrane dei
francobolli d'Italia. |
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Un
libretto di ricognizione postale usato: dei dieci biglietti resta solo
la "madre" e metà della marca che era applicata a cavallo
di ciascun biglietto. |
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Ed infatti entra nel nostro discorso perché troviamo due valori postali
italiani (uno emesso e l'altro approntato ma mai emesso) stampati con tale
tipo di filigrana.
Con la legge 23 giugno 1873 n. 1442 era stato introdotto un sistema di
riconoscimento dell'utente postale che doveva accedere a determinati
servizi per i quali era necessario avere la certezza dell'identità della
persona.
Si trattava di un libretto intestato nominativamente all'utente che lo
sottoscriveva al momento del rilascio alla presenza dei funzionari
competenti che lo controfirmavano dopo che essi ne avevano accertato
l'identità (si trattava del Direttore, del Cassiere e del Controllore
provinciali delle Poste).
Il libretto era composta di dieci biglietti composti ciascuno da due
sezioni, "madre" e "figlia".
Il titolare doveva apporre la propria firma, uguale a quella autenticata
sul libretto, sia sulla "madre" che sulla "figlia".
L'impiegato quindi per espletare l'operazione postale ritirava la
"figlia". Per il semplice ritiro di corrispondenza in
"fermo posta" non occorreva il distacco di un biglietto, ma solo
l'esibizione del libretto.
Le operazioni per le quali era richiesto il distacco della
"figlia" erano indicate sui dieci biglietti che componevano il
libretto: «Mediante consegna del presente biglietto, gli uffizi di posta
rimetteranno al latore di esso qualunque oggetto raccomandato ed
assicurato, o pagheranno qualsiasi vaglia diretto al titolare del libretto
qualora la firma di esso apposta sulla matrice del foglietto e a tergo del
medesimo sia perfettamente eguale a quella certificata dalla Direzione che
ha rilasciato il libretto.» |
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Uno
dei dieci biglietti contenuti in un libretto di ricognizione
postale, non utilizzato. L'apposita marca era apposta a cavallo tra
"madre" e "figlia". |
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Il costo del libretto completo dei
dieci biglietti era di una lira. L'importo veniva riscosso apponendo
un'apposita marca da 10 centesimi su ciascun foglietto (quindi 10 marche x
10 centesimi = 1 lira).
Queste marche erano state istituite con R. Decreto n. 1572, 2ª serie, del
9 settembre 1873.
Il sistema venne introdotto il 1° gennaio 1874 e restò in vigore fino al
31 luglio 1889, fino a quando l'indomani 1° agosto 1889 i libretti di
ricognizione postale furono sostituiti da libretti con fotografia ed il
costo venne assolto con segnatasse oppure francobolli.
Ovviamente in questa sede il nostro interesse è per la marca che veniva
impiegata su questi libretti, ed in particolare per la filigrana: la
filigrana "Scudo di Savoja" che era stata approntata, come detto
sopra, per le marche fiscali.
In generale tutti i cataloghi di francobolli segnalano questa marca, cosa
che non fanno invece per tutte le altre marche da bollo.
Noi siamo abituati a considerare francobolli tutte le marche che servono a
rendere franco (affrancare) un oggetto di corrispondenza.
Tuttavia è da notare che esistono altre marche emesse non per
l'affrancatura, ma per pagare un servizio fornito dalle Poste.
Non si può negare che si tratti comunque di una carta valore postale. |
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Forse è da ricercare in questa sua particolarità il fatto che questa marca venne
stampata su una carta altrimenti destinata alle marche fiscali.
Ma forse esiste anche un altro motivo, molto più banale. Il formato di
questa marca è maggiore di quello dei normali francobolli allora in uso.
Non si sarebbero potuti stampare sulla carta con la filigrana corona in
quanto le coroncine non sarebbero coincise con ogni vignetta. A quel tempo
si badava a questi particolari.
Ed anche per questo si ricorse ad un'altra carta filigranata
disponibile presso l'Officina Carte Valori: non quella con le lettere
"VE" (progettata per le marche oblunghe per cambiali), ma quella
con lo "Scudo di Savoja" che si adattava al particolare formato
della marca di ricognizione postale, uguale alle marche da bollo di De La
Rue. |
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La
marca per i biglietti di ricognizione postale del 1° gennaio 1874. |
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La
filigrana "Scudo di Savoja" vista in trasparenza. |
Il
disegno della filigrana "Scudo di Savoja". |
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Nel 1893 verrà ripresa questa
carta con la filigrana scudo per approntare i saggi del francobollo che
doveva ricordare le nozze d'argento del Re Umberto I con Margherita di
Savoia, francobollo che, seppure in fase avanzata di preparazione, non
arrivò all'emissione.
Per dovere di cronaca citiamo che questa filigrana si ritrova su alcuni
francobolli di uno stato estero: la Repubblica di San Marino, serie del 30
settembre 1894 per l'inaugurazione del Palazzo del Consiglio Principe e
Sovrano (Palazzo del Governo).
E' sicuramente curioso trovare sulla filigrana dei francobolli di una repubblica
lo stemma di una casa regnante straniera.
Senza dilungarci è solo da dire che in questo caso entrava in gioco sì
il formato più grande dei francobolli sammarinesi, ma anche un aspetto di controllo. Infatti la Repubblica
del Titano voleva un'emissione di grande prestigio, per l'importanza della
celebrazione. Una serie di fattori portò a realizzare i francobolli in
litografia, tecnica per la quale l'Officina Carte Valori non era
attrezzata. Fu necessario quindi appaltarne la realizzazione allo
stabilimento Grand Didier & Bruno di Torino e per avere il controllo
sulla tiratura fu fornita questa carta filigranata, che aveva un minor uso
e circolazione. |