La
filigrana è descritta osservandola dal verso del francobollo (cioè dalla
parte non stampata) con la base rivolta verso il basso.
Questa filigrana sui francobolli
italiani fa la sua comparsa nell'inverno 1943-44.
Dopo l'8 settembre 1943 il re abbandona Roma e si trasferisce a Brindisi
sotto la protezione degli anglo-americani.
E' l'inizio del cosiddetto Regno del Sud, che si contrapponeva al resto
dell'Italia in mani tedesche e fasciste.
In questa situazione caotica e di emergenza, durante la quale era stato
riattivato il servizio postale dalle poste italiane, c'era la necessità
di francobolli.
Non ci si poteva rifornire dal Poligrafico, dal momento che Roma era
ancora in mani nazi-fasciste.
Napoli, dopo la rivolta anti tedesca delle "quattro giornate"
(27 settembre-1° ottobre) era sotto il controllo del Regno del Sud ed a
Napoli esisteva, ancora efficiente, un rinomato stabilimento tipografico:
la Stamperia Richter & C.
Questo stabilimento era attivo almeno dal 1870. Nel corso degli anni aveva
stampato di tutto: cartoline, libri, etichette e carte intestate,
banconote per il Banco di Napoli ed il Banco di Sicilia, certificati
azionari ed obbligazionari. Aveva lavorato anche per il governo
producendo, ad esempio, le cartoline postali in franchigia per militari al
tempo della Grande Guerra.
Fu con queste credenziali che si pensò di affidare a questa ditta la
stampa dei francobolli necessari, almeno del taglio da 50 centesimi che
era uno di quelli di maggior uso e del quale vi era necessità.
La stampa avvenne in fotolitografia.
Uno dei francobolli non emessi, con la firma di Badoglio: questa tiratura di
prova fu stampata in colori diversi, ma presenta sempre la filigrana esagoni
con il nido d'ape disposto verticalmente
Il francobollo emesso con la lupa capitolina: lo possiamo trovare su carta
filigranata (prima tiratura), ed in questo caso gli esagoni formano un nido
d'ape disposto orizzontalmente, oppure su carta senza filigrana (seconda
tiratura) in quanto si era esaurita la precedente provvista di carta
Il primo bozzetto, del quale alla fine del 1943 furono stampati un numero non precisato di
esemplari in almeno quattro colori, recava la firma autografa del capo del
Governo Pietro Badoglio su un fondino di sicurezza che per disegno
ricordava quelli impiegati sulle carte valori (banconote e certificati), a
conferma dell'abitudine che aveva la tipografia nella stampa di questi
titoli.
Il disegno non piacque: era evidentemente troppo personalistico. C'è chi
scrive che fu il re in persona a bocciarlo.
Al posto della firma fu inserita una lupa capitolina. Anche se formalmente
questo valore fu emesso il 1° gennaio 1944 (con decreto del 6 gennaio
1944) sicuramente era stato stampato nel 1943 ed è noto usato negli
ultimi giorni di quell'anno in Puglia.
Questi due francobolli, quello non emesso e quello emesso, sono gli unici
francobolli italiani che presentano la filigrana esagoni: una serie di
esagoni concatenati che formano come un nido d'ape.
Evidentemente l'esperienza, in fatto di carte valori, acquisita dallo
Stabilimento Richter, aveva consigliato di ricorrere a questi mezzi di
controllo ed antifalsificazione: il fondino di sicurezza e la filigrana.
Una filigrana ad esagoni non è una novità in assoluto per i francobolli:
i primi francobolli ad adottare un tale disegno per la filigrana furono
quelli argentini della serie corrente del 1912-15 (Yvert nn.177-192),
della serie per il Centenario dell'Indipendenza del 1916 (Yvert nn.
196-211), della serie corrente del 1917 con il ritratto di José de San
Martin (Yvert nn. 212-227) ed infine il francobollo per il centenario
della nascita di Juan G. Pujol del 1918 (Yvert n. 240).
La
filigrana esagoni dei francobolli argentini secondo la
riproduzione del catalogo Yvert & Tellier.
E' interessante notare, per il discorso che stiamo per affrontare, che
possiamo distinguere due diverse forniture di carta filigranata,
registrate dai cataloghi, che si distinguono proprio per la filigrana: una
fornitura tedesca, dove il disegno della filigrana si presenta irregolare
e con le linee sfumate, ed una fornitura italiana, dove il disegno degli
esagoni è più netto e preciso.
Successivamente con una filigrana esagoni furono stampati i francobolli della
libera città di Danzica del 1921 e
successivi, compresi i valori di posta aerea ed i segnatasse, cui si
affiancò un secondo tipo di filigrana esagoni dal disegno nettamente
differente. Anche la Lituania negli stessi anni adoperò una filigrana
esagoni, ma anche in questo caso si trattava di esagoni assai dissimili
dai nostri.
I cataloghi molto semplicisticamente indicano questa carta come «proveniente
dalla Germania» oppure «di provenienza tedesca» e potrebbe
anche essere plausibile che un certo quantitativo (valutabile in circa
80.000 fogli) fosse in deposito dalla Richter, data la sua attività di
stampa che prevedeva l'impiego di sistemi di sicurezza ed
antifalsificazione.
Anche se, onestamente, dobbiamo dire che non si trattava certo di una
carta adatta alla stampa di certificati azionari e obbligazionari, né
tanto meno di banconote.
Ultimamente (2006), pur continuando a seguire pedissequamente quanto
riportano i cataloghi, a qualcuno è quanto meno venuto un dubbio che gli
ha consigliato di usare un punto interrogativo: carta «...di fornitura
tedesca (forse si trattava di risme di carta proveniente dalla Germania
per la stampa di francobolli per le forze armate tedesche o di
occupazione?».
Gli studiosi più attenti hanno notato che questa carta filigranata era
già stata adoperata da Richter negli anni Trenta per stampare delle
marche comunali per il Municipio di Napoli. Un prodotto questo di scarso
pregio, che certo non richiedeva l'uso di carta d'importazione, e per
giunta relativamente scadente come questa.
Si può ragionevolmente concludere, smentendo quanto scrivono molti
cataloghi, che è possibile che questa carta sia di produzione italiana, e
più precisamente campana, dove abbondavano le cartiere.
Questo almeno fino a quando non ci saranno prove certe della sua
provenienza tedesca, che al momento resta poco verisimile.
Sui francobolli emessi la
filigrana si presenta sempre con gli esagoni schiacciati orizzontalmente.
Su quelli non emessi invece il nido d'ape formato dagli esagoni ha un
andamento verticale: questo per la diversa disposizione dei francobolli
nel foglio.
Mentre non sappiamo quale fosse la composizione del foglio per i
francobolli non emessi, sappiamo che quelli emessi erano stampati in fogli
da 150 esemplari (10x15) e la tiratura fu di 12.116.550 esemplari
(corrispondenti a 80.777 fogli ai quali sono da aggiungere i fogli
impiegati per stampare il piccolo quantitativo di francobolli non emessi).
Quando fu necessario proseguire con la tiratura, nel maggio 1944, fu usata
una normale carta non filigranata tipo Fabriano: per sfruttare meglio il
formato di questa carta, la composizione fu di 168 esemplari (12x14) e ne
furono stampati 14.694.960 pezzi (pari a 87.470 fogli). E tra la carta
tipo Fabriano finì anche dell'altra carta, di qualità più scadente. Ma
andava bene anche quella, pur di stampare i francobolli necessari.