Alla metà degli anni Sessanta
dell'Ottocento, tanto la Prussia di Guglielmo, quanto l'Italia di
Vittorio Emanuele II, vedevano nell'Impero d'Austria un ostacolo alla
propria unificazione nazionale.
L'8 aprile 1866, con la mediazione di Napoleone III, venne firmato un
trattato segreto di alleanza tra Prussia e Italia, che avrebbe segnato per
quest'ultima l'inizio della Terza Guerra d'Indipendenza.
Subito cominciò l'arruolamento di volontari in tutta Italia, che
continuò intenso anche durante il mese di maggio.
Nel frattempo venne vietata la diffusione di notizie concernenti i
movimenti delle truppe, provvedimento presto imitato anche dall'Austria.
I rapporti tra il giovane Regno d'Italia e l'Impero d'Austria si fecero
sempre più tesi, ripercuotendosi anche sul piano delle comunicazioni: una
settimana prima della dichiarazione di guerra dell'Italia all'Austria (20
giugno 1866) era già difficoltoso lo scambio della corrispondenza che
avveniva, per lo più, solo per via mare con i piroscafi del Lloyd
Austriaco che collegavano Trieste (austriaca) con Ancona e Brindisi
(italiane).
Funzionava, ma ancora per poco, la ferrovia Milano-Verona-Venezia,
limitatamente al solo trasporto della posta.
Il 19 giugno 1866, alla vigilia della dichiarazione di guerra, vennero
ufficialmente interrotte le relazioni postali tra Italia ed Austria.
Il Direttore Generale delle Regie Poste, Giovanni Barbavara, informò
immediatamente con un telegramma le direzioni delle poste svizzere e
francesi che non sarebbe stato più possibile per le Poste Italiane
operare come intermediario per le corrispondenze dirette nel Veneto.
Il successivo giorno 20 Barbavara con un altro telegramma informò la
Direzione delle Poste Svizzere che, a causa dell'interruzione delle
relazioni postali, tutte le corrispondenze dall'Italia dirette in Austria
o nel Veneto austriaco sarebbero state inoltrate tramite l'intermediazione
svizzera.
In data 24 giugno 1866 venne diramata una circolare alle direzioni compartimentali
ed agli uffici postali del Regno:
«In seguito dell'avvenuta interruzione delle comunicazioni tra il Regno e
i dominii dell'Impero d'Austria, le corrispondenze per tutte
indistintamente le provincie dell'Impero medesimo avranno corso d'or
innanzi per la via di Svizzera.
Le francature delle lettere e dei campioni è facoltativa fino al destino;
le stampe e gli oggetti raccomandati devono essere francati
preventivamente.
Le tasse sono le stesse fissate per le corrispondenze dirette in Germania
per la via di Svizzera, cioè:
Per le lettere, 60 cent. per porto di grammi 10;
Pei campioni, 60 cent. per porto di grammi 20;
Per le stampe, 10 cent. per porto di grammi 40;
Per le lettere, i campioni e le stampe raccomandate la tassa di francatura
rispettivamente sopraindicata, oltre ad un diritto fisso di 40 centesimi.
Copia del presente sarà affisso allo sportello della distribuzione di
ogni ufizio.»
Un ufficiale veneziano del Regio
Esercito italiano si trova a Caserta nel mese di agosto 1866 e, come lui
stesso scrive, si deve portare verso nord, oltrepassare il Po e
raggiungere il Veneto.
La sua lettera, della quale si riporta il testo, viene correttamente
affrancata fino a destinazione, come attestato dal timbro «P.D.»
(porto a destino), con la non indifferente cifra di 60 centesimi, ottenuta
con l'apposizione di una striscia di tre francobolli De La Rue
sovrastampati con il "ferro di cavallo" da 20 centesimi su 15
centesimi (del secondo tipo).
I francobolli sono annullati con il numerale a punti «53»
dall'ufficio postale di Caserta che appone anche il tipario con la data
dell'8 agosto 1866.
Al verso della busta i timbri di transito raccontano il percorso della
lettera, che viene trasmessa lo stesso giorno a Napoli e da qui avviata a
Milano dove giunge il 10 agosto.
Essendo le comunicazioni postali tra Italia ed Austria interrotte, da Milano
la lettera prende la strada per la Svizzera, dove riceve il bollo di
transito di Chur (Coira) nel pomeriggio («Nachmittag») del 13
agosto.
Da Chur la lettera entra in Austria ed il 16 agosto è ad Innsbruck.
Finalmente arriva a Venezia il 21 agosto dove riceve anche il timbro della
prima distribuzione del mattino, dopo 13 giorni da quando era stata affidata
all'ufficio postale di Caserta.
E questo è il contenuto della lettera dell'ufficiale il quale, oltre a fare
dei riferimenti sul funzionamento incostante della posta con il Veneto,
relaziona con una certa dovizia di particolari sui propri futuri spostamenti
con l'esercito.
Evidentemente ancora non esisteva la censura militare!
«Caserta 8 agosto 1866
Fratello carissimo
Ieri ho ricevuto lettera dalla mamma in data del 21 luglio, ma non so come,
perché da qui non riceviamo lettere pel Veneto, ossia pei siti del Veneto
ancora occupati dagli Austriaci; ieri sera soltanto giunse avviso alla posta
che le lettere abbiano ancora corso.
Io fui stato nei giorni scorsi quasi alle porte di Roma a ricever moltissimi
cavalli per conto del Governo comperati a Roma, e fui ora alcuni giorni a Napoli
ad una batteria alla quale sono stato trasferito.
E' stato una specie d'onore che mi è stato fatto perché questa batteria
parte, e quindi parto precisamente domani mattina 9 agosto pel Veneto.
Io comando la Colonna di Munizioni della batteria.
Ci mettiamo 8 giorni ad andare fino a Pescara a cavallo e colla batteria
perché là manca la ferrovia, poi a Pescara prendiamo la ferrovia
imbarcando uomini, cavalli e cannoni sulla ferrovia, ed andiamo ad Ancona,
da Ancona a Bologna, da Bologna a Ferrara ecc. ecc.
Insomma a Bologna siamo al 21 agosto, questo è quello che sappiamo, poi lì
avremo la destinazione alla Divisione.
Io vado adunque al 4° Corpo d'Armata comandato da Cialdini, quando saprò
lì giunto scriverò anche la direzione.
Ad ogni modo il mio indirizzo sarà
8° Regg.to Artiglieria, 16a Batteria
4° Corpo d'Armata e nient'altro.
Come dico ci vorrà anche la Divisione, ma te la scriverò, intanto le
lettere potranno arrivarmi lo stesso.
Nient'altro di nuovo.
Tanti baci alla mamma ed ai fratelli tutti, e credimi
L'aff.o fratello Pietro»