E' reato introdurre nei confini
dello Stato, acquistare, detenere o mettere in circolazione francobolli
contraffatti, anche non in corso, ma che hanno avuto corso legale,
emessi sia dallo Stato italiano che da Stati esteri.
Questa
falsificazione venne stampata probabilmente nel dicembre 1926, dal momento
che venne scoperta agli inizi di gennaio 1927. Dopo il sequestro, una
grande quantità di questi falsi inondò il mercato filatelico.
Michetti
(effigie volta a sinistra) cent. 60.
Sassone n. 205
Unificato n. 205
Cei n. 204
Bolaffi (numerazione 1956) n. 164
Bolaffi (numerazione 1986) n. 214
Bolaffi (numerazione 2002) n. 290
Falso.
Sassone n. F205
Unificato n. 205F
Cei n. F204
Bolaffi (numerazione 1956) n. 164FP
Bolaffi (numerazione 1986) n. 214FP
Bolaffi Forum n. 290FP
Un
blocco di venti pezzi del falso Michetti da 60 centesimi proveniente
dal sequestro del gennaio 1927 ed approdati più tardi al mercato
filatelico.
Questo francobollo da 60 centesimi viene comunemente definito "tipo Michetti" perché chiaramente
ispirato al francobollo da 15 centesimi del
1906 realizzato su disegno di Francesco Paolo Michetti, anche se si
discosta da quel progetto: l'effigie del sovrano è volta a sinistra
anziché a destra, mancano il mare ed il cielo sullo sfondo, sostituiti da
una texture di linee continue, leggermente ondulate, la corona reale, che nel Michetti da 15 centesimi è a destra, qui è
sostituita dallo stemma sabaudo collocato a sinistra; anche l'effigie del
sovrano non è a mezzo profilo ma a profilo intero. Inutile aggiungere che
il primo Michetti venne stampato in calcografia mentre la stampa di questo
valore è tipografica.
Di francobolli "tipo Michetti" da 60 centesimi ce n'erano stati
altri ma, negli anni di validità di questa serie per molti valori c'era
stata una girandola di cambiamenti di colore, a volte giustificati per
evitare confusione nell'impiego oppure per adeguarsi alle prescrizioni della
Convenzione U.P.U., a volte senza un motivo logico apparente.
Così avvenne anche per il Michetti da 60 centesimi: rosso lacca nel 1918,
azzurro nel dicembre 1923 (anche se poi ci fu un pentimento: non si era
tenuto conto che in quel colore esisteva già il 25 centesimi e così venne
messo fuori corso dopo meno di sette mesi con la raccomandazione che «...
le ulteriori ristampe ...» dovranno essere stampate «... in colore
lacca carminio, colore già precedentemente prescritto dal Decreto 13
gennaio 1918») ed infine arancio, arancio brunastro (secondo le diverse
tirature).
Era stato il Regio Decreto Legge 10 gennaio 1926, n. 94, a disporre tra
l'altro la modifica del francobollo da 60 centesimi, senza specificare come
doveva essere modificato. Solo con successivo Regio Decreto del 25 marzo
1926, n. 647, fu stabilito quale doveva essere il nuovo colore: «giallo
cupo».
Questo francobollo venne emesso nel luglio 1926 (qualcuno si spinge ad
indicare la data: 24 luglio).
Al momento dell'emissione l'importo di 60 centesimi corrispondeva alla
tariffa di una lettera semplice di primo porto per l'interno e la ricevuta
di ritorno (fino al 15 agosto 1927), la cartolina con corrispondenza per i
paesi aderenti al Trattato di Portorose, i manoscritti di primo porto ed
anche una cartolina con corrispondenza per l'interno inviata in fermoposta.
Dopo l'agosto 1927, con la scomparsa della tariffa più diffusa, cioè
quella della lettera per l'interno di primo porto, il 60 centesimi trovò
impiego come affrancatura complementare per la costruzione di tariffe
maggiori. Con la nuova serie ordinaria denominata "Imperiale" (che
tra l'altro non contemplava neppure un taglio da 60 centesimi) emessa il 21
aprile 1929, il Michetti da 60 centesimi terminò la sua validità
postale con il 31 dicembre 1929.
Vale la pena di ricordare che quando questo francobollo subì la
falsificazione, l'importo della lettera semplice di primo porto per
l'interno (ovvero l'affrancatura più comune) era stato portato a 60
centesimi dal 16 marzo 1925, stimolando forse l'interesse dei falsari per il
nuovo 60 centesimi arancio emesso nel luglio 1926. E nel 1926 i falsari
dovevano già essere all'opera, se la scoperta del falso avvenne a Roma nei primi
giorni del gennaio 1927.
Il francobollo originale era stato stampato con il metodo tipografico dalla
matrice incisa da Alberto Repettati; per produrre questa imitazione si fece
invece ricorso alla riproduzione zincografica della vignetta. Le imitazioni
furono stampate su carta bianca avorio, tendente al color camoscio, e la
gomma è semilucida, color bruno, complessivamente ben distribuita.
Per la dentellatura venne impiegato un perforatore lineare con passo circa
14, quindi simile alla perforazione originale che però era stata ottenuta
con un perforatore a pettine. I falsi furono molto spesso mal
centrati.
L'imitazione risultò molto grossolana ed approssimativa, con ampie parti
del disegno della vignetta impastato, con macchie tanto all'interno della
vignetta che all'esterno, nell'interspazio tra gli esemplari, con linee e
particolari incompleti: difetti che si verificarono qua e là nel gruppo di
stampa.
Originale:
la precisione del tratteggio.
Falso:
il tratteggio
è grossolano ed impreciso.
Difficile decidere quali siano i
particolari dai quali si riconosce questa imitazione, tanto è mal eseguita!.
Le linee impastate tra loro si notano, ad esempio, attorno allo stemma: non
sono più distinguibili e si presentano come una macchia di colore.
Originale:
nel tratteggio attorno allo stemma si riesce a distinguere le
singole linee.
Falso:
attorno allo stemma non sono più distinguibili le singole linee che
si presentano come un'unica macchia.
Un
altro particolare riuscito male è il tratteggio del colletto del sovrano:
le due linee punteggiate, che nell'originale corrono per tutta la
lunghezza del colletto (e sono tre sulla parte sinistra del colletto),
nell'imitazione sono presenti solo sulla parte destra.
Originale:
le linee punteggiate corrono per tutta la lunghezza del colletto.
Falso:
sono visibili due linee solo sulla parte destra del colletto.
I
falsari di questa imitazione del francobollo da 60 centesimi vennero
scoperti a Roma nei primi giorni di gennaio del 1927. Un ingente
quantitativo di francobolli falsi venne sequestrato prima che fossero
spacciati.
Non risulta quindi che furono usati per posta all'epoca (con le eccezioni
che adesso si dirà). Tuttavia questi falsi arrivarono in abbondanza sul
mercato filatelico, tanto è vero che tutt'ora si possono trovare anche
grandi blocchi di queste imitazioni, come quello mostrato sopra.
Qualche esemplare tuttavia venne in qualche modo utilizzato, non si sa se
prima che i falsari venissero scoperti, oppure dopo, magari proveniente
dal materiale sequestrato.
Esiste prima di tutto un frammento, mostrato qui sotto: reca, accanto
ad un falso del 60 centesimi, un 40 centesimi della serie dedicata al
"VII Centenario della morte di S. Francesco d'Assisi". Il
frammento, datato 28 maggio 1927, non ci consente di dire quale fosse
l'affrancatura, ma è da notare comunque che l'annullo è quello
commemorativo dell'Esposizione Voltiana di Como (n. DCL 4/1927 nel
Catalogo degli Annulli Speciali Italiani 1871-1946 di Paolo Guglielminetti
e Maurizio Tecardi) allestita a Villa Olmo
proprio a partire dal 28 maggio, quindi è probabile un uso di matrice
filatelica. E' anche curioso il timbro «R.R. POSTE T.S.»: forse
era stata rilevata la non validità del francobollo da 60 centesimi falso?
Ma allora perché il timbrino per la "tassa semplice" e non
doppia? Domande che resteranno senza risposta, mancando il documento
completo.
Frammento
che reca un'imitazione del 60 centesimi Michetti. Probabilmente la costruzione
di qualche collezionista dell'epoca.
Un 60 centesimi
Michetti originale assieme ad un falso: busta probabilmente non
viaggiata con annullo "di favore".
Tra gli altri pochissimi documenti (noti forse tre in tutto) che mostrano
questo 60 centesimi falso, esiste una lettera spedita da Roma l'8 agosto
1927 per Formia (riprodotta qui sotto) ed una busta che porta addirittura
un'affrancatura "gemella" (sotto a sinistra): reca infatti un 60 centesimi Michetti
autentico affiancato da quello falso! Il timbro di Roma è del 17 ottobre
1927 ed è stato apposto con ogni probabilità "di favore":
infatti la busta non appare viaggiata.
Busta
con uso isolato del 60 centesimi Michetti falso per frodare la
posta da Roma 8 agosto 1927 per Formia.