E' reato introdurre nei confini
dello Stato, acquistare, detenere o mettere in circolazione francobolli
contraffatti, anche non in corso, ma che hanno avuto corso legale,
emessi sia dallo Stato italiano che da Stati esteri.
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Di
questa
falsificazione non abbiamo molte notizie: noi la conosciamo usata a
partire dal 2006, ma questo non ci fa escludere che possa essere stata
stampata, ed utilizzata, anche in precedenza.
Non possediamo neppure dati circa la sua diffusione: le falsificazioni che
conosciamo provengono dal nord Italia. |
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Alti
valori € 2,80.
Sassone n. 2739
Unificato n. 2776
Cei n. 2630
Bolaffi n. 2855
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Falso.
Sassone n. -
Unificato n. -
Cei n. -
Bolaffi n. -
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Originale:
il reticolo ingrandito mostra dei tratti fini che si incrociano
regolarmente. |
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Il francobollo da € 2,80,
appartenente alla serie ordinaria "Alti valori", altrimenti detta
anche "Cifra", venne emesso il 3 febbraio 2004 a seguito
dell'aumento delle tariffe intervenuto a decorrere dal precedente 1°
gennaio; prima la tariffa per l'invio di una lettera raccomandata di
primo porto per l'interno era di € 2,58 (corrispondenti a Lire 5000, in
vigore dal 1° ottobre 2000).
L'imitazione risulta nel complesso ben eseguita e poteva benissimo ingannare
gli impiegati addetti alla bollatura delle raccomandate, alle quali era
soprattutto destinata.
I dettagli della vignetta, ideata originariamente da Emidio Vangelli ed inizialmente
da lui incisa assieme a Valerio Puliti (del quale si conservò il nome
nonostante da anni fosse ormai impiegato all'Officina della Banca d'Italia),
furono riprodotti piuttosto fedelmente nell'imitazione.
Infatti i falsi non si distinguono tanto per diversità nel disegno, ma
soprattutto per il differente metodo di stampa.
Gli originali furono stampati in calcografia ed hanno tutte le
caratteristiche della stampa calcografica abbinata alle macchine rotative,
in questo caso la Goebel.
Le falsificazioni non possono competere nella nitidezza e nella finezza dei
tratti dell'incisione originale. Un esempio fra tutti è dato dal tratteggio
incrociato di riempimento della cornice, che nella parte inferiore racchiude
la scritta «ITALIA».
A sinistra è riprodotto il tratteggio dell'originale, sotto a sinistra il
tratteggio originale illuminato a luce radente mentre qui sotto è visibile
il tratteggio del falso. |
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Originale: ancora
il tratteggio dell'originale illuminato a luce radente. E' evidente
lo spessore dell'inchiostro della stampa calcografica. |
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Falso: il reticolo ingrandito
mostra dei tratti non proprio nitidi e regolari mentre gli incroci
delle linee sono piuttosto ingrossati. |
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L'illuminazione a luce radente
evidenzia un'altra particolarità della stampa calcografica: il rilievo del
tratto. Con questo procedimento di stampa l'inchiostro che viene depositato
sulla superficie della carta ha uno spessore fisico, addirittura
percettibile sotto i polpastrelli delle dita. Esso è talmente in rilievo
che proietta la propria ombra. Cosa che non avviene nell'imitazione la cui
stampa risulta tutto sommato "piatta".
Notiamo questa particolarità anche osservando le minute scritte "in
ditta" che appaiono sul bordo inferiore, fuori della vignetta.
Sotto è mostrato ingrandito una parte della parola «VANGELLI»
(l'autore e l'ideatore del francobollo): i caratteri sono minuti e ad occhio
nudo non mostrano diversità tra l'originale ed il falso. Ma appena si
ingrandiscono si nota subito l'approssimazione dei caratteri dell'imitazione
a confronto con la precisione degli originali. Illuminati a luce radente,
questi ultimi mostrano il tipico rilievo della stampa calcografica: anche in
questo caso il rilievo dell'inchiostro è tale da permettere di proiettare
la propria ombra sulla superficie della carta.
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Originale: parte
del nome dell'ideatore del francobollo «VANGELLI» illuminata a
luce radente. |
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Falso:
lo stesso particolare della scritta "in ditta". Ingrandito
mostra un segno irregolare e "piatto". |
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Un
altro punto debole dell'imitazione è dato dal particolare procedimento
con cui avvenne l'inchiostrazione che i falsari, con i loro mezzi, non
riuscirono a replicare.
Nell'originale l'incisione sul cilindro riceve contemporaneamente più
colori: è il tipo di inchiostrazione detta anche "a zona" che
richiede l'impiego di mascherine.
Per semplificare, pensiamo ad un singolo un tratto inciso: questo può
essere inchiostrato contemporaneamente con un colore su un lato e con uno diverso sull'altro.
E' evidente che c'è un punto in cui i due diversi colori si uniscono, si
fondono, si mescolano per quanto poco.
Aggiungiamo anche che la mascherina non riesce a depositare
millimetricamente il colore: ci possono essere delle falle di colore (microfalle
o aree più estese) come ci possono essere infiltrazioni di un colore in
una zona dove ne era previsto un altro.
Sono piccoli difetti inevitabili, che tuttavia consentono (in disegni più
complessi) di ottenere delle sfumature intermedie e non un brusco
passaggio da un colore all'altro.
Prendiamo in considerazione il bordo del rettangolo che racchiude la testa
dell'Italia turrita a sinistra (stampata in verde) e lo stemma della
Repubblica a destra (stampato in rosso carminio).
Il rettangolo è disegnato con una linea incisa che ne costituisce il
perimetro: nella parte sinistra la linea riceve il colore verde, a destra
invece il rosso carminio, come si nota nell'immagine qui sotto a sinistra.
Nella falsificazione invece i passaggi di colore sono plurimi:
nell'immagine qui sotto vediamo un particolare del perimetro stampato in
verde (a sinistra) e una parte stampata in rosso (a destra). I passaggi di
colore sono due e non sono perfettamente a registro. E' evidente che, a
differenza dell'originale, qui non ci troviamo di fronte allo stesso
tratto che ha ricevuto due differenti colorazioni, ma si tratta di due
tratti distinti, ciascuno stampato con un colore diverso in momenti
successivi. |
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Originale:
la linea incisa è unica ed ha ricevuto a sinistra l'inchiostrazione
verde, a destra quella rosso carminio: è presenta anche
un'infiltrazione di blu. |
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Falso:
le linee sono due: una a sinistra per il passaggio stampa con il
colore verde, l'altra a destra per ricevere il colore rosso. |
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L'effetto
delle mascherine, come è stato detto, provoca frequentemente
infiltrazioni di colore nelle zone circostanti: qui sotto a sinistra
vediamo le linee incise sopra la testa turrita che tendono parzialmente al
verdastro: è la conseguenza dell'inchiostrazione della testa e più
precisamente del verde che in piccola parte si è depositato nelle linee
superiori.
Per imitare questo effetto il falsario ha lasciato nella lastra destinata
alla stampa del verde delle linee. Il risultato finale (qui sotto) mostra
il raddoppio delle linee: a quelle regolarmente stampate in bruno
rossastro si aggiungono dei segmenti distinti di linee stampati in verde
per imitare l'effetto dell'infiltrazione di colore. Se esasperiamo
l'ingrandimento, ma si nota già in questa immagine, si potranno notare
dei brevissimi tratti stampati in rosso in alcuni punti della testa
d'Italia (ad esempio su alcune linee verticali che disegnano le torri):
probabilmente sono voluti, per rinforzare il tratto cercando di dare un
aspetto calcografico alla stampa. |
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Originale:
per effetto della stampa con le mascherine le linee orizzontali sono
diventate parzialmente verdi. |
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Falso: per
imitare l'infiltrazione di verde sono state aggiunte delle linee
stampate in verde. |
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I
fogli dei falsi, oltre ad avere le scritte ai margini, sono stati
completati anche dal numeratore e dal codice a barre. |
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Le imitazioni vennero stampate su
fogli completati dalle scritte sui bordi e dal numero progressivo
accompagnato dal codice a barre.
La falsificazione risulta stampata su
carta non filigranata di discreta qualità con una gomma stesa uniformemente a
macchina simile per aspetto a quella originale. La carta, compreso lo strato
di gomma, risulta leggermente più sottile dell'originale ed è fluorescente, ma alla lampada di Wood dà
una risposta gialla solamente sul verso, a differenza dell'originale dove la
risposta è più moderatamente bianca.
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La
differente risposta della fluorescenza illuminata con la lampada
di Wood nell'originale (a sinistra) e nella falsificazione (a
destra). |
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La perforazione è decisamente ben riuscita: venne usato un perforatore di buona qualità di passo sostanzialmente identico
all'originale come si può vedere nel confronto sottostante.
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La
dentellatura dell'originale (a sinistra) messa a confronto con
quella della falsificazione (a destra). |
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Alcuni
esemplari della falsificazione (come quello mostrato sopra per il
confronto delle dentellature e quello usato qui sotto) presentano una particolarità: si nota la
presenza di una stampa parziale parassita in bruno rossastro della
cornice, di parti dei contorni della cifra del valore, della testa
dell'Italia turrita e delle scritte "in ditta".
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La
stampa "parassita" in bruno rossastro su una
imitazione usata. |
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Francamente non ci siamo spiegati il motivo di questa debole stampa,
sempre fuori registro in misura variabile: potrebbe spiegarsi con qualche
errore durante la stampa (ad esempio impiego di fogli utilizzati per
avviare la macchina o che hanno pulito il cilindro da resti di colore) che i
falsari hanno comunque spacciato (infatti ne abbiamo visti su
corrispondenza regolarmente viaggiata). Si potrebbe anche ipotizzare il
tentativo di creare artificiosamente delle "varietà" (mal
riuscite) per il mercato filatelico preparate parallelamente alla stampa
dei falsi da smerciare sul mercato.
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Due esemplari della falsificazione dell'Alto Valore da €
2,80 usati come complemento di un'affrancatura per assicurata.. |
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