Hiram
Bingham è considerato lo scopritore del Machu Picchu. Ma è stato proprio
lui a scoprire le rovine della cittadella fortificata dimenticata nella
selva del versante orientale della Cordillera di Vilcabamba?
In realtà, prima della sua scoperta, altri erano giunti a quelle rovine.
A Bingham resta comunque il merito di essere stato colui che fece
conoscere al mondo l'esistenza del Machu Picchu.
Le
rovine del Machu Picchu nella tradizionale vista d'assieme.
Quando gli spagnoli si stabilirono in quello che oggi è il "Departamento
del Cusco" in Perù, si dichiararono padroni, quindi proprietari,
di tutte le terre con tutto quello che contenevano: oro, argento, palazzi,
uomini, donne e animali.
Con le prime distribuzioni di terre (naturalmente con tutto quanto
esisteva in esse) non c'era la necessità di meticolose descrizioni sulla
loro estensione: si assegnarono i feudi con confini imprecisi ed
approssimativi per la vastità enorme dei territori, per la difficoltà di
stabilirli e l'impossibilità di percorrerli.
Bastava segnalare, ad esempio, «desde las altas cumbres de los cerros
que se ven por levante, hasta las orillas del río sin nombre que pasa
cerca la provincia de...» (dalle cime alte dei monti che si elevano
da oriente, fino alle sponde del fiume senza nome che passa vicino alla
provincia di...).
Questa forma di trascrizione delle aggiudicazioni e dei trasferimenti di
beni immobili fu evidentemente sufficiente anche per la zona dove si
trovava il Machu Picchu. I proprietari e gli amministratori che li
servivano non si interessavano a cercare nelle foreste monumenti
archeologici o "ruinas", come le chiamavano.
In questo modo si succedevano i proprietari, si dividevano le enormi
proprietà e passavano i secoli.
Non dovrebbe essere troppo difficile individuare negli archivi i documenti
relativi alle proprietà delle terre confinanti con le falde ed i dintorni
dell'enorme Nevado Salcantay (m. 6.271): dentro questa titolazione
dovrebbe essere inclusa la zona che contiene il Machu Picchu. Questo
comunque non vorrebbe dire che i proprietari o i loro servitori
conoscessero nel dettaglio il monumento preispanico.
In tempi successivi, ben prima dell'arrivo di Hiram Bingham la zona del Machu
Picchu era inserita nella titolazione dei fondi Qollpani e Kutija, poi
continuò lo smembramento restando come una unità immobiliare
indipendente la tenuta Q'ente, entro la quale è compresa la maggior parte
dei gruppi archeologici dell'attuale Parco del Machu Picchu: oltre allo
stesso Machu Picchu, anche Phuyupatamarka, Sayaqmarka, Wiñay Wayna,
Huayna Picchu, Kusichaka, Machu Q'ente, Wayna Q'ente, Andenniyuj, Patawasi
e altri.
Hiram Bingham (in alto a
destra nella foto, quasi dissimulato tra la vegetazione) durante le
sue esplorazioni che lo portarono alla scoperta scientifica delle
rovine di Machu Picchu.
I proprietari dei fondi non avrebbero mai potuto conoscere palmo a palmo
le loro proprietà, sia per l'enorme estensione, sia per la configurazione
topografica difficile ed irregolare, con valli, fiumi, colline e montagne
ricoperte da una fitta ed intricata vegetazione.
Sicuramente ci furono delle persone che conobbero le rovine prima
dell'arrivo di Bingham, perché le videro o perché vi abitavano, ma
evidentemente non ebbero la capacità, o la possibilità, di far conoscere
al mondo l'esistenza di questo monumento.
Lo stesso Bingham incontrò sul Machu Picchu due famiglie di contadini e
fu accompagnato alle rovine da un ragazzo indio.
Simone Waisbard, in un suo libro dedicato al Machu Picchu, commentando la
cronaca del soldato spagnolo Antonio Altamirano (che morì nel 1555),
indica che il cronista strinse amicizia con un altro soldato spagnolo,
Miguel Rufino. Quest'ultimo fuggì con una ragazza dell'Ajllawasi del
Cuzco, di nome Gualca, per la valle di Ollantaytambo, nascondendosi nella
selva fitta fino a raggiungere una città nascosta. Waisbard scrive che
questa città potrebbe esser stata Machu Picchu.
Waisbard racconta anche che un certo Luis Béjar Ugarte fu portato da
Agustín Lizárraga fino alla città antica chiamata oggi Machu Picchu
già nel 1894.
In un'altra occasione, nel luglio 1901, lo stesso Augustín Lizárraga
accompagnò fino alle rovine due cercatori di tesori, tali Enrique Palma e
Gabino Sánchez. Questi due lasciarono anche una scritta con i
loro nomi, datata 14 luglio 1901, che sarebbe stata trovata dieci anni dopo
dallo stesso Bingham.
I tre vi incontrarono un certo Anacleto Alvarez che viveva "en las
ruinas" come un selvaggio. Alvarez aveva preso in affitto per
otto anni delle terre per coltivarle al canone annuo di 12 soles.
Nel 1911 Oscar Santander Cascelli incontrò nel sito di Machu Picchu
Toribio Richarte, un contadino affittuario che pagava 12 soles all'anno al
proprietario della tenuta Kutjia, don Abril Vizcarra.
Ma fu solo Bingham che fece conoscere al mondo l'esistenza della cittadella
perduta di Macchu Picchu.
Forse era questa
l'illustrazione del libro che affascinò Bingham in gioventù:
rappresenta il ponte sospeso di Saint Louis sul rio Apurímac.
Hiram Bingham nacque ad Honolulu il 19 novembre 1875. Fece i suoi studi
superiori all'Università di Yale, poi in quella della California.
Egli ottenne il titolo di Dottore in Storia all'Università di Harvard e
fu professore titolare all'età di 26 anni.
Il suo più grande desiderio era di insegnare la Storia Sudamericana. Per
questo si dedicò allo studio delle campagne militari di Simón Bolívar.
Per approfondire lo studio, affrontò un lungo viaggio sui luoghi che
videro protagonista "el Libertador", attraversando le
foreste di Colombia e Venezuela.
I suoi viaggi non solo gli permisero di approfondire la conoscenza della
strategia militare di Bolívar, ma gli diedero la possibilità di avere un
contatto con Elihu Root, allora Segretario di Stato degli Stati Uniti.
Questi restò impressionato dalle conoscenze di Bingham sull'America del
Sud e lo nominò delegato al primo Congresso Scientifico Panamericano che
si sarebbe svolto a Santiago del Cile nel 1908. Al termine del Congresso,
Bingham approfittò per esplorare le vecchie vie commerciali spagnole attraverso l'Argentina,
il Cile ed il Perù.
In gioventù Bingham possedeva un libro di viaggi nel quale c'era
l'illustrazione di un ponte incaico: il famoso ponte sospeso di Saint
Louis, sul rio Apurímac. Quell'illustrazione lo aveva affascinato
profondamente e lo spinse a studiare più seriamente la storia del Perù inducendolo ad affrontare un viaggio a dorso di mulo da Cuzco per
attraversare la terra incaica.
Bingham a Cuzco prese contatto con il Prefetto del Dipartimento di Apurímac,
il signor Núñez, che gli suggerì di visitare Abancay e gli ultimi
luoghi abitati dagli Incas. Era il 1909 e fu la sua prima volta nei
territori incaici.
Ritornato negli Stati Uniti preparò una spedizione in Perù per «collezionare
dati geologici e biologici e soprattutto per cercare di scoprire l'ultima
capitale degli Incas».
Arrivato a Lima nel 1911, Bingham studiò le cronache del XVI e XVII
secolo: quella del padre agostiniano Fray Antonio de la Calancha lo fece
meditare sulle informazioni su Vilcabamba. Trasferitosi a Cuzco indagò su
possibili città precolombiane nella zona delle valli.
La
foto "classica" che ritrae Hiram Bingham in posa davanti
alla sua tenda, in tenuta da esploratore.
In luglio lasciò Cuzco con l'aiuto del commerciante italiano Cesare
Lomellini percorrendo la valle dell'Urubamba, toccando Ollantaytambo, Sala
Punco, Llactapata, Q'ente, delle povere capanne a Maquinayuj (oggi Aguas
Calientes) fino ad una piccola radura sul lato destro del fiume, chiamata
Mandorpampa. Qui si accampò vicino all'unica capanna che c'era, abitata
dalla famiglia di Melchor Arteaga.
Bingham non era solo. Sappiamo che era con lui il sergente Carrasco che gli
faceva da interprete perché conosceva il quechua.
La storia consolidata ci dice che Arteaga, al quale era stato chiesto se
conosceva l'esistenza di resti archeologici, avrebbe risposto indicando la
montagna che stava di fronte: lì c'erano "ruinas", la
montagna si chiamava Machu Picchu che significa "montagna
vecchia". Bingham con gli accompagnatori passò la notte in tenda per
mettersi in cammino il giorno dopo.
Secondo questa versione, Bingham avrebbe saputo direttamente da Melchor
Arteaga dell'esistenza di Machu Picchu.
Ma esiste anche una seconda versione: un compatriota amico di Bingham si era
messo in cammino nella valle dell'Urubamba una quindicina di giorni prima di
Bingham. A. Giesecke, questo il suo nome, sarebbe stato sorpreso da un
violento temporale a Mandorpampa e si sarebbe rifugiato nella capanna del
meticcio Melchor Arteaga e da questi avrebbe saputo in anteprima
dell'esistenza delle "ruinas". Notizia che poi riferì a
Bingham.
Veniamo comunque a quel 24 luglio 1911.
L'albeggiare di quel giorno si presentava con una pioggia gelata. Arteaga
intirizzito voleva restare nella capanna. Bingham si offrì di pagarlo bene
se lo avesse condotto alle rovine, ma Arteaga obbiettò che la salita, in un
giorno così bagnato, sarebbe stata molto pesante e difficile; ma poi,
quando seppe che avrebbe potuto ricevere un sol, ossia tre o quattro
volte il salario che si pagava in zona, acconsentì di accompagnarlo.
Gli chiesero dove si trovavano le rovine ed Arteaga indicò la cima della
montagna. Nessuno del gruppo di Bingham pensò che potessero essere
particolarmente interessanti e quindi nessuno mostrò interesse ad
accompagnarlo. Perciò alle dieci della mattina si misero in cammino solo
Bingham ed il sergente Carrasco seguendo Arteaga che li precedeva di pochi
metri. Dopo una camminata di un tre quarti d'ora, Arteaga lasciò il
sentiero principale e si inoltrò nella selva fino a raggiungere la riva di
un fiume. Qui c'era un ponte primitivo che lo attraversava nel punto più
stretto, dove la corrente era costretta a scorrere tra due grandi
rocce.
Il ponte era costituito da cinque o sei tronchi non molto robusti messi di
traverso del fiume, alcuni dei quali non erano lunghi abbastanza per coprire
la distanza tra i due appoggi, per cui erano stati puntellati e legati con
delle liane.
Bingham ed il sergente Carrasco con un certo timore lo attraversarono
"a gattoni". Superato il ponte, i tre cominciarono a salire avendo
lasciato la sponda del fiume. La vegetazione era molto fitta, si
arrampicarono con molta difficoltà ed a mezzogiorno, quando erano
completamente sfiniti, arrivarono ad una piccola tettoia, a duemila piedi
sopra il fiume, dove con sorpresa trovarono alcuni indios
meravigliati per l'inaspettato arrivo dei forestieri, ai quali offrirono
delle gocciolanti calabasse di acqua fresca (la calabassa è una zucca
svuotata dell'interno utilizzata come recipiente).
I due indios erano Toribio Richarte e Anacleto Alvarez i quali,
secondo quanto dissero a Bingham, da quattro anni abitavano in quel luogo ed
avevano due famiglie contadine: volevano lavorare la terra e sfuggire
all'attenzione degli esattori delle imposte.
Lavoravano su alcuni terrazzamenti ("andenas") che facevano
parte di quella che poi risultò essere la favolosa città di Machu Picchu.