Ecco il primo caso:
Il signor Wilhelm Piek, presidente della Repubblica Democratica Tedesca, non credo fosse particolarmente amato da alcuni fra i suoi concittadini, e l'mmagine che ne danno i due “Propagandafälschung”, con l'augurio di spietata impiccagione, non può che confermarcelo. Le diciture recitano: "repubblica non tedesca e non democratica".
Sopra ho posto due valori “regolari”, sotto quelli modificati o “truccati”:
Ma i falsari-propagandisti non si limitarono a questi due ordinari. L’emissione più sfruttata ai loro scopi fu quella (1953) celebrativa del “Fünfjahresplan” o piano quinquennale. Personalmente conosco falsificazioni – o adattamenti propagandistici – di cinque valori.
Ecco il 6 Pfennig, quello a sinistra è il valore emesso dalle Poste della DDR, quello a destra è il valore “modificato:
I cambiamenti sono questi: il lavoratore a sinistra, nel falso, reca in mano un foglio con la scritta “Freie Wahlen”, “libere elezioni”, l’operaio alla destra ha le fattezze del dirigente comunista Walter Ulbricht e “pende” sulla sua testa la scritta “Nach Moskau”, che si potrebbe rendere con “vattene a Mosca”.
Ora il 12 pfennig:
Nel francobollo “truccato” (posto a destra di quello "ufficiale") si può leggere "Arbeite langsam in der Undeutschen Undemokratischen Republik", cioè: "lavorate(?) lentamente nella repubblica non tedesca e non democratica", e questo è un invito al sabotaggio della produzione industriale che va a vantaggio, dicono i falsari-propagandisti, di uno Stato non tedesco e non rappresentativo dei suoi cittadini.
Ora un altro messaggio critico dello stato “socialista”, in questo francobollo della medesima serie, il 20 pf. (a sinistra il “vero”):
Nel francobollo emesso dalla DDR, in alto si legge la scritta: “Elser bad der Werktätingen”, cioè “Elser (che è una località termale nella Germania Est) terme dei (per i) lavoratori”; nella contraffazione la scritta diventa “"Elster Bad der Werkbonzen", cioè “Elster terme dei bonzi del lavoro”. Secondo la terminologia in uso nell’Est europeo del socialismo reale, i bonzi sono i grandi burocrati dell’apparato politico, i “grossi papaveri”, diremmo noi. E, accusa il falso francobollo, solo loro sono prescelti per questa cura-vacanza.
Passo ora a due francobolli, in realtà ad uno solo, perché il secondo è lo stesso valore sovrastampato, sempre della serie per il piano quinquennale, il 24 pf., poi munito, mediante sovrastampa, del nuovo valore di 20 pf.:
Il francobollo "vero", anche qui, è quello a sinistra.
La “falsificazione” a scopo propagandistico di questi due valori fa riferimento ad un evento tragico, l’insurrezione operaia del 17 Giugno 1953 a Berlino, che fu repressa nel sangue di decine di cittadini, dai carri armati sovietici, dopo che la polizia tedesco-orientale aveva solidarizzato con chi era sceso in strada per protestare contro il regime.
Nei valori “regolari” – posti a sinistra – la scritta, che descrive la vignetta, è “Berlin Stalinalllee”, cioè “Viale Stalin”; nelle contraffazioni vi è quest’aggiunta a “Berlin Stalinallee”/“Strasse des 17 Juni”, cioè “strada del 17 Giugno”; infatti in questa strada si svolsero alcuni dei fatti salienti della rivolta repressa dai Sovietici. Anche le diciture alla base delle vignette cambiano: “Deutsche Demokratische Republic” diventa “Undeutsche Undemokratische Republik“, sempre a rivendicare l’estraneità del popolo nei confronti dello Stato tedesco-orientale.
Si trova anche questa vignetta, un po’ diversa e forse di più difficile uso postale:
In alto la dicitura è semplificata “Berlino, strada del 17 Giugno”; in basso non si distorce nulla, si scrive, in modo diretto “Deutsche Wolkaufstand”, cioè “Insurrezione popolare tedesca” o “insurrezione del popolo tedesco”. Inoltre i passanti della vignetta del francobollo "ufficiale" sono sostituiti da una folla di dimostranti.
Ci si può chiedere: qual era lo scopo di queste emissioni “pirata”? Esse non sono vere e proprie falsificazioni, perché il falsario di francobolli si sforza di realizzare un prodotto il più possibile uguale alla carta valore presa di mira, mentre nel caso di cui scrivo siamo di fronte ad alterazioni. Alterazioni aventi lo scopo di far circolare, sulla corrispondenza affrancata con esse, un messaggio di critica e di condanna di un regime politico che di critiche fatte apertamente, non ne consentiva affatto. Pronunciare in pubblico alcune delle espressioni riportate nei francobolli alterati, avrebbe certamente portato l’autore in una galera di Stato, e avrebbe potuto anche capitargli di peggio. Perché alterare questi francobolli di uso corrente? Una volta su lettera o cartolina, questi anonimi francobolli ordinari probabilmente sarebbero sfuggiti all’attenzione degli addetti postali, oppure gli addetti stessi, condividendo la critica al regime, avrebbero chiuso un occhio, facendo proseguire la corrispondenza. E probabilmente l’occhio di qualche persona sarebbe stato attratto da una qualche non conformità del francobollo, ed il messaggio si sarebbe diffuso. Chi fosse “entrato in contatto” col francobollo alterato, o fosse stato trovato in possesso dello stesso, avrebbe sempre potuto discolparsi sostenendo di non avere notato la differenza.
Un semplice francobollo critico verso lo Stato dittatoriale avrebbe potuto minare la solidità del sistema? Ne dubito fortemente, tuttavia, diffondendo voci critiche avrebbe dovuto testimoniare l’esistenza, pur nel grigiore civile imposto dai detentori del potere, di voci libere e “vive”.
Ecco una lettera viaggiata che reca uno di questi “clandestini”, a prova del fatto che essi circolarono veramente per posta:
Un’ultima notazione: da quello che so, gli esemplari dei quali ho scritto sono ricercati ed hanno valutazioni in genere alte. Si conoscono, ed è curioso, delle falsificazioni dei “Propagandafälschung”, falsificazioni per ingannare collezionisti di "falsi". Ironia della sorte.

