La rivolta di Varsavia

Che storie si nascondono dietro quello che può sembrare un semplice francobollo??? E qual'è la vostra conoscenza sui francobolli? Potrete scoprire entrambe le cose in questo forum.....

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Lucky Boldrini
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La rivolta di Varsavia

Messaggio da Lucky Boldrini »

Ciao a tutti,

dal nostro vecchio Forum ecco un'altra bella "storia dietro i francobolli" che ci raccontò Marco Fasoli.

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LA RIVOLTA DI VARSAVIA

(Da non confodere con la rivolta del ghetto degli ebrei di Varsavia, avvenuta più di un anno prima, nel 1943.)

Alla fine di luglio del 1944 le armate di Rokossovskij erano giunte sulla riva destra della Vistola, che attraversava la periferia orientale della capitale, e dai tetti delle case di Varsavia era possibile vedere gli accampamenti dei sovietici; i tedeschi erano consapevoli dell’imminente avanzata nemica. L’idea di una insurrezione contro forze superiori era quindi legittimata dalla convinzione che, all’occorrenza, i sovietici sarebbero intervenuti in soccorso dei polacchi.
La rivolta scattò alle ore 17 del primo agosto e colse di sorpresa la guarnigione tedesca. Tuttavia gli uomini di Komorowski disponevano solamente di armi
leggere, di poche mitragliatrici e di alcuni cannoni controcarro; anche l’addestramento era, per forza di cose, approssimativo, e le prime offensive si risolsero in bagni di sangue privi di risultati apprezzabili.
Ben presto Komorowski, detto "Bor", che disponeva di circa 45.000 uomini, fu costretto a ripiegare su tattiche di guerriglia urbana, mentre sul fronte tedesco il comando delle operazioni fu affidato al generale delle SS Erich von dem Bach ai cui ordini, oltre alla guarnigione di stanza, furono destinati alcuni reparti dell’esercito e delle Waffen-SS per un totale di circa 50.000 effettivi.
Il conflitto trasformò Varsavia in un inferno che colpì duramente la popolazione civile, stretta fra i due fuochi, stremata dall’improvvisa scomparsa di generi alimentari ed oggetto della brutale repressione. Heinrich Himmler, superiore di von dem Bach, in qualità di comandante supremo delle SS e responsabile della germanizzazione delle zone occupate dalle forze del Reich, diede ordine di uccidere senza distinzione di età, di sesso e di funzione; i militari tedeschi erano quindi autorizzati a sparare anche ai bambini, alle donne, al personale medico ed ai religiosi, nonché a bombardare e ad incendiare gli edifici senza curarsi di chi li occupava.
L’auspicato soccorso sovietico non vi fu e le rimostranze del governo polacco si infransero contro il Primo ministro britannico Winston Churchill. Questi cercò dapprima di convincere Stalin ad intervenire a fianco degli insorti e quindi, di fronte al disinteresse del Cremlino, organizzò dei soccorsi aerei per gli uomini di Bor. I voli partivano da Brindisi e, dopo una pericolosa e lunga trasvolata, gli aerei paracadutavano sulla capitale polacca armi, medicinali e viveri che, in buona parte, finivano in mano tedesca.
Col passare del tempo la situazione bellica volse a favore delle truppe di von dem Bach, sebbene la tenacia degli insorti fosse tale da meritare perfino il riconoscimento di Radio Berlino. La resa dell’Esercito Nazionale fu siglata il 2 ottobre 1944 da Komorowski e da von dem Bach. I tedeschi riconobbero agli insorti ed ai civili catturati lo status di prigionieri di guerra, tutelati quindi dalla convenzione di Ginevra, ma imposero la deportazione di quasi mezzo milione di persone in previsione dell’esecuzione di uno dei più insensati ordini di Adolf Hitler: la totale distruzione della città di Varsavia.
L’attuazione delle condizioni di resa fu surreale: i civili ed i militari polacchi sfilarono orgogliosamente per la città, consegnandosi ai militari tedeschi mentre a pochi chilometri di distanza, oltre la Vistola, stazionava inerte quello stesso esercito sovietico che altrove stava combattendo tenacemente contro la Wehrmacht. Una volta sgomberata dalla popolazione, Varsavia fu distrutta, casa per casa, da corpi delle SS sottratti al combattimento per tale scopo, prima che l’Armata Rossa, solamente nel gennaio del 1945, penetrasse nella capitale abbandonata dai nazisti e ridotta in macerie.

Questo è il primo foglio costruito da Marco Fasoli:
Varsavia1.jpg


Nel secondo foglio autocostruito, Marco conclude con un brano di un articolo di Paolo Rumiz tratto da “La Repubblica”, molto toccante:

"E quando, il 3 ottobre, arriva la capitolazione, su Varsavia scende un silenzio quasi metafisico. In quel silenzio, il canto di un vecchio rimasto solo, inebetito su una sedia della cucina. La liturgia delle ore, un antico canto contadino che diventa urlo, uno squarcio nell'anima. I tedeschi riconoscono il valore degli insorti, concedono l'onore delle armi. Poi cominciano a distruggere la città. Dinamite e lanciafiamme."

Varsavia2.jpg


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Ciao:

Luca

P.S.
Dal vecchio Forum di F&F - Giugno 2007
Contributo di Marco Fasoli.
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Luca Boldrini (ex Luckystr1ke) - Livorno

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Giuseppe Ghetti
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Re: La rivolta di Varsavia

Messaggio da Giuseppe Ghetti »

I voli partivano da Brindisi e, dopo una pericolosa e lunga trasvolata, gli aerei paracadutavano sulla capitale polacca armi, medicinali e viveri che, in buona parte, finivano in mano tedesca.

Vorrei sottolineare una circostanza: sarebbe stato utilissimo per questi velivoli potere sostare e rifornirsi in territorio controllato dai Sovietici, nei pressi della capitale polacca. Infatti essi dovevano affrontare un volo senza scalo dall'aeroporto di partenza fino a Varsavia e da qui fino alla base, e spesso atterravano senza una goccia di carburante oppure erano costretti ad atterraggi di fortuna, sulla via del ritorno, per avere terminato l'autonomia. Non esistevano, all'epoca, sistemi di rifornimento in volo. Ebbene, i Sovietici si rifiutarono nel modo più reciso di concedere l'atterraggio degli aerei "alleati" all'interno delle loro linee.
Ciao: Ciao:

Revised by Lucky Boldrini - February 2010
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