Su alcune pubblicazioni filateliche del passato, tra le diverse sostanze chimiche, viene indicato anche l’uso dell’acqua ossigenata, ma raccomandata prudenza ed in casi estremi, soprattutto per i francobolli Antichi. Anche l’uso dell’acqua ossigenata viene indicata per smascherare determinati trucchi adottati dai soliti giocherelloni mediante l’utilizzo di sostanze chimiche per ottenere il fraudolento viraggio dei colori originari alla tinta pregiata.
Non credo al miracoloso uso dell’acqua ossigenata nell’intervento “conservativo” sui calcografici di Napoli. Nemmeno è il caso di citare qualche autorevole pubblicazione sul degrado dei colori o sul restauro che ove indicato limitano l’uso per giunta con l’adozione di determinati accorgimenti (ad es. di neutralizzare l’acido solforico perchè potrebbe – ripeto potrebbe – danneggiare la cellulosa, oltre che nemico dei pigmenti in quanto è causa dell'inscurimento dei pigmenti a base di piombo), perché probabilmente non sarei all’altezza o non creduto.
Ad Antonello dico che quel bagnetto non ha rimosso del tutto le ossidazioni (che lui chiama sporco) sul francobollo difettoso (che spero vi mostrerà tra qualche mese).
Poi, ovviamente solo se lo vorrà, potrà anche dare ulteriori preziosi consigli, al fine di chiarire se:
1) Gli inchiostri degli annulli (e le proprietà oleose che lo compongono) subiscono qualcosa quando bagnati con acqua ossigenata (ormai è troppo tardi per quel 10 grana)?
2) Succede qualcosa alle eventuali firme a matita, ai timbri, etc apposti dai periti dietro ai francobolli, quando la carta viene bagnata con acqua ossigenata?
3) L’uso dell’acqua ossigenata può accelerare o meno l’eventuale degrado della carta dei francobolli?
Buon proseguimento.
