Antonello Cerruti ha scritto:Vorrei portare un piccolo contributo a questa bella discussione.
Per i fogli che avrebbero ricevuto le cinquanta-testine-cinquanta sarebbero state allestite (immagino) diverse tavole con le impronte a secco.
Poi, si ruppero tutte insieme o, più credibilmente, si ruppe il macchinario che imprimeva le testine a secco.
Mi sembra peraltro difficilissimo che le due operazioni (stampa litografica e stampa a secco) avvenissero contemporaneamente.
Al museo ci sono (e ci sono state mostrate) le lastre e singoli punzoni.
Rimane comunque in sospeso la questione delle doppie, triple testine, nonché di quelle capovolte...
Il Sassone quota e cataloga esemplari di tutti i valori delle primissime tirature con le testine capovolte.
Ma non ne cita nessuno in coppia; forse perchè l'occasionale errore di UNA testina impressa capovolta, magari dovuto ad un cambio di operaio o alla sonnacchiosa ripresa del turno di lavoro, veniva immediatamente corretto?
Per quanto concerne i fogli stampati con secondo metodo, questi rappresenterebbero un vistoso passo indietro, proprio nel momento in cui maggiore divenne la richiesta.
Vi sembra logico?
Posto l'immagine di un foglio del 40 centesimi delle ultime tirature. E' senza testine e tali francobolli, da sempre, vengono chiamati "non ultimati" in quanto non passarono l'ultima fase di stampa.
Sono rarissimi ma esistono anche delle tirature precedenti, quelle cioè che sarebbero state allestite con le testine impresse con il primo metodo.
Ne ho di diversi valori.
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
Che meraviglia! Grazie per averlo condiviso! Finora (a parte i blocchi) conoscevo il foglio integro solo del 5 cent. passato in tempi recenti in asta Ferrario.
Per lo stato di corruzione del filetto alla pos. 12 dovrebbe appartenere all'ultimissima tiratura del 40 cent.
E' gommato?
Tornando alle tue domande. Nel mio percorso (modesto e sicuramente non privo di errori, ma è così che apprendo) mi sono imbattuto in esemplari che, a mio modo di vedere, portano a una certa spiegazione, e in altri esemplari che conducono a una interpretazione opposta.
Questo rende per me difficile sposare una tesi univoca, a meno che si arrivi ad ammettere che nell'officina Matraire si siano adottate più di una modalità operativa: ma permangono molti punti interrogativi dovuti per es. a esemplari che mostrrebbero (il condizionale e d'obbligo) l'uso di un metodo ibrido rispetto a quelli tradizionalmente condivisi.
Ma, ribadisco, per me sono ipotesi di lavoro, non tesi.
Aggiungo alla discussione il verso di un altro blocco (non mio purtroppo) del 13Eb (classificazione Sottoriva) con doppie (e talvolta triple) effigi ma anche con la doppia (tal. tripla) impressione del riquadro del punzone: non avevo avuto occasione di vederne di così nette.
Primo metodo, ma se si fosse adottata una tavola unica di punzoni solidali fra loro, mi spetterei di vedere le doppie effigi impresse alla medesima distanza in senso verticale (ma nella seconda "riga" non è decisamente così).
Quindi tenderei (il condizionale è sempre d'obbligo) a considerare questo blocco una prova di impressione del primo metodo ma "un'effige alla volta".
Però siamo nel '63: non si era già passati da oltre un anno a un metodo produttivo più veloce? Perché fare un "antieconomico passo indietro"?
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