Il capo dello Stato era Edvard Beneš, già presidente della Repubblica fino al diktat di Monaco del Settembre 1938, poi, durante la seconda guerra mondiale, capo del governo cecoslovacco in esilio a Londra:
Beneš, appartenente al Partito Socialista Nazionale (oggi diremmo “liberalsocialista”) fu il presidente del governo provvisorio cecoslovacco del 1945.
Fu riconfermato nella sua carica dal Parlamento nel 1946.
Il primo ministro era sì il Comunista Klement Gottwald, fedelissimo a Stalin, ma 17 ministri sui ventisei del suo governo appartenevano ad altri partiti. Nel Parlamento, eletto con libere elezioni il 26 Maggio 1946, il PCCS (Partito Comunista Cecoslovacco) disponeva di 114 seggi su 300.
Tuttavia i Comunisti avevano inserito uomini di loro fiducia in tutti i gangli della vita pubblica: forze armate, polizia, economia, informazione. Avevano organizzato la “Lidová milice”, la milizia popolare, una forza armata semilegale, pronta ad obbedire a qualsiasi ordine del PCCS.
Un agguerrito reparto della milizia appare in un francobollo del 1953, mentre percorre il Karlův most; sullo sfondo il profilo del castello di Hradčany:
Inoltre la politica estera del governo era, in pratica, sottoposta all’approvazione dell’URSS: nel 1947, ad esempio, la Cecoslovacchia dovette rinunciare ai benefici del piano per la ricostruzione dell’Europa (piano Marshal).
Con l’aggravarsi della situazione internazionale, Stalin però andava ponendo fine all’esistenza dei sistemi politici di democrazia “borghese” in tutti i Paesi della sua sfera d’influenza e, in Cecoslovacchia, le forze non comuniste che partecipavano al governo favorirono inconsapevolmente questa svolta. Siamo giunti agli eventi del Febbraio 1948, che sarà poi “consacrato” dai Comunisti come “Vítězný únor” o “Febbraio vittorioso”, mentre in Occidente quei fatti vennero riassunti col nome di colpo di Stato di Praga.
Il 12 Febbraio 1948 il ministro degli interni Václav Nosek (uomo di Gottwald) sostituì gli ultimi funzionari non comunisti della polizia della città di Praga con uomini di sua fiducia. All’interno del governo nacque una furiosa polemica su quello che molti considerarono l’ultima prepotenza del PCCS. La spaccatura culminò con le dimissioni di dodici ministri dei partiti non comunisti: essi credevano che queste dimissioni in blocco avrebbero provocato la crisi del governo presieduto da Gottwald e che il presidente Beneš avrebbe indetto nuove elezioni.
Perché ciò accadesse, però, era necessario, a Costituzione vigente, che almeno tredici ministri si dimettessero, e ciò non si verificò. Il Socialista-Nazionale Jan Masaryk, (figlio del primo presidente della Repubblica Cecoslovacca) ad esempio, non si dimise dalla carica di ministro degli esteri. Il capo del governo (e del PCCS) Klement Gottwald ebbe gioco facile a mobilitare i militanti comunisti e la milizia popolare, contro quello che definì un complotto contro le istituzioni ispirato da agenti dell’Occidente capitalista e, con le vie di Praga e delle altre città del Paese presidiate dai suoi sostenitori armati, sventolando anche la minaccia di un intervento militare dell’Armata Rossa (che occupava la vicina Ungheria), convinse il Presidente della Repubblica a sostituire i ministri dimissionari con persone “ragionevoli”, più docili.
Ecco Klement Gottwald che, il 21 Febbraio 1948, affacciato ad un balcone di Piazza della Città Vecchia, chiama alla mobilitazione, nell’emissione per il primo anniversario della presa del potere:
Il “golpe” di Praga consistette in questo, senza apparente violazione della Costituzione.
Il 25 Febbraio la crisi era terminata con un semplice rimpasto di governo.
In piazza San Venceslao Gottwald celebrò la vittoria della sua parte rivolgendosi ad una folla che vediamo in questo francobollo del 1953:
Ma da quel giorno si accelerò il processo di sovietizzazione delle istituzioni. Alcuni partiti della sinistra democratica vennero assorbiti dal PCCS in un “Fronte Nazionale”, fu elaborata una nuova Costituzione (9 Maggio 1948) che prevedeva elezioni sulla base della presentazione di una lista unica, unica lista (Fronte Nazionale, appunto) che si potè votare nelle elezioni indette per il 30 Maggio 1948. I giochi erano fatti. Il 7 Giugno 1948 il presidente della Repubblica Beneš si dimise, dopo essersi rifiutato di firmare la Costituzione del 9 Maggio. Il 14 Giugno il PCCS ottenne anche la carica della presidenza della Repubblica, nella persona di Klement Gottwald. Con questo annullo si volle commemorare l'evento:
Il colpo di Stato non vide scorrere sangue, ma alcune vittime si ebbero.
Jan Masarik, il ministro degli Esteri che era rimasto al suo posto, unico non Comunista nel nuovo governo Gottwald, fu trovato sfracellato sotto una finestra del suo ministero. Si parlò di una terza defenestrazione di Praga, mentre le autorità accreditarono la tesi del suicidio. Solo dopo il ritorno della democrazia le poste cecoslovacche lo ricordarono, con questo francobollo del 1991:
Edvard Beneš morì il 3 Settembre 1948 di emorragia cerebrale, qualcuno disse dovuta anche alle tensioni sopportate. Si impedì con la forza e l’intimidazione una massiccia partecipazione ai suoi funerale. Il “congedo” al vecchio uomo politico fu dato anche con questo triste (ed un po’ insignificante) francobollo:
Da allora fino a tutto il 1989, nessun personaggio politico della “vecchia” Cecoslovacchia, neppure Tomáš Garrigue Masaryk, il Padre della Patria per eccellenza, apparirà sui francobolli.
Si può dire che, alla morte di Beneš, le nuove autorità abbiano tirato un sospiro di sollievo. Egli fu sempre un convinto democratico, oltre che strenuo patriota.
La Cecoslovacchia si era trasformata in una “democrazia popolare” ed avrebbe conosciuto l’Inverno del totalitarismo per quarantun’anni, interrotto solo dall’illusione della Primavera del 1968.
Klement Gottwald morì il 14 Marzo 1953. Si dice che, essendo il suo "padrone" Stalin morto il 5 Marzo 1953, abbia trovato doveroso morire egli pure con un ritardo di nove giorni:
Il "Febbraio vittorioso", fu celebrato, durante la dittatura quarantennale con un'emissione di francobolli ogni cinque anni, senza eccezione, ma si arrivò anche all'ultima, nel 1988:
Vediamo, sul primo 50 haléřů un'allegoria dell'"Obrozená Národní fronta", il "Libero Fronte Nazionale", nome col quale il PCCS si presentava alle elezioni nelle quali era unico concorrente, sul secondo una statua (fra le non poche dedicategli) di Klement Gottwald. Nel foglietto c'è anche la "riedizione", in colore cambiato, di un francobollo da 60 haléřů del 1954 (un SOS, dunque), emesso per il 25° anniversario del Partito Comunista cecoslovacco, che mostra Gottwald nelle vesti di giovane agitatore.
Non ci saranno più emissioni di questo tipo. Dal 1989, la Libertà.
Ci tengo sottolineare il fatto che non ho minimamente inteso "fare politica". A diciassette anni dalla fine della guerra fredda, fatti come quelli riferiti sopra appartengono alla storia, per unanime riconoscimento.
![Saluto Ciao:](./images/smilies/ciao.gif)
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