1948 - La crisi in Cecoslovacchia

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Giuseppe Ghetti
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1948 - La crisi in Cecoslovacchia

Messaggio da Giuseppe Ghetti »

La conferenza di Yalta (4/11 febbraio 1945), aveva collocato la Cecoslovacchia, ricostituita in Stato sovrano, nella zona di influenza dell’URSS. Tuttavia, ancora all’inizio del 1948, il sistema politico del Paese si basava sulla democrazia parlamentare e sul multipartitismo.
Il capo dello Stato era Edvard Beneš, già presidente della Repubblica fino al diktat di Monaco del Settembre 1938, poi, durante la seconda guerra mondiale, capo del governo cecoslovacco in esilio a Londra:
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Beneš, appartenente al Partito Socialista Nazionale (oggi diremmo “liberalsocialista”) fu il presidente del governo provvisorio cecoslovacco del 1945.
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Fu riconfermato nella sua carica dal Parlamento nel 1946.
Il primo ministro era sì il Comunista Klement Gottwald, fedelissimo a Stalin, ma 17 ministri sui ventisei del suo governo appartenevano ad altri partiti. Nel Parlamento, eletto con libere elezioni il 26 Maggio 1946, il PCCS (Partito Comunista Cecoslovacco) disponeva di 114 seggi su 300.
Tuttavia i Comunisti avevano inserito uomini di loro fiducia in tutti i gangli della vita pubblica: forze armate, polizia, economia, informazione. Avevano organizzato la “Lidová milice”, la milizia popolare, una forza armata semilegale, pronta ad obbedire a qualsiasi ordine del PCCS.
Un agguerrito reparto della milizia appare in un francobollo del 1953, mentre percorre il Karlův most; sullo sfondo il profilo del castello di Hradčany:
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Inoltre la politica estera del governo era, in pratica, sottoposta all’approvazione dell’URSS: nel 1947, ad esempio, la Cecoslovacchia dovette rinunciare ai benefici del piano per la ricostruzione dell’Europa (piano Marshal).
Con l’aggravarsi della situazione internazionale, Stalin però andava ponendo fine all’esistenza dei sistemi politici di democrazia “borghese” in tutti i Paesi della sua sfera d’influenza e, in Cecoslovacchia, le forze non comuniste che partecipavano al governo favorirono inconsapevolmente questa svolta. Siamo giunti agli eventi del Febbraio 1948, che sarà poi “consacrato” dai Comunisti come “Vítězný únor” o “Febbraio vittorioso”, mentre in Occidente quei fatti vennero riassunti col nome di colpo di Stato di Praga.
Il 12 Febbraio 1948 il ministro degli interni Václav Nosek (uomo di Gottwald) sostituì gli ultimi funzionari non comunisti della polizia della città di Praga con uomini di sua fiducia. All’interno del governo nacque una furiosa polemica su quello che molti considerarono l’ultima prepotenza del PCCS. La spaccatura culminò con le dimissioni di dodici ministri dei partiti non comunisti: essi credevano che queste dimissioni in blocco avrebbero provocato la crisi del governo presieduto da Gottwald e che il presidente Beneš avrebbe indetto nuove elezioni.
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Perché ciò accadesse, però, era necessario, a Costituzione vigente, che almeno tredici ministri si dimettessero, e ciò non si verificò. Il Socialista-Nazionale Jan Masaryk, (figlio del primo presidente della Repubblica Cecoslovacca) ad esempio, non si dimise dalla carica di ministro degli esteri. Il capo del governo (e del PCCS) Klement Gottwald ebbe gioco facile a mobilitare i militanti comunisti e la milizia popolare, contro quello che definì un complotto contro le istituzioni ispirato da agenti dell’Occidente capitalista e, con le vie di Praga e delle altre città del Paese presidiate dai suoi sostenitori armati, sventolando anche la minaccia di un intervento militare dell’Armata Rossa (che occupava la vicina Ungheria), convinse il Presidente della Repubblica a sostituire i ministri dimissionari con persone “ragionevoli”, più docili.
Ecco Klement Gottwald che, il 21 Febbraio 1948, affacciato ad un balcone di Piazza della Città Vecchia, chiama alla mobilitazione, nell’emissione per il primo anniversario della presa del potere:
Immagine 008.JPG

Il “golpe” di Praga consistette in questo, senza apparente violazione della Costituzione.
Il 25 Febbraio la crisi era terminata con un semplice rimpasto di governo.
In piazza San Venceslao Gottwald celebrò la vittoria della sua parte rivolgendosi ad una folla che vediamo in questo francobollo del 1953:
12X.JPG

Ma da quel giorno si accelerò il processo di sovietizzazione delle istituzioni. Alcuni partiti della sinistra democratica vennero assorbiti dal PCCS in un “Fronte Nazionale”, fu elaborata una nuova Costituzione (9 Maggio 1948) che prevedeva elezioni sulla base della presentazione di una lista unica, unica lista (Fronte Nazionale, appunto) che si potè votare nelle elezioni indette per il 30 Maggio 1948. I giochi erano fatti. Il 7 Giugno 1948 il presidente della Repubblica Beneš si dimise, dopo essersi rifiutato di firmare la Costituzione del 9 Maggio. Il 14 Giugno il PCCS ottenne anche la carica della presidenza della Repubblica, nella persona di Klement Gottwald. Con questo annullo si volle commemorare l'evento:
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Il colpo di Stato non vide scorrere sangue, ma alcune vittime si ebbero.
Jan Masarik, il ministro degli Esteri che era rimasto al suo posto, unico non Comunista nel nuovo governo Gottwald, fu trovato sfracellato sotto una finestra del suo ministero. Si parlò di una terza defenestrazione di Praga, mentre le autorità accreditarono la tesi del suicidio. Solo dopo il ritorno della democrazia le poste cecoslovacche lo ricordarono, con questo francobollo del 1991:
ybs6.JPG

Edvard Beneš morì il 3 Settembre 1948 di emorragia cerebrale, qualcuno disse dovuta anche alle tensioni sopportate. Si impedì con la forza e l’intimidazione una massiccia partecipazione ai suoi funerale. Il “congedo” al vecchio uomo politico fu dato anche con questo triste (ed un po’ insignificante) francobollo:
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Da allora fino a tutto il 1989, nessun personaggio politico della “vecchia” Cecoslovacchia, neppure Tomáš Garrigue Masaryk, il Padre della Patria per eccellenza, apparirà sui francobolli.
Si può dire che, alla morte di Beneš, le nuove autorità abbiano tirato un sospiro di sollievo. Egli fu sempre un convinto democratico, oltre che strenuo patriota.
La Cecoslovacchia si era trasformata in una “democrazia popolare” ed avrebbe conosciuto l’Inverno del totalitarismo per quarantun’anni, interrotto solo dall’illusione della Primavera del 1968.
Klement Gottwald morì il 14 Marzo 1953. Si dice che, essendo il suo "padrone" Stalin morto il 5 Marzo 1953, abbia trovato doveroso morire egli pure con un ritardo di nove giorni:
Immagine 009x.JPG

Il "Febbraio vittorioso", fu celebrato, durante la dittatura quarantennale con un'emissione di francobolli ogni cinque anni, senza eccezione, ma si arrivò anche all'ultima, nel 1988:
xxx~0.JPG

Vediamo, sul primo 50 haléřů un'allegoria dell'"Obrozená Národní fronta", il "Libero Fronte Nazionale", nome col quale il PCCS si presentava alle elezioni nelle quali era unico concorrente, sul secondo una statua (fra le non poche dedicategli) di Klement Gottwald. Nel foglietto c'è anche la "riedizione", in colore cambiato, di un francobollo da 60 haléřů del 1954 (un SOS, dunque), emesso per il 25° anniversario del Partito Comunista cecoslovacco, che mostra Gottwald nelle vesti di giovane agitatore.
Non ci saranno più emissioni di questo tipo. Dal 1989, la Libertà.
Ci tengo sottolineare il fatto che non ho minimamente inteso "fare politica". A diciassette anni dalla fine della guerra fredda, fatti come quelli riferiti sopra appartengono alla storia, per unanime riconoscimento.
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Giuseppe Ghetti
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Re: 1948 - La crisi in Cecoslovacchia

Messaggio da Giuseppe Ghetti »

Così apparve il "giovane" Gottwald nel 1954: è (ovviamente) il "giovane" a sinistra. Il giovane di destra è come Gottwald avrebbe voluto essere, forse.
KG.jpg

Riapparizione, 1988, Yvert (Blocs) n° 76A:
gottw_1.JPG

gottw_2.JPG

Dubito che riapparirà nuovamente.
La serie del 1954 commemora, come ho scritto, il 25° anniversario della fondazione del PCCS; i due foglietti furono emessi in occasione dell'esposizione filatelica internazionale "Praga 1988".
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Giuseppe Ghetti
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Re: 1948 - La crisi in Cecoslovacchia

Messaggio da Giuseppe Ghetti »

Una piccola aggiunta. Colui il quale più validamente coadiuvò Clement Gottwald nella sua azione per la conquista totale del potere, si chiamava Rudolf Slánský. Comunista da sempre, assurse per volontà del "compagno Klement", alla carica di segretario generale del Partito Comunista Ceco-Slovacco, la massima carica all'interno di esso. Fu uno degli ispiratori dei "tábora nucených prací", i campi di lavoro forzato creati, già dall'Ottobre 1948, per rendere inoffensivi i "nemici dello Stato socialista", campi per i quali passarono decine di migliaia di cittadini politicamente "sospetti".
Bene, al culmine della sua carriera, Slánský fu arrestato, nel 1951, per tradimento. Contro di lui ed altre tredici altissime personalità del PCCS (fra loro troviamo, ad esempio, Vladimír (Vlado) Clementis, ministro degli Esteri del governo Gottwald dopo la morte di Jan Masaryk), furono formalizzate, in un processo-farsa, accuse (del tutto assurde) di trozkismo, titoismo, sionismo (dieci dei quattordici imputati, fra i quali Slánský erano Ebrei), spionaggio a favore dei capitalisti, ed altre ancora, una più "infamante" dell'altra. Una buona parte dei dirigenti del PCCS, i protagonisti vincenti del colpo di Febbraio, si trovava così alla sbarra. Il processo si svolse a Praga dal 20 al 27 Novembre 1952. Tutti gli imputati, dopo torture fisiche e psicologiche, si dichiararono colpevoli, "recitando" confessioni imparate a memoria, spesso a suon di botte. Furono erogate undici condanne a morte e tre ergastoli. Le condanne capitali furono eseguite quasi immediatamente. Rudolf Slánský fu "giustiziato" il 3 Dicembre 1952. Stalin aveva chiesto le teste dei membri più vivaci (e perciò sospetti) del Comunismo cecoslovacco e Gottwald gliele aveva prontamente date. La rivoluzione aveva divorato, come sempre, i suoi figli.
Dalla vicenda di questo processo, Costa Gavras trasse il film "La confessione" tratto dal libro-testimonianza di Artur London, uno dei condannati all'ergastolo, liberato già nel 1955 e riabilitato nel 1963.
Nel 2001, le Poste della Slovacchia hanno ricordato queste vittime della dittatura e tutte le migliaia di cittadini che furono condannati, spesso a morte, in processi farsa per motivi politici con questo francobollo:
pr.JPG

Voglio ben chiarire che quanto ho scritto non ha "coloritura" politica. Ho criticato i metodi ed il sistema di una DITTATURA, del dispotismo fattosi stato e come tale da condannarsi, come vanno condannati i colonnelli greci, Pinochet, i golpisti latinoamericani, Franco e Salazar, ed ora i generali birmani. Va anche ricordato il clima della guerra fredda.
Cionondimeno la Storia ora deve esprimere un giudizio di ferma condanna per quanto accadde a Febbraio, il venticinquesimo giorno del mese, nel 1948, a Praga ed in Cecoslovacchia.
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Giuseppe Ghetti
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Re: 1948 - La crisi in Cecoslovacchia

Messaggio da Giuseppe Ghetti »

Voglio tornare, dopo più di due anni, a questo argomento, fermandomi sulla figura del Presidente Edvard Beneš. Lo faccio con due cartoline, che mi fanno rivivere i due giorni cruciali per l'anziano capo di Stato.
Prima immagine, l'annullo è del giorno 6 Giugnio 1948:
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Beneš è ancora presidente, può ancora conservare l'altissima carica, ma in questo caso dovrà firmare la Costituzione del 9 Maggio 1948 che trasforma la Cecoslovacchia, da democrazia parlamentare multipartitica in Stato totalitario.
Come fosse nata la nuova Costituzione, lo testimonia bene l'illustrazione di questa busta con l'annullo commemorativo della medesima:
molg 004.jpg

La nuova legge fondamentale non è nata nelle aule parlamentari, ma nelle strade dove a farla da padrona è la milizia popolare di Gottwald.
L'annullo su questa cartolina è invece del 7 Giugno 1948:
molg 002.jpg

Benes, in questo giorno ha deciso. Non firmerà il documento e, come il 5 Ottobre 1938, quando si dimise dalla stessa carica per non dovere sottostare al diktat di Monaco, sceglierà la via dell'onore.
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Daniele
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Re: 1948 - La crisi in Cecoslovacchia

Messaggio da Daniele »

Una vicenda alla quale spesso non di da il peso dovuto, forse volutamente poiché si cerca di dimenticare come certi cambiamenti fossero spalleggiati anche internamente e non solo per le pressioni sovietiche.La figura di Gottwald oggi Cechi e Slovacchi cercano di dimenticarla anche la cittá che portava il suo nome oggi diventata Zlin rinnega il proprio passato. Certo non é facile ammettere quando un popolo commette degli errori , meglio dimenticare , cosí la crisi del 1948 oggi pochi la ricordano mentre festeggiano ricorrenze del 1968 e del 1989 .
Solo la mia opinione ovviamente

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Re: 1948 - La crisi in Cecoslovacchia

Messaggio da colgi »

Secondo me, quando nascono le dittature è perchè il popolo è comunque consenziente. Magari non come parte attiva (come in Italia e in Germania) ma come maggioranza silenziosa e inerte (e quindi, appunto, consenziente). Ed il popolo normalmente è il primo a pagare certe prese di posizione (o certe illusioni). Ed è giusto che sia così. :tri:

Opinione personalissima, naturalmente.

:-) Ciao:
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Re: 1948 - La crisi in Cecoslovacchia

Messaggio da Giuseppe Ghetti »

colgi ha scritto:Secondo me, quando nascono le dittature è perchè il popolo è comunque consenziente. Magari non come parte attiva (come in Italia e in Germania) ma come maggioranza silenziosa e inerte (e quindi, appunto, consenziente). Ed il popolo normalmente è il primo a pagare certe prese di posizione (o certe illusioni). Ed è giusto che sia così. :tri:

Opinione personalissima, naturalmente.

:-) Ciao:

Voglio ricordare che nelle elezioni politiche del 1946 (le ultime libere fino al 1990) il partito comunista cecoslovacco ottenne circa il 39 % dei suffragi. Di conseguenza all'Assemblea Nazionale era sì il primo partito come numero dei deputati, ma non aveva affatto la maggioranza assoluta.
Tuttavia i Comunisti si erano assicurati i posti che contavano nelle Forze Armate e in quelle di Polizia, nella Magistratura e nei Sindacati, in breve controllavano tutti i settori chiave della vita della Cecoslovacchia.
La svolta autoritaria di Gottwald non ebbe luogo in Parlamento ma si sviluppò su due fronti: l'intimidazione della popolazione, attraverso la scesa in campo della milizia popolare, e l'intimidazione nei confronti del Capo dello Stato, tramite la minaccia dell'intervento, dalla vicina Ungheria, dell'Armata Rossa.
Fu Stalin a volere la fine del regime democratico in Cecoslovacchia. Alla fine degli anni Quaranta del secolo scorso tutti i Paesi della zona di influenza sovietica in Europa furorno retti, dopo brevi esperienze multipartitiche, dai regimi totalitari denominati democrazie (!) popolari per preciso ordine del dittatore di Mosca. E ad autorizzare questa involuzione furono gli accordi presi a Yalta dalle potenze che di lì a poco avrebbero vinto il secondo conflitto mondiale.
Gli uomini di governo non Comunisti, come Jan Masaryk, che avevano creduto che la Cecoslovacchia potesse mantenere le sue istituzioni democratiche, ebbero solo la colpa di essersi illusi. Il popolo cecoslovacco non ebbe alcuna colpa o responsabilità. A tre anni dalla fine della guerra mondiale non si poteva pretendere che la gente si gettasse nell'avventura di una guerra civile e/o di una lotta contro l'esercito sovietico.
Ciao: Ciao:

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