facendo una ricerca in internet ho scovato questo articolo inerente i francobolli pubblicitari.
E' stato pubblicato il 10 12 1924 su 'La Stampa' di Torino.
Oltre all'interesse storico, a mio avviso trasmette molto della mentalità dell'epoca.


Il francobollo con la coda.
Dopo il timbro-réclame sulla corrispondenza postale, quello con le bretelle, o il reggiseno che fosse, il Ministero delle Comunicazioni e, per esso, la suprema Direzione delle Poste, ha escogitato un nuovo sistema semplice ed originalissimo di pubblicità: il francobollo con la coda, una minuscola e sgargiante appendice rossa di bellissimo effetto. Senonché il pubblico, che non è mai contento ed, egoisticamente, non pensa ai milioni che l’Amministrazione delle Poste incassa, senza dubbio, con questo nuovo sistema di pubblicità, è maledettamente seccato da quella coda ingombrante e non sa se possa staccarla senza pericolo.
In buon punto, dunque, l’Amministrazione postale ha diramato una circolare spiegativa la quale dice:
“Sono in vendita speciali francobolli composti di due parti, delle quali una è il francobollo vero e proprio (oh! guarda!) con l’effigie di S. M. il Re, e l’altra è un talloncino di pubblicità”. Sicuro, una provvida e simpatica pubblicità, magari un poco irriverente messa così a contatto con l’effigie del Sovrano, ma che renderà chissà quali enormi somme all’Erario.
“Non essendo le due parti del francobollo – dice la circolare – separate da una linea di perforazione, il pubblico può essere indotto a ritenere che sia assolutamente obbligatorio lasciarle unite ed applicarle sulla corrispondenza, mentre qualche volta lo spazio disponibile è sufficiente soltanto per un francobollo di dimensioni normali. Tale obbligo invece non esiste nei riguardi del servizio postale interno del Regno; ma è in facoltà degli acquirenti di lasciare unite le due parti del francobollo di nuovo tipo, essendo indispensabile come segno rappresentativo delle tasse pagate soltanto la parte che costituisce il francobollo vero e proprio, purché detta parte sia lasciata integra”. Ecco: non è indispensabile lasciare quella certa coda, ma siccome non c’è perforazione sarà bene che il cittadino, recandosi dal tabaccaio o all’ufficio postale ad acquistare i francobolli, si premunisca con un paio di forbici, quando non sia d’avviso di illeggiadrire le buste della sua corrispondenza privata con un po’ di réclame all’ultimo lubrificante, alla macchina per cucire o alla menta glaciale. Con un taglio netto la coda salta via e rimane il francobollo puro e semplice.
Questa operazione è, anzi, obbligatoria per le lettere spedite all’estero. Avverte, infatti, la non sullodata circolare: “Per quanto riguarda, invece, il servizio per l’estero, è obbligatorio servirsi del solo francobollo e gli acquirenti pertanto devono staccare il talloncino di pubblicità prima di affrancare la corrispondenza. Sempre nei riguardi delle corrispondenze per l’Estero, si avverte che il talloncino di pubblicità, anzi, non deve essere assolutamente applicato, anche se staccato, sul recto della corrispondenza”.
È chiaro e, soprattutto, molto semplice. E già che ci siamo facciamo nostra la proposta di un lettore: si vorrebbe che sui talloncini comparisse la fotografia di quel funzionario postale che ebbe la bellissima trovata dell’elegante e geniale sistema di pubblicità. È un vero peccato non farlo conoscere a tutta l’Italia.