
Il mio turno di servizio di quel fine gennaio stava terminando, ero abbastanza soddisfatto di come era andata quella nottata tra sabato e domenica, nulla di rilevante fatto salvo qualche piccolo incidente stradale di routine, ero addirittura riuscito a riposarmi un pochino e già stavo pregustando una ricca colazione prima di andare a casa quando alle sette in punto suona l’allarme.
Un’imprecazione smorzata in gola per il sicuro prolungamento della giornata, il centralinista riferisce “ esplosione con persone coinvolte in un edificio fuori città in un piccolo paesino di provincia”, via si parte in macchina nelle strade deserte della domenica mattina.
Incredibile, venti minuti che dai vari punti di vista possono sembrare interminabili ma che in realtà erano veramente pochi per arrivare nel paesino distante una quarantina di chilometri, appena in tempo per vedere caricare su un’ambulanza due persone anziane ustionate in più parti del corpo e partire a sirena spiegata per il più vicino ospedale.
Mi guardo intorno e mi rendo conto solo ora che il piano terra di una palazzina, facente parte di un complesso più grande di nuova realizzazione non c’è più, quasi da pensare che non fosse mai stato chiuso, che fosse un piano piloty, perché in piedi non era rimasto neanche il più piccolo muro divisorio.
Oddio, di fumo ce n’era ma la cosa che colpiva più di tutto erano le minutissime scaglie dei mattoni sparse nei dintorni, intanto la prima squadra intervenuta stava spegnendo quei focolai e quelle suppellettili che bruciavano, con esperienza indirizzavano i getti dell’acqua nei punti più critici. Entro all’interno dell’ex abitazione pensando come poteva essere accaduta una cosa del genere in considerazione che non avevo mai visto una minuta disgregazione dei laterizi a seguito di una fuga di gas quando il mio occhio mi cade su di un pezzetto di carta bruciacchiato, ma quella non è una lettera con un 20 C.mi Umberto I°, e quelle non sono lettere dello Stato Pontificio dissi dentro di me.
“Porca miseria ma qui ci sono altre lettere, fermi tutti” gridai non date più acqua e venite di corsa qui, feci tanti di quegli urlacci che sembrava che avessi trovato un’altra persona coinvolta nell’esplosione sotto i materiali carbonizzati. Spiegai ai colleghi che sotto quel materiale fumante che stavano spegnendo si trovavano forse le uniche cose che si erano salvate di quei due poveri vecchietti e tutti si misero con certosina pazienza a tirare fuori album di francobolli, soffocando con i guanti la carbonizzazione della carta esterna, lettere cartoline e ogni quant’altro si potesse recuperare. Purtroppo molto materiale venne danneggiato sia dall’incendio che dall’acqua però il mio tempestivo intervento salvò quel che era rimasto dalla distruzione totale. Tutto il materiale recuperato, una decina d’album e diverse decine di lettere vennero consegnate ai figli dei proprietari ai quali diedi anche qualche indicazione su come procedere alla conservazione del materiale deteriorato.
Un duro colpo per me collezionista veder andar persi tutti quei documenti e francobolli al pensiero di quanto tempo e con quanta passione il povero “vecchietto” gli aveva dedicato per raccoglierli e conservarli, ancor più duro alla notizia del suo decesso in ospedale anche se non lo avevo conosciuto e non sapevo nulla di lui, anzi pensavo chissà quanto mi avrebbe fatto piacere scambiare qualche opinione tra collezionisti.
Quella domenica di lavoro che pensavo dovesse finire per me alle otto di mattina finì molto più tardi, ma non nel senso concreto delle ore dell’orologio e del lavoro.
A proposito la fuga del gas non fu originata come qualcuno voleva far credere nella dimenticanza del rubinetto lasciato aperto da due persone anziane bensì da un colpo di piccone assestato sul tubo del gas da alcuni operai qualche giorno prima e ricoperto successivamente da una soglia di marmo.
Il gas lentamente aveva saturato ogni più piccolo spazio dell’intercapedine e dei mattoni forati ed una volta trovato l’innesco si era comportato come una microcarica di esplosivo disgregando tutti i muri, la causa dell'esplosione venne scoperto per la caparbietà con cui la squadra affascinata dal nonnino filatelista fece minuziosamente tutte le indagini possibili.

