Immaginavo che la lettera avrebbe riscosso successo, ora resta da trovarne qualcuna di data anteriore fino al 1/6/1850.
Scrivendo "Sembra una prefilatelica" intendevo, ovviamente vista la data, l'aspetto del tutto simile ad una del periodo preadesivo.
Riguardo il FRANCA: questo bollo invece è del tutto comune su questo genere di spedizioni verso l'estero mentre per l'INTERNO né il segno X né il bollo in questione erano più previsti dalle disposizioni del marzo 1850 (§25). Rimaneva invece in vigore il bollo RACCOMANDATA.
Tuttavia esistono rari casi di lettere con il francobollo e il bollo FRANCA anche per invii interni e probabilmente il Sassone si riferisce a questi.
Tema francobolli per le spedizioni estere: io ho scritto appunto "sulla carta" perché poi la clientela postale si mosse secondo le conoscenze in materia e/o comodità:andando allo sportello e pagando in contanti, oppure facendo da sé utilizzando i bollini. Come in altri casi i postali regolarizzarono i comportamenti, probabilmente sollecitati da casi periferici con lavorazioni diverse (spedizione senza problemi/tassazioni) attraverso una circolare datata 20 giugno che dava il benestare per l'inoltro di lettere trovate in buca già affrancate.
Però c'era un problema: chi si avventurava in affrancature self-service per l'estero doveva essere sicuro della tariffa. Altrimenti 1) la lettera non partiva neppure (Stati con affrancatura obbligatoria assoluta) 2) si perdeva il valore dell'affrancatura insufficiente e si assegnava il porto al destinatario (Stati con affrancatura obbligatoria relativa).
Poi col tempo le varie convenzioni assicurarono l'inoltro in PA con diverse addizionali o tenendo conto almeno del valore dei francobolli apposti
Ecco un altro esempio interessante verso l'estero trovato in rete

Francesco
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