Perbacco! E chi si aspettava tal numero di visitatori!
Prima di tutto grazie per i consigli dati, le osservazioni fatte, ma anche per idee e suggerimenti che verranno.
Non potrebbe essere altrimenti quando si decide per la condivisione delle proprie idee, in modo particolare se "dentellate". Se poi di "viaggiare" si tratta... figuriamoci la ghiotta occasione di sperimentare nuovi itinerari.
Per chi ha scritto mi sento di dire che c'è un certo piacere nel notare, andando al di là dei dogmi accademici, che si è colto l'aspetto divulgativo in cui la raccolta si colloca. Per riprendere ciò che ho già scritto, quasi uno specchio del proprio percorso collezionistico visibile nel modo in cui la passione ci detta le modalità di costruzione e sviluppo degli album, la voglia di raccontare e raccontarsi, ma anche il piacere di condividere, pur con tutte le imperfezioni ed i refusi che ogni manifestazione creativa abbinata allo scientifico rigore di un percorso espositivo porta con se.
Trovo giusto, infatti, fare un passo indietro per spendere qualche riga nel dire che i miei esordi sono stati classici, da collezionismo da casella. Poi, nel tentativo (insano, ma fisiologico) di trasmettere qualcosa dei propri interessi ai figli mi apparve chiaro che mancava per loro una chiave di lettura interpretabile. La prima risposta di mia figlia, nel guardare distrattamente la mia collezione, fu laconica: "che ci vuole, basta avere molti soldi e ti compri la collezione più bella che c'è". Immaginate la delusione. Mai riflessione fu più necessaria.
Quel modo di esporre i propri reperti era dunque un percorso museale autocelebrativo?
Come una serie di ceramiche monocromatiche di differenti popolazioni e di differenti periodi storici privi di tabelle e di una scenografia museale atta a collocarle nel tempo e nello spazio, una collezione fatta per soddisfare il piacere di un ristretto numero di addetti ai lavori. Un inconscio (veramente inconscio?) tentativo di renderla esoterica, elitaria.
All'epoca non insistetti, ma ci rimugginai per molto tempo.
Poi, durante un lungo volo aereo, mi trovai a rispondere a raffica a domande di mia figlia sui quesiti delle parole incrociate, quelle della "settimana enigmistica": poeti, economisti, pittori, quei personaggi cui oggi solo i francobolli accennano. Lei ne restò sorpresa... e anch'io.
La fiammella si riaccese qualche mese dopo quando, nel cercare un'approccio originale ad un lavoro scolastico di gruppo sulla Seconda Guerra Mondiale, proposi, senza aspettarmi troppo, di ricorerre ai francobolli. Idea accolta con scetticismo, risultato però di un certo successo. Non che mia figlia sia diventata una collezionista, lei no, ma un suo compagno di classe mi consulta tutt'ora per la sua collezione sulla II Guerra. I francobolli davvero potevano raccontare una storia chi di filatelia non ne sapeva nulla!
Ecco la mia prima presa di coscienza e con essa l'inizio di una nuova idea espositiva. Che si è evoluta. Tanto che ora, con mia apprensione questa volta, da quando mia figlia si degna di sfogliare i miei album, ora più contestualizzabili per lei nel momdo reale (apriti cielo), ho inserito nelle schede dei miei album anche elementi più tecnici di filatelia (la filigrana, la dentellatura, ...).
Con il più piccolo dei figli dai dinosauri dentellati siam passati alle Olimpiadi, ma c'è ancora tanta strada da fare per sdoganare una grande passione da quell'idea un po' ingessata che il collezionismo d'altri tempi ci ha tramandato. Il mondo cambia e forse anche i collezionisti.
Scusate la lunga anedottica. Grazie a tutti per la cortesia, il tempo che mi avete dedicato, la pazienza.
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