Un saluto agli Amici .
Oggi non narrerò una storia a lieto fine ....ma il mio dovere di modesto contastorie mi impone di divulgarla.
Correva l'anno 1942 e il nostro Amico Gino scrive al fratello Roberto ....è l'ultimo dell'anno ...leggete la lettera ... .
Gino è a bordo del cacciatorpediniere Bersagliere e pochi giorni dopo ...
L’affondamento
Il 7 gennaio 1943 il Bersagliere era all’ormeggio al molo sud del porto di Palermo. Alle 16.25 dieci bombardieri della 9th USAAF (in venticinque erano decollati dalle basi, ma solo questi giunsero sull’obiettivo) apparvero sui cieli del capoluogo siciliano: aveva inizio un bombardamento aereo statunitense, che aveva per obiettivo proprio il porto e le navi ivi ormeggiate. Come spesso accadeva, le bombe raggiunsero l’obiettivo – l’affondamento del Bersagliere ne è la prova –, ma caddero anche sul centro storico della città, provocando una strage di civili: 139 vittime tra la popolazione palermitana.
Appena cinque minuti dopo l’inizio dell’attacco, alle 16.30, il Bersagliere venne raggiunto da due bombe: pressoché immediatamente la nave sbandò sul lato di dritta, poi, rapidamente, si rovesciò sullo stesso lato ed affondò accanto al molo, venendo completamente sommersa dal mare, con le gomene tese che ancora la tenevano legata alle bitte. Molti uomini rimasero uccisi, mortalmente feriti o mutilati dallo scoppio delle bombe, o dalle schegge, altri, come il marinaio segnalatore Ernesto Greco – che non avrebbe mai richiesto la pensione di guerra in rispetto dei compagni caduti –, ferito da schegge alla testa ed a braccio e ginocchio destri, vennero ricoverati nell’ospedale di Palermo con gravi ferite. Alcuni, estratti dall’acqua senza più le gambe, morirono tra le braccia dei commilitoni, altri furono proiettati sulla banchina o dall’altro lato del molo dalla violenza degli scoppi. Altri ancora rimasero intrappolati all’interno dello scafo: nonostante la nave stesse affondando su bassifondali, non poterono essere salvati – le esplosioni avevano deformato scafo e sovrastrutture impedendo la fuga, e l’affondamento fu rapido –, e non rimase loro che rivolgere un ultimo saluto dagli oblò. Lorenzo Vigo, un marinaio di Arenzano, fu tra quanti rivolsero un ultimo saluto da dietro un oblò prima che l’acqua sommergesse la nave. Il meccanico ventenne Claudio Santandrea ebbe il tempo di gridare dall’oblò, ad un amico e collega che impotente assisteva sulla banchina: “Saluta i miei genitori! Viva l’Italia!”. Un ufficiale che era sul molo, per non lasciarlo annegare, gli sparò in testa con la pistola d’ordinanza. Solo nel dopoguerra la sua piastrina identificativa sarebbe stata recuperata dal relitto della nave e spedita alla famiglia.
Gli uomini del Bersagliere che avevano avuto la fortuna di trovarsi a terra, in città, al momento dell’attacco, quando tornarono al molo vennero inizialmente trattenuti a distanza dal relitto e dal tratto di banchina colpito, per risparmiare loro la visione delle salme dei loro compagni, molte delle quali smembrate, che venivano rimosse dal molo coperto di sangue. Tra di loro c’era anche Giuseppe Bonaccorso: lui non sarebbe mai più tornato su quel molo di Palermo sino al 1989, quando il figlio Giuseppe avrebbe scoperto, in maniera del tutto casuale, che il molo stesso era stato dedicato alla sua nave.
In tutto persero la vita 59 uomini, tra cui anche il capitano di fregata Anselmo Lazzarini, comandante del Bersagliere.
Morirono quel giorno a Palermo:
Nicola Ambrosino, guardiamarina
Mario Amicoli, sergente elettricista
Carlo Anghilieri, marinaio
Vincenzo Armida, sottocapo radiotelegrafista
Mario Arnavas, sottotenente di vascello
Armando Bais, marinaio
Alfredo Biondi, sottocapo specialista direzione tiro
Dino Bison, fuochista
Luigi Bortone, tenente di vascello
Sergio Busni, meccanico
Carlo Cavalloro, fuochista
Giulio Ceriani, cannoniere
Alfonso Cerutti, sottocapo cannoniere
Pietro Cutrone, capo furiere di seconda classe
Alfonso D’Alessandro, sergente cannoniere
Leonardo De Marini, secondo capo meccanico
Angelo Del Sciscio, sottocapo nocchiere
Aldo Dell’Acqua, cannoniere specialista direzione tiro
Erminio Dossena, motorista abilitato
Marcantonio Esposito, marinaio
Pietro Esposito, marinaio
Felice Finocchiaro, cannoniere
Vittorio Fiocco, marinaio
Mario Fornetti, cannoniere
Costantino Forte, secondo capo meccanico
Mario Garlaschi, marinaio
Remo Gismondi, fuochista
Antonino Gulisano, fuochista
Anselmo Lazzarini, capitano di fregata (comandante)
Giorgio Liguori, cannoniere
Omobono Lupatini, marinaio
Sergio Mazzucca, marinaio
Mauro Melchiorri, marinaio
Angiolino Menardi, fuochista
Agostino Merighi, fuochista
Giuseppe Messina, tenente del Genio Navale
Sebastiano Mondello, cannoniere armaiolo
Antonino Nicotra, marinaio
Narciso Padoan, marinaio
Mario Pauri, fuochista
Luciano Persini, furiere
Edilio Pioli, nocchiere
Giuseppe Quagliata, marinaio (di Castellammare del Golfo, nato nel 1920, figlio di Giacomo e di Marianna Bertolino)
Giulio Quaratesi, cannoniere armaiolo
Giacomo Rolla, cannoniere
Luigi Rossi, torpediniereGiovanni Ruggeri, cannoniere puntatore mitragliere
Paolo Ruggirello, marinaio
Giuseppe Santamaria, fuochista
Claudio Santandrea, meccanico
Armando Sarti, sottocapo cannoniere
Giulio Silvano, elettricista
Luciano Sirola, sottotenente del Genio Navale
Alfredo Taddia, fuochista
Antonio Teti, secondo capo cannoniere puntatore scelto
Elio Valdo Stella, tenente di vascello
Bruno Vagelli, fuochista (1)
Bruno Vagelli, fuochista artefice motorista navale (1)
Lorenzo Vigo, marinaio (di Arenzano)
Rosario Zuccarello, fuochista
(1) Il nome di Bruno Vagelli compare due volte nella lapide, come motorista navale e come fuochista. Non è chiaro se si tratti di un errore – ed in tal caso i morti del Bersagliere sarebbero 58 invece che 59, ma sembra strano che si possa commettere un errore così evidente in una lapide – o di una omonimia.
Il relitto del cacciatorpediniere venne demolito in loco nel 1946; solo allora si poterono recuperare molti dei corpi dei caduti.
Queste notizie sono tratte dal bellissimo blog
http://conlapelleappesaaunchiodo.blogsp ... liere.htmlGino fu tra i caduti , personalmente leggere questa storia è stato molto toccante e straziante ...che sia monito , tra i tanti, dell'assoluta inutilità di qualsiasi guerra .
Sereno sia il continuare !gianni
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