Rare e spettacolari affrancature del Regno di Napoli

Forum di discussione sulle emissioni e la storia postale del Regno delle Due Sicilie - Domini al di qua del faro - Napoli
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gianni tramaglino
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Re: Una busta stratosferica!

Messaggio da gianni tramaglino »

Cari amici napoletani... continuiamo a spulciare dalla celebre collezione filatelica Ignazio Mormino ! . Ecco quanto possiamo leggere dallo scritto dell'eccellente estensore ,a proposito di questa splendida lettera col due grana : carminio cupo (numero 5g ) bellissima striscia orizzontale di quattro esemplari con netto dislivello fra il secondo ed il terzo esemplare su splendida lettera a Napoli.Annullo a svolazzo di Bari 9 marzo 1861 . Annoto che la lettera è strafirmata . Ancora una volta ...felice belvedere e ...a seguire....un lieto a voi continuare!gianni tramaglino
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pasfil
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Re: Una busta stratosferica!

Messaggio da pasfil »

Ciao Gianni ed a tutti.
Ma dove le peschi??? :clap: :clap:

Bellissima striscia della I tavola, esemplari rispettivamente (da sx verso dx) della 5^, 6^, 7^ e 8^ colonna del gruppo di sinistra.

Presentano in modo evidente i segni caratteristici per l'individuazione della rispettiva posizione del foglio, magistralmente descritti nell'opera del Diena.

Ciao: Ciao: Ciao:
pasfil
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gianni tramaglino
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Re: Una busta stratosferica!

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Cari amici napoletani... continuiamo ad attingere dalla celebre e copiosa collezione filatelica Ignazio Mormino ! . Ecco quanto possiamo leggere ,a proposito di questa splendida lettera : carminio vivo (numero 9a ) tre esemplari piu' 1 grano carminio vivo (numero 4b)tre esemplari su lettera da Capua 6 marzo 1861 ad Aquila .Tutti i francobolli sono annullati con bollo ASSICURATA . Lettera rara e di pregio . Annoto che la lettera è plurifirmata . Ancora una volta ...felice belvedere e ...a seguire....un lieto a voi continuare!gianni tramaglino
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gianni tramaglino
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Re: Una busta stratosferica!

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Cari amici napoletani... mi è cara l'occasione per augurare una serena Pasqua a tutti i "viandanti" che sostano brevemente a leggere le "notarelle partenopee" legate alle rarità napoletane. In un altro interessantissimo topic si parla di "Benevento" e invito tutti i "turisti" a risostare anche nell'altro ameno sito viewtopic.php?f=32&t=5190 dove l'Amico Pietro Pasfil ha "riassunto" ottimamente la complessa storia postale dell'importante enclave. Vado quindi a postare la prima di una serie di lettere "beneventane" provenienti dall'asta Italphil 247.Ecco quanto scrive l'estensore a proposito dei documenti esitati in unico lotto:ENCLAVE DI BENEVENTO,5 lettere di cui 2 non affrancate ,corredate da particolareggiati certificati di A.Diena e G.Colla .L'insieme è certamente irripetibile per la qualità ed il notevole interesse storico postale (a richiesta si inviano fotocopie dei certificati). .Sarei particolarmente grato se qualche Amico possessore di tali fotocopie o scansioni volesse trasmettermele alla mia email giotrama@yahoo.it per poterle eventualmente pubblicare e meglio "comprendere" la rarità dei cinque documenti. Ecco la prima lettera ,con destino Napoli e indirizzata a Vincenzo Ruffo, principe di Sant'Antimo e gentiluomo di camera del re: di questo personaggio,nonostante varie ricerche,sappiamo pochissimo,assai probabilmente si tratta di DON VINCENZO RUFFO ( nato a Cannitello il 6-12-1801 e morto a Castellammare di Stabia il 13-8-1880), 11° Duca di Bagnara, Signore di Amendolea, San Lorenzo ecc.ecc. . Ancora una volta ...felice belvedere e ...a seguire....un lieto a voi continuare!gianni tramaglino
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gianni tramaglino
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Re: Una busta stratosferica!

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gianni tramaglino ha scritto:Cari amici napoletani... mi è cara l'occasione per augurare una serena Pasqua a tutti i "viandanti" che sostano brevemente a leggere le "notarelle partenopee" legate alle rarità napoletane. In un altro interessantissimo topic si parla di "Benevento" e invito tutti i "turisti" a risostare anche nell'altro ameno sito viewtopic.php?f=32&t=5190 dove l'Amico Pietro Pasfil ha "riassunto" ottimamente la complessa storia postale dell'importante enclave. Vado quindi a postare la prima di una serie di lettere "beneventane" provenienti dall'asta Italphil 247.Ecco quanto scrive l'estensore a proposito dei documenti esitati in unico lotto:ENCLAVE DI BENEVENTO,5 lettere di cui 2 non affrancate ,corredate da particolareggiati certificati di A.Diena e G.Colla .L'insieme è certamente irripetibile per la qualità ed il notevole interesse storico postale (a richiesta si inviano fotocopie dei certificati). .Sarei particolarmente grato se qualche Amico possessore di tali fotocopie o scansioni volesse trasmettermele alla mia email giotrama@yahoo.it per poterle eventualmente pubblicare e meglio "comprendere" la rarità dei cinque documenti. Ecco la prima lettera ,con destino Napoli e indirizzata a Vincenzo Ruffo, principe di Sant'Antimo e gentiluomo di camera del re: di questo personaggio,nonostante varie ricerche,sappiamo pochissimo,assai probabilmente si tratta di DON VINCENZO RUFFO ( nato a Cannitello il 6-12-1801 e morto a Castellammare di Stabia il 13-8-1880), 11° Duca di Bagnara, Signore di Amendolea, San Lorenzo ecc.ecc. . Ancora una volta ...felice belvedere e ...a seguire....un lieto a voi continuare!gianni tramaglino



Cari amici,scartebellando ,ho scoperto che la rara busta in questione,apparteneva al compianto e valentissimo studioso ingegner Venturini,quindi con piacere posso aggiungere alcune notizie: Lettera spedita da Benevento a Napoli, ove giunse il giorno 8 novembre 1858 con tre francobolli del Regno di Napoli coppia del 2 grana + 1 grano, tutti appartenenti alla prima tavola e annullati con tre bolli in cartella di cui due neri e uno rosso con a lato il bollo circolare senza "data "Benevento".
Cordialmente...gianni tramaglino
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gianni tramaglino
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Re: Una busta stratosferica!

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Cari amici napoletani... continuiamo a scrivere circa l'affascinante argomento legato all'enclave di Benevento,mostrando un secondo documento della già collezione Venturini. In questo caso,posto una lettera partente da Benevento e diretta alla capitale Napoli dove arrivò il giorno 21 ottobre 1859 :la stessa è affrancata con un francobollo del 2 grana del Regno di Napoli nella tonalità rosa lillaceo e annullato con il bollo in cartella a doppio riquadro; sulla soprascritta sono evidenti e apposti in rosso il bollo ovale "È franca" e il bollo circolare senza data "Benevento", il destinatario è ancora il principe di Sant'Antimo Vincenzo Ruffo,che in questa occasione è appellato anche come " cavaliere di gran croce del real ordine di San Gennaro". . Ancora una volta ...felice belvedere e ...a seguire....un lieto a voi continuare!gianni tramaglino
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Re: Una busta stratosferica!

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Cari amici...a seguire alcuni cenni sull'ordine di San Gennaro: l ' Insigne e reale ordine di San Gennaro (o semplicemente Ordine di San Gennaro) è un ordine cavalleresco dell'ex Regno delle Due Sicilie. Esso fu l'ultimo grande ordine dinastico di collare ad essere costituito come cavalierato di fratria, con la limitazione d'ammissione ai soli cattolici e con diretta dipendenza dalla dinastia regnante dei Borbone delle Due Sicilie.Il fondatore dell'ordine, Carlo VII di Napoli, che governò dal 1734 al 1759, fu il primo monarca dal 1502, regnante di questo regno, a risiedervi stabilmente. Come giovane re, Carlo venne considerevolmente influenzato dal padre, il re Filippo V di Spagna, che aveva dato prova di una capace, ma errata politica, non contribuendo a riportare la pace tra i due regni, ma ristabilendo semplicemente l'influenza spagnola sull'Italia.

La fondazione dell'ordine fu un processo che durò diversi anni, ed il matrimonio tra il giovane re e la principessa Maria Amalia di Sassonia, divenne l'occasione giusta per inaugurarlo. Lo statuto e la fondazione dell'ordine vennero realizzati il 3 luglio 1738 e le prime consegne delle medaglie vennero effettuate dopo soli tre giorni.

Gli statuti prevedevano che i sessanta aderenti fossero nobili cattolici, (anche se in tempi successivi vi vennero ammessi anche nobili non cattolici, ma in casi eccezionali e l'ordine giunse a sorpassare i sessanta aderenti diverse volte).

Come ordine di collare (e quindi il più importante del Regno), esso venne inteso di rango eguale all'ordine del Toson d'Oro, detenuto nel ramo spagnolo dal padre, ed all'ordine dello Spirito Santo, retto dai cugini Borboni di Francia. Ad ogni modo, non di rado, i membri della casata dei Borbone-Napoli ottennero le onorificenze di tutti e tre gli ordini della Real Casa di Borbone. In segno di sottomissione, il re Carlo riservò al padre Filippo V il diritto di nominare annualmente sei cavalieri, rinvigorendo l'unione tra i domini della casa di Borbone.
Il legame con la religione cattolica era molto sentito. I cavalieri, ad esempio, secondo l'articolo VII della costituzione dell'ordine, avevano l'obbligo di ritrovarsi periodicamente con gli altri membri, di rispettare l'inviolabilità della persona del gran maestro, di partecipare quotidianamente alla celebrazione eucaristica, di fare la comunione perlomeno a Pasqua e nella festa di san Gennaro, di partecipare alle celebrazioni in memoria dei cavalieri defunti e di non ingaggiare o accettare un duello ma di riferire la questione al gran maestro. Papa Benedetto XIV, confermò la fondazione dell'ordine nella bolla papale del 30 maggio 1741, le cui provvisioni vennero leggermente modificate con una seconda bolla, datata al 26 luglio di quello stesso anno. Il carattere cristiano dell'ordine e l'autorità papale diedero a questa fondazione una protezione specifica, che ad esempio servì a proteggere l'istituzione dall'abolizione quando Vittorio Emanuele II di Savoia, nel 1860, conquistò il Regno delle Due Sicilie.
Carlo VII ereditò la corona spagnola alla morte del padre, divenendo monarca con il nome di Carlo III, il 10 agosto 1759. Secondo l'articolo II del trattato di Napoli del 3 ottobre di quello stesso anno, egli stabilì che Ferdinando, suo secondo figlio (il terzo in linea di nascita, dal momento che il primo dei figli di Carlo III era stato escluso dal trono in quanto sofferente di gravi diosturbi mentali) venisse nominato re delle Due Sicilie. Il nuovo sovrano, ricevette le corone di Napoli e Sicilia, con il decreto pragmatico del 6 ottobre 1759. Questo fece si che inoltre egli ereditasse l'ordine dal padre e di conseguenza che questo passasse ai suoi discendenti in linea diretta, i re delle Due Sicilie, appunto.

L'ordine continua tutt'oggi ad essere conferito dai pretendenti al trono delle Due Sicilie, della casata dei Borbone di Napoli.

Originariamente, oltre alla figura del gran maestro, l'ordine constava dei seguenti ministri:

cancelliere
segretario
tesoriere
maestro delle cerimonie
Questi ruoli vennero limitati con un decreto del 17 agosto 1827, di modo che i discendenti di chi aveva già ricoperto questa carica, non potessero ricoprirla a loro volta.

Dalla sua fondazione, le cariche onorifiche concesse, in ordine decrescente sono:

cavaliere di gran croce
grand'ufficiale
commendatore
ufficiale
cavaliere
Insegne dell'ordine

La medaglia dell'ordine, veniva portata sospesa su una fascia rossa di circa un metro, che partiva dalla spalla destra e finiva sul fianco sinistro, ed è composta da croce maltese biforcata e puntata, smaltata di bianco con raggi di sole rossi e d'oro che si estendono lungo i bracci, circondati da quattro gigli dorati con al centro l'immagine di san Gennaro in abiti vescovili, uscente da una nuvola d'oro, reggente (secondo l'iconografia tradizionale) un pastorale e le ampolline conservate nel duomo di Napoli e contenenti il sangue del martire. La placca da petto è d'argento. Il motto dell'Ordine è IN SANGUINE FOEDUS ("nel sangue, l'unione"), esplicito riferimento all'annuale miracolo che si compie in occasione della festa del santo, dove si liquefa il sangue contenuto nelle ampolline.

Il collare dell'ordine è composto di diciotto lacci d'oro che alternano otto gigli ad un ornamento composto di due lettere “C” (per “Carlo”) caricata di trofei e foglie.

Nell'immagine Francesco I delle Due sicilie: tra le tre medaglie sul petto, la prima a sinistra è quella dell'Insigne e Reale Ordine di San Gennaro.
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Re: Una busta stratosferica!

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Cari amici napoletani... continuiamo a scrivere circa l'enclave di Benevento,mostrando un ulteriore documento della collezione già appartenente all'ingegner Venturini. In questo caso,posto una lettera partente da Benevento e spedita il 15 agosto del 1860 diretta a Campobasso via Napoli con a lato il bollo circolare senza data "Benevento . Ancora una volta ...felice belvedere e ...a seguire....un lieto a voi continuare!gianni tramaglino
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Re: Una busta stratosferica!

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Cari amici napoletani... continuiamo il nostro peregrinare tra le lettere "beneventane" ,mostrando un documento della collezione "Venturini ". Oggi è la volta di una lettera ,in questo specifico caso, non affrancata da Benevento con datazione del 16 novembre 1859: Il giorno seguente transitò a Napoli, ove fu tassata per 3 grana come da cifra manoscritta , giungendo alfin a Gaeta il 19 novembre. Da notare il bollo Arcivescovile di Benevento al recto e al verso e quello di Gaeta in cerchio azzurro.e ...dulcis in fundo..... il bollo circolare senza data "Benevento" . Ancora una volta ...felice belvedere e ...a seguire....un lieto a voi continuare!gianni tramaglino
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gianni tramaglino
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Re: Una busta stratosferica!

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Cari amici,in un'ottica storica è interessante "studiare" ,nell'ambito delle'enclave Beneventana e dei suoi tumultuosi eventi , la figura del suo arcivescovo , ecco quindi alcune notizie dal libro "PRETI, CONTADINI E BRIGANTI" di Pietro Zerella .

Cardinale

Domenico Carafa della Spina dei duchi di Traetto

Arcivescovo di Benevento


[…] …… Per la Chiesa, quello del 1860, fu un settembre nero. L'Arcivescovo di Benevento, Domenico Carafa, che pure era stato un punto di riferimento per il popolo, prendendo parte attiva nella "rivolta delle frasche" nel 1855, viveva da solo l'agonia degli ultimi giorni del Ducato pontificio. Sarà l'ultimo Arcivescovo del potere temporale della Chiesa a Benevento. Domenico Carafa della Spina dei duchi di Traetto era nato a Napoli il 12 luglio 1805. Alunno dei PP. Scolopi a Roma, è proclamato Cardinale il 22 luglio del 1844 e assegnato all'archidiocesi di Benevento il 28 ottobre 1844. Durante la rivoluzione del 1848 si rifugiò a Napoli e fece ritorno in sede il 9 gennaio 1849, accolto festosamente dal popolo. Il Carafa, fra le tante sue iniziative, fece restaurare il Duomo, ove celebrò l'unico sinodo diocesano nel 1855, e festeggiare la proclamazione del Dogma dell'Immacolata. (Nel 1860 il cardinale Carafa influenzava, con le sue decisioni e comportamento, il clero del Sannio, dell'Avellinese, del Molise e le parrocchie della vicina Foggia, mentre il cardinale di Napoli, Sisto Rialto Sforza, rappresentava il punto di riferimento dei religiosi di tutto il meridione.) Dal suo diario apprendiamo che il 3 settembre gli insorti occuparono i quartieri della città e Salvatore Rampone, capo del Comitato dei Democratici, intimò al Delegato pontificio di lasciare Benevento. Si abbatterono gli stemmi e i volontari provenienti dalla Provincia si accamparono nel collegio dei Gesuiti. La sera tutta la città fu illuminata. Per le strade, si vedeva gente entusiasta, che sventolando il tricolore gridava: viva Garibaldi, mentre l'Episcopio, per protesta, restò al buio. Era l'unico modo per il Vescovo di dimostrare il suo risentimento. Scrive il Carafa: "Diconsi cinquecento circa venuti armati da paesi vicini, capitanati da Verdura e da De Marco di Paupisi. La Comune pure fu occupata: si posero le bandiere al Corpo di guardia in piazza, ed al caffè Alberti in piazza Orsini, ed alla loggia del Comune". Il 4 settembre, per l'elezione del nuovo Governo Provvisorio, furono annotati arrivi di altri volontari provenienti da Montesarchio con la banda musicale. Questi si accamparono nel convento de' Domenicani. Con rammarico il Carafa ricorda "che la truppa, meno taluno, che doveva difendere il Ducato si unì ai rivoltosi e così anche i gendarmi al di fuori di 18 che restarono fedeli al Governo pontificio unitamente al tenente dei gendarmi, al comandante della piazza e forse al capitano della linea". In quei giorni non mancarono i religiosi che si unirono ai volontari, tanto che il prelato ebbe a scrivere con amarezza: "Molto si parla in città di quei preti e frati che hanno preso apertamente parte a' moti avvenuti, e del loro vestire, e d'essersi taluno persino presentato in qualche chiesa per dir la Messa". Ecco una testimonianza del giorno 21:... "Si vociferano tasse, contribuzioni ed esigli di preti e frati". Intanto affiorò la discordia tra i due Comitati liberali cittadini. La notizia arrivò anche alle orecchie del Cardinale, il quale il giorno venticinque annotò: "Ieri si seppe che Rampone e Mutarelli non erano stati a Napoli bene accolti al Ministero... Intanto i reduci da Napoli, hanno in questa mattina, con gente armata ed altra fatta venire da S. Angelo a Cupolo, messa la città in trambusto. Le botteghe chiuse, suonate frequenti di tamburo, il Palazzo Comunale chiuso, e passeggiate di armati per la città, come dimostrazione in favore di Rampone contro Torre..." In quel trambusto l'Arcivescovo rimase ancora al suo posto e la popolazione lo tollerò finché un giorno non rifiutò a fra Pantaleo l'autorizzazione di predicare in Chiesa. Ricorda il Carafa che il 26 settembre; verso le due pomeridiane arrivò in città, proveniente da Napoli, "un frate riformatore, vestito da religioso, oltre altro vestiario garibaldino, rosso, con pistola, coltelli, ventriere, ed altre insegne militari e stivaletti e grosso fazzoletto ripiegato a sciallo sulle spalle..." Riportiamo qualche brano del freddo dialogo che avvenne fra i due (due giorni dopo quest'incontro l'arcivescovo Carafa fu costretto a lasciare la sua Diocesi e accompagnato a Napoli). Il Carafa scrisse: "Sarebbe lungo il riferire il discorso di questo Religioso; nondimeno prima detto che, per comporre le dissensioni fra i partiti che si contrastavano il Governatorato, era stato invitato dal generale Garibaldi; che voleva predicare al popolo; e che volendo pure andare d'accordo coll'Ordinario, ne domandava licenza. Gli si è risposto che questa non poteva darglisi; ha replicato che poteva farlo da sé: gli si è risposto che se la dimandava, doveva attenersi alla decisione superiore; se poteva da sé farlo, era inutile richiederla. Non contento di questa replica, è passato a dire che conveniva fare adesione al nuovo Governo ecc..." Il diario terminò il 28 settembre 1860, giorno del suo esilio, con parole di perdono. Il 10 ottobre, il Cardinale fu consegnato al Comandante di un piroscafo, che partiva per Genova, e poi lasciato sbarcare libero nel porto di Civitavecchia. Dopo gli avvenimenti narrati, dal suo esilio di Roma, il Cardinale il ventuno dicembre 1860, indirizza al Governatore di Benevento, Carlo Torre, una vibrante protesta che parzialmente si riporta: "Signor Governatore, Quantunque i deplorabili avvenimenti verificatisi in cotesta città e provincia dal giorno, in cui fu violentemente sottratta al dominio della S. Sede, non che in altri luoghi della mia Diocesi, presentano tali caratteri da non rendere malagevole il ravvisarne la natura e le tendenze, non è però che io mi creda dispensato dal dovere di proclamare la ingiustizia, e protestare solennemente contro le criminose e ripetute violazioni dei sacrosanti diritti della Chiesa... Vorrei dimenticare gli orrori dei primi giorni dell'ultimo settembre, quando, al convenuto segnale, raccolse costà numerose bande di faziosi dalle circostanti Province del Regno, fra i clamorosi baccanali di una plebe stipendiata e corrotta, s'inalberò la bandiera della rivolta e furono abbassati gli Stemmi Pontifici perfin dalle Chiese e dagli Ecclesiastici stabilimenti, come se coloro, che nel Pontefice Romano volevano esautorato il Sovrano, disconoscessero ad un tempo la spirituale autorità del capo augusto della cattolica Religione. Con l'usurpazione dei temporali diritti procedeva di conservare la violazione dei diritti spirituali della Chiesa. Che dirò poi degli oltraggi, ai quali soggiacquero i Padri della Compagnia di Gesù? Su questi fatti, vorrei, Signor Governatore, chiamare le sue riflessioni, se la illegalità e la ingiustizia dei medesimi non apparissero a primo sguardo. Mi permetto soltanto di domandarle: su quale diritto, sopra quale legge si appoggiano cotali atti di usurpazione e di spoglio? Come giustificarne i modi? Come legittimare le conseguenze? Eppure tutto ciò si è operato in nome della libertà, si è praticato in un tempo in cui si proclama caduto il dispotismo, si è eseguita da quei che portano ancora il titolo di cattolici..." […]
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Re: Una busta stratosferica!

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gianni tramaglino ha scritto:Cari amici napoletani... continuiamo il nostro peregrinare tra le lettere "beneventane" ,mostrando un documento della collezione "Venturini ". Oggi è la volta di una lettera ,in questo specifico caso, non affrancata da Benevento con datazione del 16 novembre 1859: Il giorno seguente transitò a Napoli, ove fu tassata per 3 grana come da cifra manoscritta , giungendo alfin a Gaeta il 19 novembre. Da notare il bollo Arcivescovile di Benevento al recto e al verso e quello di Gaeta in cerchio azzurro.e ...dulcis in fundo..... il bollo circolare senza data "Benevento" . Ancora una volta ...felice belvedere e ...a seguire....un lieto a voi continuare!gianni tramaglino



Ciao Gianni ed a tutti.

Un particolare non trascurabile: la bella lettera risulta tassata di gr. 3 come qualsiasi lettera non affrancata spedita da qualsiasi località del Regno per l'interno. Ulteriore conferma che per evitarne la sovrattassa (gr. 2 di tassa + gr. 1 sovrattassa), sulle lettere da Benevento i mittenti vi applicavano i FB borbonici poi annullati a Napoli.
Da ricordare che nel 1859 l'enclave di Benevento inneggiava ancora bandiera pontificia e non era possibile affrancare lettere con FB pontifici, nemmeno (per scontate ragioni) i FB borbonici potevano essere annullati in partenza da Benevento.
Ciao: Ciao: Ciao:
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Re: Una busta stratosferica!

Messaggio da gianni tramaglino »

pasfil ha scritto:
gianni tramaglino ha scritto:Cari amici napoletani... continuiamo il nostro peregrinare tra le lettere "beneventane" ,mostrando un documento della collezione "Venturini ". Oggi è la volta di una lettera ,in questo specifico caso, non affrancata da Benevento con datazione del 16 novembre 1859: Il giorno seguente transitò a Napoli, ove fu tassata per 3 grana come da cifra manoscritta , giungendo alfin a Gaeta il 19 novembre. Da notare il bollo Arcivescovile di Benevento al recto e al verso e quello di Gaeta in cerchio azzurro.e ...dulcis in fundo..... il bollo circolare senza data "Benevento" . Ancora una volta ...felice belvedere e ...a seguire....un lieto a voi continuare!gianni tramaglino



Ciao Gianni ed a tutti.

Un particolare non trascurabile: la bella lettera risulta tassata di gr. 3 come qualsiasi lettera non affrancata spedita da qualsiasi località del Regno per l'interno. Ulteriore conferma che per evitarne la sovrattassa (gr. 2 di tassa + gr. 1 sovrattassa), sulle lettere da Benevento i mittenti vi applicavano i FB borbonici poi annullati a Napoli.
Da ricordare che nel 1859 l'enclave di Benevento inneggiava ancora bandiera pontificia e non era possibile affrancare lettere con FB pontifici, nemmeno (per scontate ragioni) i FB borbonici potevano essere annullati in partenza da Benevento.
Ciao: Ciao: Ciao:
pasfil

Grazie all'Amico Pietro Pasfil per le sempre rigorose note :vorrei aggiungere che la primissima lettera con destino Napoli partente dall'enclave con un due grana ,poi annullato a Napoli, dovrebbe (il condizionale è d'obbligo) essere del 3 agosto del 1858... sarebbe interessante mostrarla.....lanciamo quindi un S.O.S. al proprietario :-) ....almeno della scansione per poterla "esibire" agli amici napoletani!Cordialmente!gianni tramaglino
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Re: Una busta stratosferica!

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Cari amici napoletani... continuiamo il nostro viaggio tra le bellissime e storicamente interessanti lettere "beneventane" ,mostrando un documento della collezione "Venturini ". Oggi è ancora la volta di una lettera non affrancata e tassata per 3 grana da Benevento a Napoli per Gaeta e indirizzata all'arcivescovo . Ancora una volta ...felice belvedere e ...a seguire....un lieto a voi continuare!gianni tramaglino
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Re: Una busta stratosferica!

Messaggio da gianni tramaglino »

Un personaggio influentissimo durante il regno di Napoli,fu il suo Arcivescovo , ritengo quindi utile ripercorrere la Sua esistenza,attraverso uno scritto di Antonio Borrelli.

Servo di Dio Sisto Riario Sforza Arcivescovo di Napoli

Discendente di antichissima ed illustre nobiltà, nacque a Napoli il 5 dicembre 1810, il padre duca Giovanni vantava una discendenza dai Riario di origine gota o normanna e da quella degli Sforza di Milano; la madre Maria Gaetana era dei principi Cattaneo di Sannicandro, di origine genovese.
A 15 anni il giovane Sisto vestì l’abito clericale e chiese di essere incorporato alla Congregazione delle Apostoliche Missioni, per istruirsi nelle opere del ministero sacerdotale. Nel mese di febbraio 1825 ricevé la tonsura e gli Ordini minori dalle mani del cardinale Luigi Ruffo; nel 1828 fu nominato dal papa Leone XII abate di S. Paolo in Albano, abbazia che godeva del patronato giuridico della sua casata, prendendone possesso il 12 febbraio 1828.
Si trasferì così a Roma dove proseguì gli studi sotto la vigilanza dello zio cardinale Tommaso Riario, venne ordinato sacerdote a Napoli il 15 settembre 1833 dall’arcivescovo cardinale Filippo Giudice-Caracciolo, quindi ritornò a Roma dove conseguì le lauree in giurisprudenza e teologia.
Papa Gregorio XVI lo incaricò di delicate missioni apostoliche e poi lo volle come segretario particolare; canonico di S. Pietro e vicario della Collegiata di S. Maria in Via Lata, si dedicò ad una delicata forma di apostolato fra i diplomatici ed aristocratici.
Per le sue eccezionali doti di mente e di cuore meritò la dignità vescovile già a 34 anni, venendo consacrato il 25 maggio 1845 dal cardinale Mario Mattei e il 21 giugno faceva il suo ingresso nella Sede vescovile di Aversa (NA) che gli era stata assegnata. Ma il suo episcopato ad Aversa durò appena sei mesi perché venne nominato arcivescovo della sua città natale Napoli, l’8 dicembre prendeva possesso della nuova diocesi e il 19 gennaio 1846 venne elevato alla porpora cardinalizia, spettante all’arcivescovo della capitale del Regno delle Due Sicilie.
Il suo episcopato si svolse in un periodo storico di grandi sconvolgimenti politici, rivoluzioni e laceramento delle coscienze; è stato accusato dalla storiografia liberale di sostenitore o addirittura di campione della reazione, in realtà si è dimostrato, che l’accusa era infondata e ingiusta.
La sua figura appare sempre più come quella dell’uomo di Dio sollecito solo del bene delle anime e degli interessi essenziali della Chiesa: “ troppo sacerdote per poter essere uomo politico”. In pieno Risorgimento scrisse delle lettere pastorali l’8 febbraio 1848, dove veniva espressa la sua posizione netta e coraggiosa, pochi giorni prima della promulgazione dello Statuto da parte di Pio IX (14 marzo 1848).
Accolse nel Regno di Napoli il pontefice Pio IX che la rivoluzione romana costrinse a riparare a Gaeta, e per 18 mesi divenne il suo angelo consolatore, nelle dimore reali di Portici e Napoli.
Non volle riconoscere il nuovo regime scaturito con l’ingresso di Garibaldi a Napoli il 7 settembre 1860 e l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Piemonte; così iniziò per lui un esilio impostogli il 22 settembre e imbarcatosi a Napoli, sbarcò a Genova e di lì a Marsiglia, ospite per qualche giorno dell’arcivescovo, poi presso i suoi parenti a Hyères ed infine andò a Roma; poté tornare a Napoli il 30 novembre, ma fu di nuovo allontanato con la forza il 31 luglio 1861. Proseguì la sua opera pastorale dall’esilio di Roma e Terracina che durò fino al 6 dicembre 1866; organizzò una rete di pubblicazioni periodiche in contrasto alla stampa anticlericale e liberale, ponendo così il clero di Napoli all’avanguardia di questa forma di apostolato; dispose che i nuovi ordinandi sacerdoti si recassero da lui a Roma per conoscerli personalmente.
Fu attaccato da tutte le parti, oltre che dai nemici della Chiesa, dovette affrontare i tentativi di scisma e di apostasia di due vescovi e alcuni prelati; poi gli attacchi ingiusti di una religiosa Enrichetta Caracciolo dei principi Forino, che lasciato il chiostro fece stampare un fazioso libello dal titolo "I misteri del chiostro napoletano".
Fin dal 1849 progettò un seminario centrale per i chierici ed i sacerdoti delle province del Regno, inaugurato nel 1876 con il titolo di “Ospizio di Maria”, più una casa di riposo per sacerdoti anziani. Nei 33 anni del suo lungo episcopato vi furono tre eruzioni del Vesuvio e quattro epidemie di colera, che funestarono Napoli e rivelando nell’arcivescovo Sisto Riario Sforza, un autentico eroe della carità cristiana per l’aiuto dato anche personalmente alle vittime nei tuguri e nei ‘bassi’; dopo aver dato tutti i suoi beni, contrasse debiti per 12.000 ducati con il barone Rotschild, che preso dall’ammirazione, rinunciò poi alla restituzione della somma.
Si meritò il titolo di ‘Borromeo redivivo’, ricevendo dall’episcopato napoletano il 2 febbraio 1862, in dono una stola appartenuta al santo vescovo milanese.
Durante l’eruzione vesuviana del 1861 mise a disposizione degli sfollati il palazzo arcivescovile di Torre del Greco. Partecipò al Concilio Ecumenico Vaticano I, come degno capo dell’episcopato meridionale; si pronunziò per la non opportunità della proclamazione del dogma dell’infallibilità papale.
Incrementò la vita della vasta archidiocesi, elevando il numero delle parrocchie, introducendo nuovi Istituti e Ordini Religiosi, favorendo le più svariate opere di assistenza sia materiale che spirituale e morale.
Alla vigilia del secondo Concilio Provinciale del suo episcopato, fu colto da malore che nel giro di un mese lo portò alla sua rassegnata morte, il 29 settembre 1877.
I suoi funerali furono una memorabile apoteosi di fedeli, clero e autorità; il suo corpo inumato inizialmente nella chiesa del cimitero S. Maria del Pianto di Napoli, fu traslato nel 1927 nella cappella del SS. Crocifisso della Chiesa dei SS. Apostoli.
Con lui la Chiesa di Napoli, conobbe il periodo più glorioso della sua storia; il rammarico per la sua morte fu unanime, Pio IX ne pianse la perdita come del “suo braccio destro”, Leone XIII affermava che se Sisto Riario Sforza fosse vissuto, lui certamente non sarebbe stato eletto papa.
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gianni tramaglino
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Re: Una busta stratosferica!

Messaggio da gianni tramaglino »

Cari amici napoletani... continuiamo il nostro viaggio tra le lettere "beneventane" ,mostrando un nuovo splendido documento. Ecco come lo stesso è stato presentato dal dotto estensore:spettacolare lettera da Benevento del 28 marzo 1861 per Roma ,affrancata con 1 grano della seconda tavola nella tonalità carminio vivo (4b),con impercettibile abrasione ,in affrancatura mista con 2 grana azzurro (20b)coppia verticale delle Province Napoletane ,annullato con il rarissimo "Svolazzo" di Benevento (p. R2 ). Affrancatura di grande fascino ,impreziosita dal rarissimo annullo .Grande rarità del settore.Insieme certamente unico firmato Colla . Ancora una volta ...felice belvedere e ...a seguire....un lieto a voi continuare!gianni tramaglino
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gianni tramaglino
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Re: Una busta stratosferica!

Messaggio da gianni tramaglino »

Ciao: Ecco una mappa (datata 1763) dell'enclave di Benevento ,tratta dal tomo di Stefano Borgia, Memorie Istoriche della Pontificia Città di Benevento .
Cordialmente ...gianni
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pasfil
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Re: Una busta stratosferica!

Messaggio da pasfil »

gianni tramaglino ha scritto:Cari amici napoletani... continuiamo il nostro viaggio tra le lettere "beneventane" ,mostrando un nuovo splendido documento. Ecco come lo stesso è stato presentato dal dotto estensore:spettacolare lettera da Benevento del 28 marzo 1861 per Roma ,affrancata con 1 grano della seconda tavola nella tonalità carminio vivo (4b),con impercettibile abrasione ,in affrancatura mista con 2 grana azzurro (20b)coppia verticale delle Province Napoletane ,annullato con il rarissimo "Svolazzo" di Benevento (p. R2 ). Affrancatura di grande fascino ,impreziosita dal rarissimo annullo .Grande rarità del settore.Insieme certamente unico firmato Colla . Ancora una volta ...felice belvedere e ...a seguire....un lieto a voi continuare!gianni tramaglino



Ciao Gianni ed un saluto a tutti.
Senza nessuna presunzione e auspicandomi qualche più che gradita correzione chiarificatrice tento di commentare la bellissima lettera da te oggi postata.

Parte da Benevento il 28 marzo 1861 quando ormai è stato proclamato il Regno d’Italia, e dall’1 marzo 1861 Benevento (già dal 25 ottobre 1860 proclamata provincia del Regno) divenne direzione locale alle dipendenze della Direzione Compartimentale di Napoli.

Dall’ 1 marzo 1861 la tariffa per le lettere fino a gr. 10 dalle provincie napoletane alle altre località del Regno viene fissata in gr. 5 (pari a 20 centesimi). Nulla cambia per la corrispondenza diretta nello Stato Pontificio per le vie di terra, per le quali è prevista l’affrancatura di gr. 5 sino al confine.

Considerato che la lettera non parte da Napoli (ma da Benevento) e nemmeno reca annullamenti che lascerebbero intendere l’inoltro per le vie di mare (mancanza del bollo “CIVITAVECCHIA VIA DI MARE”) e per l’affrancatura di gr. 5, ritengo sia stata inoltrata per le vie di terra.

Fin qui tutto normale ed adesso incominciano i problemini.

Perchè quella tassazione di baj 5?

Benevento non era più enclave Pontificia, ma territorio del Regno, quindi poiché diretta a Roma (prima distanza) semmai sarebbe dovuta essere tassata per baj 8 (peso sino a grammi 10)?

Però, nello Stato Pontificio le tariffe per l’interno applicate dal 1859 prevedevano che per le lettere di Benevento (allora enclave Papale), data la lunga percorrenza, dovevano pagare “ per le direzioni dello stradale da Terracina a Roma compresa: 5 baj.” (Sirotti-Colla, Vol. II).

Allora cosa è successo, secondo me le Poste Papali ancora dolenti per la perdita dell’enclave, comunque applicarono a quella bellissima lettera la tassa “per l’interno” di baj 5 prevista dal 1859 per le lettere da Terracina a Roma, come quando era territorio Pontificio.

Infatti, con simile descrizione, nel Sirotti-Colla Vol. I è riportata l’immagine di quest'altra bellissima lettera da Benevento a Roma, 9 maggio 1861, affrancata con un gr. 5 e tassata di baj 5.
benevento sirotti_colla vol II.jpg


Ciao: Ciao: Ciao:
pasfil
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Roscianum
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Re: Una busta stratosferica!

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:clap: :clap: :clap:
BRAVO Pietro
Ciao: Ciao:
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"Collezionare francobolli è il primo passo verso l'alienazione mentale"
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gianni tramaglino
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Re: Una busta stratosferica!

Messaggio da gianni tramaglino »

Cari amici napoletani,un plauso anche da parte mia all'attenta e non facile disamina fatta dall'Amico Pietro ,ormai Maestro Postalista in pectore del glorioso Regno di Napoli ... e continuiamo il nostro viaggio tra le bellissime lettere "beneventane" ,mostrando un ulteriore documento della collezione "Venturini ". Ecco quanto scrive il compianto Ingegnere :Lettera spedita da Benevento a Napoli ove giunse il 3 maggio 1858, con il bollo circolare senza data "Benevento". Avevo precedentemente scritto ": la primissima lettera con destino Napoli partente dall'enclave con un due grana ,poi annullato a Napoli, dovrebbe (il condizionale è d'obbligo) essere del 3 agosto del 1858...".....ora ,partendo da quanto scritto dall'esimio studioso,dovremmo portare indietro l'orologio con datario dal 3 agosto al 3 maggio, devo far notare che la scansione non aiuta e la data è confusa , ma non dubiterei di quanto asserito . Ancora una volta ...felice belvedere e ...a seguire....un lieto a voi continuare!gianni tramaglino
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pasfil
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Re: Una busta stratosferica!

Messaggio da pasfil »

gianni tramaglino ha scritto:Cari amici napoletani,un plauso anche da parte mia all'attenta e non facile disamina fatta dall'Amico Pietro ,ormai Maestro Postalista in pectore del glorioso Regno di Napoli ... e continuiamo il nostro viaggio tra le bellissime lettere "beneventane" ,mostrando un ulteriore documento della collezione "Venturini ". Ecco quanto scrive il compianto Ingegnere :Lettera spedita da Benevento a Napoli ove giunse il 3 maggio 1858, con il bollo circolare senza data "Benevento". Avevo precedentemente scritto ": la primissima lettera con destino Napoli partente dall'enclave con un due grana ,poi annullato a Napoli, dovrebbe (il condizionale è d'obbligo) essere del 3 agosto del 1858...".....ora ,partendo da quanto scritto dall'esimio studioso,dovremmo portare indietro l'orologio con datario dal 3 agosto al 3 maggio, devo far notare che la scansione non aiuta e la data è confusa , ma non dubiterei di quanto asserito . Ancora una volta ...felice belvedere e ...a seguire....un lieto a voi continuare!gianni tramaglino



Ciao Gianni, complimenti, stai postando il meglio di Napoli. :clap: :clap: (grazie di esistere...)

Tento di spiegare la detassazione.

Probabilmente quella lettera avrà funto da “apri pista”, quindi un bel dilemma per l’addetto al controllo delle lettere in Napoli.

Prima la sottopone a tassazione di gr. 3 come per lettera non affrancata, poi corregge detassandola ed annulla il francobollo, creando così il precedente.
Probabilmente la decisione di non tassarla sarà stata condizionata dall’assenza di accordi o convenzioni create ad “hoc” tra lo Stato pontificio e quello borbonico per le lettere da Benevento ovvero di apposite circolari delle poste borboniche (almeno io ne ignoro l’esistenza), nonché dal fatto che in Napoli (al controllo) venivano annullati i francobolli sulle lettere sfuggite all’annullamento dell’officina di partenza.

Pertanto, di fatto l’addetto postale si trovò di fronte ad una lettera provvista di francobollo in tariffa, quindi in assenza di particolari disposizioni dovette considerarla come ogni altra lettera con FB non annullato dall’officina di partenza del Regno.

Ovviamente mi farebbero piacere eventuali correzioni.
Ciao: Ciao: Ciao:
pasfil
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