Rare e spettacolari affrancature del Regno di Napoli
- gianni tramaglino
- Messaggi: 984
- Iscritto il: 1 novembre 2007, 16:28
Re: Una busta stratosferica!
Un grande plauso all'Amico Pietro che "completa" postalmente le "grandi" lettere del Regno di Napoli che posto ,dando assoluta sostanza a questo topic!La speranza è che questo modesto lavoro possa essere ripreso da altri amici "esperti" degli altri "A.S.I. " ....Sicilia... Toscana.....Stato Pontificio....Sardegna...ecc.ecc. e darci cosi' la possibilità di ampliare le nostre conoscenze! Cordialmente!gianni
Vi piacciono i cruciverba: diventate fan di Gente Enigmistica in Facebook.
http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

- gianni tramaglino
- Messaggi: 984
- Iscritto il: 1 novembre 2007, 16:28
Re: Una busta stratosferica!
Cari amici napoletani, continuiamo il nostro percorso tra le "superbe" lettere "beneventane" ,mostrando un successivo documento della grande collezione "Venturini ". Ecco quanto scrive l'esimio studioso : Lettera scritta il 23 maggio 1858 da Pago diretta a Napoli ove giunse il successivo 24, con il bollo circolare senza data "Benevento". Ancora una volta ...felice belvedere e ...a seguire....un lieto a voi continuare!gianni tramaglino
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
Ultima modifica di gianni tramaglino il 12 aprile 2010, 14:41, modificato 1 volta in totale.
Vi piacciono i cruciverba: diventate fan di Gente Enigmistica in Facebook.
http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

- gianni tramaglino
- Messaggi: 984
- Iscritto il: 1 novembre 2007, 16:28
Re: Una busta stratosferica!
Ecco un interessante articolo di Luisa Sangiuolo COME NASCE UNA PROVINCIA
da: "Il Brigantaggio nella Provincia di Benevento 1860-1880" De Martino, Benevento, 1975
Il tre settembre 1860, le forze insurrezionali italiane dichiarano decaduto il Governo Pontificio in Benevento (1). Si chiude - in nome di Vittorio Emanuele Re d'Italia e di Garibaldi Dittatore - un lungo periodo di storia durato otto secoli, dacchè nel lontano 1051, la città stanca della protezione interessata degli Imperatori di Germania e di Oriente, dei vicini Normanni come dei principi Longobardi di Capua e Salerno, volendo garantirsi una lunga pace, aveva preferito darsi ad un solo signore dall'autorità indiscussa e prestigiosa: il Romano Pontefice (2). La gestione dei Rettori pontifici durante questo arco di tempo, era stata per la verità, abbastanza comprensiva consentendo il funzionamento di rappresentanze municipali, purché operassero entro i limiti di una amministrazione gerarchicamente sottomessa alla Chiesa. Tale era la situazione anche il 2 novembre 1855, allorché nella sostituzione operata da Monsignor Agnelli dei sette eletti municipali con persone di sua fiducia, si volle vedere un tentativo di restrizione delle libertà concesse e un dichiarato appoggio ai nuovi inasprimenti fiscali operati dal Comune. I commercianti preoccupati dell'aumento del costo della vita che ne sarebbe derivato con conseguente contrazione del volume degli affari, decisero la serrata. A quei tempi non si usava protestare sfilando per le strade con cartelli e striscioni; i commercianti per attrarre meglio l'attenzione su di sé, pensarono di recidere rami di acacie e di agitarli, nel mentre procedevano alla Rocca dei Rettori. Di qui l'episodio che pure non dette luogo ad incidenti gravi, prese il nome di "rivoluzione delle frasche" (3). Monsignor Agnelli sdegnato per la clamorosa dimostrazione, avrebbe preferito scongiurarla parlando con una deputazione degli interessati prima che fossero scesi in piazza, non volle dirimere sul momento la questione. Di conseguenza i commercianti si portarono dal Cardinale Carafa e nelle sue mani deposero le chiavi dei negozi, decisi a tener duro, fiduciosi nell'opera di mediazione tra loro e il Delegato, mediazione che il Cardinale di buon grado accettò. Tutto il popolo faceva invero netta distinzione tra i due alti prelati, investiti di due cariche diverse; il Cardinale Carafa era la suprema autorità religiosa come arcivescovo di Benevento e il Delegato Monsignor Agnelli era l'autorità politica assommante i poteri del Prefetto e del Questore di oggi. Quale responsabile dell'ordine pubblico, Monsignor Agnelli paventava che la dimostrazione contro il carovita si tingesse di significato politico. Già Salvatore Sabariani, capo del partito neo-guelfo tra il 1843 e il 1848 si era fatto sostenitore dell'unione del ducato pontificio di Benevento al Regno di Napoli; Salvatore Rampone mazziniano, reduce della difesa di Roma del 1849 intrecciava, come da documenti in suo possesso, rapporti con i rivoluzionari, aspettando il momento buono per entrare in azione. La rivoluzione delle frasche, poteva diventare l'occasione propizia. La ragion di Stato, suggeriva a Monsignor Agnelli di intervenire subito e con energia; dispose l'arresto di alcuni civili (4) e spedì al tribunale di Roma don Achille Coppola, don Giuseppe Pastore, i parroci Capasso e Ventura, il canonico don Giuseppe Collarile. Tutti questi sacerdoti imprudentemente avevano espresso dissenso dalle sue misure di polizia e dato adesione alla protesta, non rendendosi conto che essa poteva determinare la fine del potere temporale dei Papi in Benevento. Quando cinque anni dopo, a conclusione della seconda guerra d'indipendenza, Mazzini non solleva la pregiudiziale repubblicana e si dichiara disposto a collaborare con tutti, anche con i moderati perché realizzino l'unità d'Italia, Monsignor Agnelli comprende che sta per finire la dominazione papale; sarà tutt'al più questione di mesi. Il riconoscimento dei governi provvisori di Firenze, Parma, Modena e Bologna da parte di Vittorio Emanuele II, l'opera diplomatica del conte di Cavour volta ad ottenere da Napoleone III l'annessione della Toscana e dell'Emilia (5) mediante plebisciti in cambio di Nizza e Savoia (6), inducono i liberali di Benevento a costituirsi in governo provvisorio. Un emissario del Cavour, il marchese Villamarina, è già a Napoli per impartire istruzioni ai comitati; il 15 marzo 1860 il Ministro di Polizia del Regno di Napoli comunica a Monsignor Agnelli che a Benevento nel caffè di Giuseppe Alberti sito a Piazza Orsini, si tengono riunioni sediziose. È Alberti che passa gli ordini e cura tra i rivoltosi la diffusione del giornale "L'amico del popolo" (7). Lo prelevano da lui Celestino e Michele Morante da Apice, Giuseppe Coletti medico di Montemiletto e Antonio lazeolla da S. Giorgio la Molara, Domenico La Monica avvocato da S. Giorgio la Montagna. Faccia perciò relazione scritta sulle persone indicate e sorvegli Ignazio Revelli che spesso parte da Napoli per Benevento. A stretto giro di posta, Monsignor Delegato risponde che Celestino e Michele Morante sono degni figli del padre don Nicola carbonaro del 1820. Confabulano senza sosta con Domenico Isernia, Michele Cosentini e Salvatore Rampone che stanno preparando la rivoluzione a Benevento. L'avvocato La Monica procuratore del principe di Morra e Iazeolla sono brave persone, ma hanno congiunti fin troppo in vista tra i liberali. Quando però viene la volta di dare informazioni su Giuseppe Alberti, tergiversa ed osserva: Lo si accusa di diffondere "L'amico del popolo", ebbene è un giornale che si stampa a Roma sotto il governo pontificio, io non ne posso impedire la lettura. Poi cambia argomento: "Vuole il ministro che Revelli non venga da Napoli a Benevento? Renda obbligatorio il passaporto per gli attendibili; egli farà perquisire tutte le persone in arrivo nella città e tutto andrà per il meglio". Perché Monsignor Agnelli non accusa Giuseppe Alberti? E' allegro e pieno di vita. Da S. Felice a Cancello in cui è nato, è andato alla ricerca di una città e Benevento è diventata la sua città. Ha inventato un liquore distillando una quantità di erbe aromatiche, dicendosi sicuro che nel tempo sarebbe stato il più venduto nel mondo. Rifarà con un nome magico, il cammino inverso delle streghe che da tutto il mondo venivano sotto acqua e sotto vento al noce di Benevento. L'Alberti sostiene che il suo prodotto sarà imbattibile perché confezionato all'insegna del noce sacro al mitico Wothan. Che facevano i guerrieri longobardi per acquistare l'invincibilità? Sacrificavano a Wothan un caprone, ne sospendevano la pelle al noce, quindi saltavano in groppa ai cavalli ed iniziavano un galoppo serrato intorno all'albero, scoccando frecce sulla pelle dell'animale, fino a ridurla in minutissimi brandelli. Indi ne mangiavano non uno, ma più pezzettini, perché ritenevano di acquistare coraggio e valore in battaglia ed ottenere quello che volevano (8). Da buon intenditore il Ministro di Polizia del Regno di Napoli, capisce che Alberti non si tocca (9): è molto simpatico al Delegato Apostolico Agnelli e Monsignore è uno che ottiene ciò che vuole. Il Ministro è tuttavia dispettoso e proclive alle ritorsioni. Ordinerà di perquisire tutte le persone che vengono da Benevento, nessuna eccettuata; se ci vuole il passaporto per entrare in Benevento, ci vuole parimenti il passaporto per uscirne. Bel guaio per il Ducato pontificio, così minuscolo in estensione, comprendente la città fino all'Epitaffio, S. Angelo a Cupolo, S. Leucio e Bagnara, imbottigliato com'è tra le province napoletane! A causa di Alberti, si bloccano le comunicazioni e i commerci. Da Apice e da Paduli che sono all'estero in quanto compresi in Principato Ultra (Avellino), i genitori non possono andare a trovare i figli al Seminario; i preti non possono andare in Curia dal Cardinale Arcivescovo; i contadini di S. Giorgio la Montagna (attualmente del Sannio), non possono venire a vendere gli ortaggi in città. E' tale il coro delle proteste, che i giudici di Paduli, Montefusco e S. Giorgio, se ne fanno portavoce presso l'intendente di Avellino (10). Il 10 luglio 1860 il passaporto indispensabile per gli abbienti viene sostituito da una carta di passaggio valida per sei mesi solo per i pastori, braccianti agricoli ed erbivendoli. (Costo del documento: grana 5). Nonostante i posti di blocco e le perquisizioni alle persone, i dirigenti dei comitati di "Ordine" ed "Azione" di Napoli, ricevono l'elenco degli uomini disponibili per la rivoluzione. Ciò avviene con i più impensati stratagemmi; si presta a fare da portaordini una giovane cospiratrice beneventana: Maria Pacifico Rampone. Nasconde i messaggi a lei affidati nella fodera della cuffietta che porta in testa, ben stretta. Nessuno individua in questa fragile donna dall'aspetto sofferente (morirà prematuramente a ventiquattro anni non ancora compiuti), la moglie di Salvatore Rampone il capo del Comitato Unitario insurrezionale (11). Giuseppe De Marco ha già organizzato in compagnie i simpatizzanti per il nuovo ordine nei comuni di Vitulano, Foglianise, Cautano, Tocco Caudio, Paupisi e Torrecuso, chiamandoli Cacciatori Irpini o della Valle Vitulanese (12). Francesco De Sanctis, giustamente fiero che essi nativi di Principato Ultra, hanno costituito tra il 1859-1860 il primo corpo dei volontari Garibaldini nell'Italia Meridionale, preferisce chiamarli Cacciatori Irpini e si adopererà presso Garibaldi il 4 ottobre 1860 perché ricevano con questo nome il riconoscimento definitivo (13). Il contingente assomma a seicento uomini in quanto alla chiamata alle armi di Giuseppe De Marco in nome di Garibaldi, hanno aderito altri dei comuni di Circello, Reino, Molinara, Paduli, Pietrelcina, Colle, S. Marco dei Cavoti, S. Giorgio la Molara, Pescolamazza (14). Inoltre il ceto nobile che aveva riconfermato la sua fedeltà a Pio IX dopo i plebisciti dell'Italia centrale, mette a disposizione dei fondi atti ad assicurare il mantenimento di 200 uomini armati per quaranta giorni di guerriglia. E' stato persuaso a ciò dai marchesi De Simone, Pacca e Tomaselli, amici del De Marco (15). Al totale di 800 volontari si aggiunge la compagnia beneventana, forte di 102 uomini (16). Di concerto con i comitati di Avellino e Campobasso si studia il piano d'attacco. La legione del Matese proveniente da Piedimonte d'Alife, al segnale convenuto dovrà portarsi a Torre Palazzo della Chiesa ai confini con il Regno di Napoli alla masseria del marchese don Salvatore Mosti, nel fondo tenuto in fitto da Giovanni Caporaso di Vitulano, per unirsi ai cacciatori irpini (17). Frattanto i volontari di Nola, Mercogliano ed Avellino, posti a maggiore distanza, in due tappe si avvicineranno a Benevento facendo sosta a Montefusco prima, ad Ariano dopo (18). Salvatore Rampone al centro con la compagnia beneventana, interverrà per assediare la città. Si contano gli uomini dall'una e dall'altra parte ed è curioso che Monsignor Agnelli tiri le somme con lo stesso risultato. Tenuto conto che all'ultimo momento entreranno in azione spinti dall'entusiasmo i civili non ancora organizzati militarmente in quadri, ci saranno a Benevento non meno di 3.000 uomini, di cui certamente duemila resteranno a guardia della città per difendere le nuove Istituzioni e mille andranno ad ingrossare le fila dell'esercito garibaldino (19). L'intendente borbonico di Avellino si spaventa a morte; Monsignor Agnelli energico quanto mai, ha tollerato che il 26 di luglio alcuni giovani percorressero le strade di Benevento al grido di "Viva Vittorio Emanuele II e Garibaldi, Viva l'annessione al Piemonte" ed addirittura ripetessero la manifestazione la sera, con la banda in testa (20). L'imperturbabilità di Monsignor non significa niente di buono. Egli si aspetta che molti soldati pontifici alle sue dipendenze, provenienti dal Lazio, Umbria e Romagna, terre già liberate, si schierino dalla parte dei rivoluzionari. Ha tutta l'aria di conoscere i nomi di coloro che li inciteranno a far ciò: Domenico Mutarelli, Francesco De Cillis, Angelo Cenicola (21). L'ipotesi puntualmente si verifica; invano 1'intendente di Avellino spedisce due compagnie del 100 reggimento di linea ai confini del Ducato per indurre i soldati papalini a desistere dal loro proposito (22). Quelli del Comitato di Napoli, preoccupatissimi scrivono a Benevento di non dare troppo all'occhio. Già De Marco si è messo in vista e rischia di compromettere tutto sul più bello. Senonchè Salvatore Rampone il 15 agosto fa una proposta: "Se vi assicuro che con l'aiuto di mio fratello Pietro, comandante della legione beneventana, libero la città prima dell'arrivo di Garibaldi, mi promettete in cambio di riconoscerla capoluogo di provincia?". La risposta è affermativa. Monsignore Agnelli lo viene a sapere e non mette in dubbio la serietà dei propositi di Salvatore Rampone. Quale buon conoscitore di uomini, sa che De Marco è lento e disarticolato nei movimenti; non potrà chiamare a raccolta in un batter d'occhio tutti i paesi del Vitulanese; non sarà improbabile che la legione del Matese, poco pratica dei luoghi sbaglierà strada o ponte impiegando più tempo del necessario per concentrarsi a Torre Palazzo della Chiesa (23). Quel Rampone, rivoluzionario puro e disinteressato è capace di tutto, di uscire anche da casa disarmato per avviarsi al Castello. A coloro che incontrerà per la strada, risponderà se glielo domanderanno dove va; va dal Delegato a dichiarare decaduto il potere temporale del Papa a Benevento. Gli si metteranno tutti dietro e senza armi, invaderanno la Rocca ed egli non potrà neppure ordinare un simulacro di difesa, perché non se la sentirà di sparare su persone inermi. Se andrà così, nota l'intendente di Avellino, questo significherà accelerare la fuga di Francesco II da Napoli, imprimere un più rapido sviluppo negli avvenimenti (24). Esatto, risponde monsignore Delegato; come non l'aveva capito? Rampone vuole che nasca una provincia, senza spargimento di sangue. Ancora una volta l'illustre prelato ha compreso la situazione. Gli informatori dicono che Giorgio Haetzel e Vincenzo D'Ambrosio da Montesarchio non saranno pronti prima del 4 settembre, anche perché obbligati ad aspettare una colonna in arrivo da Altavilla Irpina. Raffaele Procaccini da Cantano non può in breve tempo raccogliere gli uomini di Apollosa, Castelpoto, Campoli, Tocco Caudio ed Airola. Nicola De Luca non è in grado di far arrivare, per ragioni di viabilità da un momento all'altro i volontari da Campobasso, Mirabella e Cercemaggiore (25). Invece la compagnia beneventana è già concentrata a Porta Rufina nella taverna di Giuseppe Bonanni. Il comandante della gerdarmeria sconsiglia la difesa. Come scontato, Salvatore Rampone arriva; chiede di essere ricevuto e di poter conferire con il delegato: dice di essere il capo del governo provvisorio; illustra l'inutilità dello scontro chiedendo che depongano le armi le due compagnie di soldati e gli altri di guarnigione. Monsignor Agnelli aderisce alla richiesta, limitandosi alla protesta di prammatica. In due ore lascerà il palazzo apostolico; nel mentre i domestici preparano i bagagli e i funzionari sigillano i documenti riservati che il Delegato porterà con sé a Roma, il marchese De Simone si offre di ospitarlo a casa sua. E' una saggia soluzione. Monsignor Agnelli non può mettere in difficoltà il Cardinale Domenico Carafa arcivescovo; dovrebbe attraversare le vie della città affollate da manifestanti all'unità d'Italia. Il palazzo De Simone, attualmente sede del collegio "La Salle" e invece vicinissimo alla Rocca e lo sottrae alla curiosità generale. L'indomani sul far del mattino Monsignor Edoardo Agnelli parte definitivamente da Benevento; al ponte di S. Maria della Libera lo attendono i soldati del nuovo Regno per rendergli gli onori militari. Con un lieve cenno del capo ringrazia, portando la mano al cappello, controllato nelle emozioni e lucido come sempre. Dà l'addio ad un gioiello di amministrazione; Salvatore Rampone onesto nella sua dirittura morale, è impegnato a far stilare meticolosi elenchi delle cose e delle proprietà apostoliche. Quale patriota generoso, è stato utilizzato nell'impeto e nell'attacco della prima ora, ma è personaggio scomodo per i brogli e le malversazioni che altri vorranno fare. La rivoluzione diventerà presto classista e lo metterà subito da parte. Proprio così. Solo ieri a mezzogiorno del 3 settembre 1860, a rivoluzione beneventana conclusa, è arrivato Giuseppe De Marco con i cacciatori irpini e i legionari del Matese, con un buon numero di fucili presi a Grottaminarda (26) e con 3.000 cartucce inviate precedentemente a lui da Rampone. E' passato attraverso Porta Calore, l'arco di S. Gennaro, per il Duomo, davanti al Castello, prendendosi gli applausi, prima di andare ad acquartierarsi al collegio dei Gesuiti sulla Pace Vecchia. Nel pomeriggio gran festa a piazza Orsini; finalmente riuniti i soldati della Compagnia beneventana ai Cacciatori irpini e ai legionari del Matese, di fronte alla cittadinanza, presentando le armi, hanno proclamato ufficialmente il Governo provvisorio. Questo, messosi subito al lavoro, procede all'inventario delle suppellettili e chiede all'Amministrazione Camerale Apostolica il rendiconto delle somme giacenti in cassa; il contabile Saverio Petrosini, in assenza dell'amministratore Tinelli, rilascia il seguente attestato (27) :
Eccellentissimo Signor Presidente
del Governo Provvisorio
Pregiomi dichiararle che, eseguiti alcuni pagamenti, qui annotati, in cassa trovansi le seguenti somme:
In rame ducati dugentottanta 280,00
In argento ducati trecentocinquanta 350,00
In fede ducati cento 100,00
In uno ducati settecentotrenta 730,00
(La detta somma è pari a quella di lire 3.102,50).
Esistono pure i seguenti crediti:
1) Debito del Cursore Giuseppe Marsullo, ducati 237,19;
2) Vers. del sig. Girolamo Martini per tasse di macinato, ed altro non eseguito;
3)Versamento del signor marchese Giuseppe Pacca non eseguito.
Benevento, 5 settembre 1860.
f.to: SAVERIO PETROSINI
Petrosini invece teneva in cassa altri 10.000 ducati; aveva avuto dal Tinelli l'incarico di nasconderli e di spedirli a Roma al più presto con un messo fidato. Nessun contrattacco borbonico si fa; De Marco marcia su Paduli e non a voce, ma per iscritto da qui raccomanda a Rampone - in data 6 settembre 1860 - di proclamare lo Statuto piemontese con la legge della Guardia Nazionale e Municipale; nel contempo dà le dimissioni da membro del Governo provvisorio (28). Viene immediatamente imitato dal marchese Giovanni De Simone e da Gennaro Collenea; dei sei membri rimangono solo in tre: Salvatore Rampone con funzioni di Presidente Domenico Mutarelli e Nicola Vessichelli; con i giorni contati, a firmare gli atti. Ce n'è da firmare parecchi e con nuova dicitura "In Nome di Vittorio Emanuele Re d'Italia - Dittatore Garibaldi!". Il consiglio di Governo, costituito per dare parere consultivo, comincia a creare le prime difficoltà. Risulta composto da: Bosco Lucarelli Giovanni, Mosti Raffaele, Mozzilli Francesco, Palmieri Raffaele, De Rosa Pietro, De Simone Giuseppe, Torre Carlo, Tomaselli Luigi, Ventura Domenico, Zoppoli Antonio. Qualcuno fa addirittura la fronda. Il nuovo consiglio Comunale detto Decurionato si riunisce in prima seduta il 6 settembre. I componenti sono: l'avvocato Carlo Bessogni, Raffaele Collenea, l'avv. Paolo Capilongo, l'avv. Raffaele De Caro, Raffaele Guardiano, Biagio Isernia, l'avv. Giuseppe Manciotti, Carlo Pellegrini, Pietro De Rosa, il dr. Angelantonio Rossi, Pietro Rampone, il dr. Francesco Schinosi, il dr. Francesco Saverio Zazo, Giacomo Ventura (29). Entro due giorni dovrà con votazione segreta designare il sindaco che risulterà eletto nella persona di Pietro De Rosa. Intanto si applica la legge della Guardia Nazionale che è chiamata a tutelare la vita, l'onore e la proprietà dei cittadini. Ne fanno parte i cittadini dai 18 ai 60 anni, purché non siano stati condannati per delitti infamanti; ne sono esclusi gli operai giornalieri e i braccianti o coloro che esercitano mestieri sorditi ed abietti. Garibaldi arriva a Napoli il 7 settembre; due giorni Rampone con la moglie Maria Pacifico e Vessichelli, alla testa di una deputazione di cittadini si porta nella città partenopea per fare atto di adesione alla dittatura del Generale e per presentare alla sua approvazione la pianta topografica di Benevento che ha elaborato il geometra Francesco Mozzilli. Nel tenimento è compreso Ariano Irpino come capoluogo di circondano. Garibaldi accetta ed approva la circoscrizione; è in procinto di partire per Capua e non vuole lasciare dietro di sé un Governo Provvisorio a Benevento; è tempo di nominare il Governatore; chiama perciò il segretario generale Bertani per provvedervi. Nicola Vessichelli invece lo invita a soprassedere e ad attendere la designazione che i beneventani presenteranno per iscritto. Perplesso e un po' spazientito per tanta formalità, convinto che a primo governatore di Benevento, sarà indicato Rampone, Garibaldi si dichiara disposto ad aspettare ancora. Intanto Rampone accompagna il Turr ad Avellino, seriamente minacciata dalla reazione che i borbonici hanno suscitato a Montemiletto. Quando torna a Benevento, scopre che molti componenti del Consiglio Comunale si sono schierati apertamente dalla parte del conte Carlo Torre, e questi manovrando gli amici marchese Casanova e Ferdinando Pandola presso il quartiere generale di Garibaldi, si è fatto nominare dal Bertani, governatore di Benevento. Una deputazione di beneventani si precipita a Napoli per ottenere la revoca; imbarazzato il Bertani assicura che per il momento non manderà Torre a raggiungere la sede ed informerà Garibaldi. Lo scontro Rampone - Torre avviene oltre che sul piano personale, anche su quello politico, giacché Rampone è il capo riconosciuto del partito democratico, l'altro di quello moderato. Le sezioni del partito democratico si mettono in agitazione ed insieme con quelle di S. Angelo a Cupolo e S. Leucio, inscenano una dimostrazione al rullo dei tamburi. I beneventani si riversano per le strade ed acclamano Rampone. "Siete pronti ad affermare che volete Rampone primo governatore?" "Certo, se lo merita. È stato lui ad occupare per primo la città!". "Lo volete dichiarare per iscritto? Certo!" I democratici chiamano i notari Bartolomeo Mazziotta, Tommaso ed Antonio Bruno; poiché è impossibile far entrare tanta gente nel loro studio, pregano i notari di redigere gli atti e le dichiarazioni in piazza. I professionisti si portano al largo Castello, S. Sofia, S. Domenico, del Gesù, S. Caterina, delle Dogane, Duomo, Orsini, al cortile del palazzo Comunale, a Porta Rufina. Dovunque registrano la stessa frase di assenso "Vogliamo il signor Salvatore Rampone, che per noi ha faticato", in data 25 settembre 1860. Malauguratamente i fautori di Rampone sono scesi in piazza con le armi e di questa circostanza si avvale Carlo Torre per informare Garibaldi che a Benevento è scoppiata la reazione. Bertani spedisce a Benevento il colonnello garibaldino Vincenzo Bentivegna investito dei più ampi poteri, alla guida di 300 uomini: i Cacciatori dell'Etna. Il colonnello si serve della ferrovia per spostarsi da Napoli a Cancello, di qui il 27 settembre marcia su Benevento. Una rappresentanza del Governo Provvisorio gli va incontro, ma egli con modi bruschi licenzia tutti; pone la città nello stato di assedio, obbliga tutti a consegnare le armi; arresta i capisezione del partito democratico Campanella, Ricci, Zanchelli, Varricchio; fa eseguire perquisizioni domiciliari. Bertani ha portato con sé Fra' Giovanni Pantaleo, siciliano dell'ordine dei francescani e cappellano di Garibaldi. Fra' Pantaleo chiede al Cardinale Carafa il permesso di predicare in Duomo ed offeso dal rifiuto dell'arcivescovo, cui è noto per la stravaganza del comportamento, induce il Colonnello Bentivegna ad allontanarlo brutalmente dalla sede nello spazio di due ore. Il Cardinale sarà intrattenuto per alcuni giorni dal governo della Dittatura a Napoli; rimesso in libertà sarà allontanato dalle province meridionali ed obbligato a scegliere tra le due sedi di residenza: l'estero o Roma. Preferirà optare per Roma. Fra' Pantaleo alle 11 del mattino del 28 settembre tiene un discorso in piazza Orsini; invita i beneventani a ricordarsi dell'indipendenza e liberalità degli avi, della gloria sublime della Patria, ottenebrata, ma non spenta "dal secolare faraonico dispotismo del Pretino Governo". Li esorta a guardarsi dai consigli dei moderati che "opponendosi al progresso non fanno che favorire il regresso e condurre dall'inerzia al torpore, dal torpore al letargo e dal letargo alla morte" (30). Gli astanti, passando da meraviglia in meraviglia, capiscono che non la pensa in modo identico al Bertani e lo applaudono perché parla male dei moderati. La sera dello stesso giorno, sono invitati per altre allocuzioni e vanno in massa; curiosi di sapere se sparerà a zero come il mattino. Invece fa proposta più concreta; invita la classe operaia a costituirsi in Società Operaia; apre una sottoscrizione; raccoglie 200 firme di soci effettivi, molte altre di soci onorari. Della sua venuta a Benevento, sopravvive la Società Operaia di cui illustrò i vantaggi Prima di partire, ripiombò nelle sue bizzarrie; fece dono al sindaco Pietro De Rosa di alcuni capelli del generale, di alcune conchiglie e coralli di Caprera. Si ignora quale fine abbiano fatto le reliquie. Chi ancora non parte per il momento, è il colonnello Bentivegna che nomina una Commissione d'inchiesta sugli atti del Governo Provvisorio, composta dall' avv. Paolo Capilongo presidente, dall'avv. Giovanni Bosco Lucarelli, dall'avv. Emanuele Manciotti, dall'avv. Giovanni di Giovanni componenti, e da Bartolomeo Vitagliano segretario. Il vero unico imputato è Salvatore Rampone, accusato di essersi impossessato di 10.000 ducati della cassa apostolica, quando essi arrivati a Roma lì erano, ben custoditi dal Tinelli per conto del Papa. Di che è colpevole? Di aver forse disposto come Garibaldi chiedeva da Napoli il 7 settembre, le iscrizioni dei volontari e d'aver all'uopo destinato per le operazioni una stanza terrena nel Palazzo Comunale? Di aver impresso un ritmo più dinamico agli affari, diminuendo le tasse di registrazione ? (31). Il giornale "Iride" che si stampa a Napoli, sforna articoli sempre più infamanti contro i democratici di Benevento, accusati di aver sfruttato la rivoluzione per farsi un feudo. I documenti esibiti da Rampone, attestano al contrario le rendite del Collegio Gesuitico maturate e non esatte dal Governo Provvisorio; gli inventari delle suppellettili del Palazzo apostolico dicono che non manca niente; non è stato preso neppure un sigaro dal suo magazzino dei tabacchi; con l'elenco minuzioso, ci sono tutti i libri e le pergamene della biblioteca dei Gesuiti. L'inchiesta come tutte le inchieste fondate sulle false accuse, si chiude con un nulla di fatto per Salvatore Rampone. Il colonnello Bentivegna continua ad usare la mano forte. E' impressionato per la reazione borbonica del 14 settembre 1860 avvenuta a Fragneto L'Abate, poi a S. Giorgio la Molara ove i contadini cercarono di prendere possesso delle terre del principe di S. Antimo. Meno male che in tutte quelle occasioni, era intervenuto Giuseppe De Marco contro i banditi! Solo a Molinara non era potuto andare Giuseppe De Marco per reprimere la reazione e contro i "cafoni" di Pago Veiano che volevano occupare il feudo di Ferraloggia il 18 settembre 1860. Perché? Era impegnato a reprimere una reazione più grande ad Ariano. "Ci vuole lo stato di assedio contro questi briganti, dice De Marco". E quale uomo lo dice! Colui che fra il 6 e l' 8 settembre 1860 con i Cacciatori irpini, la Compagnia beneventana, quella del Matese, di Valle Caudina e Campobasso, per un totale di 1.500 uomini, si è messo a marciare su Principato Ultra da Paduli per redimere in nome di Vittorio Emanuele II Grottaminarda e Ariano! Ad Ariano, fortuna che c'è De Marco, "che chiede maggiori e più assoluti poteri tali da atterrire i malintenzionati e stabilire fermamente l'ordine pubblico" (32). Di notte sui muri delle case sono comparse le scritte: [color=#808080]"Cittadini, gridate Viva Francesco II e morte all'usurpatore Garibaldi - Cittadini, gridate viva Francesco II e non temete". [/color]Meglio quindi correre ai ripari ed emanare un ORDINE DEL GIORNO. I tempi sono maturi per chiedere l'insediamento del Governatore. Il colonnello Bentivegna chiama il conte Carlo Torre a Benevento il 5 ottobre 1860. Lo ricevono a Porta Rufina con la banda; gli operai del Mulino Rummo e i facchini della Dogana; per volere dei datori di lavoro, gli fanno festa, gli staccano i cavalli dalla carrozza, lo portano in trionfo. Carlo Torre quale esponente del partito d'ordine, può impunemente esercitare il disordine amministrativo, inaugurare una politica clientelare dispensando posti a suo piacimento a chi è notoriamente indicato come spia, sopprimere i conventi in novembre senza regolare procedimento, disinteressarsi delle suppellettili e degli arredi del Palazzo apostolico. Tutto va disperso; nessuno propone un'inchiesta per accertare dove sia andata a finire la roba che prima c'era. Rampone che è rimasto a Benevento per contrastarne l'ascesa, in questi giorni preso dall'impegno politico di lotta, non va a raccogliere le spoglie del fratello Pietro. Il comandante della legione beneventana, muore a 27 anni a Pettoranello di Molise, nello scontro contro borbonici e reazionari il 17 ottobre 1860. Un superstite della battaglia, Domizio Tagliaferri da Boiano racconta che andò all'attacco e fu ferito al petto e al collo; non poteva parlare ed agitava le mani per chiedere soccorso, mentre nessuno si curava di lui. Tutto lo scontro, era stato un disastro, perché il colonnello Nullo contravvenendo all'ordine di Garibaldi di non muoversi dalla posizione fino al 20 ottobre, finché non fosse sceso dal monte Macerone il generale Cialdini in modo da incastrare tra i due fuochi i reazionari, aveva mandato all'attacco gli uomini, dicendo che sarebbe presto ritornato con rinforzi ed armi ed invece si era dato alla fuga verso Boiano. Duecento furono i morti e se della compagnia beneventana molti si salvarono, fu grazie al fuoco di difesa della compagnia romana, costituita dai disertori papalini dl Monsignor Agnelli. Quando Salvatore Rampone andò a cercare tra le rocce di Castelpetroso a Pettorano la salma del fratello, non la trovò più. E di questo non si dette mai pace, fino alla morte……….. La provincia promessa, il 21 ottobre 1860 si unisce al Regno d'Italia; i cittadini in plebiscito vanno a deporre il voto nell'atrio del Convento dei Gesuiti, ora sede del Convitto Nazionale. Il 25 ottobre 1860 Carlo Torre la fa nascere male; esclude Ariano come capoluogo di Circondano, per includere il tenimento di S. Bartolomeo in Galdo ai confini con la Puglia, con grande disguido per l'Amministrazione, i commerci, gli interessi generali. Se per lui va bene così, va bene per le apposite commissioni di studio, per il Dicastero dell'Interno ed infine il decreto del Luogotenente conferma. Ogni provincia dell'Italia Meridionale, nasce all'insegna di identica sopraffazione. Si fa interprete dell'unanime riprovazione, Francesco II con un PROCLAMA REALE (33). Con decreto datato 17 febbraio 1861, le provincie dell'ex Regno Napoletano sono obbligate a cedere parte del loro territorio a favore della istituenda provincia di Benevento. Principato Ultra rinuncia a Vitulano, Montesarchio, S. Giorgio la Montagna, Arpaise e Ceppaloni. Molise rinunzia a Pontelandolfo, Morcone, S. Croce di Morcone, Colle, Baselice. Terra di Lavoro rinuncia a Cerreto, Cusano, Guardia Sanframondi, Solopaca, Airola, S. Agata dei Goti. Capitanata rinunzia a S. Bartolomeo in Galdo e Castelfranco. Benevento una delle più piccole province del Regno italiano, ma in compenso di I classe, viene divisa in tre circondari così distinti: 1) Benevento con Vitulano, Montesarchio, Arola, S. Giorgio la Montagna, Pescolamazza, Paduli, Arpaise e Ceppaloni. 2) Cerreto con Cusano, Guardia Sanframondi, Pontelandolfo, Morcone, Solopaca, S. Agata dei Goti. 3) S. Bartolomeo in Galdo con S. Croce di Morcone, S. Giorgio la Molara, Baselice, Colle, Castelfranco.
NOTE
1. Come da piccoli fogli a stampa affissi ai muri della città. Uno di questi fogli, si conserva nella raccolta di Avvisi e proclami nel Museo Biblioteca Archivio Storico del Sannio Benevento.
2. Cfr. l'articolo di Ernesto Sestan: L'Italia nell'Età Feudale, in Questioni di storia medioevale, Milano, Marzorati, pp. 77-127.
3. La rivoluzione delle frasche del 2 novembre 1855 è stata illustrata con molti particolari da Antonio Mellusi nell'opera - L'origine della provincia di Benevento - Benevento - De Martini, 1911.
4. Furono arrestati quali animatori della Rivoluzione delle frasche, per disposizione di Monsignor Agnelli: Michele Cosentini, Giuseppe Pastore, Angelo Maria De Longis, Antonio e Raffaele Lamparelli, Tommaso Campanella, cfr. Mellusi, op. cit.
5. 11 e 12 marzo 1860.
6. Aprile 1860.
7. Archivio di Stato Napoli Ministero Polizia, fascio 1058: Vigilanza politica sulla corrispondenza postale sui viaggiatori in Benevento e in Principato Ultra, marzo-agosto 1860. Cfr. A. Zazo: Dizionario Bio-bibliografico del Sannio, Napoli, Fiorentino, 1973, Voce Alberti Giuseppe, pp. 4-5.
8. Giuseppe Alberti ottenne quanto si era prefisso, pubblicizzando nella competizione dei mercati il liquore Strega fino a renderlo il più venduto, inimitabile.
9. Giuseppe Alberti aveva la rara dote di manifestare le sue idee, senza inasprire gli avversari che finivano anzi per diventare con spontanea naturalezza, i suoi più disinteressati difensori. Di tutti i nipoti, ha ereditato il senso fiducioso nella vita e nelle iniziative, Guido Alberti, il fondatore del Premio Letterario Strega. A Maria Bellonci spaventata dalle immancabili polemiche suscitate dagli esclusi (dato il prestigio connesso alla notorietà del riconoscimento pari al Goncourt e Pulitzer), ripete di non badare ai "rancorosi". E' merito del premio essere invidiato.
10. Cfr. Samnium, 1860, N. 1-2, pp. 96-97.
11. Samnium 1961, N. 3-4, pp. 222-223.
12. Come da documento esistente presso l'Archivio De Marco e pubblicato da Zazo in Appendice all'opera: Il Sannio nella rivoluzione del 1860. I cacciatori irpini, Benevento, Cooperativa tipografi.
13. Come da nota precedente.
14. Zazo, opera cit., da pag. 167 a pag. 180.
15. Come da documenti esistenti presso l'Archivio De Marco, riportati da Zazo, op. cit.
16. Rampone: Memorie politiche di Benevento dalla rivoluzione del 1799 alla rivoluzione del 1860, Benevento, D'Alessandro, 1899, alle pp. 120-123 è riportato l'elenco dei componenti la Compagnia beneventana.
17. Cfr. Mellusi: L'origine della Provincia di Benevento, Benevento, De Martini, 1911, pag. 36 e seg. G. Petella: La legione del Matese durante e dopo l'epopea garibaldina, Città di Castello, Lapi, 1910.
18. Così riporta il Pateras nell'opera: L'insurrezione nella Campania, nel Sannio e negli Abruzzi nel 1860, Napoli, 1862.
19. Archivio di Stato Napoli Ministero Polizia, fascio 1085.
20. Archivio di Stato Napoli Ministero Polizia, fascio 1072.
21. Archivio di Stato Napoli Ministero Polizia, fascio 1086, fascicolo 21
22. Archivio di Stato Napoli Ministero Polizia, fascio 1072.
23. Cfr.: L'origine della provincia di Benevento di Antonio Mellusi, Benevento, De Martini, 1911, pp. 29 e 36.
24. Salvatore Rampone aveva intuito sin dai primi di agosto il ruolo che avrebbe giocato l'insurrezione a Benevento nell'avanzata di Garibaldi su Salerno e Napoli e perciò in contraccambio aveva negoziato il riconoscimento di Benevento a Capoluogo di Provincia con il Comitato Centrale di Napoli.
25. Cfr. T. Pateras: L'insurrezione nella Campania, nel Sannio e negli Abruzzi nel 1860, Napoli, 1862.
26. Museo Biblioteca Archivio Storico del Sannio Benevento - Comune Benevento - fascio 3. Archivio di Stato Napoli Ministero Polizia, fascio 1085.
27. Rampone: Memorie politiche di Benevento dalla rivoluzione del 1799 alla rivoluzione del 1860, Benevento, D'Alessandro, 1899, pp. 164 e seg.
28. Cfr. Rampone, op. cit., pag. 118. Archivio De Marco, Lettera al Tomaselli in data 7 settembre 1860. Cfr. Zazo, op. cit., N. 23 del giornale "La Nuova Italia", Napoli, li settembre, 1860.
29. Cfr. Rampone, op. cit., pag. 112.
30. Museo Biblioteca Archivio Storico del Sannio Benevento, Fondo Capasso Torre, Carte della provincia di Benevento, cart. 14. Comunicato su Fra' Pantaleo in Benevento.
31. Cfr; Rampone, op. cit., pagg. 116-117. Le tasse di registrazione furono così fissate dal Governo Provvisorio: per atti pubblici grana 80, per contratti non eccedenti il valore di 100 ducati grana 20 e così pure per atti privati; per atti giudiziali in 1° grado del valore di 100 ducati grana 50, per sentenze interlocutorie grana 25. Le tasse erano raddoppiate per procedimenti in 2° grado. Il diritto di archivio per atti pubblici era in ragione di grana 10.
32. Attestato di Giuseppe De Blasiis conservato nell'Archivio De Marco e riportato da Zazo, op. cit.
33. Archivio di Stato Napoli, Alta Polizia - fascio 179.
da: "Il Brigantaggio nella Provincia di Benevento 1860-1880" De Martino, Benevento, 1975
Il tre settembre 1860, le forze insurrezionali italiane dichiarano decaduto il Governo Pontificio in Benevento (1). Si chiude - in nome di Vittorio Emanuele Re d'Italia e di Garibaldi Dittatore - un lungo periodo di storia durato otto secoli, dacchè nel lontano 1051, la città stanca della protezione interessata degli Imperatori di Germania e di Oriente, dei vicini Normanni come dei principi Longobardi di Capua e Salerno, volendo garantirsi una lunga pace, aveva preferito darsi ad un solo signore dall'autorità indiscussa e prestigiosa: il Romano Pontefice (2). La gestione dei Rettori pontifici durante questo arco di tempo, era stata per la verità, abbastanza comprensiva consentendo il funzionamento di rappresentanze municipali, purché operassero entro i limiti di una amministrazione gerarchicamente sottomessa alla Chiesa. Tale era la situazione anche il 2 novembre 1855, allorché nella sostituzione operata da Monsignor Agnelli dei sette eletti municipali con persone di sua fiducia, si volle vedere un tentativo di restrizione delle libertà concesse e un dichiarato appoggio ai nuovi inasprimenti fiscali operati dal Comune. I commercianti preoccupati dell'aumento del costo della vita che ne sarebbe derivato con conseguente contrazione del volume degli affari, decisero la serrata. A quei tempi non si usava protestare sfilando per le strade con cartelli e striscioni; i commercianti per attrarre meglio l'attenzione su di sé, pensarono di recidere rami di acacie e di agitarli, nel mentre procedevano alla Rocca dei Rettori. Di qui l'episodio che pure non dette luogo ad incidenti gravi, prese il nome di "rivoluzione delle frasche" (3). Monsignor Agnelli sdegnato per la clamorosa dimostrazione, avrebbe preferito scongiurarla parlando con una deputazione degli interessati prima che fossero scesi in piazza, non volle dirimere sul momento la questione. Di conseguenza i commercianti si portarono dal Cardinale Carafa e nelle sue mani deposero le chiavi dei negozi, decisi a tener duro, fiduciosi nell'opera di mediazione tra loro e il Delegato, mediazione che il Cardinale di buon grado accettò. Tutto il popolo faceva invero netta distinzione tra i due alti prelati, investiti di due cariche diverse; il Cardinale Carafa era la suprema autorità religiosa come arcivescovo di Benevento e il Delegato Monsignor Agnelli era l'autorità politica assommante i poteri del Prefetto e del Questore di oggi. Quale responsabile dell'ordine pubblico, Monsignor Agnelli paventava che la dimostrazione contro il carovita si tingesse di significato politico. Già Salvatore Sabariani, capo del partito neo-guelfo tra il 1843 e il 1848 si era fatto sostenitore dell'unione del ducato pontificio di Benevento al Regno di Napoli; Salvatore Rampone mazziniano, reduce della difesa di Roma del 1849 intrecciava, come da documenti in suo possesso, rapporti con i rivoluzionari, aspettando il momento buono per entrare in azione. La rivoluzione delle frasche, poteva diventare l'occasione propizia. La ragion di Stato, suggeriva a Monsignor Agnelli di intervenire subito e con energia; dispose l'arresto di alcuni civili (4) e spedì al tribunale di Roma don Achille Coppola, don Giuseppe Pastore, i parroci Capasso e Ventura, il canonico don Giuseppe Collarile. Tutti questi sacerdoti imprudentemente avevano espresso dissenso dalle sue misure di polizia e dato adesione alla protesta, non rendendosi conto che essa poteva determinare la fine del potere temporale dei Papi in Benevento. Quando cinque anni dopo, a conclusione della seconda guerra d'indipendenza, Mazzini non solleva la pregiudiziale repubblicana e si dichiara disposto a collaborare con tutti, anche con i moderati perché realizzino l'unità d'Italia, Monsignor Agnelli comprende che sta per finire la dominazione papale; sarà tutt'al più questione di mesi. Il riconoscimento dei governi provvisori di Firenze, Parma, Modena e Bologna da parte di Vittorio Emanuele II, l'opera diplomatica del conte di Cavour volta ad ottenere da Napoleone III l'annessione della Toscana e dell'Emilia (5) mediante plebisciti in cambio di Nizza e Savoia (6), inducono i liberali di Benevento a costituirsi in governo provvisorio. Un emissario del Cavour, il marchese Villamarina, è già a Napoli per impartire istruzioni ai comitati; il 15 marzo 1860 il Ministro di Polizia del Regno di Napoli comunica a Monsignor Agnelli che a Benevento nel caffè di Giuseppe Alberti sito a Piazza Orsini, si tengono riunioni sediziose. È Alberti che passa gli ordini e cura tra i rivoltosi la diffusione del giornale "L'amico del popolo" (7). Lo prelevano da lui Celestino e Michele Morante da Apice, Giuseppe Coletti medico di Montemiletto e Antonio lazeolla da S. Giorgio la Molara, Domenico La Monica avvocato da S. Giorgio la Montagna. Faccia perciò relazione scritta sulle persone indicate e sorvegli Ignazio Revelli che spesso parte da Napoli per Benevento. A stretto giro di posta, Monsignor Delegato risponde che Celestino e Michele Morante sono degni figli del padre don Nicola carbonaro del 1820. Confabulano senza sosta con Domenico Isernia, Michele Cosentini e Salvatore Rampone che stanno preparando la rivoluzione a Benevento. L'avvocato La Monica procuratore del principe di Morra e Iazeolla sono brave persone, ma hanno congiunti fin troppo in vista tra i liberali. Quando però viene la volta di dare informazioni su Giuseppe Alberti, tergiversa ed osserva: Lo si accusa di diffondere "L'amico del popolo", ebbene è un giornale che si stampa a Roma sotto il governo pontificio, io non ne posso impedire la lettura. Poi cambia argomento: "Vuole il ministro che Revelli non venga da Napoli a Benevento? Renda obbligatorio il passaporto per gli attendibili; egli farà perquisire tutte le persone in arrivo nella città e tutto andrà per il meglio". Perché Monsignor Agnelli non accusa Giuseppe Alberti? E' allegro e pieno di vita. Da S. Felice a Cancello in cui è nato, è andato alla ricerca di una città e Benevento è diventata la sua città. Ha inventato un liquore distillando una quantità di erbe aromatiche, dicendosi sicuro che nel tempo sarebbe stato il più venduto nel mondo. Rifarà con un nome magico, il cammino inverso delle streghe che da tutto il mondo venivano sotto acqua e sotto vento al noce di Benevento. L'Alberti sostiene che il suo prodotto sarà imbattibile perché confezionato all'insegna del noce sacro al mitico Wothan. Che facevano i guerrieri longobardi per acquistare l'invincibilità? Sacrificavano a Wothan un caprone, ne sospendevano la pelle al noce, quindi saltavano in groppa ai cavalli ed iniziavano un galoppo serrato intorno all'albero, scoccando frecce sulla pelle dell'animale, fino a ridurla in minutissimi brandelli. Indi ne mangiavano non uno, ma più pezzettini, perché ritenevano di acquistare coraggio e valore in battaglia ed ottenere quello che volevano (8). Da buon intenditore il Ministro di Polizia del Regno di Napoli, capisce che Alberti non si tocca (9): è molto simpatico al Delegato Apostolico Agnelli e Monsignore è uno che ottiene ciò che vuole. Il Ministro è tuttavia dispettoso e proclive alle ritorsioni. Ordinerà di perquisire tutte le persone che vengono da Benevento, nessuna eccettuata; se ci vuole il passaporto per entrare in Benevento, ci vuole parimenti il passaporto per uscirne. Bel guaio per il Ducato pontificio, così minuscolo in estensione, comprendente la città fino all'Epitaffio, S. Angelo a Cupolo, S. Leucio e Bagnara, imbottigliato com'è tra le province napoletane! A causa di Alberti, si bloccano le comunicazioni e i commerci. Da Apice e da Paduli che sono all'estero in quanto compresi in Principato Ultra (Avellino), i genitori non possono andare a trovare i figli al Seminario; i preti non possono andare in Curia dal Cardinale Arcivescovo; i contadini di S. Giorgio la Montagna (attualmente del Sannio), non possono venire a vendere gli ortaggi in città. E' tale il coro delle proteste, che i giudici di Paduli, Montefusco e S. Giorgio, se ne fanno portavoce presso l'intendente di Avellino (10). Il 10 luglio 1860 il passaporto indispensabile per gli abbienti viene sostituito da una carta di passaggio valida per sei mesi solo per i pastori, braccianti agricoli ed erbivendoli. (Costo del documento: grana 5). Nonostante i posti di blocco e le perquisizioni alle persone, i dirigenti dei comitati di "Ordine" ed "Azione" di Napoli, ricevono l'elenco degli uomini disponibili per la rivoluzione. Ciò avviene con i più impensati stratagemmi; si presta a fare da portaordini una giovane cospiratrice beneventana: Maria Pacifico Rampone. Nasconde i messaggi a lei affidati nella fodera della cuffietta che porta in testa, ben stretta. Nessuno individua in questa fragile donna dall'aspetto sofferente (morirà prematuramente a ventiquattro anni non ancora compiuti), la moglie di Salvatore Rampone il capo del Comitato Unitario insurrezionale (11). Giuseppe De Marco ha già organizzato in compagnie i simpatizzanti per il nuovo ordine nei comuni di Vitulano, Foglianise, Cautano, Tocco Caudio, Paupisi e Torrecuso, chiamandoli Cacciatori Irpini o della Valle Vitulanese (12). Francesco De Sanctis, giustamente fiero che essi nativi di Principato Ultra, hanno costituito tra il 1859-1860 il primo corpo dei volontari Garibaldini nell'Italia Meridionale, preferisce chiamarli Cacciatori Irpini e si adopererà presso Garibaldi il 4 ottobre 1860 perché ricevano con questo nome il riconoscimento definitivo (13). Il contingente assomma a seicento uomini in quanto alla chiamata alle armi di Giuseppe De Marco in nome di Garibaldi, hanno aderito altri dei comuni di Circello, Reino, Molinara, Paduli, Pietrelcina, Colle, S. Marco dei Cavoti, S. Giorgio la Molara, Pescolamazza (14). Inoltre il ceto nobile che aveva riconfermato la sua fedeltà a Pio IX dopo i plebisciti dell'Italia centrale, mette a disposizione dei fondi atti ad assicurare il mantenimento di 200 uomini armati per quaranta giorni di guerriglia. E' stato persuaso a ciò dai marchesi De Simone, Pacca e Tomaselli, amici del De Marco (15). Al totale di 800 volontari si aggiunge la compagnia beneventana, forte di 102 uomini (16). Di concerto con i comitati di Avellino e Campobasso si studia il piano d'attacco. La legione del Matese proveniente da Piedimonte d'Alife, al segnale convenuto dovrà portarsi a Torre Palazzo della Chiesa ai confini con il Regno di Napoli alla masseria del marchese don Salvatore Mosti, nel fondo tenuto in fitto da Giovanni Caporaso di Vitulano, per unirsi ai cacciatori irpini (17). Frattanto i volontari di Nola, Mercogliano ed Avellino, posti a maggiore distanza, in due tappe si avvicineranno a Benevento facendo sosta a Montefusco prima, ad Ariano dopo (18). Salvatore Rampone al centro con la compagnia beneventana, interverrà per assediare la città. Si contano gli uomini dall'una e dall'altra parte ed è curioso che Monsignor Agnelli tiri le somme con lo stesso risultato. Tenuto conto che all'ultimo momento entreranno in azione spinti dall'entusiasmo i civili non ancora organizzati militarmente in quadri, ci saranno a Benevento non meno di 3.000 uomini, di cui certamente duemila resteranno a guardia della città per difendere le nuove Istituzioni e mille andranno ad ingrossare le fila dell'esercito garibaldino (19). L'intendente borbonico di Avellino si spaventa a morte; Monsignor Agnelli energico quanto mai, ha tollerato che il 26 di luglio alcuni giovani percorressero le strade di Benevento al grido di "Viva Vittorio Emanuele II e Garibaldi, Viva l'annessione al Piemonte" ed addirittura ripetessero la manifestazione la sera, con la banda in testa (20). L'imperturbabilità di Monsignor non significa niente di buono. Egli si aspetta che molti soldati pontifici alle sue dipendenze, provenienti dal Lazio, Umbria e Romagna, terre già liberate, si schierino dalla parte dei rivoluzionari. Ha tutta l'aria di conoscere i nomi di coloro che li inciteranno a far ciò: Domenico Mutarelli, Francesco De Cillis, Angelo Cenicola (21). L'ipotesi puntualmente si verifica; invano 1'intendente di Avellino spedisce due compagnie del 100 reggimento di linea ai confini del Ducato per indurre i soldati papalini a desistere dal loro proposito (22). Quelli del Comitato di Napoli, preoccupatissimi scrivono a Benevento di non dare troppo all'occhio. Già De Marco si è messo in vista e rischia di compromettere tutto sul più bello. Senonchè Salvatore Rampone il 15 agosto fa una proposta: "Se vi assicuro che con l'aiuto di mio fratello Pietro, comandante della legione beneventana, libero la città prima dell'arrivo di Garibaldi, mi promettete in cambio di riconoscerla capoluogo di provincia?". La risposta è affermativa. Monsignore Agnelli lo viene a sapere e non mette in dubbio la serietà dei propositi di Salvatore Rampone. Quale buon conoscitore di uomini, sa che De Marco è lento e disarticolato nei movimenti; non potrà chiamare a raccolta in un batter d'occhio tutti i paesi del Vitulanese; non sarà improbabile che la legione del Matese, poco pratica dei luoghi sbaglierà strada o ponte impiegando più tempo del necessario per concentrarsi a Torre Palazzo della Chiesa (23). Quel Rampone, rivoluzionario puro e disinteressato è capace di tutto, di uscire anche da casa disarmato per avviarsi al Castello. A coloro che incontrerà per la strada, risponderà se glielo domanderanno dove va; va dal Delegato a dichiarare decaduto il potere temporale del Papa a Benevento. Gli si metteranno tutti dietro e senza armi, invaderanno la Rocca ed egli non potrà neppure ordinare un simulacro di difesa, perché non se la sentirà di sparare su persone inermi. Se andrà così, nota l'intendente di Avellino, questo significherà accelerare la fuga di Francesco II da Napoli, imprimere un più rapido sviluppo negli avvenimenti (24). Esatto, risponde monsignore Delegato; come non l'aveva capito? Rampone vuole che nasca una provincia, senza spargimento di sangue. Ancora una volta l'illustre prelato ha compreso la situazione. Gli informatori dicono che Giorgio Haetzel e Vincenzo D'Ambrosio da Montesarchio non saranno pronti prima del 4 settembre, anche perché obbligati ad aspettare una colonna in arrivo da Altavilla Irpina. Raffaele Procaccini da Cantano non può in breve tempo raccogliere gli uomini di Apollosa, Castelpoto, Campoli, Tocco Caudio ed Airola. Nicola De Luca non è in grado di far arrivare, per ragioni di viabilità da un momento all'altro i volontari da Campobasso, Mirabella e Cercemaggiore (25). Invece la compagnia beneventana è già concentrata a Porta Rufina nella taverna di Giuseppe Bonanni. Il comandante della gerdarmeria sconsiglia la difesa. Come scontato, Salvatore Rampone arriva; chiede di essere ricevuto e di poter conferire con il delegato: dice di essere il capo del governo provvisorio; illustra l'inutilità dello scontro chiedendo che depongano le armi le due compagnie di soldati e gli altri di guarnigione. Monsignor Agnelli aderisce alla richiesta, limitandosi alla protesta di prammatica. In due ore lascerà il palazzo apostolico; nel mentre i domestici preparano i bagagli e i funzionari sigillano i documenti riservati che il Delegato porterà con sé a Roma, il marchese De Simone si offre di ospitarlo a casa sua. E' una saggia soluzione. Monsignor Agnelli non può mettere in difficoltà il Cardinale Domenico Carafa arcivescovo; dovrebbe attraversare le vie della città affollate da manifestanti all'unità d'Italia. Il palazzo De Simone, attualmente sede del collegio "La Salle" e invece vicinissimo alla Rocca e lo sottrae alla curiosità generale. L'indomani sul far del mattino Monsignor Edoardo Agnelli parte definitivamente da Benevento; al ponte di S. Maria della Libera lo attendono i soldati del nuovo Regno per rendergli gli onori militari. Con un lieve cenno del capo ringrazia, portando la mano al cappello, controllato nelle emozioni e lucido come sempre. Dà l'addio ad un gioiello di amministrazione; Salvatore Rampone onesto nella sua dirittura morale, è impegnato a far stilare meticolosi elenchi delle cose e delle proprietà apostoliche. Quale patriota generoso, è stato utilizzato nell'impeto e nell'attacco della prima ora, ma è personaggio scomodo per i brogli e le malversazioni che altri vorranno fare. La rivoluzione diventerà presto classista e lo metterà subito da parte. Proprio così. Solo ieri a mezzogiorno del 3 settembre 1860, a rivoluzione beneventana conclusa, è arrivato Giuseppe De Marco con i cacciatori irpini e i legionari del Matese, con un buon numero di fucili presi a Grottaminarda (26) e con 3.000 cartucce inviate precedentemente a lui da Rampone. E' passato attraverso Porta Calore, l'arco di S. Gennaro, per il Duomo, davanti al Castello, prendendosi gli applausi, prima di andare ad acquartierarsi al collegio dei Gesuiti sulla Pace Vecchia. Nel pomeriggio gran festa a piazza Orsini; finalmente riuniti i soldati della Compagnia beneventana ai Cacciatori irpini e ai legionari del Matese, di fronte alla cittadinanza, presentando le armi, hanno proclamato ufficialmente il Governo provvisorio. Questo, messosi subito al lavoro, procede all'inventario delle suppellettili e chiede all'Amministrazione Camerale Apostolica il rendiconto delle somme giacenti in cassa; il contabile Saverio Petrosini, in assenza dell'amministratore Tinelli, rilascia il seguente attestato (27) :
Eccellentissimo Signor Presidente
del Governo Provvisorio
Pregiomi dichiararle che, eseguiti alcuni pagamenti, qui annotati, in cassa trovansi le seguenti somme:
In rame ducati dugentottanta 280,00
In argento ducati trecentocinquanta 350,00
In fede ducati cento 100,00
In uno ducati settecentotrenta 730,00
(La detta somma è pari a quella di lire 3.102,50).
Esistono pure i seguenti crediti:
1) Debito del Cursore Giuseppe Marsullo, ducati 237,19;
2) Vers. del sig. Girolamo Martini per tasse di macinato, ed altro non eseguito;
3)Versamento del signor marchese Giuseppe Pacca non eseguito.
Benevento, 5 settembre 1860.
f.to: SAVERIO PETROSINI
Petrosini invece teneva in cassa altri 10.000 ducati; aveva avuto dal Tinelli l'incarico di nasconderli e di spedirli a Roma al più presto con un messo fidato. Nessun contrattacco borbonico si fa; De Marco marcia su Paduli e non a voce, ma per iscritto da qui raccomanda a Rampone - in data 6 settembre 1860 - di proclamare lo Statuto piemontese con la legge della Guardia Nazionale e Municipale; nel contempo dà le dimissioni da membro del Governo provvisorio (28). Viene immediatamente imitato dal marchese Giovanni De Simone e da Gennaro Collenea; dei sei membri rimangono solo in tre: Salvatore Rampone con funzioni di Presidente Domenico Mutarelli e Nicola Vessichelli; con i giorni contati, a firmare gli atti. Ce n'è da firmare parecchi e con nuova dicitura "In Nome di Vittorio Emanuele Re d'Italia - Dittatore Garibaldi!". Il consiglio di Governo, costituito per dare parere consultivo, comincia a creare le prime difficoltà. Risulta composto da: Bosco Lucarelli Giovanni, Mosti Raffaele, Mozzilli Francesco, Palmieri Raffaele, De Rosa Pietro, De Simone Giuseppe, Torre Carlo, Tomaselli Luigi, Ventura Domenico, Zoppoli Antonio. Qualcuno fa addirittura la fronda. Il nuovo consiglio Comunale detto Decurionato si riunisce in prima seduta il 6 settembre. I componenti sono: l'avvocato Carlo Bessogni, Raffaele Collenea, l'avv. Paolo Capilongo, l'avv. Raffaele De Caro, Raffaele Guardiano, Biagio Isernia, l'avv. Giuseppe Manciotti, Carlo Pellegrini, Pietro De Rosa, il dr. Angelantonio Rossi, Pietro Rampone, il dr. Francesco Schinosi, il dr. Francesco Saverio Zazo, Giacomo Ventura (29). Entro due giorni dovrà con votazione segreta designare il sindaco che risulterà eletto nella persona di Pietro De Rosa. Intanto si applica la legge della Guardia Nazionale che è chiamata a tutelare la vita, l'onore e la proprietà dei cittadini. Ne fanno parte i cittadini dai 18 ai 60 anni, purché non siano stati condannati per delitti infamanti; ne sono esclusi gli operai giornalieri e i braccianti o coloro che esercitano mestieri sorditi ed abietti. Garibaldi arriva a Napoli il 7 settembre; due giorni Rampone con la moglie Maria Pacifico e Vessichelli, alla testa di una deputazione di cittadini si porta nella città partenopea per fare atto di adesione alla dittatura del Generale e per presentare alla sua approvazione la pianta topografica di Benevento che ha elaborato il geometra Francesco Mozzilli. Nel tenimento è compreso Ariano Irpino come capoluogo di circondano. Garibaldi accetta ed approva la circoscrizione; è in procinto di partire per Capua e non vuole lasciare dietro di sé un Governo Provvisorio a Benevento; è tempo di nominare il Governatore; chiama perciò il segretario generale Bertani per provvedervi. Nicola Vessichelli invece lo invita a soprassedere e ad attendere la designazione che i beneventani presenteranno per iscritto. Perplesso e un po' spazientito per tanta formalità, convinto che a primo governatore di Benevento, sarà indicato Rampone, Garibaldi si dichiara disposto ad aspettare ancora. Intanto Rampone accompagna il Turr ad Avellino, seriamente minacciata dalla reazione che i borbonici hanno suscitato a Montemiletto. Quando torna a Benevento, scopre che molti componenti del Consiglio Comunale si sono schierati apertamente dalla parte del conte Carlo Torre, e questi manovrando gli amici marchese Casanova e Ferdinando Pandola presso il quartiere generale di Garibaldi, si è fatto nominare dal Bertani, governatore di Benevento. Una deputazione di beneventani si precipita a Napoli per ottenere la revoca; imbarazzato il Bertani assicura che per il momento non manderà Torre a raggiungere la sede ed informerà Garibaldi. Lo scontro Rampone - Torre avviene oltre che sul piano personale, anche su quello politico, giacché Rampone è il capo riconosciuto del partito democratico, l'altro di quello moderato. Le sezioni del partito democratico si mettono in agitazione ed insieme con quelle di S. Angelo a Cupolo e S. Leucio, inscenano una dimostrazione al rullo dei tamburi. I beneventani si riversano per le strade ed acclamano Rampone. "Siete pronti ad affermare che volete Rampone primo governatore?" "Certo, se lo merita. È stato lui ad occupare per primo la città!". "Lo volete dichiarare per iscritto? Certo!" I democratici chiamano i notari Bartolomeo Mazziotta, Tommaso ed Antonio Bruno; poiché è impossibile far entrare tanta gente nel loro studio, pregano i notari di redigere gli atti e le dichiarazioni in piazza. I professionisti si portano al largo Castello, S. Sofia, S. Domenico, del Gesù, S. Caterina, delle Dogane, Duomo, Orsini, al cortile del palazzo Comunale, a Porta Rufina. Dovunque registrano la stessa frase di assenso "Vogliamo il signor Salvatore Rampone, che per noi ha faticato", in data 25 settembre 1860. Malauguratamente i fautori di Rampone sono scesi in piazza con le armi e di questa circostanza si avvale Carlo Torre per informare Garibaldi che a Benevento è scoppiata la reazione. Bertani spedisce a Benevento il colonnello garibaldino Vincenzo Bentivegna investito dei più ampi poteri, alla guida di 300 uomini: i Cacciatori dell'Etna. Il colonnello si serve della ferrovia per spostarsi da Napoli a Cancello, di qui il 27 settembre marcia su Benevento. Una rappresentanza del Governo Provvisorio gli va incontro, ma egli con modi bruschi licenzia tutti; pone la città nello stato di assedio, obbliga tutti a consegnare le armi; arresta i capisezione del partito democratico Campanella, Ricci, Zanchelli, Varricchio; fa eseguire perquisizioni domiciliari. Bertani ha portato con sé Fra' Giovanni Pantaleo, siciliano dell'ordine dei francescani e cappellano di Garibaldi. Fra' Pantaleo chiede al Cardinale Carafa il permesso di predicare in Duomo ed offeso dal rifiuto dell'arcivescovo, cui è noto per la stravaganza del comportamento, induce il Colonnello Bentivegna ad allontanarlo brutalmente dalla sede nello spazio di due ore. Il Cardinale sarà intrattenuto per alcuni giorni dal governo della Dittatura a Napoli; rimesso in libertà sarà allontanato dalle province meridionali ed obbligato a scegliere tra le due sedi di residenza: l'estero o Roma. Preferirà optare per Roma. Fra' Pantaleo alle 11 del mattino del 28 settembre tiene un discorso in piazza Orsini; invita i beneventani a ricordarsi dell'indipendenza e liberalità degli avi, della gloria sublime della Patria, ottenebrata, ma non spenta "dal secolare faraonico dispotismo del Pretino Governo". Li esorta a guardarsi dai consigli dei moderati che "opponendosi al progresso non fanno che favorire il regresso e condurre dall'inerzia al torpore, dal torpore al letargo e dal letargo alla morte" (30). Gli astanti, passando da meraviglia in meraviglia, capiscono che non la pensa in modo identico al Bertani e lo applaudono perché parla male dei moderati. La sera dello stesso giorno, sono invitati per altre allocuzioni e vanno in massa; curiosi di sapere se sparerà a zero come il mattino. Invece fa proposta più concreta; invita la classe operaia a costituirsi in Società Operaia; apre una sottoscrizione; raccoglie 200 firme di soci effettivi, molte altre di soci onorari. Della sua venuta a Benevento, sopravvive la Società Operaia di cui illustrò i vantaggi Prima di partire, ripiombò nelle sue bizzarrie; fece dono al sindaco Pietro De Rosa di alcuni capelli del generale, di alcune conchiglie e coralli di Caprera. Si ignora quale fine abbiano fatto le reliquie. Chi ancora non parte per il momento, è il colonnello Bentivegna che nomina una Commissione d'inchiesta sugli atti del Governo Provvisorio, composta dall' avv. Paolo Capilongo presidente, dall'avv. Giovanni Bosco Lucarelli, dall'avv. Emanuele Manciotti, dall'avv. Giovanni di Giovanni componenti, e da Bartolomeo Vitagliano segretario. Il vero unico imputato è Salvatore Rampone, accusato di essersi impossessato di 10.000 ducati della cassa apostolica, quando essi arrivati a Roma lì erano, ben custoditi dal Tinelli per conto del Papa. Di che è colpevole? Di aver forse disposto come Garibaldi chiedeva da Napoli il 7 settembre, le iscrizioni dei volontari e d'aver all'uopo destinato per le operazioni una stanza terrena nel Palazzo Comunale? Di aver impresso un ritmo più dinamico agli affari, diminuendo le tasse di registrazione ? (31). Il giornale "Iride" che si stampa a Napoli, sforna articoli sempre più infamanti contro i democratici di Benevento, accusati di aver sfruttato la rivoluzione per farsi un feudo. I documenti esibiti da Rampone, attestano al contrario le rendite del Collegio Gesuitico maturate e non esatte dal Governo Provvisorio; gli inventari delle suppellettili del Palazzo apostolico dicono che non manca niente; non è stato preso neppure un sigaro dal suo magazzino dei tabacchi; con l'elenco minuzioso, ci sono tutti i libri e le pergamene della biblioteca dei Gesuiti. L'inchiesta come tutte le inchieste fondate sulle false accuse, si chiude con un nulla di fatto per Salvatore Rampone. Il colonnello Bentivegna continua ad usare la mano forte. E' impressionato per la reazione borbonica del 14 settembre 1860 avvenuta a Fragneto L'Abate, poi a S. Giorgio la Molara ove i contadini cercarono di prendere possesso delle terre del principe di S. Antimo. Meno male che in tutte quelle occasioni, era intervenuto Giuseppe De Marco contro i banditi! Solo a Molinara non era potuto andare Giuseppe De Marco per reprimere la reazione e contro i "cafoni" di Pago Veiano che volevano occupare il feudo di Ferraloggia il 18 settembre 1860. Perché? Era impegnato a reprimere una reazione più grande ad Ariano. "Ci vuole lo stato di assedio contro questi briganti, dice De Marco". E quale uomo lo dice! Colui che fra il 6 e l' 8 settembre 1860 con i Cacciatori irpini, la Compagnia beneventana, quella del Matese, di Valle Caudina e Campobasso, per un totale di 1.500 uomini, si è messo a marciare su Principato Ultra da Paduli per redimere in nome di Vittorio Emanuele II Grottaminarda e Ariano! Ad Ariano, fortuna che c'è De Marco, "che chiede maggiori e più assoluti poteri tali da atterrire i malintenzionati e stabilire fermamente l'ordine pubblico" (32). Di notte sui muri delle case sono comparse le scritte: [color=#808080]"Cittadini, gridate Viva Francesco II e morte all'usurpatore Garibaldi - Cittadini, gridate viva Francesco II e non temete". [/color]Meglio quindi correre ai ripari ed emanare un ORDINE DEL GIORNO. I tempi sono maturi per chiedere l'insediamento del Governatore. Il colonnello Bentivegna chiama il conte Carlo Torre a Benevento il 5 ottobre 1860. Lo ricevono a Porta Rufina con la banda; gli operai del Mulino Rummo e i facchini della Dogana; per volere dei datori di lavoro, gli fanno festa, gli staccano i cavalli dalla carrozza, lo portano in trionfo. Carlo Torre quale esponente del partito d'ordine, può impunemente esercitare il disordine amministrativo, inaugurare una politica clientelare dispensando posti a suo piacimento a chi è notoriamente indicato come spia, sopprimere i conventi in novembre senza regolare procedimento, disinteressarsi delle suppellettili e degli arredi del Palazzo apostolico. Tutto va disperso; nessuno propone un'inchiesta per accertare dove sia andata a finire la roba che prima c'era. Rampone che è rimasto a Benevento per contrastarne l'ascesa, in questi giorni preso dall'impegno politico di lotta, non va a raccogliere le spoglie del fratello Pietro. Il comandante della legione beneventana, muore a 27 anni a Pettoranello di Molise, nello scontro contro borbonici e reazionari il 17 ottobre 1860. Un superstite della battaglia, Domizio Tagliaferri da Boiano racconta che andò all'attacco e fu ferito al petto e al collo; non poteva parlare ed agitava le mani per chiedere soccorso, mentre nessuno si curava di lui. Tutto lo scontro, era stato un disastro, perché il colonnello Nullo contravvenendo all'ordine di Garibaldi di non muoversi dalla posizione fino al 20 ottobre, finché non fosse sceso dal monte Macerone il generale Cialdini in modo da incastrare tra i due fuochi i reazionari, aveva mandato all'attacco gli uomini, dicendo che sarebbe presto ritornato con rinforzi ed armi ed invece si era dato alla fuga verso Boiano. Duecento furono i morti e se della compagnia beneventana molti si salvarono, fu grazie al fuoco di difesa della compagnia romana, costituita dai disertori papalini dl Monsignor Agnelli. Quando Salvatore Rampone andò a cercare tra le rocce di Castelpetroso a Pettorano la salma del fratello, non la trovò più. E di questo non si dette mai pace, fino alla morte……….. La provincia promessa, il 21 ottobre 1860 si unisce al Regno d'Italia; i cittadini in plebiscito vanno a deporre il voto nell'atrio del Convento dei Gesuiti, ora sede del Convitto Nazionale. Il 25 ottobre 1860 Carlo Torre la fa nascere male; esclude Ariano come capoluogo di Circondano, per includere il tenimento di S. Bartolomeo in Galdo ai confini con la Puglia, con grande disguido per l'Amministrazione, i commerci, gli interessi generali. Se per lui va bene così, va bene per le apposite commissioni di studio, per il Dicastero dell'Interno ed infine il decreto del Luogotenente conferma. Ogni provincia dell'Italia Meridionale, nasce all'insegna di identica sopraffazione. Si fa interprete dell'unanime riprovazione, Francesco II con un PROCLAMA REALE (33). Con decreto datato 17 febbraio 1861, le provincie dell'ex Regno Napoletano sono obbligate a cedere parte del loro territorio a favore della istituenda provincia di Benevento. Principato Ultra rinuncia a Vitulano, Montesarchio, S. Giorgio la Montagna, Arpaise e Ceppaloni. Molise rinunzia a Pontelandolfo, Morcone, S. Croce di Morcone, Colle, Baselice. Terra di Lavoro rinuncia a Cerreto, Cusano, Guardia Sanframondi, Solopaca, Airola, S. Agata dei Goti. Capitanata rinunzia a S. Bartolomeo in Galdo e Castelfranco. Benevento una delle più piccole province del Regno italiano, ma in compenso di I classe, viene divisa in tre circondari così distinti: 1) Benevento con Vitulano, Montesarchio, Arola, S. Giorgio la Montagna, Pescolamazza, Paduli, Arpaise e Ceppaloni. 2) Cerreto con Cusano, Guardia Sanframondi, Pontelandolfo, Morcone, Solopaca, S. Agata dei Goti. 3) S. Bartolomeo in Galdo con S. Croce di Morcone, S. Giorgio la Molara, Baselice, Colle, Castelfranco.
NOTE
1. Come da piccoli fogli a stampa affissi ai muri della città. Uno di questi fogli, si conserva nella raccolta di Avvisi e proclami nel Museo Biblioteca Archivio Storico del Sannio Benevento.
2. Cfr. l'articolo di Ernesto Sestan: L'Italia nell'Età Feudale, in Questioni di storia medioevale, Milano, Marzorati, pp. 77-127.
3. La rivoluzione delle frasche del 2 novembre 1855 è stata illustrata con molti particolari da Antonio Mellusi nell'opera - L'origine della provincia di Benevento - Benevento - De Martini, 1911.
4. Furono arrestati quali animatori della Rivoluzione delle frasche, per disposizione di Monsignor Agnelli: Michele Cosentini, Giuseppe Pastore, Angelo Maria De Longis, Antonio e Raffaele Lamparelli, Tommaso Campanella, cfr. Mellusi, op. cit.
5. 11 e 12 marzo 1860.
6. Aprile 1860.
7. Archivio di Stato Napoli Ministero Polizia, fascio 1058: Vigilanza politica sulla corrispondenza postale sui viaggiatori in Benevento e in Principato Ultra, marzo-agosto 1860. Cfr. A. Zazo: Dizionario Bio-bibliografico del Sannio, Napoli, Fiorentino, 1973, Voce Alberti Giuseppe, pp. 4-5.
8. Giuseppe Alberti ottenne quanto si era prefisso, pubblicizzando nella competizione dei mercati il liquore Strega fino a renderlo il più venduto, inimitabile.
9. Giuseppe Alberti aveva la rara dote di manifestare le sue idee, senza inasprire gli avversari che finivano anzi per diventare con spontanea naturalezza, i suoi più disinteressati difensori. Di tutti i nipoti, ha ereditato il senso fiducioso nella vita e nelle iniziative, Guido Alberti, il fondatore del Premio Letterario Strega. A Maria Bellonci spaventata dalle immancabili polemiche suscitate dagli esclusi (dato il prestigio connesso alla notorietà del riconoscimento pari al Goncourt e Pulitzer), ripete di non badare ai "rancorosi". E' merito del premio essere invidiato.
10. Cfr. Samnium, 1860, N. 1-2, pp. 96-97.
11. Samnium 1961, N. 3-4, pp. 222-223.
12. Come da documento esistente presso l'Archivio De Marco e pubblicato da Zazo in Appendice all'opera: Il Sannio nella rivoluzione del 1860. I cacciatori irpini, Benevento, Cooperativa tipografi.
13. Come da nota precedente.
14. Zazo, opera cit., da pag. 167 a pag. 180.
15. Come da documenti esistenti presso l'Archivio De Marco, riportati da Zazo, op. cit.
16. Rampone: Memorie politiche di Benevento dalla rivoluzione del 1799 alla rivoluzione del 1860, Benevento, D'Alessandro, 1899, alle pp. 120-123 è riportato l'elenco dei componenti la Compagnia beneventana.
17. Cfr. Mellusi: L'origine della Provincia di Benevento, Benevento, De Martini, 1911, pag. 36 e seg. G. Petella: La legione del Matese durante e dopo l'epopea garibaldina, Città di Castello, Lapi, 1910.
18. Così riporta il Pateras nell'opera: L'insurrezione nella Campania, nel Sannio e negli Abruzzi nel 1860, Napoli, 1862.
19. Archivio di Stato Napoli Ministero Polizia, fascio 1085.
20. Archivio di Stato Napoli Ministero Polizia, fascio 1072.
21. Archivio di Stato Napoli Ministero Polizia, fascio 1086, fascicolo 21
22. Archivio di Stato Napoli Ministero Polizia, fascio 1072.
23. Cfr.: L'origine della provincia di Benevento di Antonio Mellusi, Benevento, De Martini, 1911, pp. 29 e 36.
24. Salvatore Rampone aveva intuito sin dai primi di agosto il ruolo che avrebbe giocato l'insurrezione a Benevento nell'avanzata di Garibaldi su Salerno e Napoli e perciò in contraccambio aveva negoziato il riconoscimento di Benevento a Capoluogo di Provincia con il Comitato Centrale di Napoli.
25. Cfr. T. Pateras: L'insurrezione nella Campania, nel Sannio e negli Abruzzi nel 1860, Napoli, 1862.
26. Museo Biblioteca Archivio Storico del Sannio Benevento - Comune Benevento - fascio 3. Archivio di Stato Napoli Ministero Polizia, fascio 1085.
27. Rampone: Memorie politiche di Benevento dalla rivoluzione del 1799 alla rivoluzione del 1860, Benevento, D'Alessandro, 1899, pp. 164 e seg.
28. Cfr. Rampone, op. cit., pag. 118. Archivio De Marco, Lettera al Tomaselli in data 7 settembre 1860. Cfr. Zazo, op. cit., N. 23 del giornale "La Nuova Italia", Napoli, li settembre, 1860.
29. Cfr. Rampone, op. cit., pag. 112.
30. Museo Biblioteca Archivio Storico del Sannio Benevento, Fondo Capasso Torre, Carte della provincia di Benevento, cart. 14. Comunicato su Fra' Pantaleo in Benevento.
31. Cfr; Rampone, op. cit., pagg. 116-117. Le tasse di registrazione furono così fissate dal Governo Provvisorio: per atti pubblici grana 80, per contratti non eccedenti il valore di 100 ducati grana 20 e così pure per atti privati; per atti giudiziali in 1° grado del valore di 100 ducati grana 50, per sentenze interlocutorie grana 25. Le tasse erano raddoppiate per procedimenti in 2° grado. Il diritto di archivio per atti pubblici era in ragione di grana 10.
32. Attestato di Giuseppe De Blasiis conservato nell'Archivio De Marco e riportato da Zazo, op. cit.
33. Archivio di Stato Napoli, Alta Polizia - fascio 179.
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
Vi piacciono i cruciverba: diventate fan di Gente Enigmistica in Facebook.
http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

- gianni tramaglino
- Messaggi: 984
- Iscritto il: 1 novembre 2007, 16:28
Re: Una busta stratosferica!
Cari amici napoletani, continuiamo a girovagare tra le eccelse lettere "beneventane" ,mostrando un nuovo documento della collezione "Venturini ". Ecco quanto scriveva il valente ingegnere : Lettera da Benevento a Lecce, transitata a Napoli il 10 settembre 1859 con il bollo circolare senza data "Benevento. Ancora una volta ...felice belvedere e ...a seguire....un lieto a voi continuare!gianni tramaglino
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
Vi piacciono i cruciverba: diventate fan di Gente Enigmistica in Facebook.
http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

- gianni tramaglino
- Messaggi: 984
- Iscritto il: 1 novembre 2007, 16:28
Re: Una busta stratosferica!
Cari amici napoletani, rimaniamo tra le lettere "beneventane" ,e a favore dei "distratti" rimostriamo due lettere a sua volte postate dall'Amico e valente studioso Antonello in altro topic . Ecco quanto scrive a proposito della prima ( cui è allegato un particolare del francobollo ) : come di consueto, il francobollo non veniva annullato in partenza.
In arrivo a Napoli, per evitarne il riuso, venne annullato con la griglietta rossa in uso in quell'ufficio.Si tratta di una delle pochissime lettere da Benevento, enclave napoletana in territorio pontificio, affrancate con francobolli borbonici. Ecco invece le note "antonelliane" concernenti la seconda splendida missiva : proveniente da Benevento (pochissime le lettere note affrancate provenienti da quell'enclave pontificia in territorio napoletano), questa missiva è affrancata con 1 grano della II tavola.I francobolli non erano annullati a Benevento bensì, in arrivo, a Napoli dove la corrispondenza era trasportata in sacchi chiusi.Poichè la tariffa delle lettere era due grana, questa venne tassata ed il francobollo fu annullato con il bollo rosso circolare "Tassa per / insufficiente affrancatura".Ovviamente, è l'unica con questa tipologia di annullamento. Ancora una volta ...felice belvedere e ...a seguire....un lieto a voi continuare!gianni tramaglino
In arrivo a Napoli, per evitarne il riuso, venne annullato con la griglietta rossa in uso in quell'ufficio.Si tratta di una delle pochissime lettere da Benevento, enclave napoletana in territorio pontificio, affrancate con francobolli borbonici. Ecco invece le note "antonelliane" concernenti la seconda splendida missiva : proveniente da Benevento (pochissime le lettere note affrancate provenienti da quell'enclave pontificia in territorio napoletano), questa missiva è affrancata con 1 grano della II tavola.I francobolli non erano annullati a Benevento bensì, in arrivo, a Napoli dove la corrispondenza era trasportata in sacchi chiusi.Poichè la tariffa delle lettere era due grana, questa venne tassata ed il francobollo fu annullato con il bollo rosso circolare "Tassa per / insufficiente affrancatura".Ovviamente, è l'unica con questa tipologia di annullamento. Ancora una volta ...felice belvedere e ...a seguire....un lieto a voi continuare!gianni tramaglino
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
Vi piacciono i cruciverba: diventate fan di Gente Enigmistica in Facebook.
http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

Re: Una busta stratosferica!
gianni tramaglino ha scritto:Cari amici napoletani, rimaniamo tra le lettere "beneventane" ,e a favore dei "distratti" rimostriamo due lettere a sua volte postate dall'Amico e valente studioso Antonello in altro topic . Ecco quanto scrive a proposito della prima ( cui è allegato un particolare del francobollo ) : come di consueto, il francobollo non veniva annullato in partenza.
In arrivo a Napoli, per evitarne il riuso, venne annullato con la griglietta rossa in uso in quell'ufficio.Si tratta di una delle pochissime lettere da Benevento, enclave napoletana in territorio pontificio, affrancate con francobolli borbonici. Ecco invece le note "antonelliane" concernenti la seconda splendida missiva : proveniente da Benevento (pochissime le lettere note affrancate provenienti da quell'enclave pontificia in territorio napoletano), questa missiva è affrancata con 1 grano della II tavola.I francobolli non erano annullati a Benevento bensì, in arrivo, a Napoli dove la corrispondenza era trasportata in sacchi chiusi.Poichè la tariffa delle lettere era due grana, questa venne tassata ed il francobollo fu annullato con il bollo rosso circolare "Tassa per / insufficiente affrancatura".Ovviamente, è l'unica con questa tipologia di annullamento. Ancora una volta ...felice belvedere e ...a seguire....un lieto a voi continuare!gianni tramaglino
Ciao Gianni ed un saluto a tutti.
secondo voi, per quale motivo nonostante dopo il 25 ottobre 1860 (data di proclamazione di Benevento quale provincia del Regno di Vittorio Emanuele) l'ufficio postale di Benevento venne fornito dei francobolli dell’emissione borbonica e nel dicembre dello stesso anno anche fornito del bollo luogotenenziale, i francobolli sulle lettere continuarono ad essere annullati a Napoli, come dimostrano le due lettere spedite nel dicembre 1860 :??:

Non sarebbe stato normale annullare i FB a Benevento con il bollo a doppio circolo

Ebbene, senza nessuna presunzione, ho fatto questa semplice considerazione.
Il Regolamento di Servizio approvato il 28 settembre 1857 prevedeva che, dopo la verifica, gli impiegati preposti alla spedizione apponessero sul FB "un marchio con l'espressione - Annullato -", quindi il solo bollo in cartella "ANNULLATO" e quello tipo a svolazzo che successivamente sostituì il primo, avevano titolo a colpire i francobolli. Infatti con la fornitura dello svolazzo tipo 37, nel 1861 i FB sulle lettere vennero annullati in partenza da Benevento.
Ovviamente vi sono delle eccezioni come nel caso dell'utilizzo specifico della griglietta di Napoli e dell'inconsueto uso del bollo circolare di tassazzione per insufficiente francatura.
Era ancora lontana la possibilità di annullare FB con bolli circolari a data, in quanto anche in precedenza nelle altre località del Regno i bolli di forgia borbonica circolari con data (forniti nel 1859) erano destinati a "marcar le lettere con la data di spedizione" e non per annullare francobolli.



pasfil
- gianni tramaglino
- Messaggi: 984
- Iscritto il: 1 novembre 2007, 16:28
Re: Una busta stratosferica!
pasfil ha scritto:gianni tramaglino ha scritto:Cari amici napoletani, rimaniamo tra le lettere "beneventane" ,e a favore dei "distratti" rimostriamo due lettere a sua volte postate dall'Amico e valente studioso Antonello in altro topic . Ecco quanto scrive a proposito della prima ( cui è allegato un particolare del francobollo ) : come di consueto, il francobollo non veniva annullato in partenza.
In arrivo a Napoli, per evitarne il riuso, venne annullato con la griglietta rossa in uso in quell'ufficio.Si tratta di una delle pochissime lettere da Benevento, enclave napoletana in territorio pontificio, affrancate con francobolli borbonici. Ecco invece le note "antonelliane" concernenti la seconda splendida missiva : proveniente da Benevento (pochissime le lettere note affrancate provenienti da quell'enclave pontificia in territorio napoletano), questa missiva è affrancata con 1 grano della II tavola.I francobolli non erano annullati a Benevento bensì, in arrivo, a Napoli dove la corrispondenza era trasportata in sacchi chiusi.Poichè la tariffa delle lettere era due grana, questa venne tassata ed il francobollo fu annullato con il bollo rosso circolare "Tassa per / insufficiente affrancatura".Ovviamente, è l'unica con questa tipologia di annullamento. Ancora una volta ...felice belvedere e ...a seguire....un lieto a voi continuare!gianni tramaglino
Ciao Gianni ed un saluto a tutti.
secondo voi, per quale motivo nonostante dopo il 25 ottobre 1860 (data di proclamazione di Benevento quale provincia del Regno di Vittorio Emanuele) l'ufficio postale di Benevento venne fornito dei francobolli dell’emissione borbonica e nel dicembre dello stesso anno anche fornito del bollo luogotenenziale, i francobolli sulle lettere continuarono ad essere annullati a Napoli, come dimostrano le due lettere spedite nel dicembre 1860 :??:![]()
Non sarebbe stato normale annullare i FB a Benevento con il bollo a doppio circolo![]()
Ebbene, senza nessuna presunzione, ho fatto questa semplice considerazione.
Il Regolamento di Servizio approvato il 28 settembre 1857 prevedeva che, dopo la verifica, gli impiegati preposti alla spedizione apponessero sul FB "un marchio con l'espressione - Annullato -", quindi il solo bollo in cartella "ANNULLATO" e quello tipo a svolazzo che successivamente sostituì il primo, avevano titolo a colpire i francobolli. Infatti con la fornitura dello svolazzo tipo 37, nel 1861 i FB sulle lettere vennero annullati in partenza da Benevento.
Ovviamente vi sono delle eccezioni come nel caso dell'utilizzo specifico della griglietta di Napoli e dell'inconsueto uso del bollo circolare di tassazzione per insufficiente francatura.
Era ancora lontana la possibilità di annullare FB con bolli circolari a data, in quanto anche in precedenza nelle altre località del Regno i bolli di forgia borbonica circolari con data (forniti nel 1859) erano destinati a "marcar le lettere con la data di spedizione" e non per annullare francobolli.
![]()
![]()
![]()
pasfil
Caro Pietro e cari amici "napoletani" ,il ragionamento del neomaestro postalista





Vi piacciono i cruciverba: diventate fan di Gente Enigmistica in Facebook.
http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

- gianni tramaglino
- Messaggi: 984
- Iscritto il: 1 novembre 2007, 16:28
Re: Una busta stratosferica!
Cari amici napoletani,continuiamo a mostrare le splendide "chicche" beneventane della magistrale collezione dell'ingegner Venturini ! Ecco una lettera sempre con partenza Benevento e direzione Napoli del giorno 5 maggio del 1860 col 2 grana annullato in cartella e il noto bollo circolare senza data "Benevento". Ancora una volta ...felice belvedere e ...a seguire....un lieto a voi continuare!gianni tramaglino
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
Vi piacciono i cruciverba: diventate fan di Gente Enigmistica in Facebook.
http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

- gianni tramaglino
- Messaggi: 984
- Iscritto il: 1 novembre 2007, 16:28
Re: Una busta stratosferica!
Cari amici napoletani,continuiamo il nostro percorso " beneventano " con una splendida missiva della collezione dell'ingegner Venturini ! E' una lettera spedita dall'enclave e diretta alla capitale dove arrivò il 24 agosto 1860 ; come si può facilmente notare è affrancata con un francobollo del valore di 2 grana della II tavola obliterato con una serie di punti e con a lato il bollo circolare senza data "Benevento". La lettera è "ampiamente" firmata,tra le altre vi è la "garanzia" del Maestro Enzo Diena ,ciononostante è stata la paziente spiegazione datami da un Amico e valente studioso che ringrazio
a sciogliermi dei dubbi : Fu lo spedente (che forse aveva avuto precedenti "lamentele" dai riceventi (!) ) che "puntinò"abbondantemente il francobollo per impedire che gli impiegati postali staccassero il francobollo per esser poi reimpiegato (danneggiando "economicamente" il destinatario che avrebbe dovuto pagare la tariffa con la multa alla consegna ). Quindi il preposto ufficio postale di arrivo sito in Napoli non appose uno dei timbri usati per le corrispondenze non annullate perchè considerò il bollo assolutamente non riutilizzabile.
Ancora una volta ...felice belvedere e ...a seguire....un lieto a voi continuare!gianni tramaglino

Ancora una volta ...felice belvedere e ...a seguire....un lieto a voi continuare!gianni tramaglino
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
Vi piacciono i cruciverba: diventate fan di Gente Enigmistica in Facebook.
http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

Re: Una busta stratosferica!
gianni tramaglino ha scritto:Cari amici napoletani,continuiamo il nostro percorso " beneventano " con una splendida missiva della collezione dell'ingegner Venturini ! E' una lettera spedita dall'enclave e diretta alla capitale dove arrivò il 24 agosto 1860 ; come si può facilmente notare è affrancata con un francobollo del valore di 2 grana della II tavola obliterato con una serie di punti e con a lato il bollo circolare senza data "Benevento". La lettera è "ampiamente" firmata,tra le altre vi è la "garanzia" del Maestro Enzo Diena ,ciononostante è stata la paziente spiegazione datami da un Amico e valente studioso che ringrazioa sciogliermi dei dubbi : Fu lo spedente (che forse aveva avuto precedenti "lamentele" dai riceventi (!) ) che "puntinò"abbondantemente il francobollo per impedire che gli impiegati postali staccassero il francobollo per esser poi reimpiegato (danneggiando "economicamente" il destinatario che avrebbe dovuto pagare la tariffa con la multa alla consegna ). Quindi il preposto ufficio postale di arrivo sito in Napoli non appose uno dei timbri usati per le corrispondenze non annullate perchè considerò il bollo assolutamente non riutilizzabile.
Ancora una volta ...felice belvedere e ...a seguire....un lieto a voi continuare!gianni tramaglino




Corregetemi se sbaglio



Colleziono bolli ed annullamenti fino al 1900 della provincia di Cosenza
"Collezionare francobolli è il primo passo verso l'alienazione mentale"
Honore de Balzac
"Collezionare francobolli è il primo passo verso l'alienazione mentale"
Honore de Balzac
- gianni tramaglino
- Messaggi: 984
- Iscritto il: 1 novembre 2007, 16:28
Re: Una busta stratosferica!
Cari amici napoletani,continua il nostro viaggio tra le meraviglie che ci offre la straordinaria storia postale napoletana!"Saccheggiando" avidamente in quello splendido e ineguagliabile catalogo "Mormino" eccovi una favolosa non lettera ma... un FRAMMENTO stratosferico ,cosi' ben commentato dallo stilatore del catalogo: frammento di lettera spedita da GIOIA 19 febbraio 1860 diretta a Napoli affrancata con 32 francobolli : 20 grana rosa chiaro (numero 13)-5 grana carminio rosa (numero 9 ) sette esemplari - 2 grana rosa chiaro (numero 7 ) ventiquattro esemplari (una striscia di quattro - sei strisce di tre-due singoli).Vari difetti ,insignificanti in rapporto alla rarità ed interesse del pezzo.Affrancatura di 103 grana . Cosa poter aggiungere....il frammento,ma è riduttivo chiamarlo con cotale nome, è straperiziato e gli occhi "faticano " a staccarsi da tale "perla " . Felice sia il bel-vedere e sereno il continuare!!!!!! gianni tramaglino
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
Vi piacciono i cruciverba: diventate fan di Gente Enigmistica in Facebook.
http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

- gianni tramaglino
- Messaggi: 984
- Iscritto il: 1 novembre 2007, 16:28
Re: Una busta stratosferica!
Cari amici napoletani,continua il nostro viaggio tra le meraviglie che ci riserva il catalogo "Mormino" eccovi una lettera ...con falso ,cosi' commentato : 20 grana VII tipo (F 14 ) molto bello,isolato su lettera modesta da Napoli a Messina con il nome del destinatario coperto da fregi di penna. Aggiungo che la lettera è strafirmata e porta la data di partenza del 24 gennaio 1861. Felice sia il bel-vedere e sereno il continuare!!!!!! gianni tramaglino
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
Vi piacciono i cruciverba: diventate fan di Gente Enigmistica in Facebook.
http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

- gianni tramaglino
- Messaggi: 984
- Iscritto il: 1 novembre 2007, 16:28
Re: Una busta stratosferica!
Cari amici napoletani,continuiamo il nostro percorso " beneventano " con quanto "reperito " leggendo e vedendo tra le tante aste ........ ecco un documento cosi' descritto : 1859, BENEVENTO cerchio + annullato (p. 11) su 2 gr. (5) carta crema, lettera per Napoli. Da esaminare. .... a seguire ...accontentiamoci di un francobollo...cosi' descritto :1861, BENEVENTO doppio cerchio grande (p.R1) su 5 gr. carminio scuro II tavola (9b). Annullo probabilmente unico sul valore da 5 grana. (G. Oliva - Cert. E. Diena). e a seguire.... 5 marzo 1861, parte di lettera da Benevento, affrancata con coppia dell'1gr (4), annullata con bollo a svolazzo tipo 37 (P. R2), circolare in rosso. Al verso bollo rosso di Napoli del 6 marzo. Ancora una volta ...felice belvedere e ...a seguire....un lieto a voi continuare!gianni tramaglino
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
Vi piacciono i cruciverba: diventate fan di Gente Enigmistica in Facebook.
http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

- gianni tramaglino
- Messaggi: 984
- Iscritto il: 1 novembre 2007, 16:28
Re: Una busta stratosferica!
Cari amici napoletani,continuiamo a scrivere sulle rarità " beneventane " con quanto mi è possibile reperire.A proposito del bollo "FRANCA" avevo scritto : consultando il "Sirotti-Colla",testo che è una miniera autentica di informazione veniamo anche a conoscere di due casi (18 e 20 gennaio) in cui sui nostri amati francobolli viene apposto il bollo "FRANCA " in cartella di Napoli . Probabilmente (?) i dotti autori si riferiscono a "lettere complete" ,di cui non ho conoscenza alcuna ; infatti ,a seguire, è mostrato un frammento cosi' descritto a pagina 210 del secondo volume : 10 gennaio 1861, frammento di lettera da Benevento ,affrancata con un 2 grana obliterato con il bollo "FRANCA" in cartella a Napoli. Vi è un piccolo refuso,la data è il 12 gennaio....ma il refuso....continua simpaticamente nell'asta Ghiglione 63 lotto 879 ,dove viene esitato il frammento di cui parliamo e che allego, e la cui titolazione FRANCA viene nomata erroneamente FRANCIA e viene cosi' descritto : in cartella rossa (p.R1) apposto a Napoli in arrivo su 2 gr. I tavola carminio vivo (5f) ben marginato su lettera da Benevento. Annullo non conosciuto su lettera. (Cert. A. Diena, Cert. E. Diena).. A parte il divertissement non pascaliano ma giocoso
.....sono andato in confusione...esistono o no lettere complete col bollo "FRANCA" nel dicembre -gennaio 1861? Il forum ha validissimi e grandi "napoletani" e abbiamo la buona sorte di essere "letti" anche da illustri maestri "esterni" e confido in una risposta chiarificatrice!
Ancora una volta ...felice belvedere e ...a seguire....un lieto a voi continuare!gianni tramaglino

Ancora una volta ...felice belvedere e ...a seguire....un lieto a voi continuare!gianni tramaglino
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
Vi piacciono i cruciverba: diventate fan di Gente Enigmistica in Facebook.
http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

Re: Una busta stratosferica!
Ciao Gianni,
ottimo quesito. Chissà ne spunti qualcuna da qualche parte o scatolone?
Essendo il FB colpito dal bollo "FRANCA" in uso a Napoli, quella data 12 gennaio 1861 ci da conferma che l'ufficio postale di Benevento non era stato ancora munito dell'annullatore tipo svolazzo.
Pasfil
ottimo quesito. Chissà ne spunti qualcuna da qualche parte o scatolone?
Essendo il FB colpito dal bollo "FRANCA" in uso a Napoli, quella data 12 gennaio 1861 ci da conferma che l'ufficio postale di Benevento non era stato ancora munito dell'annullatore tipo svolazzo.



Pasfil
- gianni tramaglino
- Messaggi: 984
- Iscritto il: 1 novembre 2007, 16:28
Re: Una busta stratosferica!
pasfil ha scritto:Ciao Gianni,
ottimo quesito. Chissà ne spunti qualcuna da qualche parte o scatolone?
Essendo il FB colpito dal bollo "FRANCA" in uso a Napoli, quella data 12 gennaio 1861 ci da conferma che l'ufficio postale di Benevento non era stato ancora munito dell'annullatore tipo svolazzo.
![]()
![]()
![]()
Pasfil
Caro Pietro.... confidiamo almeno in qualche scansione....dipanatrice,ahime...è un rebus di complessa soluzione


Vi piacciono i cruciverba: diventate fan di Gente Enigmistica in Facebook.
http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

- gianni tramaglino
- Messaggi: 984
- Iscritto il: 1 novembre 2007, 16:28
Re: Una busta stratosferica!
Cari amici napoletani,continua il nostro viaggio tra le meraviglie che ci riserva il catalogo "Mormino"....abbandonando,spero momentaneamente,il "comparto "beneventano a ...favore del francobollo provvisorio da mezzo tornese detto "TRINACRIA " .Penso che sia molto interessante ,per gli Amici che non lo posseggono,riportare quanto citava lo splendido catalogo nell'introdurre l' asta di questi straordinari francobolli : La tiratura assai limitata a causa del brevissimo periodo di validità,la notevole dispersione postale e l'assenza di rimanenze fanno della "Trinacria",specie allo stato di nuovo,uno dei francobolli piu' rari in assoluto degli Antichi Stati Italiani ed un classico fra i piu' noti e ricercati della filatelia mondiale .La collezione formata da Thomas Key Tapling,ora al British Museum,ne comprendeva 3 esemplari nuovi e uno usato;nel 1911,Achillito Chiesa ,suscitando la grande ammirazione,ne presentò all'Esposizione di Vienna solo 2 esemplari nuovi e 30 usati. Ed ecco cosa presento oggi,cosi' ben commentato:azzurro (numero 15) ampi margini,fresco,annullato in cartella ,su frammento del giornale IL POPOLO. Felice sia il bel-vedere e sereno il continuare!!!!!! gianni tramaglino
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
Vi piacciono i cruciverba: diventate fan di Gente Enigmistica in Facebook.
http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

- gianni tramaglino
- Messaggi: 984
- Iscritto il: 1 novembre 2007, 16:28
Re: Una busta stratosferica!
A chiosa del post precedente ,non avendo trovato precise tracce del giornale IL POPOLO è probabile che l'esatta dizione sia IL POPOLO D' ITALIA ,di cui unisco queste brevi note . Vincenzo Brusco Omnis (1822-1888), sardo, mazziniano e legato alla massoneria, aveva esordito con le poesie "Fiori di maggio ". Dopo aver diretto il giornale milanese "I Popoli Uniti", dall’ottobre 1860, insieme al massone Filippo De Bonis, diresse "Il Popolo d’Italia",organo dell'Associazione Unitaria Nazionale ,fondata da Mazzini. Questo giornale usciva a Napoli con scritti di Giovanni Nicotera ed Aurelio Saffi . Cordialmente...gianni tramaglino
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
Vi piacciono i cruciverba: diventate fan di Gente Enigmistica in Facebook.
http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

http://www.facebook.com/home.php?#/page ... 614?ref=nf
http://www.giocando.com

- Antonello Cerruti
- Messaggi: 7202
- Iscritto il: 16 luglio 2007, 12:45
Re: Una busta stratosferica!
Avevo promesso a Gianni l'immagine della lettera da Napoli a Benevento del 7 gennaio 1861.
Eccola.
Non ho invece l'immagine dell'altra lettera conosciuta (quella dell'8 marzo 1861) spedita a Benevento ed anch'essa affrancata con il francobollo da 2 grana.
Essendo giunta franca a destinazione, rappresenta la conferma che alla corrispondenza spedita a Benevento erano applicate le tariffe borboniche per l'interno.
Non ho fotografato anche il verso perchè non è significativo, recando impresso solo il bollo circolare rosso "Partenza da Napoli".
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
Eccola.
Non ho invece l'immagine dell'altra lettera conosciuta (quella dell'8 marzo 1861) spedita a Benevento ed anch'essa affrancata con il francobollo da 2 grana.
Essendo giunta franca a destinazione, rappresenta la conferma che alla corrispondenza spedita a Benevento erano applicate le tariffe borboniche per l'interno.
Non ho fotografato anche il verso perchè non è significativo, recando impresso solo il bollo circolare rosso "Partenza da Napoli".
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
Re: Una busta stratosferica!
Antonello Cerruti ha scritto:Avevo promesso a Gianni l'immagine della lettera da Napoli a Benevento del 7 gennaio 1861.
Eccola.
Non ho invece l'immagine dell'altra lettera conosciuta (quella dell'8 marzo 1861) spedita a Benevento ed anch'essa affrancata con il francobollo da 2 grana.
Essendo giunta franca a destinazione, rappresenta la conferma che alla corrispondenza spedita a Benevento erano applicate le tariffe borboniche per l'interno.
Non ho fotografato anche il verso perchè non è significativo, recando impresso solo il bollo circolare rosso "Partenza da Napoli".
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
Ciao Antonello,
E' vero è una conferma che nel gennaio 1861 le lettere provenienti dagli ormai ex territori del Regno delle Due Sicilie erano applicate le tariffe borboniche per l'interno, ma ciò vale per quanto avvenuto dopo il 25 ottobre 1860, quindi dopo la proclamazione di Benevento quale provincia del Regno di Vittorio Emanuele, quando l'ufficio postale di Benevento venne fornito dei francobolli dell’emissione borbonica e nel dicembre dello stesso anno anche fornito del bollo luogotenenziale.
Dal primo gennaio 1861 Benevento venne assoggettata alle leggi, decreti e regolamenti esistenti per il meridione d'Italia.



pasfil