
Regno di Sicilia - Le stoffe dei re e la Via della Seta
Regno di Sicilia - Le stoffe dei re e la Via della Seta

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Re: Rivitalizziamo la prefilatelia
Questa lettera dovrebbe aver viaggiato da Messina a Genova via di mare, qui entra nello stato sardo, transita per Torino e la Savoia e viene scambiata con la Francia a Pont de Beauvoisin.
Luca


Luca
Luca L.
Emilio Diena: «prima i libri poi i francobolli e dopo le lettere».
Presidente dell'Associazione Italiana di Storia Postale https://www.aisp1966.it/, vicepresidente FSFI con delega a manifestazioni e giurie, consigliere USFI.
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Re: Rivitalizziamo la prefilatelia

volevo invece chiedere se qualcuno sa' chi e' il destinatario dato che mi sembra uno che riceveva tantissime lettere dalla sicilia,anzi diro' di piu',ne ho vista qualcuna diretta propia alla vedova,che erano costoro

Re: Rivitalizziamo la prefilatelia
Una ricerca con Google, inserendo: "Veuve Guerin" Lyon trova più volte una banca di Lione "Veuve Guerin & Fils": sembrerebbe quindi che di questo si tratti. Visto che hai varie lettere indirizzate a loro e hai i testi, da questi dovresti poter ricavare qualche altra informazione che conferma o smentisce quanto ho trovato con Google.sicilpost ha scritto:Ciao: penso anchio cosi,la lettera e' completa di testo a carattere commerciale.
volevo invece chiedere se qualcuno sa' chi e' il destinatario dato che mi sembra uno che riceveva tantissime lettere dalla sicilia,anzi diro' di piu',ne ho vista qualcuna diretta propia alla vedova,che erano costoro
Michele
Re: Rivitalizziamo la prefilatelia

anche se la lettera ha il testo e' scritto in francese,gia' si ha qualche problema a capire la calligrafia del tempo in italiano figuriamoci in francese
Re: Rivitalizziamo la prefilatelia
sicilpost ha scritto:Ciao: grazie per l'informazione
anche se la lettera ha il testo e' scritto in francese,gia' si ha qualche problema a capire la calligrafia del tempo in italiano figuriamoci in francese
Prova a postare il testo: magari ci capiamo qualcosa.



Luca
Luca L.
Emilio Diena: «prima i libri poi i francobolli e dopo le lettere».
Presidente dell'Associazione Italiana di Storia Postale https://www.aisp1966.it/, vicepresidente FSFI con delega a manifestazioni e giurie, consigliere USFI.
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Re: Rivitalizziamo la prefilatelia
Ciao, io credo che la lettera abbia viaggiato via terra, affrancata per 20 grana di cui 5 per il tragitto Messina-Napoli (che rimanevano a Messina) e 15 (come indicato sul fronte) per la posta di Napoli fino al confine pontificio.
Tassata per altri 7 baiocchi per il transito pontificio, arriva in Francia tramite il Regno di Sardegna ed entra attraverso Pont de Beauvoisin. Ancora tassata per 11 decimes, 8 per il debito estero e 3 per il tragitto Pont de Beauvoisin-Lione.

Tassata per altri 7 baiocchi per il transito pontificio, arriva in Francia tramite il Regno di Sardegna ed entra attraverso Pont de Beauvoisin. Ancora tassata per 11 decimes, 8 per il debito estero e 3 per il tragitto Pont de Beauvoisin-Lione.


Ciccio
Prefilatelia e Storia Postale Siciliana dal 1786 al 1861.
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Re: Rivitalizziamo la prefilatelia
Mi sono letto un po' delle voci trovate con Google ed è risultato che la banca era una delle due attività della "Veuve Guerin &Fils": l'altra era la filatura della seta (Lione era il principale centro francese di lavorazione della seta). La banca fallì, insieme a molte altre piccole banche francesi, nel novembre 1931, durante una crisi finanziaria, tardo postumo della grande crisi del 1929. Molta della seta la importavano, grezza o ancora in bozzolo, dal Libano e dalla Siria: avevano un ufficio a Beyrouth e ovviamente non manca la posta a loro indirizzata e proveniente da lì: http://www.ahlebanon.com/toc/catalogue.pdf
Michele
Michele
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Re: Rivitalizziamo la prefilatelia
sicilpost ha scritto:Ciao: a tutti,posto una prefilatelica che mi sembra interessante,almeno per il cammino che ha fatto,messina 1833 con qualche vapore e ts transito sardo,non sono esperto in materia
Buona serata Sicilpost ed un saluto a tutti.
Poi postare anche il verso della lettera?



pasfil
Re: Rivitalizziamo la prefilatelia







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Re: Rivitalizziamo la prefilatelia
sicilpost ha scritto:Ciao: a tutti posto le scanzioni del testo,ma secondo voi leggendo in alto a destra riuscite a capire da dove e' partita![]()
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Col francese sono meno di zero ma in alto a destra leggo "Messine ce 7 Février 1835"; l'annotazione sopra, scritta con inchiostro differente sarà la data di arrivo (ma mi pare troppo tarda) o molto probabilmente la data di risposta (4 marzo).


Ciccio
Prefilatelia e Storia Postale Siciliana dal 1786 al 1861.
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Re: Rivitalizziamo la prefilatelia
Mi pare che nella lettera si parli di seta: è tuttavia difficile leggerla visto che si intravvede il testo scritto nella facciata opposta del foglio.
Ciao Ciccio,
credo abbia ragione tu. La fretta è sempre cattiva consigliera e tutti quei segni di tassa sul fronte della lettera avrebbero dovuto farmelo capire. La scansione del verso del piego potrebbe essere utile.
Luca
Ciccio ha scritto:Ciao, io credo che la lettera abbia viaggiato via terra, affrancata per 20 grana di cui 5 per il tragitto Messina-Napoli (che rimanevano a Messina) e 15 (come indicato sul fronte) per la posta di Napoli fino al confine pontificio.
Tassata per altri 7 baiocchi per il transito pontificio, arriva in Francia tramite il Regno di Sardegna ed entra attraverso Pont de Beauvoisin. Ancora tassata per 11 decimes, 8 per il debito estero e 3 per il tragitto Pont de Beauvoisin-Lione.![]()
Ciao Ciccio,
credo abbia ragione tu. La fretta è sempre cattiva consigliera e tutti quei segni di tassa sul fronte della lettera avrebbero dovuto farmelo capire. La scansione del verso del piego potrebbe essere utile.


Luca
Luca L.
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Re: Rivitalizziamo la prefilatelia

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Re: Rivitalizziamo la prefilatelia
Al verso mi aspettavo almeno il transito da Napoli oltre al datario di partenza di Messina e l'arrivo a Lione






Ciccio
Prefilatelia e Storia Postale Siciliana dal 1786 al 1861.
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Re: Rivitalizziamo la prefilatelia
E' la data di risposta: Rep.e 4 mars dove Rep.e sta per reponse (o repondue).Ciccio ha scritto: l'annotazione sopra, scritta con inchiostro differente sarà la data di arrivo (ma mi pare troppo tarda) o molto probabilmente la data di risposta (4 marzo).
Sto cercando di decifrare il testo nei dettagli, con qualche difficoltà dovuta al trasparire del testo della facciata opposta, e soprattutto il nome di chi firma: se leggo bene quanto c'è scritto al verso, che sembra una nota di chi ha ricevuto la lettera per archiviarla, dovrebbe essere G. Jaeger e C., che però non mi sembra di poter leggere anche in firma (dove protrebbe essere F. Jaeger). E, a parte l'iniziale del nome, la cosa quadra perchè nella lettera si parla di spedizioni di balle sebbene non venga precisato che erano di seta, certamente di questo si trattava, visto che la "Veuve Guerin" filava seta e che la Jaeger era la seconda filanda messinese di seta.
Michele
Re: Rivitalizziamo la prefilatelia
Ciccio ha scritto:Al verso mi aspettavo almeno il transito da Napoli oltre al datario di partenza di Messina e l'arrivo a Lione![]()
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Il datario di arrivo a Lione mi sembra sia al retro: è il doppio cerchio male impresso.


Luca
Luca L.
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Re: Rivitalizziamo la prefilatelia
prefil ha scritto:Ciccio ha scritto:Al verso mi aspettavo almeno il transito da Napoli oltre al datario di partenza di Messina e l'arrivo a Lione![]()
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Il datario di arrivo a Lione mi sembra sia al retro: è il doppio cerchio male impresso.
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Luca
Ciao Luca, mi sono espresso male, al verso ci sono il datario di partenza di Messina e l'arrivo a Lione.
Mi aspettavo anche il transito di Napoli.



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Ciccio
Prefilatelia e Storia Postale Siciliana dal 1786 al 1861.
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Re: Rivitalizziamo la prefilatelia
Ciccio, vedo che anche la tua lettera ha la stessa annotazione di provenienza a tergo, come l'abbiamo vistta sulla lettera di sicilpost : puoi dirmi chi era il mittente?
Grazie
Michele
Grazie
Michele
Re: Rivitalizziamo la prefilatelia
marcadabollo ha scritto:Ciccio, vedo che anche la tua lettera ha la stessa annotazione di provenienza a tergo, come l'abbiamo vistta sulla lettera di sicilpost : puoi dirmi chi era il mittente?
Grazie
Michele
Ciao Michele, il mittente è un certo Sebastiano Laudamo d'Annibale da Messina.
Confermo che nel testo si parla di "conto corrente" e di "raccolto delle sete"


p.s. se le trovo posto anche le altre in mio possesso dello stesso archivio però viaggiate col vapore francese.
Ciccio
Prefilatelia e Storia Postale Siciliana dal 1786 al 1861.
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Re: Rivitalizziamo la prefilatelia
Ciccio ha scritto:nel testo si parla di "conto corrente" e di "raccolto delle sete"
salve,
mi ha incuriosito l'argomento della seta in Sicilia, cosa di cui non conosco alcunchè.
ho trovato in rete un articolo sulla storia della coltivazione della seta nell'isola, molto interessante e che vi riporto.
cordiali saluti
Andrea
Le stoffe dei Re e la Via della Seta
L’allevamento del baco da seta rappresenta per la Sicilia uno spaccato di storia e cultura popolare di grande interesse prendendo le mosse da tempi molto remoti in cui la sericoltura rappresentava per l'isola fonte di ricchezza e di notorietà
Ancora oggi in Sicilia l'albero del gelso è una costante dei grandi appezzamenti di terreno. Non è un caso, piuttosto è la traccia visibile di un passato produttivo splendente che ha visto l'isola primeggiare in Europa anche per la sericoltura e i manufatti tessili. Un primato, nella qualità oltre che nella quantità, che raggiunse l'apice, sul piano commerciale, nel secolo XVII, quando la seta risultò essere il secondo genere prodotto (dopo il grano) e il primo più esportato. Da allora, con una parabola discendente, l'intero fenomeno produttivo conobbe alterne vicende che causarono una lenta ma irreversibile decadenza, offuscandone persino la memoria nelle generazioni seguenti.
La storia, affascinante ed emblematica, della Via della seta in Sicilia così come è possibile ricostruirla inizia molto tempo addietro, verosimilmente durante la denominazione araba. Certamente, una delle testimonianze più fulgide e più remote dell'arte della filatura della seta nel vecchio continente è il mantello di Ruggero d'Altavilla, Re di Sicilia, che è esposto allo Schatzkammer di Vienna. I caratteri cufici impressi lungo il bordo ci dicono che il prezioso manufatto di seta rossa, ricamato in oro e perle, fu realizzato a Palermo da artisti siculo arabi nell'anno 528 dell'egira (A.D. 1140 c.a.). Questo manto da cerimonia, che fu indossato anche da altri Re normanni, era stato tessuto nell'opificio di corte dove “dimoravano la perfezione e l'eccellenza”.
Questa struttura produttiva era fiorente già durante il dominio musulmano, tant'è vero che le stoffe di Palermo facevano bella mostra di sé nei mercati di Alessandria d'Egitto, di Napoli, di Amalfì e di Salerno, fin dal secolo IX. Il reale opificio denominato in arabo Tiraz fu ereditato dai Normanni, che anzi ne potenziarono, in vari modi, il prestigio e la produttività. Nel 1147 ad esempio, nelle logiche della concorrenza più spiccata, la flotta siciliana al comando di Giorgio d'Antiochia approfittò della seconda crociata in Terra Santa per saccheggiare le città di Atene, Tebe e Corinto e la regione dell'Eubea. Furono trafugati ingenti quantitativi di preziosi manufatti e furono imprigionati un gran numero di artigiani della seta e di donne operaie esperte nella bachicoltura. Con l'apporto di tanta manodopera specializzata e di maestri della filatura depositari di una grande tradizione, il Tiraz di Palermo poté sopravanzare l'industria serica di Bisanzio, il cui fiorente e inattaccabile commercio risaliva al secolo VII inaugurato, si dice, da due monaci persiani che avevano "rubato" dei bachi in Cina e ne avevano fatto dono all'Imperatore Giustiniano. Fu così che, fino al 1194, l'opificio palatino raggiunse livelli di lavorazione straordinari, creando, come si direbbe oggi, la moda dell'epoca.
Con la fine del regno degli Altavilla e prima della morte improvvisa dell'imperatore Enrico VI di Hohenstaufen, cioè prima del 1197, una gran parte di tesori e manufatti preziosi, compreso il mantello di Ruggero, furono caricati su centocinquanta muli debitamente scortati che risalirono la penisola e attraversarono le Alpi. Contemporaneamente, da Palermo l'allevamento del baco e la coltivazione del gelso, le cui foglie sono il nutrimento essenziale per la sopravvivenza del filugello, si diffusero ovunque nell'isola, dando vita a numerosi e qualificati centri di produzione e lavorazione della seta. Sia il prodotto grezzo che i tessuti e i manufatti, esportati in Europa e in Oriente, rappresentarono per secoli la voce più attiva nei circuiti mercantili che attraversavano il Mediterraneo. Nel 1768 la produzione della seta superava le settecentomila libbre, che venivano esportate in gran parte allo stato grezzo. Erano le navi genovesi e veneziane prima, e poi quelle inglesi, olandesi e francesi che caricavano questa seta non lavorata che raggiungeva quelle industrie tessili del Nord Italia e dell'Europa, già altamente specializzate. La fattispecie autorizza a dire che se la Sicilia non rappresentava affatto la periferia del mondo economico dell'epoca, tuttavia non ne costituiva l'avanguardia.
All'eccellenza dei siciliani (e dei meridionali in genere) nella sericoltura, alla loro competenza agronomica empirica (che fino all'avvento dell'età moderna fu tra le più alte che il mondo di allora potesse vantare) corrispondeva una loro debole capacità di commerciare i propri prodotti. Una caratteristica, questa, che ha penalizzato, come sappiamo, nelle diverse epoche e fino ai giorni nostri, l'intero comparto agricolo isolano e, in parte, del Mezzogiorno italiano. In quei tempi la coltura del gelso e la filatura della seta si erano diffuse ad est come ad ovest nell'isola: a Noto, Caltagirone, Siracusa, Trapani, Acireale e nel messinese, interessando un pò dovunque le città, ma non coinvolgendo le forze sociali della campagna, come avveniva in altre aree della penisola.
Il commercio in Sicilia era regolato dai Consolati della seta che erano rappresentati a Palermo, a Messina e a Catania. Nel gennaio del 1776 Acireale si candidò a divenire Consolato per manifatturare in proprio la seta, prodotta in gran parte nel territorio dei Manganelli. Ma le tre città, forti degli antichi privilegi e delle finanze a disposizione, si opposero risolutamente. Il redditizio oligopolio si perpetuò così, tranne alcune concessioni alla "coraggiosa" e operosa Acireale, fino al 1781, quando Re Ferdinando III di Borbone dispose che ogni città potesse tenere liberamente filatoi, telai e quant'altro necessario alla lavorazione della seta.
Sul finire del XVIII secolo l'industria serica decadde nell'isola, continuando a prosperare nel Sud d'Italia. Le manifatture, danneggiate dal blocco continentale voluto da Napoleone, ma anche da un'incapacità a creare ammodernamenti, ripresero nuovo slancio nei decenni successivi. In quest'ultimo momento produttivo felice, fino agli anni '30 in particolare, nella sola città di Catania lavoravano dai 15 ai 20 mila operai, poco meno del 50% dell'intera popolazione, che non superava allora i 50.000 abitanti. In quegli anni, distribuiti nelle varie filande, operavano a pieno ritmo circa 1170 telai di cui solo 170 alla Jacquard (il tipo più moderno). Dopo il 1850 la sericoltura perse ogni valenza economica e commerciale, fino a scomparire dall'orizzonte della progettualità produttiva.
L'ipotesi aperta e amara, con la quale vogliamo concludere, è che tutto sia finito per l'incapacità di operare trasformazioni alla luce dei tempi che cambiavano. Riprendere il filo del discorso interrotto è una questione, ci pare, di buon senso e di lungimiranza politica. Ma anche di passione e di rispetto per la nostra terra dai trascorsi straordinari.
Andrea Grimaldi
Iscritto già dal Primo Forum (ormai scomparso dal Web...!)
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Antichi Stati dell'India
Storia Postale della Guerra d'Etiopia 1935-36
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