marcadabollo ha scritto:Il secondo punto non richiede commenti ma a proposito del primo conviene ricordare che gli inchiostri usati dall'OCV continuarono ad essere forniti dalla De La Rue per lunghissimo tempo (quello violetto per le marche da bollo anche oltre il 1900). E il colore degli stampati, come scriveva da Londra Costantino Perazzi a Quintino Sella, cambiava col progredire della giornata: diceva "c'è il colore del mattino e quello del mezzodì". Questo ha una ovvia spiegazione nel cambiamento di temperatura dell'inchiostro durante la giornata con il conseguente cambiamento di viscosità e quindi di inchiostrazione della tavola di stampa che da sola, pur lavorando con il medesimo inchiostro, era sufficiente a produrre cambiamenti visibili di colore degli stampati.Stefano T ha scritto:le caratteristiche degli inchiostri usati successivamente (vedi anche colore) furono diversi così come continuo fu il logorio delle tavole di stampa.
Sarei quindi sempre molto circospetto nel prendere decisioni basate solo sul colore, specialmente per francobolli usati.
Michele

Io non ho parlato del colore come unico elemento distintivo, bensì delle caratteristiche degli inchiostri usati successivamente alla stampa dei saggi, quali la pigmentazione, la fluidità, l'adesività, la brillantezza,... comprendendo quindi anche il colore.
Il colore, infatti è un elemento molto importante e può aiutare a distinguere una tiratura dall'altra, vedi gli scarlatti vivo, scuro e scurissimo dei 2 Lire esclusivi della tiratura di Torino, oppure la componente castana del 30 cent. sempre di Torino, ma non è detto che sia determinante, anche sui francobolli nuovi magari mal conservati.
Inoltre ho chiaramente scritto che "...soprattutto nel caso dei francobolli usati sciolti, un lavaggio eccessivo, un annullo pesante o mal posizionato oppure anche una scansione troppo luminosa possono alterare la percezione del pezzo postato".