Sono informazioni che già conoscevo ma preferisco riportare direttamente quanto indicato nel sito di posta e società, è ben argomentato:
la risposta secca è
Dopo circa una settimana dall'inizio del conflitto, si crearono uffici di censura provinciali che risiedevano nei capoluoghi di tutto il territorio italiano e delle colonie. Per chi vuol saperne di più:
da sempre, in modo più o meno palese, nel passato i governanti fecero uso della censura epistolare, anzi forse sarebbe opportuno definirla spionaggio perchè cercarono di controllare, e forse contrastare, le azioni progettate a danno del potere, ma senza lasciare traccia sulle corrispondenze "visitate" che le convenzioni U.P.U. vietavano in assenza di conflitti militari (per esempio durante il periodo fascista era in funzione una censura mascherata applicata dal famigerato "Servizio Statistica Militare").
La censura sistematica, ufficiale, che in deroga alle normative postali di pace (regolamentata dall' U.P.U. in situazioni di guerra) sull'inviolabilità degli scritti cancellava nomi o notizie oppure tratteneva gli scritti che "non potevano" andare a destino, è un prodotto che nel secolo ventesimo è stato applicato nei due conflitti mondiali.
Durante il secondo conflitto mondiale il ruolo della censura ebbe anche carattere di controllo delle notizie che potevano diffondere il panico ed il "disfattismo" fra i civili, al fine di non influenzare la volontà combattente dei militari nell'apprendere le difficoltà economiche ed alimentari del "fronte interno".
Bisogna distinguere due periodi nettamente diversi come densità censorie: dall'inizio del conflitto fino all'otto Settembre ci fu un periodo sostanzialmente diverso da quello successivo. Altra diversità di impostazione si ebbe nell'Italia sotto controllo militare Alleato (le attenzioni erano rivolte principalmente alle notizie militari).
Nel primo periodo del conflitto si ebbe una attenta attività censoria di cui i mittenti erano ben consapevoli. Si svolse pertanto una sorta di guerra psicologica volta a condizionare i sentimenti "ufficiali" della popolazione civile e militare, negli scritti infatti traspare la consapevolezza di essere spiati, quindi sottoposti ad una costrizione in argomenti generici ed allusivi.Solo raramente in lettere controllate e non censurate ci sono mugugni e commenti negativi della situazione, se rilevati, solitamente erano cancellati dai censori come messaggi "disfattisti"; non mancano negli scritti anche frasi di segno contrario: scritti patriottici con certezze della vittoria finale per la gloria dell'Italia e del fascismo, ma solitamente è un generico auspicio che tutto abbia termine. Si nota negli scritti un riserbo ad essere espliciti anche quando si tratta di piccoli traffici per procurarsi del cibo od altro necessario alla vita quotidiana.
Come nella prima guerra mondiale eventuali frasi non concesse di lieve entità erano cancellate con inchiostro di china, se invece erano considerate gravi, la corrispondenza era "tolta di corso", trattenuta dalla censura che segnalava il fatto all'autorità giudiziaria per i provvedimenti che potevano essere anche molto pesanti per i civili e pesantissimi per i militari (indagini erano avviate anche nei confronti dei destinatari).
Anche in questo secondo conflitto mondiale la censura era organizzata in posta estera, posta interna e posta militare.
La posta estera civile, dopo il 30 Marzo 1942, per l'inoltro doveva essere presentata in ufficio postale sigillata, ma non affrancata (naturalmente erano esclusi i paesi nemici), il mittente contro documenti rilasciava nome e indirizzo e gli estremi del documento erano trascritti sulla corrispondenza; garante dell'operazione era un funzionario postale che controllava e applicava personalmente i francobolli ed eventuali targhette di via aerea ed espresso, (per evitare scritte sotto di essi!), e apponeva firma e timbro postale personale sull'invio prima dell'inoltro all'estero, questo non escludeva l'usuale successivo controllo di censura italiana e tedesca all'interno della missiva. Dopo l'8 Settembre i tedeschi censuravano tutto sia in entrata che in uscita dai confini italiani; la corrispondenza in entrata (logicamente solo quella proveniente dai territori controllati dall'Asse e dai paesi non belligeranti) era censurata in partenza dagli alleati tedeschi ed all'arrivo (qualche volta) dalla censura italiana.
La censura della posta interna civile, per le caratteristiche dei fronti di guerra prevalentemente situati all'estero (almeno inizialmente), ebbe una modalità diversa rispetto a quella della prima guerra mondiale. Dopo circa una settimana dall'inizio del conflitto, si crearono uffici di censura provinciali che risiedevano nei capoluoghi di tutto il territorio italiano e delle colonie, perciò se la posta era inviata da un capoluogo era censurata in partenza, se inviata da una provincia per un capoluogo lo era in arrivo oppure nel capoluogo di transito di competenza. Si conoscono variazioni dello schema di censura dettate da contingenze temporanee legate all'interruzione dei trasporti ferroviari o aerei.

Andrea