I ricordi di un collezionista: capovolto è bello!
- Antonello Cerruti
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- Iscritto il: 16 luglio 2007, 12:45
I ricordi di un collezionista: capovolto è bello!
“Per favore, mi fa vedere il lotto 2888 ?”
Era la fine dell’autunno del 1975 e, fuori dal salone della visione dei lotti dell’asta, la grigia giornata di Zurigo era così differente da quelle piene di sole di Roma.
Ma il bel catalogo ricevuto mi aveva trascinato sino alla città svizzera a visionare il tanto materiale italiano offerto in quella grande asta.
Era descritto in maniera approssimativa, quasi ad evidenziare il distaccato e scarso interesse che quell’asta, da sempre, riservava ai francobolli italiani anche se, invece, gli acquirenti provenienti dalla penisola erano sempre numerosi e pronti all’acquisto.
Poiché – volutamente – il personale addetto alla visione dei lotti faceva finta di non comprendere le richieste rivolte in italiano, in maniera altrettanto poco cortese anche quelli di noi che masticavano un po’ di tedesco interloquivano con loro in inglese.
L’unica attenzione che ci dedicavano era quella di controllare ostentatamente che “i soliti italiani” non facessero sparire qualche francobollo…., pur sapendo che quella decina di nostri operatori presenti erano i più bei nomi della filatelia italiana dell’epoca e che due o tre di essi potevano comprarsi l’intera asta in contanti.
“Ecco il lotto 2888”. “Grazie”.
Comincio dal primo dei quattro grossi volumi contenenti “importante collezione di francobolli del Regno d’Italia, con varietà.”
Mancavano le grandi rarità ma tanti begli esemplari componevano quella collezione che, come altri lotti offerti nella stessa vendita, avevamo saputo provenire dall’eredità di un grande collezionista svizzero assai attento a riempire tutte le “caselle”, compresa una moltitudine di varietà più o meno importanti.
Le altre sue collezioni di Svizzera, Francia, Germania, ecc. erano state attentamente dettagliate e decine di pezzi di pregio erano stati fotografati e facevano bella mostra di sé nel voluminoso catalogo che aveva attirato tanti compratori sin lì.
La collezione del Regno d’Italia, invece, era stata lasciata intatta e messa in vendita in un unico lotto, con una base di mille franchi.
La cifra era bassa già per la sola collezione formata dei francobolli tipo ma qui c’erano anche delle buone varietà e quindi – almeno tra gli italiani – tutti avrebbero guardato quella collezione.
Dal cartellino che accompagnava il lotto e sul quale – con svizzera precisione – venivano registrati i nomi di quanti visionavano il lotto, mi accorsi di essere stato il primo a richiederne la visione.
Sfogliato il primo volume, passo al secondo.
Ecco il foglio dedicato al 50 centesimi tipo Parmeggiani ed alle sue varietà, quello dedicato al 25 centesimi verde con l’effigie di Vittorio Emanuele III, quello con i francobolli della II emissioni Pro Milizia ma qui non ci sono le varietà più rare, poi ai piccoli valori da 7 centesimi e ½ e da 50 centesimi con l’effigie del re anche con le particolarità di dentellatura.
Poi passo alla pagina dei bei francobolli dedicati ad Emanuele Filiberto.
Controllo che la serie sia completa: conto i valori.
Bene, sono quindici, si sono tutti…
Perché quindici, se i valori sono tredici?
Ah, c’è anche quello da 1,25 lire con la dentellatura lineare. Boh, niente di speciale ma sempre qualche cosa vale, anche se non è stato ancora “riconosciuto” come francobollo-tipo.
Ma ce n’è comunque ancora uno di troppo.
Eccolo qui: del 30 centesimi con la dentellatura comune ne hanno messo anche uno sottosopra.
Lo raddrizzo e …. scattano tutti gli allarmi possibili.
Che succede?
Il rumore è solo nella mia mente che sta segnalando quello che gli occhi ancora si rifiutano di ammettere.
Ho capovolto il francobollo e l’ho rimesso ordinatamente nella taschina. Ma, ora che Emanuele Filiberto mi osserva severo e diritto, sono le diciture che risultano capovolte rispetto a quelle del francobollo vicino.
Lo rigiro ancora, cercando di controllare l’emozione ma….nulla da fare; non riesco a tenere calmo né il mio cuore né quel benedetto Emanuele Filiberto che ora è “a testa all’ingiù”.
Giro velocemente in avanti due fogli e poi, molto lentamente quasi stessi “spizzando” le carte di una mano di poker e sforzandomi di respirare con calma, torno al foglio sotto indagine.
Il “Filiberto capovolto” è sempre lì che mi aspetta immobile.
E’ davvero lui, il più celebre francobollo sbagliato d’Italia.
Lo esamino: ha anche la gomma integra. Nuovi, se ne conoscono pochissimi e tutti senza gomma o con linguella.
Lo rimetto giù, sull’album, vicino al francobollo “normale” che occupa la casella precedente.
…Sono proprio diversi: il primo tutto ordinato, così regolare, così simile a tutti gli altri.
Il secondo, invece, è un ribelle, irregolare, meraviglioso “centro capovolto”.
Ora i problemi sono tre: cercare di “mimetizzare” il francobollo in modo che gli altri non lo notino, controllare che nessuno lo faccia sparire prima dell’asta ed evitare che in sala il lotto mi sfugga.
Al secondo, che non dipende da me, posso ovviare richiedendo qualche altra volta il lotto e verificando che quello che ritengo oramai il “mio” francobollo sia sempre al suo posto.
Per il terzo problema, basterà tenere la paletta alta sino all’aggiudicazione.
Rimane il primo: devo rendere difficile da notare il francobollo in quella benedetta pagina dei francobolli dedicati all’emissione di Emanuele Filiberto.
In fondo, l’ho scoperto per primo (non se ne sono accorti neppure quelli che lo hanno descritto e messo in vendita) e non voglio condividere con altri quella meraviglia.
Non sarebbe corretto nascondere il francobollo; vorrei solo non facilitare nessun altro.
Chiudo l’album e rifletto.
Ecco, forse ho trovato.
Inserisco il francobollo nella taschina come se avesse la cornice capovolta; l’occhio nota subito una figura capovolta (il centro) ma una piccola scritta capovolta può sfuggire….
Termino la visione del lotto e passo ai successivi ma, oramai, gli altri non mi interessano quasi più.
Tanto per dare un’idea del valore di Quella Varietà, esso equivale – in soldoni - ad un centinaio dei miei introiti mensili….
L’intero lotto, rivenduto in Italia, può valere anche cinquanta volte il prezzo base.
Sorrido disinvoltamente agli amici che esaminano gli altri lotti e scambio con loro qualcuno dei soliti convenevoli, in attesa che passino le molte ore che ancora mancano alla battuta del lotto, prevista nella tarda serata.
Sono ore – per me - di grande tensione. Un paio di volte, nel tardo pomeriggio, chiedo di ricontrollare quel lotto e noto che si allunga l’elenco di quanti lo hanno visionato.
Il francobollo, però, è sempre lì, fermo nella posizione in cui l’ho lasciato: nessuno lo ha toccato.
Mi sembra quasi che uno ieratico Emanuele Filiberto mi faccia l’occhiolino, quasi a confermarmi che aspetta solo me…
Lui è tranquillo; io lo sono sempre meno.
Dopo la cena, si torna in sala per la sessione dedicata ai francobolli italiani. Ognuno batte i lotti che vuole ed i prezzi rimangono in linea con le previsioni.
Si arriva ai lotti voluminosi e, lentamente, vengono chiamati ed aggiudicati i lotti 2885… 2886 …. 2887 …2888.
Ci siamo.
Alzo la mia paletta e noto che ho un solo concorrente. Un operatore romagnolo specializzato nelle varietà.
Proprio lui… non cederà presto il maledetto….
Dopo i primi scatti ravvicinati, 1000…1050, 1100, 1150, 1200, il banditore comincia ad ampliare gli scatti e si arriva subito a 3000, 3500, 4000, 4500…
Mica si stanca l’ignobile…
7000, 7500…8000…8500…ancora? che un fulmine ti colga… 9000…9500…10000.
Uno, due e tre.
Finalmente il lotto è mio: quel porco è battuto.
Senza di lui, lo avrei preso alla base, risparmiando ben 9000 franchi.
E’comunque un affare meraviglioso; la pescata che uno sogna per anni.
Controllo che il mio Filiberto sia sempre al suo posto, gli mando un bacio, pago e ritiro subito il lotto: meglio che passi la notte in camera mia piuttosto che, tutto solo, nel caveau dell’asta.
Salendo in camera, incontro il maledetto romagnolo e mi faccio svelare il suo interesse per quel lotto.
Aveva notato nel lotto un francobollo che gli mancava e che cercava da tanto tempo; ma non era certo il Filiberto.
Una breve trattativa e recupero la metà del costo dell’intero lotto cedendogli solo quell’inutile – per me – varietà del cavolo.
Sempre più felice e soddisfatto, mi preparo ora ad una nottata di lavoro.
Devo ridurre l’ingombro dei quattro volumi, più quello degli altri acquisti, in dimensioni tali da essere occultati dentro una delle mie valigie per passare senza problemi la dogana di Fiumicino, al mio rientro a Roma.
Dopo qualche ora, il tutto è condensato in un bustone grande solo la metà di una scatola di scarpe ma ancora troppo grande per passare inosservato ad un’ispezione.
Boh, mi inventerò qualche cosa; intanto il mio Filiberto è all’interno del portafoglio, vicino al cuore.
Ogni tanto, controllo che sia sempre capovolto….
La mattina dopo, preparo le due valigie: in una, tutta biancheria sporca usata in una settimana di permanenza fuori casa.
Nella seconda, gli indumenti ancora puliti, il beauty, i cataloghi ed il bustone dei francobolli.
Breve volo ed arrivo a Roma.
Mentre attendo il bagaglio, continuo a pensare ad una soluzione sul come oltrepassare quel varco doganale che mi separa dalla gioia completa.
In genere, sui bagagli provenienti dalla Svizzera, cercano cioccolato, orologi e sigarette, ma non si sa mai; il mio desiderio è evitare – più che altro – le lungaggini di una dichiarazione noiosa e complicata ed il dover fare un elenco dei francobolli, spiegando come, dove e perché li ho acquistati, ecc.
L’attesa dei bagagli, a Roma, come sempre, non è mai breve.
Ciononostante l’idea giusta non arriva.
Ecco, finalmente, il nastro si mette in moto ed i bagagli cominciano ad affiorare, uno appresso all’altro.
Ecco le mie valigie. Una, però, quella con la biancheria sporca, arriva con la serratura aperta e richiusa con il nastro adesivo della società che gestisce la distribuzione del bagaglio.
E qui si accende la lampadina.
Raccolgo le mie due valigie, mi avvicino al varco di chi deve dichiarare qualche cosa e chiamo un finanziere.
E’ molto meravigliato che qualcuno abbia qualche cosa da dichiarare ma, cortesissimo, mi ascolta.
“Mi scusi, queste sono le mie valigie. Una mi arriva semi chiusa. Non vorrei che qualcuno ci avesse messo qualche cosa di strano e magari mi aspetta fuori per riprendersela….Possiamo aprirla insieme e controllare?”
“Cosa dovrebbe contenere?” mi chiede.
“Solo biancheria sporca”.
La apro e quello, con evidente scarso entusiasmo, fruga per controllarne il contenuto.
“Non c’è altro”, proclama con comprensibile disgusto.
“Ne ho un’altra ma quella non sembra manomessa” proseguo io “Vuole controllare anche quella?”.
“Veramente non avrei voluto aprire neppure questa…”
Quello ne ha oramai abbastanza, mi saluta e mi congeda, allontanandosi.
Lo ringrazio con calore, rimetto le valigie sul carrello e mi allontano molto sollevato.
Dopo pochi minuti sono sul taxi.
Oggi il catalogo dice che ci sono due “capovolti” con piena gomma.
Il mio lo cedetti ad un grande collezionista e, da allora, non l’ho più rivisto.
Sono però sicuro, che se lo dovessi incontrare nuovamente, lo riconoscerei subito ed anche Emanuele Filiberto si ricorderebbe di me e mi saluterebbe ancora, magari rifacendomi l’occhiolino, come quasi quaranta anni fa.
Antonello Cerruti
In questo raccontino, fatti, nomi, periodi e circostanze non rispettano completamente la realtà che invece, come sempre, supera la fantasia.
Era la fine dell’autunno del 1975 e, fuori dal salone della visione dei lotti dell’asta, la grigia giornata di Zurigo era così differente da quelle piene di sole di Roma.
Ma il bel catalogo ricevuto mi aveva trascinato sino alla città svizzera a visionare il tanto materiale italiano offerto in quella grande asta.
Era descritto in maniera approssimativa, quasi ad evidenziare il distaccato e scarso interesse che quell’asta, da sempre, riservava ai francobolli italiani anche se, invece, gli acquirenti provenienti dalla penisola erano sempre numerosi e pronti all’acquisto.
Poiché – volutamente – il personale addetto alla visione dei lotti faceva finta di non comprendere le richieste rivolte in italiano, in maniera altrettanto poco cortese anche quelli di noi che masticavano un po’ di tedesco interloquivano con loro in inglese.
L’unica attenzione che ci dedicavano era quella di controllare ostentatamente che “i soliti italiani” non facessero sparire qualche francobollo…., pur sapendo che quella decina di nostri operatori presenti erano i più bei nomi della filatelia italiana dell’epoca e che due o tre di essi potevano comprarsi l’intera asta in contanti.
“Ecco il lotto 2888”. “Grazie”.
Comincio dal primo dei quattro grossi volumi contenenti “importante collezione di francobolli del Regno d’Italia, con varietà.”
Mancavano le grandi rarità ma tanti begli esemplari componevano quella collezione che, come altri lotti offerti nella stessa vendita, avevamo saputo provenire dall’eredità di un grande collezionista svizzero assai attento a riempire tutte le “caselle”, compresa una moltitudine di varietà più o meno importanti.
Le altre sue collezioni di Svizzera, Francia, Germania, ecc. erano state attentamente dettagliate e decine di pezzi di pregio erano stati fotografati e facevano bella mostra di sé nel voluminoso catalogo che aveva attirato tanti compratori sin lì.
La collezione del Regno d’Italia, invece, era stata lasciata intatta e messa in vendita in un unico lotto, con una base di mille franchi.
La cifra era bassa già per la sola collezione formata dei francobolli tipo ma qui c’erano anche delle buone varietà e quindi – almeno tra gli italiani – tutti avrebbero guardato quella collezione.
Dal cartellino che accompagnava il lotto e sul quale – con svizzera precisione – venivano registrati i nomi di quanti visionavano il lotto, mi accorsi di essere stato il primo a richiederne la visione.
Sfogliato il primo volume, passo al secondo.
Ecco il foglio dedicato al 50 centesimi tipo Parmeggiani ed alle sue varietà, quello dedicato al 25 centesimi verde con l’effigie di Vittorio Emanuele III, quello con i francobolli della II emissioni Pro Milizia ma qui non ci sono le varietà più rare, poi ai piccoli valori da 7 centesimi e ½ e da 50 centesimi con l’effigie del re anche con le particolarità di dentellatura.
Poi passo alla pagina dei bei francobolli dedicati ad Emanuele Filiberto.
Controllo che la serie sia completa: conto i valori.
Bene, sono quindici, si sono tutti…
Perché quindici, se i valori sono tredici?
Ah, c’è anche quello da 1,25 lire con la dentellatura lineare. Boh, niente di speciale ma sempre qualche cosa vale, anche se non è stato ancora “riconosciuto” come francobollo-tipo.
Ma ce n’è comunque ancora uno di troppo.
Eccolo qui: del 30 centesimi con la dentellatura comune ne hanno messo anche uno sottosopra.
Lo raddrizzo e …. scattano tutti gli allarmi possibili.
Che succede?
Il rumore è solo nella mia mente che sta segnalando quello che gli occhi ancora si rifiutano di ammettere.
Ho capovolto il francobollo e l’ho rimesso ordinatamente nella taschina. Ma, ora che Emanuele Filiberto mi osserva severo e diritto, sono le diciture che risultano capovolte rispetto a quelle del francobollo vicino.
Lo rigiro ancora, cercando di controllare l’emozione ma….nulla da fare; non riesco a tenere calmo né il mio cuore né quel benedetto Emanuele Filiberto che ora è “a testa all’ingiù”.
Giro velocemente in avanti due fogli e poi, molto lentamente quasi stessi “spizzando” le carte di una mano di poker e sforzandomi di respirare con calma, torno al foglio sotto indagine.
Il “Filiberto capovolto” è sempre lì che mi aspetta immobile.
E’ davvero lui, il più celebre francobollo sbagliato d’Italia.
Lo esamino: ha anche la gomma integra. Nuovi, se ne conoscono pochissimi e tutti senza gomma o con linguella.
Lo rimetto giù, sull’album, vicino al francobollo “normale” che occupa la casella precedente.
…Sono proprio diversi: il primo tutto ordinato, così regolare, così simile a tutti gli altri.
Il secondo, invece, è un ribelle, irregolare, meraviglioso “centro capovolto”.
Ora i problemi sono tre: cercare di “mimetizzare” il francobollo in modo che gli altri non lo notino, controllare che nessuno lo faccia sparire prima dell’asta ed evitare che in sala il lotto mi sfugga.
Al secondo, che non dipende da me, posso ovviare richiedendo qualche altra volta il lotto e verificando che quello che ritengo oramai il “mio” francobollo sia sempre al suo posto.
Per il terzo problema, basterà tenere la paletta alta sino all’aggiudicazione.
Rimane il primo: devo rendere difficile da notare il francobollo in quella benedetta pagina dei francobolli dedicati all’emissione di Emanuele Filiberto.
In fondo, l’ho scoperto per primo (non se ne sono accorti neppure quelli che lo hanno descritto e messo in vendita) e non voglio condividere con altri quella meraviglia.
Non sarebbe corretto nascondere il francobollo; vorrei solo non facilitare nessun altro.
Chiudo l’album e rifletto.
Ecco, forse ho trovato.
Inserisco il francobollo nella taschina come se avesse la cornice capovolta; l’occhio nota subito una figura capovolta (il centro) ma una piccola scritta capovolta può sfuggire….
Termino la visione del lotto e passo ai successivi ma, oramai, gli altri non mi interessano quasi più.
Tanto per dare un’idea del valore di Quella Varietà, esso equivale – in soldoni - ad un centinaio dei miei introiti mensili….
L’intero lotto, rivenduto in Italia, può valere anche cinquanta volte il prezzo base.
Sorrido disinvoltamente agli amici che esaminano gli altri lotti e scambio con loro qualcuno dei soliti convenevoli, in attesa che passino le molte ore che ancora mancano alla battuta del lotto, prevista nella tarda serata.
Sono ore – per me - di grande tensione. Un paio di volte, nel tardo pomeriggio, chiedo di ricontrollare quel lotto e noto che si allunga l’elenco di quanti lo hanno visionato.
Il francobollo, però, è sempre lì, fermo nella posizione in cui l’ho lasciato: nessuno lo ha toccato.
Mi sembra quasi che uno ieratico Emanuele Filiberto mi faccia l’occhiolino, quasi a confermarmi che aspetta solo me…
Lui è tranquillo; io lo sono sempre meno.
Dopo la cena, si torna in sala per la sessione dedicata ai francobolli italiani. Ognuno batte i lotti che vuole ed i prezzi rimangono in linea con le previsioni.
Si arriva ai lotti voluminosi e, lentamente, vengono chiamati ed aggiudicati i lotti 2885… 2886 …. 2887 …2888.
Ci siamo.
Alzo la mia paletta e noto che ho un solo concorrente. Un operatore romagnolo specializzato nelle varietà.
Proprio lui… non cederà presto il maledetto….
Dopo i primi scatti ravvicinati, 1000…1050, 1100, 1150, 1200, il banditore comincia ad ampliare gli scatti e si arriva subito a 3000, 3500, 4000, 4500…
Mica si stanca l’ignobile…
7000, 7500…8000…8500…ancora? che un fulmine ti colga… 9000…9500…10000.
Uno, due e tre.
Finalmente il lotto è mio: quel porco è battuto.
Senza di lui, lo avrei preso alla base, risparmiando ben 9000 franchi.
E’comunque un affare meraviglioso; la pescata che uno sogna per anni.
Controllo che il mio Filiberto sia sempre al suo posto, gli mando un bacio, pago e ritiro subito il lotto: meglio che passi la notte in camera mia piuttosto che, tutto solo, nel caveau dell’asta.
Salendo in camera, incontro il maledetto romagnolo e mi faccio svelare il suo interesse per quel lotto.
Aveva notato nel lotto un francobollo che gli mancava e che cercava da tanto tempo; ma non era certo il Filiberto.
Una breve trattativa e recupero la metà del costo dell’intero lotto cedendogli solo quell’inutile – per me – varietà del cavolo.
Sempre più felice e soddisfatto, mi preparo ora ad una nottata di lavoro.
Devo ridurre l’ingombro dei quattro volumi, più quello degli altri acquisti, in dimensioni tali da essere occultati dentro una delle mie valigie per passare senza problemi la dogana di Fiumicino, al mio rientro a Roma.
Dopo qualche ora, il tutto è condensato in un bustone grande solo la metà di una scatola di scarpe ma ancora troppo grande per passare inosservato ad un’ispezione.
Boh, mi inventerò qualche cosa; intanto il mio Filiberto è all’interno del portafoglio, vicino al cuore.
Ogni tanto, controllo che sia sempre capovolto….
La mattina dopo, preparo le due valigie: in una, tutta biancheria sporca usata in una settimana di permanenza fuori casa.
Nella seconda, gli indumenti ancora puliti, il beauty, i cataloghi ed il bustone dei francobolli.
Breve volo ed arrivo a Roma.
Mentre attendo il bagaglio, continuo a pensare ad una soluzione sul come oltrepassare quel varco doganale che mi separa dalla gioia completa.
In genere, sui bagagli provenienti dalla Svizzera, cercano cioccolato, orologi e sigarette, ma non si sa mai; il mio desiderio è evitare – più che altro – le lungaggini di una dichiarazione noiosa e complicata ed il dover fare un elenco dei francobolli, spiegando come, dove e perché li ho acquistati, ecc.
L’attesa dei bagagli, a Roma, come sempre, non è mai breve.
Ciononostante l’idea giusta non arriva.
Ecco, finalmente, il nastro si mette in moto ed i bagagli cominciano ad affiorare, uno appresso all’altro.
Ecco le mie valigie. Una, però, quella con la biancheria sporca, arriva con la serratura aperta e richiusa con il nastro adesivo della società che gestisce la distribuzione del bagaglio.
E qui si accende la lampadina.
Raccolgo le mie due valigie, mi avvicino al varco di chi deve dichiarare qualche cosa e chiamo un finanziere.
E’ molto meravigliato che qualcuno abbia qualche cosa da dichiarare ma, cortesissimo, mi ascolta.
“Mi scusi, queste sono le mie valigie. Una mi arriva semi chiusa. Non vorrei che qualcuno ci avesse messo qualche cosa di strano e magari mi aspetta fuori per riprendersela….Possiamo aprirla insieme e controllare?”
“Cosa dovrebbe contenere?” mi chiede.
“Solo biancheria sporca”.
La apro e quello, con evidente scarso entusiasmo, fruga per controllarne il contenuto.
“Non c’è altro”, proclama con comprensibile disgusto.
“Ne ho un’altra ma quella non sembra manomessa” proseguo io “Vuole controllare anche quella?”.
“Veramente non avrei voluto aprire neppure questa…”
Quello ne ha oramai abbastanza, mi saluta e mi congeda, allontanandosi.
Lo ringrazio con calore, rimetto le valigie sul carrello e mi allontano molto sollevato.
Dopo pochi minuti sono sul taxi.
Oggi il catalogo dice che ci sono due “capovolti” con piena gomma.
Il mio lo cedetti ad un grande collezionista e, da allora, non l’ho più rivisto.
Sono però sicuro, che se lo dovessi incontrare nuovamente, lo riconoscerei subito ed anche Emanuele Filiberto si ricorderebbe di me e mi saluterebbe ancora, magari rifacendomi l’occhiolino, come quasi quaranta anni fa.
Antonello Cerruti
In questo raccontino, fatti, nomi, periodi e circostanze non rispettano completamente la realtà che invece, come sempre, supera la fantasia.
Ultima modifica di Antonello Cerruti il 22 marzo 2012, 15:04, modificato 5 volte in totale.
Re: In treno mi viene voglia di scrivere...
Ciao,
mi piacciono questo genere di storie.. mi piacerebbe anche sapere se è stato venduto ed a quanto il n.318 dell'asta Auctionphila del Settembre del 2008 (vendita su offerta per corrispondenza n.154).
--
Marco.
mi piacciono questo genere di storie.. mi piacerebbe anche sapere se è stato venduto ed a quanto il n.318 dell'asta Auctionphila del Settembre del 2008 (vendita su offerta per corrispondenza n.154).
--
Marco.
--
Appassionato di interi postali del regno d'Italia, in particolare di quelli del periodo di Vittorio Emanuele II viaggiati.
Su ebay: https://www.ebay.it/sch/dsml74/m.html?_ ... pg=&_from=
Appassionato di interi postali del regno d'Italia, in particolare di quelli del periodo di Vittorio Emanuele II viaggiati.
Su ebay: https://www.ebay.it/sch/dsml74/m.html?_ ... pg=&_from=
Re: In treno mi viene voglia di scrivere...

sei un grande conoscitore di francobolli, un ottimo perito ma secondo me ti superi quando ti cimenti nel raccontare storie filateliche, resto sempre affascinato dalle tue storie.
Un saluto
Nilo
Colleziono bolli ed annullamenti fino al 1900 della provincia di Cosenza
"Collezionare francobolli è il primo passo verso l'alienazione mentale"
Honore de Balzac
"Collezionare francobolli è il primo passo verso l'alienazione mentale"
Honore de Balzac
Re: In treno mi viene voglia di scrivere...
Roscianum ha scritto:Ciao: Antonello
sei un grande conoscitore di francobolli, un ottimo perito ma secondo me ti superi quando ti cimenti nel raccontare storie filateliche, resto sempre affascinato dalle tue storie.
Un saluto
Nilo
quoto al 1000%...


Jose'
ps sembrano i romanzi di Le Carrè...


pps ma non ti è venuta mai voglia di tenertelo???...


Re: In treno mi viene voglia di scrivere...




Bello Antonello!!!
Certo che se la realtà supera la fantasia.......



Cinzia
Giochi tutti i giorni con la luce dell'Universo....
P. Neruda
P. Neruda
Re: In treno mi viene voglia di scrivere...
Molto bello perche' fa' favoleggiare degli anni ... 70!!
E mi chiedo : potrebbe succedere anche oggi?



E mi chiedo : potrebbe succedere anche oggi?


Giampiero
Colleziono ASI, Regno, Colonie, Occupazioni, prevalentemente usati, la mia passione e' comprenderne l'autenticità'. Mi interessa poter classificare i colori dei francobolli (es. Pontificio, Sardegna) con metodi più' oggettivi.
Colleziono ASI, Regno, Colonie, Occupazioni, prevalentemente usati, la mia passione e' comprenderne l'autenticità'. Mi interessa poter classificare i colori dei francobolli (es. Pontificio, Sardegna) con metodi più' oggettivi.
Re: In treno mi viene voglia di scrivere...
Grazie Antonello per aver condiviso con noi questo bellissimo pezzo di storia della filatelia







Stefano
-------------
S T A F F
Colleziono nuovi ** del Regno d'Italia, Trieste A e B con varietà, Occupazione Jugoslava di Trieste, Istria e Litorale Sloveno e IV di Sardegna
SOSTENITORE
- Antonello Cerruti
- Messaggi: 7021
- Iscritto il: 16 luglio 2007, 12:45
Re: In treno mi viene voglia di scrivere...
Grazie a tutti.
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
- Giuseppe Ghetti
- Messaggi: 423
- Iscritto il: 13 luglio 2007, 7:40
- Località: Modena
Re: In treno mi viene voglia di scrivere...
Veramente interessante ed anche divertente.






Giuseppe Ghetti - Via Sgarzeria 30 - 41121 Modena - Francobolli di Cecoslovacchia ed area.
Cerco sempre francobolli di Austria e Ungheria usati in Cecoslovacchia prima del 1918, nei quali la località d'uso sia chiaramente individuabile.

Cerco sempre francobolli di Austria e Ungheria usati in Cecoslovacchia prima del 1918, nei quali la località d'uso sia chiaramente individuabile.

- eugenioterzo
- Messaggi: 2024
- Iscritto il: 24 aprile 2011, 14:35
Re: In treno mi viene voglia di scrivere... (tre raccontini)
Caro Antonello, affascinante storia.
Dopo tutta l'emozione che hai provato nel conquistare quella meta quasi irragiungibile, alla fine del racconto ci dici che lo hai ceduto ad un grande collezzionista, be io ti garantisco che se fossi stato colto da questa bellissima emozione, me lo sarei tenuto per tutta la vita, così da persona anziana avrei potuto raccontare la storia ai miei nipotini, facendogli vedere con grande piacere l'oggetto conquistato con tanta emozione.
Con simpatia Eugenio
Dopo tutta l'emozione che hai provato nel conquistare quella meta quasi irragiungibile, alla fine del racconto ci dici che lo hai ceduto ad un grande collezzionista, be io ti garantisco che se fossi stato colto da questa bellissima emozione, me lo sarei tenuto per tutta la vita, così da persona anziana avrei potuto raccontare la storia ai miei nipotini, facendogli vedere con grande piacere l'oggetto conquistato con tanta emozione.
Con simpatia Eugenio
Re: In treno mi viene voglia di scrivere...
Grande esperto di filatelia il Federico Amadi, ma molto a digiuno d'aviazione: il "Constellation" era americano, della Lockheed, e il Croix du Sud, questo si francese, non era un Constellation ma un Latecoere 300: immatricolato F-AKGF è l'aereo su cui persero la vita Jean Mermoz e il suo equipaggio, scomparendo in mare in una traversata da Dakar verso il Brasile.Antonello Cerruti ha scritto: un aereo, vanto dell’aeronautica civile francese, il “Constellation” ...................
........ quel Constellation
Che, ironia della sorte beffarda, recava sulla fusoliera il nome “Croix du Sud”.
Michele.
- eugenioterzo
- Messaggi: 2024
- Iscritto il: 24 aprile 2011, 14:35
Re: In treno mi viene voglia di scrivere....(tre raccontini
Oggi in un catalogo della Auction Phila del 6 ottobre 2001, ho trovato il famoso Emanuele Filiberto nuovo con centro capovolto, in vendita con partenza da 40 milioni di lire, a fronte di un prezzo di catalogo di 80 milioni.
Eugenio
Eugenio
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- Antonello Cerruti
- Messaggi: 7021
- Iscritto il: 16 luglio 2007, 12:45
Re: In treno mi viene voglia di scrivere....(tre raccontini
Non mi pare che fosse questo.
Quello citato nel raccontino era molto più bello.
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
Quello citato nel raccontino era molto più bello.
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
- eugenioterzo
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- Iscritto il: 24 aprile 2011, 14:35
Re: In treno mi viene voglia di scrivere....(tre raccontini
Caro Antonello, ne ho trovati altri due, questi sono usati
Da Auction Phila asta 95 del 28 marzo 1998 lotto n°482
Da Auction Phila asta 97 del 27 giugno 1998 lotto n°320
Eugenio
Da Auction Phila asta 95 del 28 marzo 1998 lotto n°482
Da Auction Phila asta 97 del 27 giugno 1998 lotto n°320
Eugenio
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- Antonello Cerruti
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- Iscritto il: 16 luglio 2007, 12:45
Re: In treno mi viene voglia di scrivere....(tre raccontini
E' da notare la centratura uguale dei tre esemplari postati, a conferma dell'esistenza di un solo foglio (50 x 4, in gran parte disperso) di questa bella varietà.
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
Revised by Lucky Boldrini - June 2013
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
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