ecas ha scritto:ciao a tutti, approfittando della cortesia e competenza di tanti appassionati del L.V., chiedo commenti e valutazioni su questa lettera. Grazie e

Ezio
Ciao Ezio ed un saluto a tutti.
Bella lettera. Complimenti!
La lettera di I° porto (fino a grammi 17,5 – un lotto di Vienna), viene spedita da Venezia il 5 febbraio 1859 e l’affrancatura di 10 soldi è riferita a lettere per la II^ distanza o appunto anche verso atro Paese della Lega (sino al punto di scambio austro-pontificio).
Transita per lo Stato Pontificio (bollo su due righe al verso) sino a giungere a Napoli l’11 febbraio successivo, dove viene tassata per grana 23 (cifra manoscritta al recto).
L’avvenuta tassazione borbonica è inequivoca per la presenza dell’apposito bollo circolare rosso al verso e di altro rosso al recto (AGDP). Essendo presente solo la cifra 23 dobbiamo ragionevolmente dedurre che essa si riferisca appunto a grana 23 pagati dal destinatario.
Ma perché quella tassazione nonostante la lettera di primo porto?
Ebbene non tutti gli Stati avevano uguali regole. Infatti con l’introduzione dei FB adesivi nei territori continentali del Regno delle Due Sicilie (1.01.1858) le tariffe per le lettere rimasero graduali solamente in ragione del volume delle lettere sino a 2 fogli ed in ragione del peso oltre i 2 fogli. Credo che proprio qui sia la soluzione.
In epoca borbonica, la lettera semplice era considerata quella composta da un solo foglio (per intenderci di 4 facciate) e normalmente di un peso di circa grammi 7,5.
Pertanto, la tassazione di grana 23 corrisponde alla tassa prevista per lettere di 2 fogli dal LV composte da due fogli, come a mio avviso citato da
Saverio. Almeno così è stata considerata.
Spero di non aver scritto fesserie.
pasfil