Mi permetto di copiare una notizia della Vaccari perchè trovo il risultato entusiasmante!
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Prende un francobollo e, senza alterarlo, gli “allarga” i confini, estendendo il disegno. Interviene con gli acquerelli o a guazzo, magari aggiungendo nuovi dettagli che la carta valore, per le proprie ridotte dimensioni, è costretta ad omettere. È Molly Rausch, trentaseienne artista statunitense. L'opera con i due francobolli vaticano e polacco, ad esempio: il 16 lire “Basiliche romane” del 7 marzo 1949 e il 60 groszy “Turismo” del 15 settembre 1966. Affiancati in modo da creare un unico paesaggio, naturalmente dopo aver aggiunto muri, edifici, strade e passanti… “Mi è stata commissionata -spiega a «Vaccari news»- per un regalo di matrimonio. Una delle famiglie è italiana, l'altra polacca. Quindi, ho impiegato un francobollo per ogni Paese”. Ma gli esempi che mostra sul proprio sito sono numerosi, ed attingono soprattutto alle cartevalori Usa. Come ha cominciato? “Come mi capita con la maggior parte delle idee, è stata una casualità, giocando con i materiali”, risponde. “Ho iniziato nel 1998, con un vecchio progetto di rilegatura. Non sapevo cosa farci. Il libricino era molto piccolo, cucito a mano; lo feci come esperimento. Rimase in giro per qualche anno, bianco. Una volta mio padre mi diede un bustone di francobolli stranieri che non gli interessavano (in genere collezionava solo quelli statunitensi). Erano molto belli, e passavo ore guardandoli ed osservando le vecchie buste con stupende calligrafie. Ancora non sapevo come utilizzarli. Alla fine, un giorno disegnai qualcosa di molto piccolo proprio nel volumetto vuoto con una matita colorata. Lo schizzo, però, non mi piacque e volli coprirlo. Mi accorsi che i francobolli avevano le dimensioni giuste. Cominciai ad attaccarli dentro. La prima pagina, un solo esemplare. Nella seconda, dipinsi una riga, allungando l'orizzonte s! ul foglio. Alla terza, feci anche il cielo. Pagina dopo pagina, il singolo disegno divenne più complesso, fino a quando non riempii l'intero libricino. Lo feci vedere in giro e piacque; continuai a fare molti dipinti, da dare via o da vendere”. Quanti lavori ha creato finora? “Direi tra i centocinquanta e i duecento, forse di più”. Che francobolli preferisce impiegare? “Alcuni dei miei favoriti vengono dalla Cecoslovacchia, e poi da Australia, Eire, Francia, Italia e Giappone. Quelli vaticani sono i più belli che abbia mai visto. C'è una serie russa di fiori selvatici incantevole. Ed una, tedesca, sugli incidenti (attento a non calpestare chiodi, non farti cadere un mattone sulla testa…): forse è quella che preferisco”. Collezionista? “Mio padre, e mio nonno. Da quando ho cominciato con questi dipinti, da parecchie persone ho ricevuto belle collezioni. È difficile organizzare i francobolli, perché sono interessata principalmente alla loro immagine. Prima di dipingere, li seleziono da una grande pila, mettendoli in piccole scatole o album. Quando qualcuno mi chiede un francobollo di un certo Paese, guardo negli album del nonno. Sono iscritta all'American philatelist society. Mi piacciono parecchio quei francobolli che non potrebbero mai diventare dei bei quadri. Ce ne sono molti davvero stupendi; li apprezzo soprattutto quando l'annullo è applicato nel modo giusto. Mi piace il senso estetico della busta. Una busta può dirti «chi», «dove» e «quando», ma porta il «cosa» dentro. Mostra due persone, in un certo momento e in un certo luogo, e mi piace. E poi quando c'è una bellissima carta valore in un angolo, ! tutto è in equilibrio. Diventa quasi una firma su un dipinto molto buono”.
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