Per cercare di risponderti, riferendomi in particolare al periodo del Regno d'Italia, non si può prescindere dal porsi prima questa domanda: quando, in generale, fu utilizzata la penna in luogo dei timbri regolamentari?
I casi estremi sono sostanzialmente due:
1) l'ufficio postale era stato aperto ma non ancora dotato dei relativi timbri regolamentari; in questo caso o il francobollo veniva annullato con una croce a penna (o comunque con segni di penna) ed a lato veniva manoscritto il nome della località di provenienza e la data, o il nome della città e la data venivano direttamente manoscritti sul francobollo;
2) il francobollo era sfuggito all'annullamento in partenza, e veniva quindi annullato - di norma con una croce a penna - in transito o in arrivo.
All'interno di questi due estremi potevano presentarsi altre casistiche (es. francobolli annullati in transito con a lato manoscritta la località di provenienza, ecc.).
E' evidente che il caso n.1 è quello più interessante e raro: corrisponde ad una situazione provvisoria, di solito molto limitata nel tempo, e, nei pochi casi noti, di solito è riconoscibile la grafia dello stesso impiegato postale.
Il secondo è occasionale, o risponde all'esigenza dell'impiegato postale di rendere comunque inutilizzabile o riutilizzabile il francobollo.
Il tuo caso specifico: perchè si sarebbe dovuta aggiungere una croce a penna sul francobollo, con il rischio di riscontrare facilmente la differenza tra l'inchiostro usato per la croce e quello trasversale usato per rendere franca la lettera?
Naturalmente nulla toglie che possano esistere anche falsificazioni, ma sarebbe di scarso significato nel caso di questa lettera di Pontificio: il francobollo fu semplicemente reso non riutilizzabile. La cosa sarebbe già diversa se la tariffa non fosse quella corretta. Se presa da sola la lettera non è che abbia più valore perchè il francobollo è annullato con una croce a penna, ne ha per te se la tua collezione è improntata, per esempio, allo studio delle tipologie di annullamenti utilizzati nello Stato Pontificio.
Se ti può essere di conforto, io sono un grande appassionato di questa tipologia di annulli sin da quando cominciai a collezionare, e ho comprato nella stessa asta la lettera che riporto di seguito (riprodotta anche sul volume di Piero Damilano dedicato ai "ferro di cavallo", nel quale sono riportati anche altri casi di annulli similari).
Non ha i segni a penna passanti (che lo siano o non lo siano di per sè non significa niente), ma si sa invece che dell'ufficio postale di Mottola, aperto il 1° Agosto 1866, se ne conosce anche una seconda, dello stesso archivio, fotografata sul Vaccari Magazine n.24 a pag.36, così come altre immediatamente successive che presentano invece il doppio cerchio ed il numerale a punti; si può quindi presumere che quell'ufficio, per un breve periodo di tempo, si avvalse della semplice penna in assenza dei timbri.
Il discorso su questo interessantissimo argomento è ben più ampio di questa breve sintesi, ovviamente, ed anche controverso; ho avuto anni fa discussioni (pacifiche) con un amico collezionista su questo tema, ma anche costruttive.
Se ti può interessare, guarda la bella collezione di Maurizio Stella relativa agli annullamenti a penna sulla prima emissione di Lombardo Veneto (
https://www.issp.po.it/ ).
Enrico Flaminio
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Colleziono usi postali e fiscali dell'emissione De La Rue
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